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martedì 2 febbraio 2016

L'intervista a Nitto Palma Annuncia a Libero il "quasi-addio" Il big azzurro: "Caro Silvio, ora..."

Annuncia a Libero il "quasi-addio". Il big azzurro: "Caro Silvio, ora..."


intervista a cura di Pietro Senaldi



Senatore Nitto Palma, che fa? Si complimenta con Renzi per il discorso contro la mozione di sfiducia presentata da Forza Italia?

«Non mi sono affatto complimentato. Sono solo andato a dirgli che aveva avuto gioco facile a smontare una mozione inutile, mal scritta, piena di errori e stupidamente fondata solo sul conflitto d’interessi».

È un attacco molto pesante al suo partito...

«In politica ci sta di presentare una mozione di sfiducia sapendo già di perdere ma deve almeno servire a mettere in difficoltà l’avversario. La nostra mozione invece ha rafforzato Renzi; gli ha consentito di prenderci a schiaffi, ci ha rinfacciato di aver fatto un taglia e cuci dai giornali. Forza Italia ha fatto quella che tecnicamente si chiama una figura di merda».

Per questo al momento del voto non era in Aula?

«Non ero in Senato perché stavo incontrando il presidente Berlusconi».

Questa è una notizia, e cosa gli ha detto? 

«Gli ho parlato della situazione del partito, perché ho l’impressione che nessuno ci stia riflettendo seriamente».

E Berlusconi cosa le ha risposto?

«Non è mia consuetudine rivelare quanto altri mi hanno detto in colloqui privati».

Mi dica allora se è uscito soddisfatto dall’incontro?

«Apprezzo le parole ma ho un’età e un’esperienza che mi portano a cambiare idea solo sulla base dei fatti. E per ora non ho visto mutamenti».

Sta per lasciare Forza Italia, come si vocifera?

«Sono in Forza Italia perché sono molto legato a Berlusconi. Ho avuto una carriera politica molto fortunata, ho ricoperto incarichi di prestigio, fino a diventare ministro della Giustizia, senza mai legarmi a correnti e camminando da solo, malgrado quello che si dice. Di questo sono grato a Berlusconi. Ma non le nascondo che ho molta sofferenza a restare in Forza Italia. E come me altri».

Sono otto su 42 i senatori azzurri che non hanno votato la sfiducia a Renzi. Come mai?

«Ognuno avrà avuto le sue ragioni. Il gruppo non è ben guidato in Senato, c’è malessere intorno a Romani. E anche alla Camera mi risulta ci siano dei problemi. Serve più democrazia interna, i capigruppo andrebbero votati».

Sono questi i rilievi che ha fatto a Berlusconi?

«Anche altri. Non è vero che non c’è stato ricambio generazionale in Forza Italia. Il problema è che il rinnovamento non è stato di qualità. Anche i nuovi volti lanciati in tv arrancano; per non parlare della squadra di nuovi ministri di cui si è vagheggiato. Sarebbe più appropriato dire pseudo nuovi, visto che alcuni potrebbero essere padri dei ministri attuali. E poi abbiamo subito in due anni tre scissioni, di cui almeno una evitabile».

L’addio di Fitto si poteva evitare?

«Ma certo. Forse ha sbagliato qualche tono, è stato troppo aggressivo, ma la sua analisi era corretta: il partito andava rinnovato non riverniciato».

Fitto chiedeva la primarie, diceva che Berlusconi è fuori dalla realtà e parlava chiaramente di necessità di trovare un erede...

«Sulle primarie non sono d’accordo con lui; nel Pd l’esperienza è stata devastante, spesso si è parlato di voto truccato. E poi ho idea che alla fine premiano il più potente anziché il migliore. Io, ad esempio non mi sarei potuto consentire economicamente di affrontare due primarie in poco più di un anno, girando l’Italia e facendo comizi come ha fatto Renzi».

E quanto all’erede?

«Non ha senso parlare di eredi: Forza Italia è Silvio, c’è una totale sovrapposizione tra il Cavaliere e la sua creatura. Ma un conto è la leadership del centrodestra, altro è la necessità che tutti i partiti dello schieramento selezionino una classe dirigente che possa poi individuare un premier da far eleggere e che governi sulla base di un programma condiviso».

Il candidato premier del centrodestra potrebbe essere Salvini?

«L’Italicum impone al centrodestra di unirsi, Salvini è molto cresciuto nei sondaggi e Berlusconi al momento non è neppure eleggibile ma il candidato è espresso sia dagli elettori sia dal capitale politico di un partito. Salvini parla alla pancia, agli arrabbiati, ma mi sembra che non riesca a conquistare gli astensionisti. È lì che si gioca la partita della rinascita per Forza Italia: lì ci sono i nostri voti, liberali e moderati».

A proposito di leadership, si poteva evitare anche l’addio del delfino Alfano?

«Quello direi proprio di no. È stata una questione di potere, non politica».

E di Verdini cosa mi dice?

«È un uomo pragmatico e di grande intelligenza e ha deciso di supportare Renzi. Sul breve lo capisco, ma non mi sembra un’operazione di grande respiro. Credo che al prossimo giro sia la sua Ala sia Alfano saranno puniti dagli elettori».

Quindi fra qualche settimana non la rivedremo tra le fila di Ala?

«Verdini è l’uomo del Nazareno, un patto che si proponeva un’azione riformatrice del Paese, che però non è stata ben spiegata agli elettori e conseguentemente non è stata neppure ben capita. E non credo che sia saltato solo per l’elezione di Mattarella».

Quindi l’idea del Partito della Nazione non le è mai piaciuta?

«È una corbelleria sostenere che destra e sinistra non esistono più. Anzi, è un’affermazione nociva, la morte della politica, drammaticamente incarnata da Renzi. Così basta sfornare un prodotto televisivo di successo e poi si governa».

Come mai a voltare le spalle al Cavaliere sono soprattutto parlamentari del Sud?

«Non c’è più malcontento al Sud che al Nord, anzi al massimo è l’opposto. Il fatto è che Berlusconi nella composizione delle liste nel 2013 ha lasciato troppa libertà a Verdini e Alfano, che quando hanno strappato si sono portati via quelli che avevano fatto eleggere».

I verdiniani sperano che Renzi si sdebiti cambiando la legge elettorale, con il premio di maggioranza alla coalizione anziché al partito...

«L’Italicum è molto favorevole al Pd e non vedo perché Renzi dovrebbe cambiarlo, a meno che non abbia paura di perdere al ballottaggio. Ma se vince il referendum sull’abolizione del Senato, non lo cambia; e se perde, si va a votare così...».

E secondo lei lo perde?

«C’è una seria possibilità. Lui la butterà tutta sull’anti-casta ma la battaglia è molto aperta. È una buona occasione per mandarlo a casa».

Lo scandalo Etruria secondo lei non basta?

«Ha dei risvolti inquietanti, dai prestiti milionari dati ad amici con la banca già in dissesto ai contatti dei dirigenti e del padre del ministro Boschi con la massoneria».

Il ministro avrebbe dovuto dimettersi?

«Sono state chieste dimissioni per vicende meno oscure e non basta essersi assentati durante un consiglio dei ministri per risolvere il problema del conflitto d’interessi».

Lei è stato l’ultimo Guardasigilli di Berlusconi: la giustizia è il problema numero uno del Paese?

«È un problema molto rilevante, per la sua politicizzazione e la lentezza dei processi».

Da ex magistrato: bisogna impedire ai giudici che vanno in politica di tornare in magistratura?

«Quando sono diventato ministro, mi sono dimesso dalla magistratura perché, come diceva Marx, non puoi essere vergine e puttana allo stesso tempo; e se sei in politica, non sei più vergine. D’altronde, il giudice ha il dovere di apparire, oltre che di essere imparziale».

Cosa pensa di Ingroia e De Magistris?

«Di Ingrioa penso quello che pensano gli elettori italiani, che hanno bocciato la sua candidatura. Quanto alla sua indagine sulla trattativa Stato-mafia, voglio solo dire che è costata la vita a un mio carissimo amico, Loris D’Ambrosio, morto sotto pressione mediatica, e che c’è stato un grande clamore non supportato da fatti rilevanti».

Quanto a De Magistris?

«È un prodotto della magistratura mediatica. Comunque le sue inchieste si sono smontate, e mi sembra anche la sua carrierea politica».

Di comportamenti stravaganti di toghe in politica ne abbiamo visti molti...

«L’ultimo è la condanna a Minzolini da parte di un magistrato che era stato nientemeno che sottosegretario di Napolitano all’Interno».

Berlusconi è stata la più grande vittima della giustizia politicizzata?

«È stato oggetto di un eccesso di attenzioni giudiziarie. E ci sarebbe molto da ridire sulla condanna che gli è costata l’incandidabilità: basti pensare che è stata decisa ribaltando una giurisprudenza contraria, che dopo la sentenza è subito tornata come prima. Per di più il Csm non ha avuto nulla da dire nei confronti del giudice che l’ha condannato, che si è messo a esternare sulla sentenza prima che ne fossero rese pubbliche le motivazioni».

Come convinse il Cavaliere a nominarla ministro della Giustizia?

«Io non volevo essere nominato, c’erano altre candidature. Poi ebbi un lungo colloquio con il Cavaliere, nel quale non ci trovammo sempre in sintonia. Ma quando tornai a casa dissi alla mia compagna che sarei stato sicuramente il nuovo Guardasigilli».

Cosa accadde?

«Credo di essere riuscito a trasmettergli compentenza, lealtà e senso delle istituzioni».

I giudici sono contro il reato d’immigrazione clandestina. Fanno bene?

«Così è inutile: si danno 8000 euro di multa a chi non può pagarli ed è disperato. I clandestini vanno espulsi e processati, con pene più severe di quelle previste attualmente, in caso di recidiva».

Come mai non è andato al Family Day?

«Perché ho una visione profondamente laica della società. E poi perché penso che la legge Cirinnà sia anticostituzionale e quindi non verrà applicata. Si è persa l’occasione per fare una legge seria sulle coppie di fatto. E anche in questa circostanza, Forza Italia si è distinta per l’assenza di un dibattito all’altezza».

Caivano (Na): "Atletica Caivano": Al via la seconda edizione "Kurren Kurren"

Caivano (Na): "Atletica Caivano": Al via la seconda edizione "Kurren Kurren" 


di Gaetano Daniele




Caivano - Riparte domenica 21 Febbraio la seconda edizione "Gara Podistica di 10 chilometri" dal nome Kurren Kurren, organizzata dalla ormai storica Atletica Caivano. La Atletica Caivano, con il presidente Vincenzo Celiento, consente non solo alle fasce di età più grandi, ma anche ai più piccoli, esordienti, ragazzi e cadetti, di svolgere un'esperienza di alternanza scuola-lavoro coerente con lo status fisico. La partenza è fissata per le ore 09.00, invece, quella dei bambini alle ore 10.30. Il tutto in un clima di festa con tante premiazioni.  

Caivano (Na): Esclusiva / Intervista al Consigliere comunale Architetto Francesco Emione (Liberi Cittadini)

Caivano (Na): Esclusiva / Intervista al Consigliere comunale più votato alle scorse elezioni amministrative Architetto Francesco Emione (Liberi Cittadini)


intervista a cura di Gaetano Daniele


Architetto Francesco Emione
Consigliere comunale (Liberi Cittadini)

Consigliere Emione, seduta del consiglio comunale deserta a causa del mancato raggiungimento del numero legale. Come spiega questo evento gravissimo anche se il Capogruppo di Forza Italia Gaetano Ponticelli, ha giustificato l'accaduto a questo stesso blog, attribuendo la colpa di tale mancanza ad un incidente stradale. 

“La storia del traffico cittadino è ridicola. Non c’è rispetto per i cittadini. In realtà, la mancanza di numero legale evidenzia l’incapacità del sindaco Simone Monopoli, di governare la città, circondato da dilettanti e portatori di interessi particolari. Monopoli non ha ancora varato una giunta autorevole, dopo otto mesi procede al rimpasto, il vicesindaco se ne è andato sbattendo la porta. Altri assessori che hanno miseramente fallito (vedi la gestione della gara per i rifiuti) restano perché protetti da un apparato clientelare familistico che influisce negativamente sull’amministrazione. Alcuni consiglieri hanno cambiato partito, Forza Italia si è sfasciata. Per la prima volta nella storia di Caivano, i consiglieri comunali più votati non vogliono entrare in giunta, ciò è emblematico dell’inconsistenza politica della compagine di governo. Prendono centinaia di voti, però non vogliono assumersi responsabilità dirette, dimostrando incapacità. Non sono credibili. Dal canto suo, Monopoli non controlla nulla, non è autonomo, si sta facendo portare al macero e con lui sta conducendo nel baratro l’intera cittadina. Fino ad oggi, abbiamo solo assistito alle polemiche interne, ad atti illegittimi, ad indecenti affidamenti di appalti senza gara, a sperpero di denaro pubblico. Quest’amministrazione è finita nel mirino della Commissione Antimafia per una missiva protocollata dal partito del sindaco. Nel contempo Caivano è stata letteralmente abbandonata.  

Consigliere Emione, gara N.U a che punto siamo?

“Monopoli si è giocato tutto sulla gara per la raccolta dei rifiuti. Ha miseramente fallito. Il piano industriale non è passato per gli indirizzi del consiglio comunale. E' stato scritto in uno studio legale politicamente vicino ad alcuni consiglieri comunali di Caivano e pure di Afragola. Il Consiglio Comunale non ha avuto l’opportunità di discutere di un appalto per trenta milioni di euro. Tutto è stato fatto di nascosto. Monopoli aveva promesso di non varare altre proroghe. Invece, da quando si è insediato questa è già la seconda per la ditta dei rifiuti. Significa affidare appalti per milioni di euro, senza gara. Ed è illegittimo, nonché illegale. Ricordo che la ditta attuale non ha nemmeno vinto la gara di appalto, ma è subentrata. Il 31 gennaio sarebbe dovuto essere affidato il servizio. Invece Monopoli va avanti con un’altra proroga. Ha fallito, deve dimettersi. Dal suo canto, l’assessore al ramo è assolutamente inconsistente. Quello alla legalità non si accorge che le proroghe tecniche sono misure eccezionali e per questo stanno varando atti illegittimi. Auspico che il nuovo segretario comunale e le autorità competenti vogliano accendere i riflettori sulla vicenda”.

Consigliere Emione, qual'è la sua ricetta per traghettare Caivano lontano dalla crisi politica, sociale ed economica che l'ha investita?

“C’è bisogno di una classe dirigente all’altezza. Caivano non ha bisogno di arruffa popolo che dopo pochi mesi risultano essere peggiori dei predecessori. Caivano ha bisogno di una fase di programmazione reale e seria, non della propaganda a gettone. Per avviare lo sviluppo nel solco della modernità e della legalità c’è bisogno di spazzare via quest’amministrazione dannosa sotto ogni punto di vista. Penso che un gesto di amore per la propria città da parte del sindaco, sarebbe quello di dimettersi. Sarebbe un’uscita con stile, ma dubito che accada

Il Frecciarossa va dalla Boschi Lo spostamento sospetto del treno

Il Frecciarossa va dalla Boschi. Lo spostamento sospetto del treno




Da quando l'Alta velocità parte da Arezzo anziché da Firenze, il treno Frecciarossa 9500 non arriva più puntuale. E i pendolari sono furibondi. Il convoglio, infatti, dal 15 dicembre scorso deve passare da Arezzo che però non è sulla linea dell'alta velocità. Risultato: il treno arriva e riparte da Firenze sempre in ritardo.

Un ritardo così, riporta il Giornale, non lo si era mai visto da quando è stata inaugurata la stazione di Reggio Emilia tanto che ora è stato ribattezzato il treno Boschi (che è della provincia di Arezzo, appunto), anche se ovviamente non ci sono prove che sia stato il ministro a volere la fermata nella sua città. Tant'è, i pendolari ne sono convinti e si chiedono: quanti saranno i lavoratori che da Arezzo devono timbrare a Milano alle 9, partendo alle 6.15? Il sospetto è che i 30 aretini circa che prendono il Frecciarossa scendano a Firenze. Intanto, è partita una petizione contro Trenitalia.

"È ufficiale: stanno calando" Sondaggi, verdetto di Mentana

Sondaggio di Mentana, il Movimento 5 Stelle ancora in calo, su la Lega Nord




"Ormai da qualche settimana il trend è questo: il Movimento 5 Stelle è in calo". Fabrizio Masia, direttore di Emg Acqua, fotografa lo stato di crisi latente dei grillini. L'ultimo sondaggio realizzato per il TgLa7 di Enrico Mentana vede infatti il Pd allungare sui 5 Stelle, che però al ballottaggio in due casi su due vincerebbero.

I numeri - Il Partito democratico guadagna in una settimana 0,4 punti, attestandosi al 31,8%, mentre il Movimento 5 Stelle scende al 26,5% (-0,3). Dietro sale la Lega Nord al 15,8% (+0,5) mentre scende Forza Italia (-0,2, all'11,6%), con Fratelli d'Italia al 5,6% (+0,1) e Ncd al 2,7% (+0,4). Nel complesso, un listone di cetrodestra unito (escluso Ncd) arriverebbe al 31,3% e guadagnerebbe così il ballottaggio.

I tre ballottaggi - Se si votasse oggi, in due casi su due al ballottaggio vincerebbe comunque il movimento di Grillo: se ci arrivasse con il Pd, finirebbe 50,8% a 49,2 (divario in calo dello 0,5) mentre contro il centrodestra unito il distacco sarebbe maggiore (52,4% a 47,6, in calo dello 0,1). Se a sfidarsi fossero Pd e centrodestra, vincerebbero i dem: 52,8% a 47,3, una forbice in aumento di 0,3 punti.

Cotton fioc, hai sempre sbagliato tutto: non vanno usati nelle orecchie, è droga

Anche se sono dannosi per le nostre orecchie ecco perché utilizziamo i cotton fioc




Utilizzare i cotton fioc per pulire le orecchie è dannoso, eppure molti continuano a farlo. La domanda viene spontanea: per quale motivo? Il Washington Post ha dedicato un lungo articolo ad uno dei prodotti "più controversi dell'Occidente" e uno dei più "bizzarri" che le persone continuino ad acquistare. Il giornalista Robert A. Ferdman parte da un episodio successo a sua madre: aveva iniziato ad avvertire ronzii debilitanti e un forte mal d'orecchi a causa dell'uso prolungato dei bastoncini. "È l'unico prodotto - si legge nel pezzo - il cui utilizzo principale è esattamente quello sconsigliato in modo esplicito dalle aziende di produzione". Se così fosse, perché continuiamo ad utilizzarli per pulire le orecchie, nonostante le raccomandazioni dei medici?

Perché li utilizziamo - "Il vero motivo per cui continuiamo a usare i cotton fioc per le nostre orecchie è semplice: è una sensazione fantastica. Le nostre orecchie sono disseminate di terminazioni nervose che inviano segnali alle altri parti del nostro corpo. Solleticarne le parti interne stimola un senso di piacere viscerale. Ma non solo. L'utilizzo dei cotton fioc innesca quello che i dermatologi definiscono il "ciclo prurito-grattamento", una forma minore di dipendenza che si auto-alimenta. Più usiamo i cotton fioc, più prurito avvertiamo alle orecchie; e più prurito avvertiamo alle orecchie, più li usiamo". Un vero e proprio circolo vizioso, dunque, spiegherebbe la nostra dipendenza da questo prodotto per molti versi poco utile per la pulizia delle orecchie. 

Hai sempre evaso il canone? "Paghi gli arretrati per 10 anni"

Incubo retroattivo in bolletta. Hai sempre evaso il canone Rai? "Paghi arretrati per dieci anni"




L'incubo retroattivo del canone Rai in bolletta. Il fatto che il conto da pagare a Viale Mazzini arriverà insieme alla luce elettrica non è certo una novità. Ma ora, a turbare il sonno degli italiani, arrivano le voci su un possibile cambiamento relativo agli arretrati. Il timore, tra gli utenti, è che si possa procedere alla riscossione dei precedenti anni di canone non pagato, per un massimo di dieci anni. Il pagamento del canone in bolletta, de facto, equivale a una sorta di autodenuncia e di ammissione di colpevolezza: infatti la nuova legge prevede una "presunzione automatica" di possesso della tv per chi ha un contratto d'abbonamento all'energia elettrica. Dunque, in basi a questi presupposti, c'è chi si spinto ad ipotizzare una riscossione degli arretrati: poiché il canone Rai è un'imposta, secondo giurisprudenza, può essere chiesto il pagamento dei 10 anni precedenti, oltre ai quali c'è la prescrizione. Inoltre, su accertamento della Guardia di Finanza, può essere comminata anche una sanzione amministrativa ulteriore la cui forbice oscilla tra i 103,29 e i 516,45 euro.

La truffa degli operatori telefonici: ecco che cosa non devi pagare

Operatori telefonici, svelata la truffa: quali soldi devi rifiutarti di pagare




Il passaggio da un operatore telefonico a un altro è spesso un momento complicato nel quale è frequente che l'azienda che stiamo lasciando pretenda oneri dei quali si ignorava l'esistenza. Come in un tribolato rapporto di coppia, lasciarsi non è mai facile, il lasciato resta avvinghiato al lasciante e tagliare ogni tipo di rapporti a volte richiede l'intervento di un esperto. Cosa fare per esempio se il vecchio operatore continua a fatturare i vecchi servizi sul conto che si pensava chiuso e poi pretende costi esorbitanti per il recesso anticipato del contratto? Nell'inserto L'esperto risponde del Sole 24 ore, qualche dubbio viene chiarito. La legge a cui si fa riferimento quando si passa da un operatore a un altro è la famosa legge Bersani del 2007, che però non è riuscita a frenare i tentativi delle aziende di pretendere più di quanto spettasse loro.

Le nuove penali - Nel 2008 l'Autorità garante per le telecomunicazioni ha ribadito che gli unici importi da addebitare in caso di recesso anticipiato sarebbero quelli "giustificati dai costi degli operatori". Le compagnie però chiedono fantomatici "contributi di disattivazione" o "importi per dismissione" o "costi per attività di migrazione" o infine "corrispettivi per recesso anticipato". Insomma quelle penali che la legge Bersani aveva promesso di cancellare, sono rimaste cambiando solo il nome. Nel caso in cui siano pretese spese esorbitanti, l'unica salvezza resta il ricorso all'Autorità Garante delle comunicazioni, avviando così un tentativo di conciliazione e, se questa non dovesse andare a buon fine, un'azione diretta contro gli operatori coinvolti, sia il nuovo che non ha agito per tempo nell'attivazione, sia il vecchio che chiede in modo poco chiaro costi per servizi non erogati.

Le minacce - All'orizzonte le prospettive non sono rosse, considerando che anche nel disegno di legge sulla concorrenza in discussione alla Camera, il governo non ha voluto affrontare concretamente l'eliminazione di ogni forma di penale, anzi ha lasciato una certa ambiguità sui contratti con "offerte promozionali": da un lato gli operatori vogliono trattenere gli utenti più tempo possibile, offrendo costi bassi all'inizio e sempre più alti col passare del tempo; dall'altro ci sono gli utenti che vorrebbero scegliere come e quando vogliono le offerte più convenienti. Il disegno di legge punta ad abolire la disdetta obbligatoria con raccomandata, permettendola con una semplice telefonata. Resta però in piedi la questione "penali", visto che i contratti non dovrebbero durare più di 24 mesi, ma chi li sottoscrive - si legge ancora nel disegno di legge - è tenuto a pagare un extra per la disdetta anticipata, che andrà commisurato alla durata residua del contratto. La si intendo come si vuole, questa è una penale e a poco sembrano servire i richiami dell'Autority che chiede al legislatore di far pretendere alle aziende solo i costi effettivamente sostenuti.

Allarme Oms: "Zika emergenza mondiale" I rischi per i bambini: come difendersi

Allarme Oms: "Zika emergenza mondiale". I rischi per i bambini: come difendersi




Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, l'epidemia del virus Zika è da considerarsi un'emergenza planetaria. Da Ginevra Margaret Chan, direttore generale dell'Oms, ha confermato che: "li esperti sono concordi nell'affermare che una relazione causale fra l’infezione fra virus Zika in gravidanza e microcefalia" del bambino "è fortemente sospettata", anche se "ancora non scientificamente provata". Chan ha anche sottolineato che sono causa di preoccupazione "la mancanza di un vaccino e di test diagnostici affidabili e l’assenza di immunità nella popolazione delle aree mai toccate dal virus" ha evidenziando la "necessità di una risposta coordinata a livello internazionale per migliorare la sorveglianza, la diagnosi e le malformazioni congenite".

Viaggi - Le prime segnalazioni del virus sono partite dall'America Latina, una zona verso la quale è consigliato alle donne incinte di restare lontane, se hanno in programma un viaggio. Al momento però vige la massima cautela da parte dell'Oms: "Il comitato non ritiene che siano necessarie restrizioni ai viaggi o al commercio per prevenire la diffusione del virus Zika. Le donne incinte possono considerare di rimandare i viaggi nelle aree coinvolte e dovrebbero proteggersi con repellenti e abiti lunghi". David Heymann, a capo del comitato di emergenza, ha evidenziato la necessità di "una sorveglianza standardizzata" e di "intensificare la ricerca" sul legame fra infezione da virus Zika e microcefalia". L’esperto ha comunque ricordato che la malattia "di per sè non rappresenterebbe una minaccia internazionale perché non è clinicamente grave, assomiglia alla dengue". A preoccupare, dunque, è essenzialmente il legame fra il virus e le malformazioni nei neonati.

Embrioni umani, sì alla manipolazione L'ultima frontiera: che cosa cambia

Embrioni umani, sì alla manipolazione. L'ultima frontiera: che cosa cambia




Per la prima volta nel Regno Unito un gruppo di scienziati del Francis Crick Institute di Londra è stato autorizzato a gestire embrioni umani per fini di ricerca. Lo ha annunciato l’autorità britannica per la fertilizzazione e l’embriologia (Hfea). L’autorizzazione prevede l’utilizzo del metodo Crispr-Cas9, che permette di bersagliare e neutralizzare i geni inadempienti nel Dna in modo più preciso. Si cerca in pratica di studiare i geni coinvolti nello sviluppo di cellule che formano la placenta per cercare di spiegare gli aborti spontanei. Si tratta di una delle prime autorizzazioni di manipolazione di embrioni umani, dopo un primo tentativo cinese all’inizio del 2015.

Verranno dunque modificati geneticamente gli embrioni umani, provenienti da cliniche che utilizzano tecniche di fecondazione in vitro, per comprendere il processo cruciale nelle prime fasi di sviluppo. Gli esperimenti si svolgeranno nei primi sette giorni dopo la fecondazione per capire anche che cosa va storto quando si verifica un aborto spontaneo. Nel dettaglio gli scienziati vogliono disattivare alcuni geni di questi embrioni per vedere che cosa succede e chiarire quali sono i geni cruciali per sviluppare bambini sani. Non sarà comunque possibile impiantare gli embrioni modificati in una donna.

L’annuncio è chiaramente destinato ad alimentare polemiche etiche e religiose, ma anche scientifiche, visto che in molti temono che alterare il Dna di un embrione sia un rischioso passo in avanti per la creazione di bambini su misura. Sarah Chan, dell’università di Edimburgo, ha detto alla Bbc che "l’utilizzo delle tecnologie di genome editing nelle ricerca sugli embrioni tocca alcune questioni delicate, quindi, è opportuno che questa ricerca e le sue implicazioni etiche siano attentamente considerate dall’Hfea, prima di dare l’approvazione a procedere. Dobbiamo essere sicuri che il nostro sistema di regolamentazione in questo settore stia funzionando bene, per mantenere la scienza in linea con gli interessi sociali". Già sull’esperimento cinese gli scienziati avevano invitato alla prudenza perché si erano verificate mutazioni inaspettate.

MELONI INSULTATA Ultima porcheria sul bebè: cos'ha detto la Littizzetto

La Meloni incinta, insulti al bebè: l'ultima porcheria della Littizzetto




Dopo il Family Day di Roma, non poteva mancare il veleno di Luciana Littizzetto. La "spalla" di Fabio Fazio, a Che tempo che fa di domenica sera, ha preso di mira Giorgia Meloni, che dal palco della kermesse ha annunciato di essere incinta. La Littizzetto, insomma, sfotte il bebè quando ancora la leader di Fratelli d'Italia è in dolce attesa. "La Meloni - ha affermato in chiusura di puntata - ha dichiarato di essere incinta, quindi aspetta un meloncino, fa molto ridere che l'abbia detto al Family Day, la festa della famiglia tradizionale, perché lei non è sposata. È come andare al festival vegano e dire di amare la fiorentina".

lunedì 1 febbraio 2016

Sacchi inseguito di notte da un nero: terrore in Autogrill, e poi in bagno...

Inseguito nella notte da un uomo di colore, terrore per Arrigo Sacchi all'Autogrill: poi in bagno...




Uno spettacolare aneddoto, snocciolato da Maurizio Pistocchi su Mediaset Premium. Il moviolista premette: "Arrigo Sacchi potrebbe raccontare un episodio curioso su Balotelli". Dunque è Sandro Sabatini ad incalzare Pistocchi: "E dai, Maurizio, anticipalo tu". E così, Pistocchi, racconta: "E va bene. Era di notte, in autostrada verso Ravenna, Arrigo a un certo punto ha sentito l'esigenza di un bisogno corporale e si è fermato. È sceso e subito dopo dietro di lui ha visto parcheggiare una macchina sportiva bianca. Con la coda dell' occhio, entrando nell'autogrill, ha visto che c'era questo ragazzo di colore che è sceso e lo seguiva e allora sai com'è, Arrigo ha iniziato a guardarsi le spalle. Finché è entrato in bagno, si è aperta la porta e Arrigo ha sentito: salve Mister! Era Balotelli". Insomma, la notte in cui Arrigo Sacchi ebbe paura del fatto che Balotelli potesse rapinarlo.

Sanremo, esplode la villa di Garko Festival già maledetto: una vittima

Sanremo, esplode la casa di Garko. Festival maledetto: una vittima




In seguito a un'esplosione nella casa in cui risiedeva, Gabriel Garko è stato ricoverato a Sanremo. L'attore, che si trovava in Riviera in vista della conduzione della kermesse, è ferito ma secondo quanto si è appreso non sarebbe in gravi condizioni. Nell'incidente ha perso la vita una donna, la padrona di casa. Garko, trasportato in ambulanza all'ospedale, non ha mai perso conoscenza ma sarebbe ancora in stato di choc. Nell'esplosione, avvenuta in una villa non lontana dal centro di Sanremo, come detto è morta una donna di 77 anni, che risulterebbe essere la proprietaria dell'immobile. L'esplosione sarebbe dovuta a una fuga di gas.

L'allarme di Parigi: "Sappiamo dove l'Isis sbarcherà in Italia"

L'allarme del governo francese: i terroristi sbarcheranno a Lampedusa




Vi è un «serio rischio» che i terroristi dello Stato islamico possano infiltrarsi tra i profughi che dalla Libia raggiungono le coste dell’Italia meridionale. Lo ha detto oggi il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian. Secondo il rappresentante del governo di Parigi vi è «urgente necessità» di trovare una soluzione politica alla crisi in Libia per contrastare l’espansione dell’Isis. Il ministro ha evidenziato che lo Stato islamico si trova a soli 350 chilometri dall’isola italiana di Lampedusa, il punto di approdo per migliaia di migranti e rifugiati che lasciano l’Africa per raggiungere l’Europa.

«Quando arriverà il bel tempo c’è il rischio che i combattenti possano affrontare la traversata mischiandosi ai rifugiati. È un pericolo serio», ha detto Le Drian alla tv francese. «Siamo consapevoli del rischio che il conflitto nel Levante (Siria e Iraq), dove stiamo iniziando a vedere alcuni risultati positivi, possa trasferirsi in Libia», ha aggiunto il ministro, aggiungendo che una soluzione politica in Libia è «l’unico modo per sradicare» il problema.

Statue velate, chi viene punito: il nome del big che rischia grosso

Statue velate, chi viene punito: il nome del big che rischia grosso




lva Sapora, capo del cerimoniale di Palazzo Chigi finita nel mirino poiché individuata come responsabile delle statue velate in occasione della visita del premier iraniano Rohani, ha consegnato la scorsa settimana una relazione scritta a Matteo Renzi. Da par suo, almeno con la stampa, la signora continua a tacere, sopraffatta dalla eco di una figuraccia mondiale, quella che si è concretizzata ai musei capitolini. Ma ora, che succede? Una risposta la fornisce a Repubblica un alto funzionario del governo: "Non vedo che conseguenze debbano esserci", poiché "è già accaduto tutto e quella in atto è un'indagine interna che deve restare riservata".

Insomma, la signora non rischierebbe né atti formali né licenziamento: così, secondo quanto si è appreso, la signora verrà accompagnata fino alla pensione senza grossi traumi (è nata nel 1951, nel 2016 compirà 65 anni). Eppure, per il ruolo di capo del cerimoniale, ora sono al vaglio altri nomi, e l'incarico potrebbe essere affidato ad interim al segretario generale di Palazzo Chigi, Paolo Aquilanti. La Sapora, insomma, non verrà punita (più di tanto) anche perché ad oggi non è ancora certo che l'unica a fare la scelta di velare le statue sia stata lei: verrà affiancata o sostituita, ma non silurata.

Ancora il Pipita: il Napoli rimonta e si riprende la vetta

Serie A: il Napoli rimonta l'Empoli e si riprende la vetta della Serie A




La Juve chiama, il Napoli risponde e si riprende la vetta della classifica grazie alla vittoria al San Paolo contro l’Empoli toccando quota 50 punti. Eppure, non è stato facile per la squadra di Sarri. È stato necessario andare sotto nel punteggio (0-1 firmato Paredes) prima di trovare la reazione e ribaltare il match con Higuain (22esima rete e uscito a 20’ dalla fine), servito al bacio da Insigne che poco dopo segna direttamente su punizione la rete del 2-1. Nella ripresa, arriva la sfortunata autorete di Camporese e nel finale la doppietta di Callejon che chiudono il match sul 5-1.

Pareggio a reti involate al Ferraris per la Fiorentina che non riesce a battere il Genoa per rimanere più attaccata alle prime.La squadra di Paulo Sousa (espulso nel finale), schierata ancora con due punte (Babacar e Kalinic), rischia anche in alcune occasioni (palo esterno di Perotti e miracolo di Tatarusanu su Pavoletti) e alla fine si accontenta pareggio.

Il Bologna non perdona al Dall’Ara ed a farne le spese stavolta è la Sampdoria di Montella (senza Eder e Zukanovic ormai approdati ad altri lidi), alla quarta sconfitta consecutiva (7 punti in 10 gare nella nuova gestione) e risucchiata al quartultimo posto con solo 4 punti di vantaggio sul Carpi. Mounier ha aperto le danze, Donsah ha raddoppiato (complice un errore grossolano di Ranocchia) e il match sembrava essersi incanalato così, ma nella ripresa la ha reagito trovando il pareggio grazie alle reti di
e Correa. Nel finale, però, decide Destro trasformando un contestato penalty.

Pari senza gol anche tra Udinese-Lazio (rosso a Danilo nel primo tempo e Matri nel finale con parapiglia nel tunnel) e tra Torino e Verona, con gli scaligeri che devono ancora rimandare l’appuntamento con la prima vittoria stagionale e restano stabilmente in ultima posizione.

Salvini: il nome che cambia tutto Vuole un candidato non leghista

Matteo Salvini pensa a Daniela Santanchè candidata sindaco a Milano




Ennesimo vertice, ieri, tra i leader del centrodestra: Berlusconi, Salvini e Meloni intorno a un tavolo per discutere di candidature in vista delle prossime amministrative. Solo che il Family Day pare aver ulteriormente frammentato un fronte che, a parte il palco di Bologna di qualche mese fa, non ha mai dato segni di particolare compattezza. Le divisioni, peraltro, non sono solo fra i tre partiti Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. Ma anche all'interno delle due maggiori forze dello schieramento. Tra chi, in Fi e Lega, vede con favore un'apertura ai centristi protagonisti, ieri, del Family Day, e quanti invece vogliono evitare aperture in tale direzione.

Così, ad esempio, a Milano Toti e Maroni vedono con favore una corsa di Maurizio Lupi, mentre il cosiddetto fronte lepenista del carroccio non ne vuol sapere. E oggi, il Corriere rivela che il segretario padano Matteo Salvini avrebbe in serbo un nome pesante, a pur sorprendente, per sfidare il vincitore delle primarie del centrosinistra: quello di Daniela Santanchè, che giusto pochi giorni fa, in occasione della visita milanese di Marine le Pen, ha ospitato a casa sua per pranzo la leader francese, lo stesso Salvini e giorgia meloni. Quello che diversi osservatori hanno descritto come un "golpe" in Forza Italia, visto che a pranzo dalla Pitonessa non c'era alcun esponente azzurro.

Dossier segreto dell'Ue sui migranti Numeri da panico: sarà un disastro

Dossier segreto dell'Ue sui migranti Numeri da panico: sarà un disastro




Pochi finanziamenti, l'assenza di di un mandato chiaro, scarsissimi risultati. Cioè, un casino. Il monitoraggio di Frontex realizzato da due società di consulenza (Ramboll ed Euroasylum) dà risultati sconfortanti. Realizzato, come scrive "Il Fatto Quotidiano" attraverso 500 interviste a membri dello staff e manager dell'agenzia europea per il controllo dell'immigrazione, si conclude con 29 raccomandazioni. Ma questi due rapporti, uno del 2008 e uno del 2015, non sono mai stati resi pubblici da Frontex, nonostante la stessa regolamentazione dell'Agenzia preveda che risultati e raccomandazioni debbano essere resi pubblici. Per averli è invece necessario farne esplicita e specifica richiesta a Frontex.

L' ultimo rapporto è stato realizzato in luglio, dopo un anno di gestazione. I risultati sono in linea con le ultime decisioni prese della Commissione, che a dicembre ha annunciato una riforma dell' agenzia. Tra le raccomandazioni di Eurasylum e Ramboll c' è l' idea di pensare a una Guardia costiera europea, più che un' agenzia di coordinamento delle diverse marine, come accade oggi. Perché il modello, partito nel 2005, è ormai alle corde. Nella lista degli intervistati del case study si trovano due funzionari di Frontex, un poliziotto sloveno e due funzionari del ministero della Sicurezza olandese. Non funzionano nemmeno alcuni programmi in cui si inquadrano le missioni di pattugliamento.

L' esempio più clamoroso è Eurosur (European Border Surveillance System), il sistema paneuropeo per il controllo delle frontiere per il quale si usano droni e satelliti per tracciare gli immigrati irregolari: alcuni dati non sono disponibili per gli Stati membri, scrive il rapporto. I giudizi più negativi delle operazioni congiunte tra Frontex e Paesi membri provengono da Italia, Spagna e Grecia, dove l' agenzia è stata più attiva. Il 47% degli intervistati sostiene che l' intervento di Frontex nelle operazioni congiunte non aiuti a renderle più efficaci. Anzi. Frontex lavora sempre sottofinanziata e il budget che ha disposizione è risibile rispetto al suo mandato.

BERGOGLIO E DINTORNI L'analisi di Socci: chi ha vinto e chi ha perso nella Chiesa

Antonio Socci sul Family Day: chi ha vinto e chi ha perso nella Chiesa


di Antonio Socci


Antonio Socci

C' è chi rosica amaramente per l' immenso ed epocale Family day di ieri che, per la prima volta nella storia d' Italia, ha riempito il Circo Massimo di Roma senza alcuna organizzazione (sindacale o politica o industriale) alle spalle e senza viaggi spesati. È un popolo che a proprie spese si è mosso, con enormi sacrifici, per un ideale, per i propri figli, di fronte a una classe politica che gli ideali li ha buttati al macero e si muove solo per il potere.

Una classe politica che non è all' altezza di rappresentare questo popolo e non è mai stata investita dall' elettorato. Ci sono "rosiconi" nei Palazzi del Potere (politico, ideologico e giornalistico), ma anche in quei palazzi del potere clericale che hanno fatto di tutto per disinnescare il Family day.

Basti dire che ieri l' Osservatore romano è uscito senza avere nemmeno una riga in prima pagina su questo eccezionale evento (come pure Repubblica, l' altro giornale bergogliano). "Osservano" all' Osservatore per non essersi accorti di un mare di popolo cristiano in arrivo? Evidentemente non la realtà, ma il Palazzo bergogliano, che stava rosicando di brutto. Il papa argentino esordì nel 2013 dicendo che un pastore deve prendere l' odore delle pecore, ma l' evento di ieri ha dimostrato che Bergoglio ama i profumi dei salotti scalfariani e non gli odori del gregge cristiano.

Il vescovo di Roma sembra detestare questo popolo immenso che si è radunato, in difesa della famiglia, nella memoria di Giovanni Paolo II e ricordando gli insegnamenti di Benedetto XVI. Del resto Bergoglio, che per due anni ha dissestato la Chiesa con due Sinodi contro la famiglia, è percepito come parte dello schieramento opposto (cioè opposto alla famiglia e al popolo cattolico). È visto come idolo degli avversari di sempre. Ma lo vedremo dopo, perché il primo a essere stato "sfiduciato" dal "pueblo" è Matteo Renzi, il premier mai eletto.

Lo striscione "Renzi ci ricorderemo", opportunamente segnalato da Mario Adinolfi, dice tutto perché in quella enorme piazza c' erano anche diversi che votarono Pd (e anche non cattolici) e d' ora in poi "ricorderanno": lo stesso Adinolfi fu tra i fondatori del Pd e oggi non ha più rinnovato la tessera. Adinolfi ha ricordato pure che al Family day del 2007 aveva aderito anche Renzi, da presidente della Provincia di Firenze e come "politico cattolico".

A quel tempo - lo ricordiamo noi - Renzi dichiarava che quella delle «coppie di fatto» non era «la questione prioritaria su cui stare mesi a discutere. Mi sembra un controsenso rispetto alle vere urgenze del paese».

Aggiungeva che erano «provvedimenti ideologici» e che «toccano la minoranza delle persone. Basti pensare all' assoluta inutilità dei registri civili nei Comuni che ne hanno approvato l' istituzione». Diceva anche dell' altro: «La famiglia è la cellula della società non perché lo dicono i cattolici, ma perché è il fondamento di un modo di stare insieme. E se il matrimonio è un sacramento per chi crede, per la comunità è comunque un istituto del diritto e come tale impone assunzione di responsabilità davanti alla società».

Si riferiva all' art. 29 della Costituzione. Sul Family day del 2007 dichiarò: «È difficile capire perché c' è uno sguardo carico di ideologia sulla famiglia. Tutto ciò che viene detto dalla Chiesa viene visto come ingerenza. Non c' è bisogno di essere cattolici per difendere la famiglia.

Quando non si coglie il fatto storico di un milione di persone in piazza si commette un errore gravissimo». Vedremo ora se da premier Renzi compirà l'"errore gravissimo" di non cogliere "il fatto storico" di "due milioni di persone in piazza".

Stavolta infatti non solo sta dall' altra parte, ma è addirittura lui il promotore di una legge peggiore di quella del 2007. Come sia avvenuta una tale metamorfosi non si sa, ma appare evidente che per il potere Renzi è pronto a tutto.

L'altro ieri al Circo Massimo i tre applausi più forti si sono sentiti quando una signora slovena ha raccontato come là hanno vinto il referendum per la famiglia. Il primo applauso è scattato quando ha detto che il presidente che si era opposto ha poi perso le elezioni, il secondo quando ha detto che il premier aveva perso il posto e un vero boato si è alzato quando ha concluso: «Renzi ricordatelo».

Renzi ha tradito le aspettative, anche quelle del popolo cattolico, per compiacere il "pensiero unico" internazionale. Quello che Benedetto XVI definiva «la dittatura del relativismo». Ieri uno striscione ricordava proprio questa espressione. Da oggi l' Italia potrebbe essere l' avanguardia di una novità politica in Occidente.

Non a caso, infatti, contro questo "pensiero unico" imposto ai popoli, in barba alle convinzioni della maggioranza, si stanno schierando proprio i popoli dell' Est europeo, che già hanno sperimentato il totalitarismo comunista e non hanno intenzione di subire una tale "colonizzazione ideologica".

È un' espressione di papa Francesco di cui purtroppo ieri è stata evidentissima l' assenza e palpabile la freddezza. È stato ricordato e di certo sarebbe stato accolto con immensa gioia un suo segnale, ma lui non ha inviato nemmeno un saluto al Family day e nel discorso dell' udienza del mattino non ha fatto cenno al popolo cristiano radunato all' altro capo della città. Non ha nemmeno trovato il tempo per una di quelle telefonate che riserva, in abbondanza, all' amico fraterno Scalfari o perfino a Pannella. È imbarazzante che un papa così loquace, che parla con tutti, taccia ostinatamente su un tema che i suoi predecessori hanno definito vitale, un tema che incendia il parlamento e mobilita così tanto il popolo cattolico.

Lui parlò perfino al Centro sociale Leoncavallo, ma alle famiglie del Family day no. Del resto i naturali punti di riferimento ieri, al Circo Massimo, sono stati Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Dal Vaticano di Bergoglio hanno fatto di tutto perché il Family day si sgonfiasse, ma sono riusciti solo a "imbavagliare" Kiko Arguello.

Perché un così assurdo boicottaggio? Non solo a protezione del governo Renzi, ma anche perché questo evento mostra dove batte veramente il cuore del popolo cristiano, mostra il suo "sensus fidei" che è stato smarrito dai pastori vaticani. Questa è la vera "sorpresa dello Spirito Santo", non le tesi eterodosse che Kasper e Bergoglio hanno provato a far passare al Sinodo. E questo evento è l' ennesima bocciatura del braccio destro di Bergoglio, mons. Galantino. Molti militanti cattolici in questi mesi nelle piazze si sono presi insulti e sputi e spesso il dileggio dei media. Dov' erano i pastori? E i politici cattolici?

Il ministro dell' Interno Alfano è quello che avrebbe il potere di far saltare il Ddl Cirinnà: gli basterebbe minacciare (e poi eventualmente fare) la crisi di governo. Ma può Alfano lasciare le sue poltrone (e quelle che proprio nelle ultime ore Renzi ha assegnato al Ncd) per una questione ideale? C' è qualcosa che valga più del potere per questi politici? Sembra di no. Anche se le poltrone sono comunque transitore e Alfano, se non risponde alla piazza di ieri, decreta la fine politica del Ncd.

Per uno straordinario colpo di fortuna l' Ncd, che non ha né identità, né linea politica, né un programma, né un popolo, avrebbe di colpo la possibilità di trovarsi fra le mani tutto questo enorme patrimonio politico. Ma se è impossibile che privilegi gli ideali sulle poltrone è anche improbabile che Alfano si metta a far seriamente politica. Vedremo, ma tutto fa pensare che si faccia bastare le poltrone del momento.

Il Family day oceanico di ieri però sarà un terremoto anche nel mondo cattolico, dove "el pueblo", con la sua passione civile e religiosa, ha trascinato o sfiduciato le leadership. Il caso più clamoroso è quello di Comunione e Liberazione, con buona parte del movimento che è andata al Circo Massimo (c' era pure lo striscione), mentre don Carron è rimasto isolato nella sua equidistanza tra Family day e Pannella.

Profezia di Ennio Doris: "Vi dico quali banche resteranno in piedi"

Ennio Doris: "Ci sarà una selezione e resteranno solo le banche migliori"




"I risparmiatori devono imparare a selezionare la banca cui si affidano. Se questo processo avverrà, è inevitabile che il cliente scelga sempre di più e che sopravviveranno solo le banche più solide, quelle che spranno dare maggiori garanzie". Il numero uno di Mediolanum, Ennio Doris, commenta così in una intervista al quotidiano "Il Giornale" il primo Forex del governatore di Bankitalia Ignazio Visco dopo l' adozione del bail-in e la bad bank leggera.

Doris alzerebbe la capienza del fondo di solidarietà così da risarcire tutti i piccoli obbligazionisti di Etruria, Marche, CariFe e CariChieti. "Il vero pericolo - spiega - è che i risparmiatori perdano la fiducia nelle banche. Il patrimonio più grande da tutelare è la stima dei clienti, o potrebbero essere a rischio anche i consumi. Il bail-in è stato pensato per non far pesare le crisi bancarie sui contribuenti ma anche la prima ipotesi di intervento, che l' Europa ha bocciato, nella sostanza rispettava la legge. Bruxelles ha autorizzato aiuti di Stato veri sia in Portogallo per 1,7 miliardi, sia in Germania per 3 miliardi. Davvero non capisco questa disparità di trattamento, se si fosse adottato in modo graduale il bail-in avremmo evitato molti problemi".

Secondo il patron di Mediolanum, "è falso che l' Italia non ha provveduto per tempo a salvare i suoi istituti di credito. Quelli di molti Paesi sono andati in crisi dopo il fallimento Lehman Brothers perché pieni di titoli tossici, ma non era il caso italiano. A fine 2008, il governo studiò un fondo da 20 miliardi per entrare nel capitale delle banche, ma non servì mai. Pochi giorni dopo l' Inghilterra finanziò un fondo da 80 miliardi di sterline e gli Usa da 700 miliardi di dollari. Il salvataggio delle banche nel mondo ha quindi preso spunto da un decreto italiano".

domenica 31 gennaio 2016

Caivano (Na): Breve intervento Video dell'ex Sindaco dott. Giuseppe Papaccioli

Caivano (Na): Breve intervento Video dell'ex Sindaco dott. Giuseppe Papaccioli


a cura di Gaetano Daniele



Dott. Giuseppe Papaccioli
Dirigente Asl Già Sindaco di Caivano

Quanto accaduto lo scorso 29 gennaio è la traduzione di quella che è un'accozzaglia non di idee e neanche di ideologie ma di persone che hanno messo insieme idee particolari ed ora cercano di capitalizzare. Cosi l'ex Sindaco di Caivano dott. Giuseppe Papaccioli. E nota: Sul caso parentopoli, dove appunto, all'interno di un video pubblicato da ilgiornaledicaivano.it, dove si evince una donna urlare e puntare il dito contro l'attuale amministrazione e l'attuale sindaco di Caivano Monopoli, di eventuali parentele ed altro... bisogna che si faccia al più presto luce e verificarne la veridicità delle accuse. Insomma, l'ex Sindaco di Caivano non le manda di certo a dire. A breve il video integrale dell'intervista. 


Renzi, adesso è tempo di tremare: i tre sondaggi che lo demoliscono

Europa, adozioni gay e referendum: i tre sondaggi che mandano a casa Renzi




Gay, Europa e referendum costituzionale: tre sondaggi rischiano di mandare in frantumi il governo di Matteo Renzi e il sogno del premier di vincere le prossime elezioni. 

Addio Europa - Sul Giornale Renato Mannheimer assicura che 7 italiani su 10 sono contrari all'Europa, o almeno questa Europa. "L'Unione europea può essere definita per gli italiani un grande amore del passato, oggi quasi completamente esaurito". Nel 1994 il consenso e la fiducia nelle istituzioni comunitarie era al 70%, sceso al 64% nel 2005, al 60% nel 2008, al 57% nel 2010 e al 51% nel 2011. Poi il crollo: 39-40% nel 2012-13 e 27% registrato oggi, a causa delle politiche di rigore e della (mancata) gestione dell'emergenza immigrazione. I più critici sono operai, casalinghe e pensionati, con picchi tra i simpatizzanti di Lega e M5S ma anche nel Pd. Anche da questo punto di vista si comprendono i toni duri usati da Renzi, una brusca virata rispetto al primo anno da premier per risollevare un gradimento in picchiata al 30% (e il governo è al 28%). 

Adozioni gay - Un sondaggio realizzato sempre da Mannheimer per il Tempo fa luce sulla questione gay. Il 52% è favorevole alle unioni civili estese alle coppie omosessuali, il 45% si dice contrario. Cambia tutto, invece, se si parla di stepchild adoption e adozioni per le coppie gay, su cui il no raggiunge il 70 per cento. 

Il referendum - Terzo e ultimo sondaggio: il referendum costituzionale. Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera ricorda come meno di uno su due (46%) dichiara l'intenzione di recarsi alle urne. Tra coloro che dichiarano di voler votare, il 21% approverebbe la riforma, il 16% la boccerebbe e il 9% è ancora indeciso. In senso assoluto, il sì prevarrebbe sul no con il 57% contro il 43%, ma a gennaio il divario era di ben 32 punti. Segno che il sostegno al governo anche su questo punto è in calo. Renzi ha immaginato il referendum di ottobre come un plebiscito a favore di se stesso, tanto da promettere di lasciare la politica in caso di sconfitta. Nei prossimi mesi potrebbe pentirsene amaramente. 

"Cosa pensavano davvero di Cucchi" Madre e sorella, intercettazione choc

"Cosa pensavano davvero di Cucchi". Intercettazione choc di madre e sorella




"Quando abbiamo chiesto alla madre di Cucchi di mettere un avvocato di fiducia, ci ha risposto che non avrebbero speso altri soldi per quel delinquente del figlio, che poteva andare a fare il barbone per strada". Lo rivela in una intercettazione - riportata dal Tempo - agli atti dell'inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi (deceduto a 31 anni all'ospedale Pertini di Roma il 22 ottobre 2009, una settimana dopo il suo arresto per spaccio di droga) del maresciallo Roberto Mandolini, indagato per falsa testimonianza insieme a Vincenzo Nicolardi. I carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco sono invece indagati per lesioni personali aggravate e abuso d'autorità "per il violentissimo pestaggio" che avrebbe subito Cucchi.

Il 17 luglio 2015, Mandolini (che il giorno prima ha ricevuto l'invito a comparire davanti al pm Giovanni Musarò il 23 luglio) chiama Rosalia Staropoli, consulente legale del Sap a Vibo Valentia, e le dice che al gip dirà: "Certo che ho omesso qualcosa, ho omesso di dire quello che mi ha riferito Cucchi della famiglia". Lei lo incalza e lui continua: "Quando hanno chiesto alla madre di mettere un avvocato di fiducia, la donna ha risposto che non avrebbero speso altri soldi per quel delinquente del figlio, che poteva andare a fare il barbone per strada". Il maresciallo aggiunge che "quel giorno hanno pure scherzato, dicendo a Cucchi di pensare ai nipotini e lui gli ha risposto che la sorella erano due anni che non glieli faceva vedere".

Difficile dire se quello che dichiara il carabiniere sia vero visto che queste intercettazioni sono fra quelle che lo hanno inguaiato. Tant'è. Mandolini continua: "La sorella (Ilaria, ndr) pseudo -giornalista, si era candidata con Ingroia e la Bonino. Dopo aver pre soi soldi, 1.342.000 euro, ha venduto casa e ha cambiato vita. Del fratello, quando era in vita, non ne voleva sapere nulla".

Caivano (Na): Esclusiva Consiglio comunale deserto La parola al Capogruppo di F.I Ponticelli

Caivano (Na): Esclusiva Consiglio comunale deserto La parola al Capogruppo di Forza Italia Gaetano Ponticelli


di Gaetano Daniele


Gaetano Ponticelli
Capogruppo Forza Italia

Seduta deserta e consiglio comunale rinviato. "E' una tristezza e una vergogna tuona l'opposizione guidata dai leader Emione e Sirico". Le istituzioni e i cittadini vanno rispettati - chiosa l'architetto Sirico -. Posso capire che si ricorra ad espedienti simili, in qualche occasione particolare, ad esempio se si tratta di argomenti importanti come l'approvazione del bilancio, ma non era questo il caso - continua Emione - e nota: non si può pensare di amministrare in questo modo. I consiglieri comunali hanno la responsabilità di garantire sempre il numero legale, e questo vale tanto per la maggioranza che per la minoranza. Ma proviamo a sentire il Capogruppo e leader del centrodestra, Gaetano Ponticelli. 

Consigliere Ponticelli, il consiglio comunale del 29 gennaio è andato deserto per mancanza di numero legale, perchè? 

Innanzitutto, grazie per lo spazio che mi concede. In un clima teso e soprattutto soggetto a strumentalizzazioni da parte delle opposizioni, considerato il rinvio del consiglio comunale a causa del mancato raggiungimento del numero legale, ho ritenuto saggio e giusto, spiegare al suo blog, il Notiziario sul web, uno dei pochi blog d'informazione plurali e seri, le motivazioni di quanto accaduto. Tengo a precisarle quindi, che la maggioranza è unita e compatta. 

Consigliere Ponticelli, quindi trattasi di incidente di percorso e non di crisi politica?

Assolutamente nessuna crisi politica. Come le ricordavo poc'anzi la maggioranza è unita e compatta. Io scorso 29 gennaio, è stato un giorno particolare. Caivano era immobilizzata a causa di un incidente stradale e, alcuni consiglieri comunali, bloccati nel traffico, non hanno potuto raggiungere in tempo la sede del consiglio comunale. Lo dimostra il fatto che sono arrivati dopo pochi minuti dall'appello. Se fossi stato opposizione, avrei aspettato qualche altro minuto affinchè dare l'opportunità di aprire la seduta consiliare e permetterci di rispondere a tutti i punti da loro formulati. Evidentemente l'opposizione andava di fretta, aveva forse qualche partita di calcio in scaletta? 

Consigliere Ponticelli, a che punto siamo con la formazione della nuova Giunta?

Stiamo lavorando a tutto campo per offrire al paese il meglio. 

Consigliere Ponticelli, caso Navas, si sente di dire qualcosa?

Navas chi?

Consigliere Ponticelli, vuole aggiungere altro?

Il mio appello è rivolto ai miei concittadini, ai caivanesi, alla mia gente, a coloro i quali hanno riposto in noi la loro fiducia, e a loro dico di pazientare ancora un po'. Governare non è facile, ce lo insegnano le opposizioni, che in 4 anni di amministrazione non hanno prodotto nulla. Noi siamo appena al settimo mese, un parto dura 9 mesi, non chiedeteci miracoli, dateci il tempo di attuare il nostro programma e le nostre idee. In una grande famiglia come l'attuale maggioranza, il confronto è il sale della democrazia. Siamo sempre aperti al confronto, con tutti, anche con le opposizioni, perchè dai loro errori abbiamo molto da imparare. 

sabato 30 gennaio 2016

Ecco il popolo del Family Day in piazza Gli organizzatori: "Siamo 2 milioni"

Il popolo del Family Day al Circo Massimo. Gli organizzatori: "Siamo 2 milioni"




Si è concluso sulle note di Nessun dorma dalla Turandot di Puccini il Family Day al Circo Massimo. Una sorta di avvertimento che arriva dalla piazza che oggi ha detto no alle unioni civili, alle adozioni omosex e all’utero in affitto. Un monito, che in chiusura della kermesse aveva indirizzato direttamente ai politici, Massimo Gandolfini, leader del Family day, raccogliendo l’applauso più forte della giornata. "Al momento delle elezioni dovremo ricordare chi si è messo dalla parte della famiglia e dei bambini e chi se ne sarà dimenticato rendendo possibile l’abominevole pratica dell’utero in affitto", ha detto il medico bresciano. "Seguiremo i prossimi passaggi della legge minuto per minuto e valuteremo chi ha raccolto il messaggio della piazza e chi lo ha preso per metterselo sotto i tacchi. Dovete valutare bene la vostra coscienza, perché un giorno dovrete rendere conto delle vostre azioni" ha detto chiudendo il suo intervento.

I numeri - Un appello secco, forte del placet della tanta gente presente in piazza, da cui a più riprese si dava notizie dal palco del circo Massimo, prima un milione, per arrivare ai due, comunicati sul finire della giornata. Numeri enormi che, come succede in questi casi, dovranno essere confrontati con quelli delle forze dell’ordine, che potrebbero essere diversi. Le richieste del popolo del Family Day, oggi le hanno ascoltato in diretta alcuni politici che si sono fatti vedere sotto al palco, in un evento che non prevedeva nessun intervento di parlamentari, ma che avrà, come era nelle previsioni, grande significato politico in vista dell’iter del ddl Cirinnà, che martedì arriva in senato per il voto.

I politici - Tra i membri del governo in piazza, il ministro per l’Ambiente Gianluca Galletti: "Sui valori irrinunciabili siamo liberi - sottolinea ai cronisti che lo accerchiano - . Non ci può essere nessun patto di governo su questi valori, e come ha detto Renzi, correttamente, c’è libertà di coscienza. La famiglia - ha ricordato, sottolineando di parlare a titolo personale - è quella costituita da un uomo e da una donna e bisogna tutelare la parte debole, che sono i bambini che hanno diritto ad avere un padre e una madre" sottolineando che "sarebbe perciò un errore che il Parlamento non tenga conto del messaggio che arriva dalla piazza". I più numerosi tra i parlamentari al Circo sono i centristi. Renato Schifani, senatore di Ap, punta sulle unioni civili "dicendo però no ai matrimoni gay". 

In ogni caso, per l’ex presidente del Senato "questa è una piazza bellissima e festosa ma non contro Renzi, perchè la legge è di iniziativa parlamentare, il governo non c’entra". "Ascolteremo tutto quello che questa piazza chiede - ha detto il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa - e porteremo in Parlamento le istanze contro il ddl Cirinnà soprattutto dicendo no alle stepchild adoption". Per Eugenia Roccella (Idea) oggi arriva "un secco no alla legge Cirinnà, e un invito ai parlamentari ad essere coerenti fino in fondo e a interpretare la volontà popolare", mentre Carlo Giovanardi usa l’ironia: "Vorrei vedere due uomini da soli su un’isola deserta se riescono a fare un figlio, dopo possiamo allora parlare di diritti". Gli fa eco Maurizio Gasparri di Forza Italia: "Siamo qui per ascoltare questo popolo che si è riunito in questa piazza. Cercheremo soprattutto di dire no all’utero in affitto - ha spiegato il senatore di Forza Italia - e dalla prossima settimana porteremo in Parlamento le istanze che questa splendida piazza sta portando avanti, in una discussione che durerà settimane". In linea il collega di partito Renato Brunetta, che spiega come "la Cirinnà non è la strada giusta, non si può equiparare una relazione omoaffettiva al matrimonio, non si può correre il rischio di aprire all’utero in affitto. Questa piazza merita ascolto. Renzi, come credo, è una persona intelligente, e terrà conto del messaggio di oggi. Se non lo farà, andrà a sbattere". "Il Senato non potrà non ascoltare il messaggio che è arrivato oggi dal Circo Massimo a Roma, in una delle più gigantesche manifestazioni popolari del Dopoguerra", dice ancora il senatore azzurro Altero Matteoli. "Sono qui al Family day in veste di esponente politico e di donna. E se Dio vorrà la prossima volta sarò qui anche in veste di madre visto che ho appreso da poco di aspettare un bambino - dice Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, all’arrivo in piazza - Per questo sono ancora più arrabbiata per il ddl Cirinnà".

FAMILY DAY O NO? Salvini, Cav e scelte dolorose Chi va in piazza, chi rinuncia

Il Notiziario sul web sostiene il Family Day -  A Roma: governo e partiti divisi, chi sarà in piazza e chi no




Una famiglia (politicamente) allargata per il Family Day: oggi in piazza a Roma (appuntamento alle 12 al Circo Massimo, inizio vero e proprio alle 14) il popolo di chi vuole difendere la "famiglia tradizionale" contro il ddl Cirinnà e le aperture a unioni civili e coppie gay comprenderà esponenti di destra e di sinistra, in un mosaico che supera decenni di contrapposizioni tradizionali e che al tempo stesso genera non pochi imbarazzi dentro e fuori il Parlamento. 

Nel governo - Cosa fa il Pd, che ha appoggiato con molti suoi uomini le manifestazioni di una settimana fa a favore delle unioni civili? Ufficialmente non sarà in piazza, ma parteciperà un suo autorevole esponente "catto-dem", Bepppe Fioroni. E il governo? Ci sarà il ministro dell'Ambiente dell'Udc, Gianluca Galletti, mentre quello dell'Interno Angelino Alfano ci sarà "con il cuore" così come Beatrice Lorenzin (che però ha un alibi di ferro: è in viaggio in Cina). Ovvia la presenza di Paola Binetti, che sperava però in una adesione più entusiastica da parte di Ncd, con tanto di minaccia: "Se rinuncerà a votare secondo i suoi principi non escludo la separazione di Udc e lo scioglimento di Area popolare". 

A destra - Anche a destra qualche distinguo a fatto rumore. Mara Carfagna ha detto che non condivide i toni della piazza, Nunzia De Girolamo ha scritto al Papa annunciando che voterà a favore del ddl Cirinnà. Ci saranno invece i parlamentari di Lega e Fratelli d'Italia, guidati da Giorgia Meloni, così come i forzisti Renato Brunetta e Maurizio Gasparri. I governatori nordisti Roberto Maroni e Giovanni Toti scenderanno nella capitale, Luca Zaia ha preferito spedire una delegazione, il sindaco di Verona Flavio Tosi capitanerà un gruppo di sindaci. Non ci sarà invece Matteo Salvini. Motivo più personale che politico: è divorziato. Mancherà pure Silvio Berlusconi, presente invece nel 2007: da allora per lui è cambiato tutto, soprattutto in casa.

Il cachet di politici, giornalisti & co: quanto prendono per andare in tv

Tutti i cachet dei programmi tv. Giornalisti e politici: quanto guadagnano




Programma tv che vai, gettone che trovi. Uno dei tormentoni del telespettatore medio è interrogarsi su se e quanto siano pagati gli ospiti nello studio del programma che si sta guardando. A svelare qualche retroscena ci ha pensato un articolo del quotidiano La Notizia che ha preso in esame i cachet pagati per le ospitate in diverse trasmissioni televisive, soprattutto talk show e programmi di infotainment sportivo. Un giro di "rimborsi" e cachet che riguarda personaggi dello spettacolo e anche qualche giornalista e politico, anche se per la maggior parte partecipano ai programmi gratuitamente.

I più ricchi - A pagare meglio di tutti la presenza in tv è Mediaset, che per esempio ha sborsato 20mila euro per ogni partecipazione di Claudio Amendola al Grande Fratello o 5mila per avere Vladimir Luxuria. Un po' meno quotati Alba Parietti e l'opinionista Giampiero Mughini, habitueé anche di Tiki Taka, che incassano tra i 1500 e i 2000 euro a presenza. Sulle stesse cifre viaggiano altri ospiti frequenti nel programma di Pierluigi Pardo, vedi Melissa Satta e Giuseppe Cruciani. Proprio il conduttore della Zanzara potrebbe presto veder aumentare le sue quotazioni se dovesse accettare l'avventura a Ballando con le stelle. Cifre più contenute a Mattino 5, dove si oscilla tra le 500 e le 2000 euro.

I più poveri - Le ospitate in Rai sono un affare meno succulento per chi frequenta gli studi della tv pubblica. Al Processo del lunedì la più pagata sarebbe stata Mara Maionchi, il cui compenso però non è noto. Ma non se la passa male neanche l'onnisciente Andrea Scanzi del Fatto quotidiano, che per ogni apparizione ha intasca tra le 1000 e le 1500 euro. Non sempre però viale Mazzini riconosce un gettone di presenza, quando c'è di norma non va oltre le 500 euro, fatta eccezione per chi si presta a fare il giudice in programmi come Ballando o Tale e Quale: per personaggi come Zazzaroni, Lippi, Goggi e Proietti i cachet salgono.

Visibilità - I più sfortunati sono gli ospiti dei programmi di La7, con le dovute eccezioni. Chi viene chiamato per partecipare alle levatacce di Omnibus, o a Coffe Break, oppure l'Aria che tira, il compenso sarà solo un ricco pacco di visibilità. Solo per qualcuno viene previsto il rimborso del taxi. Certo non tutti sono così bistrattati. A coccolare i suoi ospiti ci pensa per esempio Lilli Gruber che mantiene un giro fisso di ospiti sin dall'inizio della stagione, vedi Damilano, Cacciari, Travaglio e il solito onnisciente Scanzi. Con loro concorda un pagamento forfettario con tanto di contratto.