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venerdì 20 marzo 2015

Renzi ha fatto dimettere Lupi ma ora rischia grosso: ecco perché

Il ministro Lupi si dimette, cosa cambia per il governo: Alfano perde, Renzi vince ma ora rischia grosso

di Claudio Brigliadori 



Le dimissioni di Maurizio Lupi, annunciate a Porta a Porta da Bruno Vespa (prima ancora che in Parlamento) aprono interrogativi inquietanti dentro al governo di Matteo Renzi. Innanzitutto, è una mezza sconfitta per Angelino Alfano: il ministro dell'Interno e segretario di Ncd nei giorni scorsi, subito dopo l'esplosione dello scandalo Grandi opere (con Lupi coinvolto, ma non indagato), aveva ribadito: "Mai e poi mai si dimetterà". Parole che ricordavano da vicino quelle usate alla vigilia dell'elezione del presidente della Repubblica: "Mai e poi mai voteremo Mattarella". Come sia andata anche in quel caso, è inutile oggi ricordarlo. Una doppia beffa che diminuisce, non di poco, la credibilità (e il potere di condizionamento) di Alfano dentro Ncd e dentro l'esecutivo. 

Il cambio di linea di Renzi - "Renzi mi ha detto: Decidi tu", ha ricordato Lupi annunciando le proprie dimissioni a Porta a porta. E' andata certamente così, ma è innegabile come il silenzio del premier in questi giorni oltre a nascondere una buona dose di imbarazzo sia servito anche ad aumentare la pressione sotterranea sul suo ministro. Quando il premier era Enrico Letta, fu Renzi a premere pubblicamente per le dimissioni dell'allora ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, invischiata in una analoga storia di telefonate intercettate. Lo stesso aveva fatto con Josepha Idem, sottosegretaria del Pd usata come "spina nel fianco" di Letta. Da quando è salito a Palazzo Chigi, però, la linea di Matteo è cambiata radicalmente. Nel luglio 2014, quando il governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani si dimise perché condannato in Appello, Renzi si schierò pubblicamente con lui e contro la magistratura, sottolineando l'innocenza del governatore fino a sentenza definitiva. 

I 4 indagati dentro al governo - D'altronde, è stato lo stesso premier a scegliere la renziana di ferro Francesca Barracciu, indagata per peculato in Sardegna, a confermare come sottosegretariato alla Cultura nonostante i guai giudiziari. E la dem sarda è in buona compagnia: gli indagati tra i sottosegretari sono altri tre, di cui due del Pd. Ora, se sarà coerente, Renzi dovrà cambiare linea: di sicuro si conferma "dominus" del governo, imponendo dimissioni ai propri compagni di squadra. Il rischio è che così facendo si sia consegnato mani e piedi a inchieste, scandali e intercettazioni varie che nei prossimi mesi dovessero colpire, a torto o a ragione, un esponente del suo governo.  

Ti mando mio figlio: la telefonata 

INCALZA:... si? 
LUPI:... ma sei sempre a mangiare cazzo? 
INCALZA:... no! ... quale mangiare? ... dimmi tutto 
LUPI:... dove stai? 
INCALZA:... al Ministero sono 
LUPI:... ma stai lavorando? 
INCALZA:... certo! ... adesso alle 4 abbiamo la riunione con ...(inc.)... solo 
LUPI:... ascolta ... se fra un quarto d'ora ti mando questo che è venuto da Milano a Roma a far due chiacchiere? 
INCALZA:... chi? ... dimmi tutto ... dimmi 
LUPI:... nel senso di avere consulenze e suggerimenti eccetera 
INCALZA:... dimmi chi viene ... dimmi! 
LUPI:... viene mio figlio Luca 
INCALZA:... quando vuoi ... ma figurati! ... nessun problema! 
LUPI:... no ... quando vuoi ... dimmi a che ora te lo faccio venire in modo che 
INCALZA:... o adesso o alle cinque quando finisce il Tesoro ... no? 
LUPI:... no allora conviene che venga adesso così ... 
INCALZA:... io sto qua 
LUPI:... okay ... ciao 
INCALZA:... ciao

Secondo i pm si tratterebbe di una raccomandazione per il figlio. Di sicuro, dopo questa telefonata Incalza si interessa della "pratica" telefonando a Perotti e fissandogli un appuntamento con Luca Lupi. 

INCALZA: ... il treno ce l'ha alle 6 il treno... quindi non lo so... come vuoi tu
PEROTTI:... chi è questo? 
INCALZA:... il figlio di Maurizio! 
PEROTTI:... ah!.. ah! ho capito... io... posso venire... perché domani c'abbiamo una riunione a Bressanone che inizia alle 8 ... se lo posso fare prendo un treno...

Il massacro di Tunisi è dell'Isis: "Ed è solo l'inizio" Foto choc: "Calpestato il crociato", è l'italiano morto

Tunisi, l'Isis rivendica la strage del museo del Bardo. Foto choc su Twitter con morto italiano: "Calpestato un crociato"




I 4 connazionali morti nell'attentato  di Tunisi 

La strage di Tunisi è stata rivendicata dall'Isis. L'ufficializzazione di quanto già molti pensavano è arrivata sul sito Site: "E' solo l'inizio", minacciano i jihadisti. E sempre sul web era spuntata qualche minuto prima una rivendicazione "non ufficiale". "Questo crociato è stato schiacciato dai leoni del monoteismo": è l'agenzia di stampa Adnkronos a riportare il tweet di un account riconducibile ai seguaci del sedicente Stato islamico, che pubblica la foto di una delle vittime italiane del sanguinoso attacco di mercoledì contro il Museo del Bardo. La foto, probabilmente scaricata dai siti italiani, mostra l'uomo con una croce rossa tracciata sulla sua figura e la scritta, sempre in rosso, "E' stato schiacciato". L'attentato di matrice jihadista ha provocato 24 morti: 3 tunisini, i 2 attentatori e 19 turisti stranieri di cui 4 italiani (la Farnesina ha confermato il decesso di due nostri connazionali dati per irreperibili in un primo momento).

Quattro arresti a Tunisi - Nel frattempo la Tunisia è ancora sotto choc a ventiquattr'ore della mattanza. L'attacco è stato il più grave compito nel Paese dopo l'attentato alla sinagoga di Djerba, nel 2002, in cui avevano perso la vita 21 persone. "Siamo in guerra", ha spiegato il presidente Beji Caid Essebsi, al potere da gennaio ed esponente dell'unico Paese nordafricano uscito dalle primavere arabe con un assetto pienamente democratico. Sono state arrestate 9 persone: quattro sarebbero direttamente collegati al massacro, cinque sono sospettati di avere legami con la cellula terroristica. L'ufficio della presidenza ha intanto annunciato che sarà schierato l'esercito nelle principali città per far fronte alla minaccia. Uno dei terroristi responsabili dell'attacco al museo del Bardo, ha spiegato Essebsi, era noto ai servizi d'intelligence, ma non sarebbe legato ad alcun gruppo terroristico. I due terroristi sono stati identificati come Yassine Laabidi, originario di Ibn Khaldoun, e Hatem Khachnaoui, originario di Kasserine e sparito da tre mesi e che aveva chiamato i genitori con una scheda telefonica irachena. Il primo era già stato individuato dai servizi segreti, "ma per nulla di speciale".

Le foto dei terroristi morti - E di Laabidi e Khachnaoui un sito tunisino ha anche pubblicato le foto dei cadaveri, in tuta, jeans e sneakers di marca, riversi in una pozza di sangue dentro al Museo del Bardo dopo il conflitto a fuoco con le forze speciali dell'esercito tunisino. In queste foto impressionanti, i due terroristi hanno ancora il kalashnikov, mentre le pareti alle loro spalle sono crivellate dai colpi.

Leggete di nascosto gli sms al partner? Occhio: "Prendere il telefonino è rapina"

Prendere il cellulare del partner per leggere gli sms è rapina: lo dice la Cassazione





Siete dei fidanzati gelosi e sospettosi? Non prendete mail il cellulare del vostro partner. è reato. La Corte di Cassazione ha condannato un ragazzo di 24 anni di Barletta che aveva preso il cellulare alla sua ex per leggere i suoi sms, l'ha anche strattonata entrando in casa sua. La sentenza di condanna dei giudici ha stabilito che la finalità  di sottrarre un cellulare per leggerne il contenuto «integra pienamente il requisito dell’ingiustizia del profitto morale». Nel caso del giovane di Barletta "perquisire” il telefono della ex fidanzata alla ricerca di messaggi, dal suo punto di vista compromettenti, assume i caratteri dell’ingiustizia manifesta, proprio perché, violando il diritto alla riservatezza, tende a comprimere la libertà di autodeterminazione della donna". Per la Suprema Corte, «la libertà di autodeterminazione nella sfera sessuale comporta la libertà di intraprendere relazioni sentimentali e di porvi termine» e nessuno può avanzare «la pretesa» di «perquisire» i cellulari altrui, soprattutto delle ex e degli ex, per cercare “prove” di nuove o preesistenti relazioni.  

giovedì 19 marzo 2015

Ncd molla Lupi, il partito esplode: i due big pronti a scaricare Alfano

Maurizio Lupi verso le dimissioni, Ncd esplode: Nunzia De Girolamo e Fabrizio Cicchitto verso l'addio al partito





Assedio totale contro Maurizio Lupi. Assedio che - ormai pare quasi certo - costringerà il ministro alle dimissioni: secondo le ultime voci, oramai, il titolare delle Infrastrutture non pensa più a "se" dimettersi. Ma a "quando". Il giorno potrebbe essere domani, venerdì 20 marzo. Il pressing di Matteo Renzi per ottenere il passo indietro avrebbe quindi dato i suoi frutti. Ma al pressing, più o meno esplicitamente, hanno contribuito anche esponenti di Ncd, che nonostante le dichiarazioni di facciata di Angelino Alfano spingevano per questo tipo di soluzione. Il punto però è che l'avvicendamento alle Infrastrutture - in pole position per prendere la poltrona di Lupi ci sarebbe l'altrettanto Ncd Gaetano Quagliariello - non è piaciuto a tutta la truppa degli alfaniani. Anzi, c'è chi per il probabile passo indietro minaccia di andarsene dal partito: si tratta dell'ala dura di Ncd, che vede in Fabrzio Cicchitto e Nunzia De Giroalmo i suoi due esponenti di spicco. Nunzia, già ieri, mercoledì 18 marzo, aveva minacciato: "Se Lupi si dimette, Ncd esce dal governo". E ora, che Lupi pare sul punto di dimettersi (ma l'Ncd, al contrario, non sembra sul punto di abbandonare la maggioranza), le ultime indiscrezioni di "radio Transatlantico" riferiscono di un partito sul punto di esplodere. In Ncd si parla esplicitamente di scissione: i primi ad andarsene, in caso di dimissioni di Lupi, sarebbero appunto Cicchitto e De Girolamo. La proverbiale goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe da individuare in una frase detta da Renzi a Lupi, nel corso di un incontro privato a Palazzo Chigi: "Maurizio, a questo punto la cosa migliore è un passo indietro. Anche per te. Non sono disposto a difenderti in Aula". Considerazioni, per inciso, che sarebbero condivise anche da Quagliariello (e forse non è un caso). Ncd, dunque, a rischio implosione. E l'onda d'urto potrebbe andare a colpire la stabilità del governo.

L'ultimatum di Salvini a Berlusconi: "Ecco le mie condizioni. O accetti, o..."

Matteo Salvini detta le condizioni a Silvio Berlusconi: "Il progetto, le alleanze e le primarie"





Matteo Salvini detta le condizioni a Silvio Berlusconi. In una intervista al Corriere della Sera il leader del Carroccio afferma che un'alleanza Lega e Forza Italia è possibile sole se c'è "un progetto a lungo termine. La costruzione di un vero centrodestra. Non un accordicchio a tutti i costi. Voglio che gli italiani vadano a votare qualcosa di chiaro e definito almeno quanto quello di Renzi". 

Quello a cui pensa il segretario del Carroccio è "non un' alleanza con diciotto posizioni diverse sull'euro", per esempio. E questo significa fare "le primarie, che servono anche a recuperare l'interesse e la passione degli italiani" perché "si possono avere idee diverse su tanti punti, e dunque sottoporle agli italiani. Saranno loro, poi, a scegliere. Un programma e insieme il leader che ci ha messo la faccia". Se Berlusconi accetta, meglio, in ogni caso "il punto non è fare un accordino un tanto al pezzo. Mezzo accordo per la Campania, un accordicchio per la Toscana, e un altro ancora per mezzo assessore in provincia di Varese. Io credo che si debba dare agli italiani il progetto di un centrodestra a lungo termine. Altrimenti, non crederanno più a nessuno di noi, e per molto tempo. Poi, certo, non è che dobbiamo fare le primarie stamattina. Basta capire dove stiamo andando". 

Salvini è determinato: "Noi vogliamo vincere non soltanto in Veneto, ma giocarcela anche in Liguria e in Toscana. Se Forza Italia lo capisce, vinciamo anche lì. E se vinciamo in una regione rossa, Renzi va a casa. Se invece si insiste a giocare a questo Monopoli... davvero, a noi non interessa". Anche perché, continua il leader della Lega "io da Berlusconi di sicuro ho imparato una cosa. Che bisogna scegliere per ciascun posto il candidato migliore". 

Resta il fatto che Salvini e il Cavaliere devono incontrarsi e discuterne: "Ci vedremo presto. Il problema è che ci sono diverse Forza Italia. C' è il signor Caldoro che in Campania schifa la Lega. C' è il signor Gasparri che schifa la Lega. C' è il signor Rotondi che dice che Salvini è fuori dal contesto civile".

Chi si prenderà la poltrona di Lupi: c'è già il nome del nuovo ministro

Maurizio Lupi verso le dimissioni, l'indiscrezione: al suo posto Gaetano Quagliariello





Le pressioni per le dimissioni di Maurizio Lupi sono bipartisan: le chiedono le opposizioni, certo, ma anche il Pd e il premier Matteo Renzi hanno mostrato di "gradire" un passo indietro (così come forse lo vorrebbero parti di Ncd, nonostante le dichiarazioni di Angelino Alfano a sostegno del ministro). E in un contesto teso, in cui con buona probabilità Lupi sarà costretto a capitolare, iniziano a circolare i nomi dei possibili sostituti. E' sempre tempo di toto-ministri, insomma. E alla poltrona delle Infrastrutture, stando agli ultimi rumors, potrebbe ascendere un altro esponente di spicco di Ncd, Gaetano Quagliariello, coordinatore del partito che soltanto giovedì sera affermava: "Come andrà a finire? Dipende soprattutto da Maurizio Lupi". Quagliariello, vera "mente" di Ncd, insomma non ha difeso a spada tratta Lupi. E fonti "vicinissime a Palazzo Chigi" citate da Affaritaliani.it affermano che Renzi avrebbe già deciso: al posto di Lupi ci vuole Quagliariello, che sarebbe dunque in pole position nonché candidato unico. Questa soluzione potrebbe rivelarsi un compromesso utile a mantenere salda la maggioranza. Ncd, infatti, ha minacciato di sfilarsi dal governo nel caso in cui Lupi fosse costretto alle dimissioni. Ma se al posto di Lupi arrivasse un altro esponente di Ncd, la minaccia potrebbe rientrare.

Riceviamo e Pubblichiamo (Comunicato Stampa) - Napoli: Aperte le iscrizioni al concorso per Cortometraggio "I Corti sul lettino" 7ma edizione

Riceviamo e Pubblichiamo (Comunicato Stampa) - Napoli: Aperte le iscrizioni al concorso per Cortometraggio "I Corti sul lettino" 7ma edizione 





Novità per la settima edizione del concorso per cortometraggi "I Corti sul Lettino - Cinema e Psicoanalisi", ideato e diretto da Ignazio Senatore, psichiatra e critico cinematografico. Alle due giornate dedicate alla rassegna si aggiungerà quella della sezione "panorama" che introdurrà il concorso. L'evento si svolgerà nell'ambito della rassegna accordi@DISACCORDI - 16° Festival del Cinema all'aperto, diretta da Pietro Pizzimento e che nelle precedenti edizioni ha annoverato come presidenti della giuria: Roberto Faenza, Giuseppe Piccioni, Marco Risi, Ettore Scola, Alessandro Haber ed Alessandro D'Allatri. Alla serata di inaugurazione il 7 settembre 2015 dedicata ai migliori cortometraggi presentati in manifestazioni partner, seguirà quella in cui saranno proiettati i corti selezionati e nella giornata conclusiva il 9 settembre i corti finalisti. "I Corti sul Lettino - Cinema e psicoanalisi" è rivolto ai filmaker italiani e stranieri e prevede la proiezione dei corti che saranno selezionati da una giuria qualificata composta da registi, attori, critici cinematografici, giornalisti ed operatori del settore, pertanto la vostra redazione e/o il vostro blog "il Notiziario" diretto da Gaetano Daniele, è invitato all'evento e, concorreranno per i premi: migliore cortometraggio, migliore regista, miglior sceneggiatore, migliore attore protagonista, miglior documentario, miglior corto straniero, premio del pubblico per il miglior cortometraggio e migliore webseries. La premiazione avverrà il 9 settembre 2015, a partire dalle ore 21.00 presso l'Arena Cinematografica "accordi@DISACCORDI" L'iscrizione al concorso è gratuita; ogni opera, prodotta dopo il 2011, dovrà avere durata massima di 30 minuti, inclusi i titoli di testa e di coda; per i documentari è ammessa la durata fino a 60 minuti. I partecipanti dovranno inviare i corti alla segreteria del concorso (Movies Event - Via Salvator Rosa, 137/E 80129, Napoli), allegandoli con la scheda d'iscrizione scaricabile dai siti: www.cinemaepsicoanalisi.com 

Crollano altre due banche europee: adesso anche il tuo conto è a rischio

Crisi, il crac di due banche: adesso anche l'Italia è a rischio


di Ugo Bertone 



Di Bad Bank si discute ormai da mesi. Ma di soluzione, per ora, non c’è ombra. Intanto le sofferenze, frutto della crisi, crescono ad un tasso geometrico. A fine gennaio, secondo l’ultima rilevazione dell’Abi, è stata raggiunta la cifra astronomica di 185,5 miliardi, 25 in più rispetto a dodici mesi prima. Ovvero il 9,7% sul totale degli impieghi il che sta ad indicare che un prestito su dieci è ormai in sofferenza, contro il 2,8% registrato nel 2007, prima della crisi subprime. Se poi si allarga l’orizzonte ai cosiddetti crediti “deteriorati” (che comprendono pure incagli e crediti morosi) si sale a più di 350 miliardi, come ha rivelato in una recente audizione in Parlamento il direttore generale di Unicredit Roberto Nicastro.

Insomma, nonostante le iniezioni di capitali richieste dalla Vigilanza Europea e ai rialzi di Borsa delle Popolari, il sistema bancario presenta ampie zone d’ombra, di cui i 16 istituti (ultimo in ordine di tempo la Banca Popolare dell’Etruria) commissariati dalla Banca d’Italia sono la punta dell’iceberg. Il rischio di inciampare nelle disgrazie di un istituto disinvolto, dunque, esiste. Seppur limitato, ma comunque superiore al passato anche perché le nuove regole europee, in vigore dal prossimo anno, prevedono il “Bail in” per cui, se una banca dichiara l’insolvenza, azionisti e sottoscrittori di bond possono perdere fino al 100% del capitale investito, mentre i correntisti (per ordine gerarchico) verranno coinvolti a partire dalle grandi aziende, per poi giungere ai correntisti individuali e alle PMI. Unica certezza: depositi sotto i 100mila euro non saranno presi in considerazione.

Il caso ha voluto che l’aggiornamento delle sofferenze delle banche italiane coincidesse con le prime applicazioni in Europa della direttiva. Ieri è stato dichiarato il fallimento del Banco de Madrid, controllata della Banca Privada d’Andorra. Una mossa obbligata dopo «il forte deterioramento della posizione finanziaria del Banco a seguito dei prelievi effettuati dalla clientela». La crisi, culminata nell’arresto del direttore della società spagnola, nasce dalle accuse di riciclaggio in arrivo dagli Usa nei confronti della casa madre di Andorra accusata di riciclare denaro per conto di clienti russi e cinesi oltre che della compagnia petrolifera del Venezuela. Di qui il fallimento e l’intervento delle autorità di Madrid che si sono mosse nell’ambito delle norme europee: è stata così garantita la copertura assicurativa ai depositi della clientela fino a 100 mila euro. I conti correnti, circa 500, con depositi superiori ai 100 mila superiori finiranno in mano ai commissari liquidatori per risarcire i creditori.

Ancor più significativo il caso di Hypo Alpe Adria, la banca della Carinzia già nazionalizzata nel 2009 per far fronte agli ammanchi accumulati ai tempi del governatore Joseph Halder con sciagurati prestiti nei Balcani.

Il governo di Vienna, di fronte alla scoperta di nuovi buchi (7,6 miliardi che si aggiungono ai precedenti 5,5 miliardi) nei conti della bad Bank Heta, che ha ereditato le sofferenze dell’istituto ha alzato bandiera bianca. Ovvero l’Autorità di vigilanza austriaca ha disposto una moratoria dei debiti in capo ad Heta fino al 31 maggio 2016, quando sarà in vigore la direttiva Ue.

A rimetterci, insomma, saranno depositanti e obbligazionisti, sia austriaci che tedeschi ed italiani che si sono fidati dell’Austria felix e così discreta in materia di tasse. D’ora in poi, dunque, ci vuole cautela a scegliere la banca.

Siluro di Mughini: "Ferrara raccomandato Vi dico io come ha iniziato a lavorare..."

Caso Lupi, Giampiero Mughini su Dago critica Giuliano Ferrara: "Tutti siamo stati raccomandati, anche tu"





Chi è senza raccomandazione alzi il ditino da moralista. Giampiero Mughini interviene a piedi uniti nel dibattito sul ministro Maurizio Lupi e la sospetta raccomandazione che avrebbe fatto al figlio ingegnere per farlo lavorare. A far saltare la mosca al naso di Mughini è un pezzo di Giuliano Ferrara sul Foglio che in un passaggio scrive: "Non mi hanno ristrutturato case a buon prezzo, assunzioni di parenti no e poi no, non li conosco. Le cricche mi sono lontane". Apriti cielo: Mughini in una lettera a Dagospia prima ricostruisce il suo ingresso nel mondo del lavoro, ricordando la lettera di raccomandazione scrittagli da Gian Carlo Pajetta per lavorare a Paese Sera. Poi passa proprio all'Elefantino, sulla cui vita ha anche scritto un libro in passato: "Era stato Alberto Ronchey, negli anni Cinquanta moscoviti collega di papà Maurizio Ferrara, a intercedere presso il 'Corriere della Sera' perché Giuliano potesse iniziarvi una sua collaborazione".

Su Lupi - Con il ministro di Ncd, Mughini dice di non avere legami, quindi nessuna difesa di ufficio. Se poi venisse confermata la telefonata con la quale Lupi avrebbe chiesto un lavoro per il figlio: "Io - scrive Mughini - altissimamente me ne strafotto. E tutti quelli che si stanno alzando con il ditino puntato - continua - hanno a che vedere con la faziosità politica".

L'incontro (segreto) tra la Rossi e Tosi: tutti i dettagli dell'ultimo piano "atomico"

Forza Italia, il piano B per il Veneto: Maria Rosaria Rossi incontra Flavio Tosi





Silvio Berlusconi ha già pronto un piano "B" in caso non dovesse andare in porto l'alleanza con Matteo Salvini per il Veneto. L'incontro con il leader della Lega per adesso non è in agenda, e in attesa di fissarlo, il Cav ha mandato in avanscoperta la sua fidatissima Maria Rosaria Rossi. La tesoriera azzurra, secondo il retroscena di Carmelo Lopapa per Repubblica, è stata notata in compagnia del sindaco di Verona Flavio Tosi a piazza di Pietra. I due, davanti a due caffe, hanno chiacchierato a lungo della complicata partita veneta nella quale l' aspirante governatore, in rotta col suo ex partito, con Salvini e Zaia, ha ormai fatto irruzione come un bulldozer.

L'incontro - Tosi, deciso ad andare fino in fondo e oltre il Veneto, avrebbe ricordato alla Rossi come lui, "a differenza di Salvini" non abbia mai attaccato personalmente Silvio Berlusconi per le sue vicende giudiziarie, come anzi lo abbia difeso in più occasioni. Maria Rosaria Rossi da parte sua ha spiegato al sindaco ribelle che Forza Italia guarda con attenzione ai suoi movimenti, che dagli ultimi sondaggi anche a loro risulta che l' outsider parte già da una buona percentuale, ma il discorso è ancora aperto. Il Cav sta accarezzando anche l'idea della corsa in solitaria e, perché no, proprio al fianco del "ribelle" Tosi, è giusto per provocare e tenere sulle spine un Salvini sempre più rampante e aggressivo ma che non può perdere nel Nordest. Il piano "B" di Berlusconi è dunque anche un segnale. Un segnale che arriva dopo la minaccia dei leghisti du una lista "Con Salvini" a dir poco di disturbo in Campania per far vacillare l'unico governatore uscente forzista, Stefano Caldoro che in un'intervista a Repubblica aveva detto: "Via dalla Campania la felpa del capo lumbard".

La sfida di Tosi - "Il colloquio è andato bene", avrebbe detto Tosi subito dopo il caffè con Maria Rosaria Rossi ai senatori amici, pronti a scendere dal Carroccio per seguirlo. Il dissidente, puntualizza Lopapa, al lavoro a Roma per tessere la sua trama assai ambiziosa, conferma che fa sul serio. Che lui in questa storia va fino in fondo e non si ferma al Veneto, che proverà a dare vita a gruppi parlamentari autonomi con tutti coloro che non si riconoscono più nella "guida dispotica" del nuovo leader leghista.

"Ma che domande fa? E quelle donne..." L'ex Oasis e la notte da incubo con Fazio

Che tempo che fa, Noel Gallagher umilia Fabio Fazio: "Non capivo le sue domande, sudavo. E poi in quel locale con quelle donne..."





L'intervista di Fabio Fazio a Noel Gallagher a Che tempo che fa? "Imbarazzante", parola della stessa popstar inglese. Il mitico cantante e chitarrista fondatore degli Oasis e oggi solista domenica sera è stato ospite del talk di Raitre e a giudicare dal suo commento su Facebook è stata un'esperienza tra il tragico e il surreale. Arrivato in Italia per la promozione del nuovo album dei suoi High Flying Birds, Chasing yesterday, Noel (celebre nel rock britannico per il suo caratterino scorbutico e un po' bizzoso, ma mai quanto quello del suo fratello minore Liam) si è esibito da Fazio nel classico playback italiano. Triste rituale per chi ama il palco, ma sopportabile con la forza dell'abitudine. Il guaio però è arrivato quando il conduttore (reduce da un disastroso faccia a faccia con Madonna) gli ha fatto qualche domanda. 

"Fazio chiedeva, io sudavo" - "Quel programma italiano è stata una cazzo di lotta - scrive Gallagher su Facebook -. Non mi dà fastidio il playback, ma l'intervista. C'è una persona in carne ed ossa di fronte a te che ti fa domande in italiano e un fantasma nell'orecchio che le traduce in inglese. Può essere, e spesso è, piuttosto strano". Quindi mette alla berlina Fazio e i suoi interrogativi cervellotici: "Noel… dici di non prenderti sul serio e che vivi solo per il momento. Ho anche sentito dire che ti rifiuti di pensare troppo a qualsiasi cosa tu faccia riguardo a quello che è o non è… ma vorremmo sapere, come fai ad essere arrivato a un illuminazione tale a questa età?" (è la traduzione dall'inglese del post di Gallagher, realizzata dal sito Rumore, ndr). "……..Ehm…. sì?". "Mi dispiace ma devi dare una risposta". "……..Ehm…. non lo so?". (Enorme applauso). Ho iniziato a sudare".

"Le donne somigliavano a Mick Jagger" - Quindi arriva il post-intervista: "Abbiamo lasciato lo studio televisivo e siamo stati portati a un ristorante lussuoso, che era in realtà una discoteca, che era praticamente il luogo d'incontro preferito per i vostri calciatori milanesi. Tutte le donne (e c'erano MOLTE donne) assomigliavano a Mick Jagger quando Mick Jagger assomigliava a una donna italiana (1965-1969). Un posto decente… a Nancy sarebbe piaciuto". Fine di una serata inquietante.

La risposta - Il giorno successivo all'accusa di Gallagher, arriva su Twitter la risposta di Fabio Fazio, che spiega: "La domanda di cui si lamenta non è mai stata fatta, basta riascoltare...;) Ha ragione lui: aveva esagerato la sera prima..."

Soffiata dal cuore del Vaticano: "Il Papa si dimette. C'è già il giorno..."

Monsignor Bettazzi: "Papa Francesco? Si dimetterà tra cinque anni"





Da tempo si rincorrono le indiscrezioni su Papa Francesco. Già, perché proprio come il predecessore Benedetto XVI potrebbe lasciare anzitempo il soglio di Pietro. Ora l'indiscrezione viene confermata anche da monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, che spiega: "Credo che Francesco pensi che se tra qualche anno non si sentirà più in forze, come ha fatto Benedetto, si ritirerà per lasciare spazio ad un Papa più in forze". Per inciso, monsignor Bettazzi in passato anticipò anche le dimissioni di Ratzinger. Intervistato su Radio2, prosegue: "In passato i Papi non abbandonavano? Sì, ma come per gli ultimi anni di Giovanni Paolo II, poi erano i segretari a fare tutto. ma oggi queste cose non sia ammettono più". Bettazzi, poi, mostra di avere le idee chiarissime: "Francesco resterà in carica per altri cinque anni". In passato, Francesco, ha più volte sottolineato che rinuncerà al suo incarico quando sentirà di non avere più le forze per affrontarlo. L'ultima occasione in cui lo ha affermato è stata un'intervista a una televisione messicana in cui ha ribadito che il suo sarà un "pontificato breve".

I dirigenti del Fisco sono illegittimi: due accertamenti su tre da stracciare

Fisco, a rischio due accertamenti su tre: gli atti di 1.200 dirigenti sono illegittimi





Il Fisco rischia la paralisi totale. Tutto in forse, dagli accertamenti alla voluntary disclosure, dal 730 precompilato al ravvedimento operoso. Il motivo? Lo stop della Corte costituzionale a 1.200 funzionari nominati dirigenti senza passare per il concorso. E' stata infatti disposta la revoca degli incarichi con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dove verrà messa nero su bianco la decadenza dei nominati.

Maxi-sanatoria? - E la mazzata delle toghe al Fisco rischia, come detto, di inceppare il sistema. Il problema ruota tutto attorno alla validità degli atti emessi dai dirigenti in questione. Se per il futuro si dà già per scontata la loro nullità, per gli atti passati c'è ancora più di qualche dubbio. Ad attaccare c'è il sindacato Direpubblica, che ha battagliato contro i governi Monti, Letta e Renzi per le nomine senza concorso. Secondo il sindacato "un incalcolabile numero di atti e di circolari amministrative rischia di essere travolto dalla nullità delle designazioni". Da par suo, il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti, sottolinea come "la Consulta sembra tranquillizzare sulla validità degli atti".

Due accertamenti su tre... - Come sottolinea Il Sole 24 Ore, la sentenza 37/2015 depositata martedì 17 marzo apre possibili effetti sulla legittimità degli atti emessi in passato da funzionari nominati dirigenti senza ricorso. La pronuncia della Consulta infatti mette a rischio la validità degli atti sottoscritti da impiegati incaricati (illegittimamente) di funzioni dirigenziali. Nel dettaglio, sarebbero a rischio due accertamenti fiscali su tre: come ricorda il Mef, infatti, quasi i due terzi delle posizioni dirigenziali sono coperte da funzionari incaricati (illegittimamente, si ribadisce) di posizioni dirigenziali.

Champions: Juve show: 3-0 al Borussia Dortmund L'Apache scatenato, ko per Paul Pogba

Champions, Juventus ai quarti: super Tevez, 3-0 al Borussia Dortmund





Ci sarà un'italiana tra le prima otto d'Europa. In soli 3' minuti la Juventus si è portata in vantaggio con un incredibile gol di Tevez. Servito da Evra, l'argentino da poco fuori area è riuscito a piazzare da fermo la palla sotto l'incrocio. Un minuto prima Morata aveva tirato la volata sempre l'argentino, ma la difesa tedesca ha chiuso in tempo. Allegri non ha potuto recuperare Pirlo, qualche certezza però rimane in difesa con la coppia Chiellini e Bonucci. A centrocampo Pogba, Marchisio e Vidal. Al 27' Allegri è costretto al primo cambio. Pogba si infortunia, al suo posto entra Barzagli e il tecnico bianconero è costretto alla difesa a quattro. Si fa minaccioso il Borussa prima con il traversone di Bender a cercare Aubameyang, e Buffon pronto a bloccare il pallone. Poi c'è Reus a impensierire la difesa juventina. C'è spazio per uno sprazzo di Morata, allo scontro fisico con Hummels che ha la meglio. Nel finale del primo tempo sono ancora i tedeschi a pressare, con Barzagli costretto a riparare in fallo laterale. Nella ripresa la Juve subisce il pressing avversario, ma si dimostra più compatta in fase offensiva. Al 70' scoppia l'esultanza di Morata, servito da Tevez, che firma il secondo gol e ipoteca la qualificazione per i bianconeri. Come se non bastasse, la Juve tracima e con Tevez infila la terza rete. 

Tunisi, l'ipotesi di Toni Capuozzo: "Gli italiani obiettivo principale dell'attacco terroristico al museo del Bardo"

Tunisi, l'ipotesi di Toni Capuozzo: "Gli italiani obiettivo principale dell'attacco terroristico al museo del Bardo"





L'obiettivo principale dei terroristi dell'attacco a Tunisi erano i turisti italiani. A sollevare il sospetto è l'inviato speciale di Mediaset Toni Capuozzo che su Facebook traccia uno scenario preoccupante. Secondo Capuozzo, infatti, i terroristi sapevano dell'arrivo della nave da crociera italiana, quindi la scelta del giorno non è casuale. E poi c'è un altro dettaglio che va a incastrarsi: uno degli attentatori parlava italiano, per lui sarebbe stato più semplice identificare i turisti nel museo. E infine c'è l'ipotesi di Capuozzo sul motivo che avrebbe spinto i terroristi a colpire proprio gli italiani: il possibile impegno dell'Italia in Libia.

mercoledì 18 marzo 2015

STRAGE DI TUNISI, SALGONO LE VITTIME: "Quattro gli italiani morti", 22 le vittime

STRAGE DI TUNISI, SALGONO LE VITTIME: "Quattro gli italiani morti", 22 le vittime





L'incubo del terrorismo islamico piomba sulla Tunisia: l'Isis avrebbe già rivendicato l'ultima strage. Il bilancio si aggrava di minuto in minuto: le ultime notizie riferite dai media locali parlando di 22 morti (di cui 20 stranieri) e oltre 50 feriti. In particolare si farebbe drammatico il bilancio delle vittime italiane, che secondo fonti locali (poi confermate dalla farnesina) sarebbero quattro: una vittima è stata confermata, mentre delle altre danno conto Al Jazeera e i media tunisini. Inizialmente i media locali parlavano di otto-nove vittime complessive, un bilancio che si è aggravato in maniera drammatica. Le cifre sono ancora provvisorie. Ai ventidue morti, si aggiunge poi un agente di polizia ucciso nel corso del blitz contro i terroristi, due dei quali sarebbero stati a loro uccisi. Nel mirino il Parlamento e il Museo del Bardo, dove diversi italiani sono stati tenuti in ostaggio. 

"Strage di turisti: 19 morti, 2 italiani" L'Isis rivendica la mattanza a Tunisi

Tunisi, attacco terroristico al museo Bardo e al Parlamento: "Diciannove morti, due italiani. Molti feriti"





L'incubo del terrorismo islamico piomba sulla Tunisia: l'Isis avrebbe già rivendicato l'ultima strage. Il bilancio si aggrava di minuto in minuto: le ultime notizie riferite dai media locali parlando di 19 morti (di cui 17 stranieri) e 21 feriti. Tra le vittime ci sarebbero anche due italiani: uno sarebbe stato confermato, mentre la notizia del secondo connazionale morto è stata riferita dall'emittente Al Jazeera. Per ora la Farnesina non conferma le notizie e riferisce soltanto di due connazionali feriti (contro gli otto di cui parlano i media locali) e di altri 100 tratti in salvo. Inizialmente i media locali parlavano di otto-nove vittime, un bilancio che si è aggravato in maniera drammatica. Le cifre sono ancora provvisorie. Ai diciannove morti, si aggiunge poi un agente di polizia ucciso nel corso del blitz contro i terroristi, due dei quali sarebbero stati a loro uccisi. Nel mirino il Parlamento e il Museo del Bardo, dove diversi italiani sono stati tenuti in ostaggio. 

Il blitz - Dopo l'attacco del commando composto da tre persone, le forze di sicurezza locali hanno eseguito un blitz anti-terrorismo. Stando alle notizie filtrate uno dei presunti responsabili dell'attacco al Bardo è stato arrestato. Successivamente gli altri due complici, circondati in edifici che appartengono al Parlamento, sono stati uccisi dalle teste di cuoio. Nel blitz, come detto, è morto anche un agente. Le notizie sono riferite a Efe da fonti della sicurezza, che precisano che l'arrestato è uno studente di 22 anni. Secondo i media tunisini l'attacco rivendicato dall'Isis (anche se sulla rivendicazione manca ancora una conferma) sarebbe una risposta a un'operazione di polizia contro i terroristi avvenuta pochi giorni prima. Al termine del blitz, il direttore del museo ha dichiarato: "La situazione sul posto è sotto controllo".

La dinamica - Il commando di tre terroristi armati di kalashnikov (travestiti da soldati locali) ha prima tentato l'assalto al Parlamento: nell'edificio che lo ospita, a Tunisi, sono stati esplosi diversi colpi d'arma da fuoco. Poco dopo i terroristi hanno fatto irruzione al vicino museo Bardo, che si trova a pochi centinaia di metri. Il commando ha esploso diversi colpi, uccidendo almeno 17 turisti di nazionalità differenti (lo comunica il governo tunisino; le altre due vittime civili sono tunisine, una delle quali era un impiegato del Bardo). I terroristi hanno preso in ostaggio diversi turisti (nella foto). Secondo alcune indiscrezioni i prigionieri sarebbero degli italiani sbarcati in mattinata dalla nave Costa Fascinosa, in attesa di ripartire per Palma di Maiorca. Al momento del blitz nel museo erano presenti almeno 200 turisti. 

La Farnesina - Il ministero degli Esteri ha reso noto di essere al lavoro per accertare il coinvolgimento di connazionali. Le prime informazioni diffuse dal ministero degli Esteri riferiscono di "due italiani feriti" mentre, come detto, altri 100 sono stati messi al sicuro. Tra gli ostaggi italiani all'interno del museo ci sarebbero stati anche quattro dipendenti del comune di Torino. I quattro farebbero parte di un gruppo di colleghi di Palazzo Civico, partiti per una vacanza organizzata dal dopolavoro del Comune. I quattro dipendenti sono Carolina Bottari, Antonella Sesino, Antonietta Santoro e Anna Abbagnale.

"Un paese sicuro" - Solo il giorno prima dell'attacco, il ministro del Turismo tunisino, Selma Ellouni Rekik, aveva rivolto un appello ai visitatori stranieri: "La Tunisia è un Paese sicuro che può essere visitato tranquillamente. Certamente la situazione in Libia - spiegava in un'intervista all'Ansa - non ci aiuta, come avviene sempre quando ci sono problemi in paesi vicini, ma le nostre frontiere sono assolutamente impermeabili a qualunque tentativo di infiltrazione. Non c'è nessun problema di sicurezza in Tunisia, è tutto sotto controllo".

Maurizio Lupi, il figlio e gli amici del figlio: le intercettazioni che imbarazzano il ministro

Grandi Opere, così Maurizio Lupi ha chiesto un lavoro per il figlio e gli amici del figlio





Una decina di intercettazioni, allegate agli atti dell'inchiesta Grandi Opere, dimostrerebbero come Maurizio Lupi abbia chiesto esplicitamente al potente funzionario Ettore Incalza di trovare un lavoro al figlio Luca, da poco laureato in Ingegneria. Tutto inizia, secondo le conversazioni registrate dai Ros e pubblicate da Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, i primi giorni di gennaio 2014. Alla fine del mese, tutto era già risolto con un incarico per il giovane Lupi in un cantiere dell'Eni dove l'imprenditore Stefano Perotti (anche lui finito in manette) aveva ottenuto la direzione dei lavori. Evidentemente però non era stato sufficiente. Scrive il giudice nell' ordinanza di cattura: "L'aiuto fornito da Stefano Perotti a Luca Lupi non è limitato al conferimento dell' incarico sopra descritto. Il 4 febbraio 2015 Perotti chiede all'amico Tommaso Boralevi che lavora negli Stati Uniti, di dare assistenza ad un loro ingegnere che al momento lavora presso lo studio Mor e verrà impiegato a New York. E dice: "Lavorerà in una prima fase per lo studio Mor come commerciale per cercargli delle opportunità eccetera. Gli abbiamo dato anche noi un incarico collegato per le nostre attività di direzione lavori, management, te lo volevo mettere in contatto che sicuramente tu che sei una specie di motore acceso qualche dritta gliela puoi dare no?".

Gli amici di Luca - Il "sistema", scrive la Sarzanini, viene utilizzato da Luca Lupi anche per aiutare i suoi amici. Intercettando l'account di Franco Cavallo, definito nelle conversazioni "l'uomo di Lupi", ma collaboratore stretto anche di Perotti e molto legato ai proprietari della cooperativa "La Cascina", gli investigatori scoprono che il 10 novembre 2013 ricevette una mail con la seguente nota: "Ciao Franco, sono Paolo, l' amico di Luca Lupi, in allegato il mio CV. domani ti scrivo, grazie mille ciao. Paolo Androni". Tre giorni dopo lui la girò a un amico imprenditore Rizzani de Eccher: "Claudio ti inoltro il CV di un amico del figlio di Mauri interessato a lavorare in Russia/Ucraina. È un bravo ragazzo. Se puoi valutarlo te ne sarei grato. Nel frattempo lo farò conoscere a Giovanni. Come sempre grazie Frank". E dopo altri quattro giorni lo stesso testo fu mandato a Giovanni Li Calzi, anche lui indagato con l' accusa di far parte dell'entourage di Incalza e Perotti.

Anm: "Schiaffi ai pm, coccole ai corrotti" Botte da orbi tra magistrati e Renzi

L'Anm: "Lo Stato coccola i corrotti e schiaffeggia i magistrati"




Rodolfo Sabelli Presidente Anm

“Lo stato che funziona dovrebbe prendere a schiaffi i corrotti e accarezzare chi esercita il controllo della legalità". Lo ha detto a Unomattina, il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli riferendosi all’inchiesta sulle grandi opere di Firenze. Ma, ha sottolineato il presidente di Anm, invece "i magistrati sono stati schiaffeggiati e i corrotti accarezzati". "Dove ci sono molti soldi è chiaro che ci sia il rischio che qualcuno voglia approfittarne. Vale in Italia come in qualsiasi altra parte del mondo. È lo Stato che deve darsi da fare per evitare il rischio di corruzione. Uno Stato che si rispetti dovrebbe prendere a schiaffi, diciamo virtualmente, i corrotti e accarezzare coloro che svolgono il controllo della legalità, cioè i magistrati. Invece purtroppo in Italia è accaduto l’esatto contrario". Rodolfo Sabelli, ha poi continuato: "Ricordo quando nel 1994, in piena Tangentopoli, ci si attendeva dal governo un intervento forte di contrasto alla corruzione invece fu approvato un decreto legge che vietava la custodia cautelare in carcere per coloro che erano imputati di corruzione. Così svariati indagati e imputati per corruzione furono scarcerati e andarono agli arresti domiciliari», aggiunge Sabelli che sottolinea: «Sono seguite altre carezze di questo tipo... Nel 2002 ad esempio ci fu la depenalizzazione di fatto del falso in bilancio e nel 2005 urono ridotti i termini di prescrizione. Chi semina vento, raccoglie tempesta...".

La replica di Renzi - Immediata la replica del premier: "Dire che lo Stato dà carezze ai corrotti e schiaffi ai magistrati è un falso, un farse falsa. Sostenere questo avendo responsabilità istituzionali è triste". Lo ha detto Matteo Renzi inaugurando l’anno accademico della scuola superiore di polizia. 

Premio Grinzane, soldi in nero ai vip Ecco come è finita per il patron Soria

Premio Grinzane, ridotta la condanna a Soria





Ridotta in Appello a otto anni e tre mesi la condanna a Giuliano Soria, l'ex patron del premio Grinzane Cavour a processo per l'uso improprio di fondi pubblici e maltrattamenti su due dipendenti. Lo ha deciso la corte di Torino presieduta dal giudice Elisidoro Rizzo. Soria, a cui sono state riconosciute le attenuanti generiche, è stato assolto per alcuni episodi mentre altri erano prescritti. In primo grado Soria era stato condannato a 14 anni e mezzo di carcere. La  corte d'appello ha anche condannato il fratello Angelo, ex dirigente della Regione Piemonte, a 4 anni 3 mesi e 15 giorni di reclusione e l'ex cuoco della scuola di cucina Icif, Bruno Libralon a un anno e 7 mesi con la condizionale. Confermata l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per i due fratelli.

Lo scandalo del premio Grinzane ha travolto il salotto radical chic. Soria infatti ha accusato politici e celebrità, "colpevoli" di aver preso regali, essersi fatti pagare viaggi e soprattutto in nero. Tra i vip tirati in ballo, la "zarina" Mercedes Bresso, ex presidente del Piemonte e ora eurodeputata Pd, eppoi Isabella Ferrari, Giancarlo Giannini, Michele Placido, Charlotte Rampling, Eleonora Giorgi, Stefania Sandrelli.

Al Senato fanno marcia indietro Salta la norma sul divorzio lampo

Salta il divorzio lampo





Salta il divorzio lampo dal testo che riduce i tempi della separazione da tre anni a dodici mesi in caso di giudiziale e addirittura a sei mesi se l’addio è consensuale. Il Senato ha detto sì, con votazione per alzata di mano, alla proposta della relatrice Rosanna Filippin (Pd) di stralciare la norma. Il divorzio lampo era contenuto nell’articolo 1 del testo del disegno di legge sulla riforma del divorzio e poteva essere chiesto, anche in assenza di un periodo di separazione, da entrambi i coniugi con ricorso congiunto all’autorità giudiziaria competente quando non ci sono figli minori, figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave o figli con meno di 26 anni economicamente non autosufficienti.  Hanno votato a favore Ncd e Pd, contrari Sel, M5S i senatori Psi, ma anche la sentrice a vita Elena Cattaneo e il senatore di Gal Lucio Barani. Forza Italia ha dato libertà di voto.

Le forze di polizia passano da 5 a 4: ecco quale corpo dovrà sparire

Le forze di polizia da 5 a 4: sparisce la Forestale





I corpi di polizia passeranno da 5 a 4 e dagli accorpamenti-assorbimenti almeno per ora resta fuori la polizia provinciale. È quanto emerge dalla seduta della commissione Affari costituzionali che ha approvato un emendamento del relatore all’articolo 7 della delega sulla P.A. A chiarire che la riduzione sarà limitata a quattro è stata il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia. Sarà il corpo forestale ad essere assorbito nelle altre forze. La pubblica sicurezza è affidata in Italia a 305 mila agenti divisi in cinque differenti corpi: Carabinieri (105 mila), Polizia (95 mila), Guardia di finanza (60mila), Polizia penitenziaria (38mila), Corpo forestale dello Stato (7mila). Gli organici sono in continuo calo, dopo i tagli degli ultimi anni: polizia e carabinieri hanno subito una sforbiciata di 15 mila effettivi a testa in poco tempo.

La denuncia di Bechis: Rolex di Lupi? Il Pd ha soldi ben più sporchi...

Orfini è inquieto per il rolex di Lupi, ma si tiene stretto i soldi di Mafia Capitale


di Franco Bechis 



Matteo Orfini, presidente del Pd e commissario del partito a Roma, si dice “inquieto” e “preoccupato” per l’inchiesta di Firenze e per quel rolex donato da un imprenditore al figlio del ministro Maurizio Lupi il giorno della laurea: “E’ evidente che Lupi debba chiarire alcuni aspetti”, dice. Ma Orfini è tranquillissimo per i soldi versati al suo partito sia a livello nazionale che a livello romano dal personaggio chiave di Mafia Capitale, Salvatore Buzzi, patron delle coop sociali che occupavano detenuti…Quando scoppiò l’inchiesta venne fuori infatti che Buzzi - che negli anni passati aveva già versato nelle casse dei Ds di Roma (dove militava Orfini) 39 mila euro, ne aveva aggiunti negli ultimissimi tempi 10 mila al Pd di Roma e 10 mila al Pd nazionale pagando nel novembre scorso una tavolata alla cena di autofinanziamento di Matteo Renzi nella capitale. Questo dopo avere finanziato con i proventi di Mafia Capitale buona parte degli esponenti del Pd romano e della giunta municipale guidata da Ignazio Marino. In tutto più di 100 mila euro, il valore di 10 rolex d’oro al Pd e ai suoi esponenti capitolini. A dicembre chiesi allo stesso Orfini: “Che fate? Restituite quei soldi ora che è chiara la loro provenienza?”, e lui rispose che ci avrebbe pensato. Una lunga e paciosa riflessione, visto che sono passati ormai 4 mesi. Ma nessuna inquietudine e preoccupazione: tutti i soldi versati al Pd dai capi di Mafia Capitale sono nelle casse del Pd. Partito che per altro non brilla di grandissima trasparenza: dopo 5 mesi sfruttando cavilli di legge restano ignoti quasi tutti i partecipanti alle cene di finanziamento di Renzi. Per quel che se ne sa, potrebbero esserci anche imprenditori finiti nell’inchiesta che ha portato all’arresto di Ercole Incalza…

Renzi e Delrio in pressing su Lupi? "Sì, sta valutando le dimissioni"

Del Rio: "Lupi sta valutando le dimissioni"






Sarebbero probabilmente le prime dimissioni di un politico nemmeno indagato. Una cosa assolutamente non dovuta. Eppure, il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi starebbe effetivamente valutando il da farsi dopo il coinvolgimento suo e del figlio nelle intercettazioni relative all'inchiesta che ha portato all'arresto del super manager Incalza per presunte mazzette sulla Tav e sulle grandi opere. A riferirlo è stato, indirettamente, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. "Io penso che dobbiamo stare ai fatti: Lupi non è indagato. Non c'è nessuno obbligo da parte del ministro, ci sono le valutazioni politiche che sono oggetto di valutazioni complessive che si stanno facendo in queste ore" ha detto Delrio alla Camera per presentare il suo libro. Aggiungendo, poi: "A oggi nessuno di noi può assumere senza un pò più di contezza della carte una decisione di questo tipo. Poi c'è la decisione che spetta al singolo, che lo può fare a prescindere, può scegliere di avere una linea differente, ma questo non è nella nostra disponibilità. Credo che una valutazione da parte sua sia in corso, dipende da lui e non da me. Da parte nostra c'è un elemento di prudenza perchè stiamo valutando quello che è successo". Il presidente del Consiglio renzi, da parte sua, non ha "scaricato" Lupi, ma non ne ha nemmeno assunto la difesa a spada tratta. Un faccia a faccia tra il premier e Renzi potrebbe esserci nelle prossime ore.

Multe irregolari per fare cassa: scoppia il caso delle strisce blu

Milano, multe irregolari per fare cassa: scoppia il caso delle strisce blu

di Roberto Procaccini 



Il governo è stato chiaro: gli automobilisti con tagliando scaduto sulle strisce blu non vanno multati. A Milano, però, i vigili non hanno ricevuto nessuna indicazione ufficiale dal Comune. E le sanzioni continuano a fioccare. A chiedere chiarimenti per primi sono i ghisa di Milano. Come si devono comportare con quegli automobilisti che protraggono la sosta nelle strisce blu oltre il termine per il quale hanno pagato? Palazzo Marino prevede per il trasgressore la multa, come per chi il ticket non l’ha neanche esposto. Ma la disciplina nazionale, come messo nero su bianco dal ministero dei Trasporti, dice altro: niente sanzione, ma «recupero del dovuto». Chi sfora il tempo di parcheggio non si vede precipitare sulla nuca la tagliola della contravvenzione, ma dovrebbe essere invitato a saldare la differenza tariffaria.

A Milano di questo nuovo orientamento non c’è traccia. Serve un regolamento comunale che la giunta arancione non ha mai prodotto. Eppure è un pezzo di carta che permetterebbe agli automobilisti meneghini, già vessati da autovelox, multe pazze e Area C, di risparmiare un bel gruzzoletto. Se l’amministrazione è ferma, si muovono i sindacati della Polizia Locale. Giovanni Aurea, delegato Rsu, chiede chiarimenti in una lettera inviata lo scorso 12 marzo al responsabile del comando di Zona 4 (sotto cui ricade l’aeroporti di Linate) e al comando centrale di via Beccaria. Servono «per il futuro disposizioni operative - scrive -. Neanche gli altri colleghi risultano informati in merito». I ghisa, cioè, non hanno avuto indicazioni sul come adottare la nuova procedura.

La querelle è vecchia di un anno. Nel marzo 2014, in seguito a una sentenza della corte di Cassazione che apre il caso, il ministro Maurizio Lupi risponde così a un’interrogazione parlamentare: per gli automobilisti che rimangono in sosta più tempo del dovuto niente multa, bensì «le amministrazioni locali possono affidare al gestore del servizio le azioni necessarie al recupero delle evasioni tariffarie e dei mancati pagamenti». All’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, la notizia non piace, e il presidente Piero Fassino (sindaco di Torino) strappa a Lupi un compromesso: l’adozione della pratica è affidata ai regolamenti delle singole amministrazione. Nel caso di Milano, si diceva, il regolamento non si è mai visto.

Insorgono le opposizioni. «Farò un’interrogazione in Consiglio» tuona Marco Osnato (Fdi). «Questa giunta non sa riformare il bilancio e continua a fare cassa con i soldi degli automobilisti». «È l’ennesima furbata di chi, come Dracula - ironizza il forzista Fabrizio De Pasquale -, sa solo succhiare soldi ai cittadini». Milano, stando alle rivelazioni del Sole24Ore, è la capitale italiana delle multe, l’unica in Italia ad aver aumentato gli introiti tra il 2013 e il 2014. L’anno nuovo è iniziato con la notizia che gli autovelox in città producono circa 5mila verbali al giorno, e la promessa di installazione di nuovi rivelatori di velocità e di infrazioni semaforiche. La situazione non piace neanche ai ghisa. Mentre in città il controllo della sosta è delegato agli ausiliari del traffico di Atm, a Linate la competenza è loro. Ai vigili per di più è chiesto di relazionare ogni giorno il numero di multe comminate. «La funzionaria responsabile del Comando di zona 4 esige una statistica relativa al numero di sanzioni elevate» conclude Aurea, «ma non ha ancora risposto all’istanza da me presentata circa la procedura da osservare quando il biglietto del pagamento risulta scaduto». Non c’è fretta: pagano i milanesi.

martedì 17 marzo 2015

Riccometro, così i Comuni ritardatari con le nuove soglie danneggiano noi contribuenti: chi paga di più

Isee, il nuovo riccometro i Comuni ritardatari danneggiano i contribuenti





E' in vigore il nuovo riccometro (Isee) ma molti Comuni non hanno ancora cominciato ad applicarlo a danno, come al solito dei cittadini. In un articolo sul Sole 24 Ore si spiega come, molti Comuni evitino di applicare integralmente il nuovo Isee: si va dalle proroghe dei bandi emessi in questi giorni fino alla conferma delle agevolazioni (con le vecchie soglie) per servizi in essere come ad esempio gli asili nido. L’applicazione delle vecchie soglie, però, rischia di escludere chi risulta più “ricco” con i criteri di calcolo aggiornati, come gli anziani con casa di proprietà.

I promossi e i bocciati - La legge imponeva che le soglie venissero predisposte prima dell'entrata in vigore del nuovo Isee: ma ogni Comune segue la propria strada. Quasi, nessuno, spiega il Sole, ha modificato le soglie di accesso ai servizi. Alcuni hanno in programma una revisione nel 2015: Genova, Bologna, Trieste, Napoli. Altri comuni tra cui Roma, Perugia, Salerno, Bari e Catania sono ancora nella fase di “studio” dei possibili interventi.  Il Sole 24 Ore segnala come a Campobasso, devono “ancora cominciare i corsi di formazione del personale sul nuovo Isee”. “Tra i pochi ad essersi attivati, Ancona ha rivisto le soglie per il settore scolastico, e sta studiando le modifiche per il settore sociale e assistenziale, mentre Aosta ha aumentato del 15-20% i parametri per ottenere sconti sulla Iuc (Imu, Tasi e Tari). 

Sallusti contro Ferrara: ecco perché Salvini è meglio di Renzi

Sallusti contro Ferrara: ecco perché Salvini è meglio di Renzi





Silvio Berlusconi "ha scelto il Matteo sbagliato", scrive Giuliano Ferrara sul Foglio. "No, è quello giusto", gli risponde Alessandro Sallusti sul Giornale. Ragionando sul Patto del Nazareno e sull'elezione del presidente della Repubblica, il direttore del Giornale ricorda all'Elefantino che "Renzi concordò non con Berlusconi (che ordinò ai suoi l'astensione) ma con un gruppo di deputati e senatori di Forza Italia (che infatti firmarono le schede a favore di Mattarella per farsi riconoscere) un voto amico che aveva il sapore di una dichiarazione di fedeltà assoluta. E mi è tornato in mente quando anomalie simili erano accadute ai tempi di Fini (che prendeva segretamente ordini da Napolitano per poi attuare la scissione) e di Alfano (che tramava con Enrico Letta e poi portò a sinistra un altro pezzo di Pdl). Siccome non c' è due senza tre, mi sono detto: vuoi vedere che ci risiamo, che Renzi, con la scusa del Nazareno, sta provando a rubare il partito di Berlusconi; a differenza di Salvini che, più lealmente e alla luce del sole, al Cavaliere contende elettori". Insomma, conclude Sallusti: "A me fa paura solo il primo, anche se veste bene e parla in modo più forbito del secondo. La libertà e la democrazia stanno nelle urne, non nei furti con destrezza. Se il Matteo di Firenze lo capisce, parliamone. Altrimenti, come alleato, quello di Milano resta un'alternativa onorevole e politicamente fondata".

Ferrara da parte sua, in una intervista a La Stampa conferma la sua convinzione, che Berlusconi ha sbagliato a mettersi a trattare con Salvini per un "capriccio che dal punto di vista politico considero folle". Non si è mai visto "liquidare così", continua l'Elefantino, "il rapporto con un presidente del Consiglio che non soltanto ti conferma la centralità politica quale capo dell'opposizione, ma legittima i vent'anni della tua storia e addirittura realizza le cose che non sei riuscito a realizzare, rottamando tutto ciò che tu hai combattuto... Ma poi, rompere con Renzi in nome di cosa? Di Salvini? Del giovanotto esperto nel gioco delle tre felpe, di un impresentabile che si allea con Casa Pound, che ti tratta come un nonnetto e poi viene a chiederti i voti per governare il Veneto?". Eppoi, va evidenziato che Renzi "si è sempre guardato dal demonizzare Berlusconi, spiegando piuttosto ai suoi che l'avversario andava combattuto politicamente e non sul terreno delle procure". E in Italia "ci sono solo due persone che hanno rispettato sempre e fino in fondo Berlusconi. Uno sono io; il secondo è Renzi".

"Mio figlio, i miei dolori, gli indagati" La confessione del ministro Lupi

Maurizio Lupi: "Soffro per mio figlio, non mi dimetto"





Pensa soprattutto a suo figlio il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Il nome dell'ingegner Luca Lupi è spuntato nelle carte dell'inchiesta di Firenze su Tav e Expo. "Provo soprattutto l' amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa. Quando per tutta la vita ho educato i miei figli a non chiedere favori, né io ho mai cercato scorciatoie per loro", dice il ministro in un'intervista a Repubblica. Precisa che non ha mai pensato alle dimissioni anche se, confessa, che per la prima volta si è chiesto se il gioco valga la candela: "Se fare politica significhi far pagare questo sacrifico alle persone che ami. Sa la battuta che faccio sempre a Luca? Purtroppo hai fatto Ingegneria civile e ti sei ritrovato un padre ministro delle Infrastrutture".

Il curriculum -  E ancora: "Mio figlio si è laureato al Politecnico di Milano nel dicembre 2013 con 110 e lode. Dopo sei mesi in America presso uno studio di progettazione, nel febbraio dello scorso anno gli hanno offerto un lavoro. Ci ha messo un anno, come tutti, ad avere il permesso di lavoro e da marzo di quest' anno lavora a New York. Lo scorso anno ha lavorato presso lo studio Mor per 1.300 euro netti al mese in attesa di andare negli Usa". E continua: "Se avessi chiesto a Perotti di far lavorare mio figlio, o di sponsorizzarlo sarebbe stato un gravissimo errore e presumo anche un reato. Non l' ho fatto. Stefano Perotti conosceva mio figlio da quando, con altri studenti del Politecnico, andava a visitare i suoi cantieri. Sono amici, così come le nostre famiglie". Quando il giornalista gli chiede se per questo motivo gli ha regalato un Rolex da 10mila euro, lui risponde: "L' avesse regalato a me non l' avrei accettato".

Incalza - Lupi parla poi di Ercole Incalza, il supermanager ingegnere e architetto molto vicino a lui arrestato nell'inchiesta sul "sistema grandi Opere". "Incalza, che è stato al ministero per anni e ha lavorato con tutti i ministri, tranne Di Pietro, è stato il padre della Legge Obiettivo. È uno dei tecnici più stimati nel suo settore, anche in Europa ce lo invidiavano". Il ministro spiega che è sempre stato riconfermato per "le capacità tecniche riconosciute da tutti. In questi venti mesi non ho mai incontrato un presidente di Regione che non mi abbia dato un giudizio positivo su di lui. L' obiettivo era realizzare le Grandi Opere e recuperare il drammatico gap infrastrutturale dell' Italia ed Ettore Incalza poteva garantire la professionalità necessaria"..

Un meteorite gigante contro le Alpi Gli esperti: "Fenomeno inquietante"

Svizzera, enorme meteorite si schianta sulle Alpi. Gli esperti: "Fenomeno troppo frequente, è inquietante"





Migliaia di persone poche ore fa hanno visto un grande meteorite precipitare e schiantarsi verso la terra. Il meteorite è caduto tra i boschi della Svizzera, a pochi chilometri da Zurigo. Ha illuminato i cieli del sud della Germania, Tirolo e quasi tutta la Svizzera per circa 6 secondi prima di toccare terra. I testimoni che si trovavano vicino al luogo dello schianto hanno sentito un fortissimo boato. Fortunatamente non sono stati registrarti danni a persone o cose. Anche in Russia, poco più di un anno fa era caduto un grande meteorite causando alcuni feriti, questi fenomeni stanno aumentando sempre di più e la preoccupazione per eventi di questo tipo sta crescendo in tutto il pianeta.

Il test del dna che ti rivela se sei "allergico" al matrimonio

Scoperto il gene dell'allergia al matrimonio





"Volevo capire cosa sperimentavano i miei pazienti, così il primo Dna che ho sequenziato è stato il mio. E proprio grazie ha questo esame ho scoperto di essere portatore del "gene dell' insoddisfazione matrimoniale". A raccontarlo al quotidiano Il Tempo è Massimo Delledonne, direttore scientifico di Personal Genomics e direttore del Centro di genomica funzionale dell'Università di Verona, che qualche giorno fa ha presentato un test del Dna accessibile anche ai cittadini. Un esame che fornisce - in meno di 60 giorni - l'intero contenuto del pro prio genoma, da leggere sul proprio iPad o su un sito web protetto. Il nuovo servizio, a disposizione di tutti dietro prescrizione del medico, costa dai 3 mila ai 5.500 euro. "Nel mio caso ho trovato una mutazione sul trasportatore della serotonina", l'ormone del buonumore. "Questo provoca scontentezza, malumori, insomma una condizione che qualcuno chiama insoddisfazione matrimoniale"

Mentana affonda Renzi Sul governo sondaggio horror

Sondaggio Mentana: il governo Renzi bocciato da 6 italiani su 10





Certo, lui l'ha detto col solito savoir faire. Ma il dato che Enrico Mentana ha letto nel consueto sondaggio del lunedì nel corso del tg di La7 è un'autentica bastonata per il governo di Matteo Renzi. Dice quel dato che dopo un anno a Palazzo Chigi, hanno un giudizio favorevole all'operato dell'esecutivo il 39,3% degli italiani. E che il 60,7% ha un giudizio "abbastanza" o "decisamente negativo". Tradotto: più di sei italiani su dieci giudicano negativamente l'operato di Renzi e del suo governo. Un dato reso ancor più preoccupante, per l'ex sindaco di Firenze, dal fatto che solo il 4,4% degli intervistati ha risposto di essere "molto soddisfatto" di quanto fatto fin qui a Palazzo Chigi.

Il sondaggio realizzato da Emg prende anche in considerazione la fiducia degli italiani nei confronti dei leader politici. E se Mattarella e Renzi sono stabili a quota 50% e 33% (col presidente del Consiglio che gode della fiducia di un solo italiano su tre), Silvio Berlusconi incassa l'effetto dell'assoluzione definitiva nel processo Ruby, guadagnando due punti percentuali e portandosi al 16%. Salvini, invece, paga forse il litigio con Tosi e l'espulsione dalla Lega del sindaco di verona perdendo un punto e scendendo al 21%. Anche la sua Lega lascia sul terreno consensi, dopo una cavalcata trionfale durata mesi: ora è al 15,1%, dietro al Pd che col 37,6 (+0,2%) resta di gran lunga il primo partito, e al Movimento 5 Stelle che sale (+0,3%) al 20,2%. Dietro il carroccio insegue Forza Italia che non pare incassare l'effetto assoluzione del suo leader guadagnando solo uno 0,1% per portarsi a quota 11,7%.