Il ministro Lupi si dimette, cosa cambia per il governo: Alfano perde, Renzi vince ma ora rischia grosso
di Claudio Brigliadori
Le dimissioni di Maurizio Lupi, annunciate a Porta a Porta da Bruno Vespa (prima ancora che in Parlamento) aprono interrogativi inquietanti dentro al governo di Matteo Renzi. Innanzitutto, è una mezza sconfitta per Angelino Alfano: il ministro dell'Interno e segretario di Ncd nei giorni scorsi, subito dopo l'esplosione dello scandalo Grandi opere (con Lupi coinvolto, ma non indagato), aveva ribadito: "Mai e poi mai si dimetterà". Parole che ricordavano da vicino quelle usate alla vigilia dell'elezione del presidente della Repubblica: "Mai e poi mai voteremo Mattarella". Come sia andata anche in quel caso, è inutile oggi ricordarlo. Una doppia beffa che diminuisce, non di poco, la credibilità (e il potere di condizionamento) di Alfano dentro Ncd e dentro l'esecutivo.
Il cambio di linea di Renzi - "Renzi mi ha detto: Decidi tu", ha ricordato Lupi annunciando le proprie dimissioni a Porta a porta. E' andata certamente così, ma è innegabile come il silenzio del premier in questi giorni oltre a nascondere una buona dose di imbarazzo sia servito anche ad aumentare la pressione sotterranea sul suo ministro. Quando il premier era Enrico Letta, fu Renzi a premere pubblicamente per le dimissioni dell'allora ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, invischiata in una analoga storia di telefonate intercettate. Lo stesso aveva fatto con Josepha Idem, sottosegretaria del Pd usata come "spina nel fianco" di Letta. Da quando è salito a Palazzo Chigi, però, la linea di Matteo è cambiata radicalmente. Nel luglio 2014, quando il governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani si dimise perché condannato in Appello, Renzi si schierò pubblicamente con lui e contro la magistratura, sottolineando l'innocenza del governatore fino a sentenza definitiva.
I 4 indagati dentro al governo - D'altronde, è stato lo stesso premier a scegliere la renziana di ferro Francesca Barracciu, indagata per peculato in Sardegna, a confermare come sottosegretariato alla Cultura nonostante i guai giudiziari. E la dem sarda è in buona compagnia: gli indagati tra i sottosegretari sono altri tre, di cui due del Pd. Ora, se sarà coerente, Renzi dovrà cambiare linea: di sicuro si conferma "dominus" del governo, imponendo dimissioni ai propri compagni di squadra. Il rischio è che così facendo si sia consegnato mani e piedi a inchieste, scandali e intercettazioni varie che nei prossimi mesi dovessero colpire, a torto o a ragione, un esponente del suo governo.
Ti mando mio figlio: la telefonata
INCALZA:... si?
LUPI:... ma sei sempre a mangiare cazzo?
INCALZA:... no! ... quale mangiare? ... dimmi tutto
LUPI:... dove stai?
INCALZA:... al Ministero sono
LUPI:... ma stai lavorando?
INCALZA:... certo! ... adesso alle 4 abbiamo la riunione con ...(inc.)... solo
LUPI:... ascolta ... se fra un quarto d'ora ti mando questo che è venuto da Milano a Roma a far due chiacchiere?
INCALZA:... chi? ... dimmi tutto ... dimmi
LUPI:... nel senso di avere consulenze e suggerimenti eccetera
INCALZA:... dimmi chi viene ... dimmi!
LUPI:... viene mio figlio Luca
INCALZA:... quando vuoi ... ma figurati! ... nessun problema!
LUPI:... no ... quando vuoi ... dimmi a che ora te lo faccio venire in modo che
INCALZA:... o adesso o alle cinque quando finisce il Tesoro ... no?
LUPI:... no allora conviene che venga adesso così ...
INCALZA:... io sto qua
LUPI:... okay ... ciao
INCALZA:... ciao
Secondo i pm si tratterebbe di una raccomandazione per il figlio. Di sicuro, dopo questa telefonata Incalza si interessa della "pratica" telefonando a Perotti e fissandogli un appuntamento con Luca Lupi.
INCALZA: ... il treno ce l'ha alle 6 il treno... quindi non lo so... come vuoi tu
PEROTTI:... chi è questo?
INCALZA:... il figlio di Maurizio!
PEROTTI:... ah!.. ah! ho capito... io... posso venire... perché domani c'abbiamo una riunione a Bressanone che inizia alle 8 ... se lo posso fare prendo un treno...