Porro contro la Rai: "Premiano solo chi..."
di Enrico Paoli
Cos’è la Rai e come funziona, soprattutto quando la politica decide d’intervenire per correggere la rotta, lo sa perfettamente, avendo sperimentato sulla propria pelle i metodi di viale Mazzini. «Grazie, ma il suo programma viene chiuso. Le faremo sapere». L’offerta che segue è poco più di uno strapuntino, sul quale sedersi è praticamente impossibile. A quel punto, ed è quello che ha fatto Nicola Porro, vice direttore de Il Giornale ed ex conduttore di Virus su RaiDue, oggi felice e vincente timoniere di Matrix su Canale 5, non resta che salutare tutti e prendere altre strade.
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Ma secondo lei Massimo Giletti, ex conduttore de L’Arena, resta o se ne va? Magari proprio a Mediaset...
«Sarebbe una cosa pazzesca pensare che la Rai si lasci sfuggire uno che fa quegli ascolti, per giunta la domenica pomeriggio, però tutto può succedere in questo modo».
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Compreso il ritrovarsi sotto lo stesso logo?
«Io sono un collaboratore di Mediaset. L’ultima volta che sono stato a Cologno Monzese è stato sei mesi fa. Per dire...».
Giusto, per dire. Vedendo i palinsesti Rai viene un sospetto. C’entrerà qualcosa l’arrivo di Fabio Fazio a RaiUno con l’epurazione di Giletti?
«La parola epurazione non l’ho mai usata. Nemmeno quando mi hanno fatto fuori dalla tv pubblica chiudendomi il programma (Virus su RaiDue, ndr), all’indomani dell’arrivo del conte Mascetti (l’ex direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, ndr). Però noto un fatto...».
Quale?
«Quello che sta succedendo in Rai è un vulnus insuperabile. E questa è la citazione di un’intervista di Fazio al quotidiano La Repubblica il 31 marzo scorso che parlava di vulnus insuperabile. La cosa, però, riguardava lui. A me sembra che il vulnus insuperabile riguardi altri, come Massimo Giletti, e non Fazio, che ha avuto un cospicuo aumento di stipendio e la promozione su RaiUno».
Dunque il vero vulnus insuperabile riguarda Giletti e la chiusura del suo programma, non Fazio che si è letteralmente preso il primo canale della tv pubblica?
«Mi sembra evidente. L’intervento della politica ha colpito un programma vincente e non certo chi ha ottenuto ciò che voleva».
A proposito di politica. In questa storia ha fatto e disfatto tutto. Il tetto ai compensi per legge, aggirato dal Cda, il siluramento di Campo Dall’Orto..
«Fazio è l’unico che ha piagnucolato per l’intervento della politica, però è l’unico che si becca un milione di euro in più, mentre a chi non si è lamentato con i politici, cioè Giletti, cancellano il programma. L’assurdo è in sé. Perché hanno chiuso Virus? Perché chiude L’Arena? Qualcuno ci desse delle risposte».
Roberto Fico, presidente grillino della Vigilanza, ha attaccato Fazio dicendo che ha il portafoglio a destra? Giusto?
«Il problema non è il portafoglio, ma qual è la ragione, vera, che ha fatto cambiare idea a Fazio: l’aumento di stipendio o la chiusura del programma di Giletti?».
Oppure la combinazione dei due fattori?
«E perché no...»
Ma il vulnus insuperabile che si è venuto a creare con la chiusura de L’Arena riguarda più il programma o il conduttore? Qual è il vero bersaglio?
«Questo non so dirlo con esattezza. Non ho un quadro completo dei fatti, essendo a Mediaset e non in Rai. Però, da osservatore, faccio una considerazione».
Spieghi...
«Un programma di successo come L’Arena, con ottimi ascolti, come lo era Virus peraltro, realizzato con risorse interne all’azienda, viene sostituito da un prodotto che non produrrà gli stessi risultati. Non solo. Ai conduttori la “buona novella” viene comunicata a giugno, all’ultimo momento, in maniera vigliacca. È successo a me ed è capitato a Giletti».
Vigliacca perché?
«Perché l’offerta che ti viene fatta è ridicola, inaccettabile. Nel mio caso era addirittura improponibile. Non a caso ho detto no e me ne sono andato».
Giletti seguirà il suo esempio?
«Mario Orfeo (il neo direttore generale della Rai, ndr) ha una sensibilità ben diversa da quella del Conte Mascetti. Mi sembra più accorto. Probabilmente farà di tutto per trattenerlo. Vedremo».
Vedremo, appunto. Ma a Mediaset, nel corso della stagione appena conclusa, ha mai avuto problemi con il vertice aziendale?
«No, assolutamente. Ci siamo dati delle indicazioni di massima all’inizio dell’avventura e da lì più nulla. Matrix ha ospitato tutti i maggiori leader politici, ottenendo ottimi risultati».
Pluralismo vero, dunque?
«Esattamente. Abbiamo fatto tornare centrale l’informazione».
In Rai, invece, è successo l’esatto contrario...
«La libertà di manovra che mi era stata garantita dall’allora direttore generale, Luigi Gubitosi, è venuta meno quando è arrivato il Conte Mascetti. Da quel momento in poi è cambiato tutto».
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