Legittima difesa, l'errore nel testo della legge: "ovvero", perché è tutto da rifare
Il testo sulla legittima difesa approvato giovedì alla Camera è una mezza porcheria: sono tutti concordi. Anche chi lo ha approvato, come il Pd. Non solo i termini in cui viene ampliato il diritto all'autodifesa sono pressoché incomprensibili (lo dimostra che chi è stato condannato, oggi, verrebbe condannato lo stesso), i problemi riguardano anche la sintassi del testo, come è scritto.
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Già, perché c'è un macroscopico errore dovuto alla congiunzione "ovvero", in un passaggio usata per tre volte. Il punto è che "ovvero", in termini giuridici, ha un solo significato: quello disgiuntivo, che separa parole e concetti alternativi tra loro. Dunque, ecco la frase incriminata: "...la reazione ad un'aggressione commessa in tempo di notte ovvero la reazione a seguito dell'introduzione nei luoghi con violenza alle persone o alle cose ovvero con minaccia o con inganno". Leggendo quest'ultima frase, e tenendo in considerazione il significato giuridico di "ovvero", si capisce in modo piuttosto semplice come la frase, semplicemente, non significhi nulla.
Non a caso, come detto, contro il testo non insorgono soltanto Lega Nord e Forza Italia: anche Matto Renzi ha espresso i suoi dubbi, nella sua rubrica "domande e risposte" con gli iscritti Pd, in cui scrive a un lettore: "Caro Alessandro, capisco la tua considerazione. Da parte mia inviterò i senatori a valutare di correggere la legge nella parte in cui risulta meno chiara e logica, visto che io per primo - leggendo il testo - ho avuto e ho molti dubbi". A quelle di Renzi, si aggiungono le parole di Pietro Grasso, ancor più nette: "Diciamo meno male che c'è il Senato, se dobbiamo intervenire su questo tema. Staremo a vedere le proposte di ulteriori modifiche".
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