Serie A, la Juventus vince il sesto scudetto consecutivo: la festa allo Stadium
di Francesco Perugini
È servita una settimana in più, tanto per far credere a qualcuno che la Juve fosse rimasta senza benzina. Ed è servito pure l'aperitivo della Coppa Italia, giusto per ricordare perché la Signora domina in Italia da sei anni. Contro il Crotone (un tondo 3-0), nello scenario più giusto - quello dell'invito Juventus Stadium - i bianconeri hanno conquistato il sesto scudetto consecutivo, un traguardo mai raggiunto da nessuno in oltre un secolo di storia. E tanto basterebbe per fermarsi a celebrare un gruppo che, nonostante trofei in bacheca e anni sulle spalle, non ha concesso nulla agli avversari. Avrebbero potuto accontentarsi i bianconeri in questa stagione, lasciando il passo ad altri, ma non l'hanno fatto. Sarebbe stato lecito per i senatori concentrarsi solo sull'ossessione Champions, eppure una scelta del genere non fa parte della mentalità di questo gruppo.
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Lo stesso gruppo che aveva gestito la transizione post-Conte per conquistare il quarto titolo in fila. Proprio quello che poi aveva rimontato con un inizio di stagione irreale per strappare quasi a morsi il quinto sigillo appena un anno fa. Infine, il medesimo nucleo eroico che senza perdere la propria identità - e l'intensità che lo rende la migliore difesa d'Italia e anche d'Europa - ha saputo dire addii pesanti (Pogba dopo Pirlo e Vidal), mentre assorbiva gli ex odiati rivali (Pjanic e Higuain) e trasmetteva loro la mentalità vincente per raggiungere nuovi livelli di competitività.
Per raggiungere il massimo del loro potenziale, tutti questi campioni hanno dovuto accettare il metodo Allegri e affidarsi completamente al loro condottiero, a lungo malvisto da una parte dei tifosi nonostante i risultati. Max ha tenuto fuori spesso Dybala, ha litigato con Bonucci, ha chiesto a Mandzukic di fare l'ala, ha imposto a Higuain di giocare per la squadra. E ancora ha cambiato assetto una, due, tre volte, riuscendo allo stesso tempo a mantenere altissima l'attenzione di chi non ha visto il campo con continuità. E ha avuto ragione alla fine.
Il sesto scudetto, dunque, è soprattutto quello di un grande allenatore che ha trovato la consacrazione tra i migliori tecnici su piazza. La squadra di Allegri forse non segnerà una cesura nella storia del calcio come il Milan di Sacchi o il Barcellona di Guardiola, ma è abbastanza matura per battere il tabù Champions che così spesso ha maledetto la Signora. Non c'è tempo, insomma, per festeggiare e la società lo ha voluto rimarcare cancellando le celebrazioni. L'Italia è (ancora) bianconera, il prossimo passo è l'Europa.
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