LINEA DURA G7 a Taormina, l'intesa: "Diritto a chiudere le frontiere", sugli immigrati vince la linea Trump
Dal G7 di Taormina il verdetto è unanime: Donald Trump detta le regole anche all'Europa. Nella bozza del vertice che ha visto riuniti in Sicilia i leader dei 7 paesi più importanti dell'Occidente spiccano l'accordo di massima su lotta al terrorismo (con solidarietà scontata all'Inghilterra dopo la strage Isis di Manchester), impegno comune (ma non meglio precisato) su Siria, Libia e Corea, tutela di profughi e migranti ma diritto sovrano per ogni Stato di chiudere i confini. E nessuna intesa sul clima, perché gli Usa continuano a dire no. Insomma, quella della Casa Bianca è la linea-guida.
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"L'atmosfera molto diretta e sincera" che si registra tra i leader al G7 "si traduce nei punti di convergenza sulle maggiori questioni di oggi: la crisi in Siria, Libia e Corea", ha spiegato il premier italiano Paolo Gentiloni al termine della sessione di lavoro. "Innanzitutto un messaggio politico. Solidarietà ed unità dei maggiori paesi del mondo libero contro il terrorismo in risposta all'attacco ignobile che a Manchester è stato sferrato contro innocenti". "Diversi punti di questa dichiarazione di Taormina" sul terrorismo "si riferiscono al rafforzamento della cooperazione delle sette grandi economie del mondo occidentale, dalla collaborazione informativa all'impegno chiesto ai grandi internet service provider su quello che circola nella rete, e che spesso anticipa o amplifica atti di terrorismo". "C'è una questione che resta in sospeso - ha poi ammesso Gentiloni -, gli accordi di Parigi sul clima. È in corso una riflessione interna agli Stati Uniti sull'accordo di Parigi, di cui gli altri Paesi prendono atto".
Uno dei temi chiave del vertice era quello dell'emergenza immigrazione. "Nel rispetto dei diritti umani di tutti i migranti e profughi - si legge nella bozza - riaffermiamo il diritto dovranno degli Stati di controllare le proprie frontiere e fissare chiari limiti ai livelli di immigrazione, come elementi chiave per la sicurezza nazionale e il benessere economico". Un linguaggio che sembra riflettere le posizioni più dure sui migranti portare avanti da Trump, che ha avviato la costruzione di una barriera con il Messico, e dalla premier britannica Theresa May. Nel testo i Sette sottolineano "la necessità di aiutare i profughi il più vicino possibile ai loro Paesi, in modo da consentirgli di tornare" in patria, e di "avviare partnership con i Paesi per creare le condizioni all'interno dei loro confini per risolvere le cause delle migrazioni". I Sette affermano che i Paesi dovrebbero garantire "migrazioni sicure, ordinate e legali"; proteggere "i migranti e i profughi più vulnerabili come le donne a rischio, gli adolescenti, i bambini e i minori non accompagnati", applicando al tempo stesso i controlli alle frontiere e gli schemi per i rimpatri. Si tratta, viene osservato, di "strumenti essenziali per ridurre le migrazioni irregolari, combattere i traffici, i lavori forzati, le moderne schiavitù, il crimine organizzato, il terrorismo e i commerci illeciti". In questo modo, viene sottolineato, "Riusciremo a salvaguardare gli aspetti positivi delle migrazioni riconoscendo al tempo stesso il diritto dei Paesi ospitanti di stabilire politiche nel proprio interesse nazionale".
La bozza è stata immediatamente denunciata come un passo indietro dalle Ong. "Se questo testo miope e regressivo sarà confermato", ha avvertito Friederike Roder di One, "il G7 potrebbe perdere credibilità come leader globale. La mancanza di visione di un leader non deve ridurre la capacità degli altri di affrontare le proprie responsabilità verso il mondo".
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