La verità dell'astronauta: "Ecco come andare su Marte per non estinguerci"
"Solo così il genere umano sopravviverà all'estinzione". A 87 anni Buzz Aldrin ne ha viste e vissute abbastanza per concedersi il lusso di pensare al futuro che lui non vivrà. Il mitico astronauta americano è stato il secondo uomo a mettere piede sulla Luna. Era il 21 luglio 1969 e pochi secondi prima di lui a entrare nella storia è stato il collega Neil Armstrong: "Era un uomo straordinario - ricorda ora Aldrin al Corriere della Sera -. Sapeva quanto lo stimavo. Ma forse avremmo potuto fare le cose in maniera leggermente diversa. Se fossi stato io il primo a scendere, la mia vita sarebbe stata completamente diversa".
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L'emozione per quel momento resta ("Il momento più emozionante è stato l'allunaggio, avevamo accettato i rischi. Il nostro obiettivo valeva più delle nostre vite") ma Aldrin guarda avanti. "Lavoro per rendere una missione su Marte possibile.
Grazie ai miei studi e alla mia carriera di astronauta penso di essere in grado di potere dare una mano. Spero ci arriveremo prima del 2040". Il piano è già stilato fin quasi nei dettagli: "Marte andrebbe occupato con missioni continue. Dovremmo andare e restare, non solo lasciare impronte e bandiere. L'America deve guidare una coalizione di nazioni. In 8 anni potremmo tornare sulla Luna per assemblare gli habitat e i lander riutilizzabili e da lì andare su Marte". "Servono - prosegue - voli commerciali tra la Terra e la Luna e un propulsore che sia efficiente ed economico, non il nostro vecchio Saturn". L'unico modo possibile è attrarre i capitali privati: "Il governo Usa dovrebbe lasciare che le aziende aerospaziali private competano tra loro e poi scegliere il propulsore migliore. È evidente, non è una cosa facile. Ma o esploriamo o ci estinguiamo".
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