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domenica 30 aprile 2017

"Ora il controllo totale del Pd" Renzi, che cifra deve ottenere Toh, chi rischia la poltrona

Primarie Pd, Renzi punta al controllo totale del Pd: obiettivo 58%



C'è un numero più di tutti che tra le fila dei renziani è diventato il vero obiettivo da raggiungere con il voto do oggi per le primarie del Partito democratico. Che la vittoria sia in tasca è ormai un dato certo, le truppe dell'ex segretario sono in quantità e peso fin troppo imponenti perché crollino davanti alle miccette di Michele Emiliano e Andrea Orlando. Vincere però non potrà bastare per Matteo Renzi, intenzionato a raggiungere almeno il 58% per chiudere in un solo colpo due partite rimaste aperte da quando ha dovuto mollare la segreteria del partito.

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L'obiettivo di Renzi è ottenere il controllo totale del Pd, come riporta anche il Giornale, raggiungendo una maggioranza imponente nell'Assemblea nazionale del partito. In questo modo non solo supererebbe agevolmente l'ostacolo dei due principali oppositori, gli avversari alle primarie. La fase due del piano renziano prevede anche la rottamazione degli alleati di comodo che oggi stanno sostenendo la sua candidatura.

L'indipendenza assoluta dei voti renziani per governare il Pd permetterebbe al nuovo-vecchio segretario di fare a meno della corrente di area Dem guidata da Dario Franceschini, oltre che di Sinistra è cambiamento che fa riferimento a Maurizio Martina, candidato con lui in ticket, per quanto se ne siano accorti in pochi.

Il vero scontro in realtà è proprio con Franceschini, uno che finora ha tenuto toni più bassi degli altri nei confronti del segretario uscente, rinviando la resa dei conti al fase post-primarie. Raggiunto il piano "controllo totale" del Pd, il dialogo tra le due parti potrà facilmente scadere in scontro, soprattutto sulla data delle prossime elezioni. Renzi avrebe tutte le intenzioni di anticipare le Politiche il prima possibile, anche a novembre se fosse necessario. Franceschi e i suoi frenano, forte dell'asse solido con il premier Gentiloni e facendo leva sui richiami del presidente Sergio Mattarella perché si riformi prima la legge elettorale.

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