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sabato 1 aprile 2017

Dalla cella, l'ultimo gesto estremo Dramma Bossetti: "Ora, per Yara..."

L'ultimo gesto: una lettera ai giudici. "In nome di Yara, non insabbiate le prove"



Non insabbiate prove tangibili sotto gli occhi di tutti, concedete la visione dei reperti in possesso delle autorità, fate effettuare una superperizia", "fatelo per Yara". Massimo Bossetti, come rivela Quarto Grado su Rete 4, ha scritto una lettera dal carcere in cui si appella ai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Brescia che lo processeranno il 30 giugno. In studio l'avvocato Claudio Salvagni, difensore con Paolo Camporini, del muratore di Mapello condannato all'ergastolo per la morte di Yara Gambirasio ha letto il suo messaggio: "Possiate una volta per tutte far luce, chiarezza, trasparenza su tutto. In me c'è tanta sofferenza, la sofferenza pura di chi si interroga e non trova risposte se non altro dolore".

La superperizia - E ancora: "Vi chiedo di non accecarvi occultando e insabbiando evidenze, prove tangibili sotto gli occhi del mondo intero. Se veramente come me avete sete di verità e giustizia, allora dimostratemelo", "concedetemi la visione di tutti i reperti in possesso delle autorità competenti che ancora oggi alla mia difesa non è mai stata consentita la possibilità di visionare e garantitemi col massimo vostro rispetto di poter effettuare una superperizia affidandola ad analisti che non siano né dell'accusa né della difesa, ma imparziali, affinché si possa fugare ogni ombra di dubbio e garantirvi la certezza nella mia innocenza ed estraneità ai fatti".

L'"angelo" - Poi nomina esplicitamente la vittima: "La società ha sete di verità se non volete farlo per me facciamolo tutti per Yara, la povera Yara, l'angelo di tutti noi che malvagiamente, sadicamente, è stata strappata dalla sua innocente quotidianità privandola di tutto quello che lei amava e a distanza di anni, lunghi anni ancora oggi lassù aspetta il suo dovuto riposo in pace". "Spero e mi auguro che la verità, qualunque sia, possa trionfare senza la minima ombra di dubbio. Lo si deve a Yara e anche a tutti noi, che abbiamo trepidato per la sua sorte".

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