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martedì 18 aprile 2017

"Così ha taroccato il voto" Turchia, "golpe" di Erdogan: le prove che lo incastrano

Referendum Turchia, Osce: "Violati gli standard internazionali". Il caso delle schede senza timbro


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Durante la campagna per il voto in Turchia al referendum costituzionale si sono registrate "violazioni che contravvengono agli standard Osce, a quelli europei e agli obblighi internazionali sulla libertà e l’equità del voto". È quanto si legge nella nota diffusa dagli osservatori Osce dopo il voto di domenica in Turchia, il referendum vinto da Erdogan al quale, ora, vengono consegnati poteri molti più estesi. Un referendum vinto di un soffio e sul quale pendono pesantissimi sospetti di brogli.

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In particolare, rilevano gli osservatori dell’Osce, "l’intero quadro della campagna è stato restrittivo e la campagna stessa è stata squilibrata a causa del coinvolgimento attivo del presidente, dei principali esponenti nazionali di primo piano così come di funzionari locali a favore della campagna per il Sì". Per gli osservatori c’è stata un vero e proprio "ostruzionismo" nei confronti dei partiti e delle organizzazioni che sostenevano il No.

"La campagna per il No è stata offuscata dalla posizione di alti funzionari pubblici che hanno equiparato i sostenitori del No a fiancheggiatori del terrorismo - continua l’Osce -. In numerosi casi i sostenitori del No sono stati costretti a subire interventi di polizia e si sono verificati violenti, tafferugli durante i loro eventi". Per queste ragioni, aggiunge la nota degli osservatori Osce, "si sono verificate violazioni in contrasto con gli impegni Osce, con gli standard europei del Consiglio d’Europa e con gli altri obblighi internazionali in materia di libertà e di uguaglianza nella campagna elettorale".

Un altro punto contestatissimo e finito sotto accusa, quello delle schede prive di timbro ufficiale utilizzate, secondo l'opposizione, nel 37% dei seggi. Il capo della commissione elettorale turca ha ribadito invece che queste schede sono valide, e che già in passato erano state ammesse dal governo di Ankara. I sospetti di brogli, dunque, si fanno sempre più concreti.

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