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giovedì 30 marzo 2017

Rivolta anti-Islam alle porte d'Italia:  così l'Austria "vieta" burqa e Corano

Rivolta anti-islam alle porte dell'Italia L'Austria contro la minaccia islamista: vieta il burqa e la circolazione del Corano in pubblico


di Caterina Maniaci




A Vienna fanno sul serio. La coalizione arrivata al governo, che è riuscita a sconfiggere l'ultradestra, deve però mantenere quel che ha promesso: una stretta sull' immigrazione e una stretta anche sulle eventuali "derive" fondamentaliste che possono attecchire nel Paese. Ecco allora che il governo austriaco si avvia a vietare il velo integrale nei luoghi pubblici. Il provvedimento fa parte di un pacchetto, già presentato, di emendamenti alla legge sull' immigrazione che è stato approvato dal Consiglio dei ministri. Oltre al bando del burqa e di ogni altro velo che copra il volto delle donne, il pacchetto comprende anche il divieto per i gruppi salafiti di distribuire in pubblico copie del Corano, come deterrente alla diffusione di ideologie estremiste. Inoltre i richiedenti asilo dovranno partecipare a corsi di tedesco e cultura austriaca, pena la riduzione dell'assistenza sociale. «Solo così queste persone potranno ottenere il rispetto della maggioranza della popolazione», ha voluto sottolineare il ministro degli Esteri e dell' Integrazione, Sebastian Kurz.
Messaggio chiaro. Oltre al burqa, dunque, finiscono nel mirino i distributori in pubblico del Corano con propositi di evidente propaganda islamica radicale. Il problema è concreto e non è circoscritto solo all' Austria. Solo per ricordare, nel novembre scorso il ministro dell' Interno tedesco, Thomas de Maiziere, ha confermato il bando dell' associazione salafita "La Vera Religione". In una conferenza stampa sulla mega operazione di polizia ha dichiarato che l'organizzazione ha reclutato circa 140 giovani jihadisti andati a combattere in Siria e Iraq. Il bando di novembre è stata «la seconda grande interdizione» di questo tipo dal 2001 ed è stato «un segnale» agli ambienti islamici radicali, ha voluto sottolineare de Maiziere. Infatti, con la copertura di una «innocua distribuzione di traduzioni del Corano» in campagne denominate "Leggi" e condotte in zone pedonali, «vengono diffuse ideologie contrarie alla Costituzione e i giovani vengono radicalizzati con teorie complottiste», aveva spiegato allora il ministro, aggiungendo che «finora, dopo aver partecipato ad azioni di "Leggi", circa 140 giovani sono andati in Siria e Iraq per unirsi ai combattimenti di gruppi terroristi».

Il divieto di questa associazione non è stata la prima di iniziative di questo genere, ma è stata comunque la più grande procedura di divieto del ministero federale dell' Interno, ha spiegato lo stesso de Maiziere e l'intento era quello di lanciare «un chiaro messaggio» agli «ambienti islamici»: «Procediamo in maniera decisa ed estesa contro tutti gli sforzi diretti contro la nostra libertà e i nostri valori», aveva infatti avvertito il ministro.

L'iniziativa di Vienna, quindi, si inserisce in un quadro comune nordeuropeo, ma al tempo stesso appare come un «rafforzamento» del messaggio non solo ad alcuni ambienti islamici. Inviato proprio a Bruxelles. Così come lo è l'annuncio, proprio all' indomani dei festeggiamenti a Roma per i Trattati dell' Unione, di voler chiedere una deroga dal piano europeo sui ricollocamenti di migranti.

Ancora la questione immigrati, dunque, in primo piano, una questione più che sensibile. E come da programma la risposta da Bruxelles non si è fatta attendere. «L'Austria deve rispettare gli impegni, nessun Paese si può ritirare in modo unilatelare da una decisione che è vincolante, può scegliere di agire al di fuori della legge, cosa che troveremmo deplorevole, ma sarebbe un comportamento che non resterebbe senza conseguenze», ha dichiarato la portavoce della Commissione europea, Natascha Bertaud.

Ma da Vienna si insiste sul punto. «Crediamo che un' eccezione sia necessaria per l'Austria, per aver già adempiuto al suo dovere. Ne discuteremo con la Commissione europea» e «invieremo al più presto una lettera, poi inizieremo le discussioni», ha rilanciato il cancelliere austriaco, Christian Kern, facendo riferimento al fatto che Vienna vuole questa deroga dal piano europeo sul ricollocamento proprio perché ritiene di aver già fatto la sua parte. Meno di 14.500 richiedenti asilo sono stati ricollocati dalla Grecia e dall' Italia, Paesi europei sul podio, per così dire, visto che qui arriva la maggior parte dei migranti dal Medioriente e dall' Africa, secondo il piano biennale che prevede il ricollocamento di 160mila rifugiati entro settembre di quest' anno. L'Austria ha accolto circa 90mila richiedenti asilo nel 2015, pari a più dell' 1 per cento della sua popolazione.

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