"Lo Stato non c'è, voglio un'arma". Lo sfogo del giudice terrorizzato
di Alessandro Gonzato
Che in Italia la questione della legittima difesa sia molto sentita non è una novità. Ma non avevamo mai sentito un magistrato affermare pubblicamente - e con una simile veemenza - di volersi armare per difendersi dai delinquenti, «perché lo Stato ha perso completamente il controllo del territorio». Il giudice Angelo Mascolo, componente dell'ufficio dei gip del tribunale di Treviso, ha inviato una lettera ad alcuni quotidiani veneti per denunciare il clima di insicurezza che ci attanaglia.
Ha preso spunto da un episodio capitatogli qualche sera fa quando, sorpassata un'auto, il conducente (che viaggiava con un passeggero) ha cominciato a inseguirlo a colpi di abbaglianti. Il giudice, qualche minuto dopo, ha incrociato una pattuglia dei carabinieri, ha segnalato gli inseguitori che, fermati, si sono giustificati dicendo che volevano solo esprimere le proprie rimostranze sul modo di guidare del magistrato. Il quale nella lettera si chiede: «Se fossi stato armato, come è mio diritto e come sarò d'ora in poi, cosa sarebbe successo se, senza l'intervento dei carabinieri, le due facce proibite a bordo della Bmw mi avessero fermato e aggredito, come chiaramente volevano fare? Se avessi sparato», continua Mascolo, «avrei subito l'iradiddio dei processi - eccesso di difesa, la vita umana è sacra e via discorrendo - da parte di miei colleghi che giudicano a freddo e difficilmente, ed è qui il grave errore, tenendo conto dei gravissimi stress di certi momenti». Il magistrato si è poi soffermato sulle conseguenze economiche di una sua eventuale reazione: «Sarei andato incontro quantomeno alla rovina per le spese dell' avvocato».
In Italia, secondo il giudice del tribunale di Treviso, «scorrazzano a qualunque latitudine delinquenti di tutti i colori, nonostante gli sforzi eroici di poliziotti anziani, mal pagati e meno ancora motivati dallo scarso rigore della magistratura». Mascolo prosegue puntando il dito contro «le leggi» che spesso tutelano i criminali «e che talvolta ti fanno pensare: ma cosa lavoro a fare? Il lavoro di un giudice penale oggi è paragonabile a quello del soldato al quale, per tenerlo calmo, fanno scavare un buco per poi riempirlo».
Va detto che Mascolo non è nuovo a uscite di un certo tipo. Lo scorso luglio, dopo aver scarcerato un imprenditore e due finanzieri accusati di corruzione, in un'intervista aveva derubricato a «regalino» due orologi consegnati a chi doveva effettuare l'ispezione. «Non ho visto nessun elemento da cui si desuma la corruzione» aveva detto, motivando la sua decisione. «Può essere benissimo che questo qui, grato del fatto che non ci sono stati problemi, abbia fatto un regalo di sua volontà. Sono cose che sfuggono alla mente, ci sono reazioni psicologiche che non sono controllabili e che non sono comprensibili».
Ma torniamo alla lettera del giudice e alle reazioni che ha suscitato. «Sono contento che anche tra la magistratura comincino a sentirsi voci autonome» dice a Libero Matteo Salvini. «Per molti versi, in Italia, la magistratura è un problema. Io non ho il porto d' armi, però chi ce l'ha deve potersi difendere senza essere perseguitato. Se avessi detto io le stesse cose che ha detto il giudice sarei finito probabilmente sotto processo: sono contento che le abbia dette un magistrato e sarei felice di prendermi un caffè con lui».
Va però ricordato che poco più di un anno fa la Lega si era scagliata contro lo stesso giudice reo, secondo il Carroccio, di aver liberato tre immigrati presunti complici di un rapinatore. Questa volta no: il magistrato e i leghisti la pensano allo stesso modo. «Sono d' accordo col giudice Mascolo» afferma il governatore del Veneto Luca Zaia. «Aggiungo che è urgente rivedere e ampliare al massimo il concetto di legittima difesa. E i carabinieri, la polizia e la guardia di finanza devono poter scendere in strada con il codice penale, non con il libro del galateo».
Ha preso spunto da un episodio capitatogli qualche sera fa quando, sorpassata un'auto, il conducente (che viaggiava con un passeggero) ha cominciato a inseguirlo a colpi di abbaglianti. Il giudice, qualche minuto dopo, ha incrociato una pattuglia dei carabinieri, ha segnalato gli inseguitori che, fermati, si sono giustificati dicendo che volevano solo esprimere le proprie rimostranze sul modo di guidare del magistrato. Il quale nella lettera si chiede: «Se fossi stato armato, come è mio diritto e come sarò d'ora in poi, cosa sarebbe successo se, senza l'intervento dei carabinieri, le due facce proibite a bordo della Bmw mi avessero fermato e aggredito, come chiaramente volevano fare? Se avessi sparato», continua Mascolo, «avrei subito l'iradiddio dei processi - eccesso di difesa, la vita umana è sacra e via discorrendo - da parte di miei colleghi che giudicano a freddo e difficilmente, ed è qui il grave errore, tenendo conto dei gravissimi stress di certi momenti». Il magistrato si è poi soffermato sulle conseguenze economiche di una sua eventuale reazione: «Sarei andato incontro quantomeno alla rovina per le spese dell' avvocato».
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Va detto che Mascolo non è nuovo a uscite di un certo tipo. Lo scorso luglio, dopo aver scarcerato un imprenditore e due finanzieri accusati di corruzione, in un'intervista aveva derubricato a «regalino» due orologi consegnati a chi doveva effettuare l'ispezione. «Non ho visto nessun elemento da cui si desuma la corruzione» aveva detto, motivando la sua decisione. «Può essere benissimo che questo qui, grato del fatto che non ci sono stati problemi, abbia fatto un regalo di sua volontà. Sono cose che sfuggono alla mente, ci sono reazioni psicologiche che non sono controllabili e che non sono comprensibili».
Ma torniamo alla lettera del giudice e alle reazioni che ha suscitato. «Sono contento che anche tra la magistratura comincino a sentirsi voci autonome» dice a Libero Matteo Salvini. «Per molti versi, in Italia, la magistratura è un problema. Io non ho il porto d' armi, però chi ce l'ha deve potersi difendere senza essere perseguitato. Se avessi detto io le stesse cose che ha detto il giudice sarei finito probabilmente sotto processo: sono contento che le abbia dette un magistrato e sarei felice di prendermi un caffè con lui».
Va però ricordato che poco più di un anno fa la Lega si era scagliata contro lo stesso giudice reo, secondo il Carroccio, di aver liberato tre immigrati presunti complici di un rapinatore. Questa volta no: il magistrato e i leghisti la pensano allo stesso modo. «Sono d' accordo col giudice Mascolo» afferma il governatore del Veneto Luca Zaia. «Aggiungo che è urgente rivedere e ampliare al massimo il concetto di legittima difesa. E i carabinieri, la polizia e la guardia di finanza devono poter scendere in strada con il codice penale, non con il libro del galateo».
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