Gas nel Tirreno, i pericoli sismici che arrivano dal mare
Ci sarebbe un vulcano di fango dietro la violenta emissione di gas nello Scoglio d'Affrica delle Formiche di Montecristo nel Tirreno dello scorso 16 marzo. Il gas ha provocato l'innalzamento di una colonna d’acqua di alcuni metri e la Capitaneria di Porto di Portoferraio aveva vietato qualsiasi tipo di attività marittima in un raggio di 500 metri dal punto di interesse.
Intervenuto con una nota, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), non ha rivelato anomalie termiche specifiche, escludendo quindi la causa vulcanica. Le zone di Fiumicino, del Golfo di Napoli e delle Isole Eolie, sono particolarmente interessate da questi movimenti sotterranei, causati principalmente da grosse sacche di gas sparse nel sottosuolo marino. Le emissioni di anidride carbonica e di metano preoccupano gli abitanti delle località interessate, che in realtà sono abituati da anni a convivere con movimenti sottomarini particolari. Come riporta Il Corriere della Sera vi sono tre punti di particolare interesse. Per quanto riguarda il Golfo di Napoli, uno studio del 2016 ha individuato un rigonfiamento alto 15 metri su un’area di 25 chilometri quadrati tra 100 e 170 metri di profondità nel golfo di Napoli che emette gas, situato a 5 km dal porto di Napoli e a 2,5 km da Posillipo. A Fiumicino, invece, in un primo momento si era pensato a un’emissione proveniente da una sacca di biogas superficiale, ma i rilievi geochimici hanno invece accertato un’origine molto profonda dell’anidride carbonica.
Ciò che preoccupa di più, invece, è il Marsili, il vulcano sottomarino attivo più grande d’Europa: 70 chilometri di lunghezza e 30 di larghezza. Dal fondale del Tirreno Meridionale si alza per circa 3 mila metri e la vetta del suo cratere è a 450 metri dalla superficie del mare: una camera magmatica di 8 km², per un vulcano attivo che potrebbe anche dare vita ad alcuni tsunami.
Intervenuto con una nota, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), non ha rivelato anomalie termiche specifiche, escludendo quindi la causa vulcanica. Le zone di Fiumicino, del Golfo di Napoli e delle Isole Eolie, sono particolarmente interessate da questi movimenti sotterranei, causati principalmente da grosse sacche di gas sparse nel sottosuolo marino. Le emissioni di anidride carbonica e di metano preoccupano gli abitanti delle località interessate, che in realtà sono abituati da anni a convivere con movimenti sottomarini particolari. Come riporta Il Corriere della Sera vi sono tre punti di particolare interesse. Per quanto riguarda il Golfo di Napoli, uno studio del 2016 ha individuato un rigonfiamento alto 15 metri su un’area di 25 chilometri quadrati tra 100 e 170 metri di profondità nel golfo di Napoli che emette gas, situato a 5 km dal porto di Napoli e a 2,5 km da Posillipo. A Fiumicino, invece, in un primo momento si era pensato a un’emissione proveniente da una sacca di biogas superficiale, ma i rilievi geochimici hanno invece accertato un’origine molto profonda dell’anidride carbonica.
Ciò che preoccupa di più, invece, è il Marsili, il vulcano sottomarino attivo più grande d’Europa: 70 chilometri di lunghezza e 30 di larghezza. Dal fondale del Tirreno Meridionale si alza per circa 3 mila metri e la vetta del suo cratere è a 450 metri dalla superficie del mare: una camera magmatica di 8 km², per un vulcano attivo che potrebbe anche dare vita ad alcuni tsunami.
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