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domenica 26 marzo 2017

"L'Italiano si fa secco ma non muore" di Francesco Pellegrino

"L'Italiano si fa secco ma non muore" di Francesco Pellegrino



di Francesco Pellegrino


Dott. Francesco Pellegrino


"L’Italiano si fa secco ma non muore"
Ogni anno l’agenzia Bloomberg pubblica un indice della salute umana globale intersecando ed elaborando vari parametri sanitari e finanziari così da identificare l’Italia come il paese al mondo dove la prospettiva di vita è alla nascita per ogni neonato di un potenziale ottuagenariato.

Straordinario diremmo, anche se il dato viene letto con cruenza, poichè descrive l’Italia come un paese dove la crisi economica sta attanagliando la vita quotidiana con grande accanimento, dove la disoccupazione giovanile ha toccato livelli record e nonostante tutto l’Italia è il paese dove si vive di più.
Gli Indispensabili Mutti.

Scopri tutte le differenze. 


Le ragioni di tale successo le presuppongono Tom Kenyon, medico e CEO di Project Hope, che riporta all’elevata presenza di medici e di pressione sanitaria mediatica (fornisce l’esempio della serie "Un Medico in Famiglia" di lunga programmazione e di grande favore di pubblico) ed Adam Drewnowski, Direttore del Public Health Nutrition Center, che riporta alla dieta mediterranea consolidata negli usi degli Italiani, ovvero all’uso quotidiano di alimenti freschi quali frutta, verdura e carne, insomma l’ennesima rilettura di una dieta mediterranea interpretata da americani.

L’indice, piuttosto a nostro parere, interpreta correttamente una moltitudine di Big Data sociosanitari che premiano una Comunità che si giova di una eredità culturale millenaria del buon senso e del buon vivere.

 Infatti Il Bloomberg Global Health Index rendiconta la disponibilità di fonti di acqua potabili, il wellfare ed i parametri di salute di una società economicamente avanzata quali l’incidenza del rischio cardiovascolare riportabile a valori elevati di pressione arteriosa oppure di dismetabolismo lipidico (colesterolo).

Quindi se i parametri sociosanitari di una Comunità sociale avanzata quale quella italiana con disponibilità idrica, capillarità dell’offerta sanitaria (oggi avversata dalla centralizzazione dell’offerta sanitaria in presunti centri di eccellenza o merger mania), una costante e diffusa attenzione alla prevenzione primaria per i fattori di rischio cardiovascolare e soprattutto una tradizione gastronomica che affonda le sue radici nella dieta mediterranea, garantiscono una prospettiva di vita medio lunga, il podio ci deve far riflettere sui fattori e le scelte che hanno generato negli anni questo percorso di consolidamento.
Probabilmente il diritto costituzionale alla salute del cittadino italiano garantisce, ancora oggi, che le evidenze scientifiche si raffinano nella valutazione diagnostica e nell’offerta terapeutica, una prospettiva universale di Comunità, mettendo in crisi le ipotesi di svolta dal diritto sanitario universale nazionale al diritto elitario assicurativo.

La Storia sociale italiana, allo stesso tempo dimostra che la scelta pubblica della fornitura idrica, confermato nelle scelte referendarie, nonostante le continue criticità del sistema pubblico, riesce a garantire un obiettivo primario di salute e benessere vitale, fortemente dubitabile in una privatizzazione di congettura, squisitamente teorica, finanziaria.

Al contempo la formazione sanitaria italiana resta, indubbiamente, elemento fortemente sinergico per potenziare le scelte sociali storiche. Infatti istituti di formazione universitari hanno dalla loro fondazione ottemperato alla formazione eccellente di intere schiere di operatori che nei decenni hanno fatto crescere il sapere sanitario diffuso dell’utente, rendendo fattori di rischio cardio e cerebrovascolari confidenziali e di più facile interpretazione e controllo, quindi di minor incidenza di costo da esito per il sistema.
Ragione a parte è da dedicare ai fattori nutrizionali della dieta mediterranea. Sin dalla postulazione della stessa quale modello nutrizionale osservato negli anni cinquanta del XX° secolo in Italia dal fisiologo americano Ancel Keys, la dieta mediterranea è stata oggetto prioritario di osservazione dall’esterno, prioritariamente americano, mancando di quel vissuto ancestrale autoctono che nasconde nelle proprie pieghe di conoscenza ereditaria, segreti ancora in parte ignoti.

Basti pensare alla chimera del poter intervenire terapeuticamente sull’infiammazione dell’endotelio vasale con i suoi continui fallimenti terapeutici di antiaggareganti, ipocolesterolemizzanti e pseudo antinfiammatori endoteliali mentre da decenni il resveratrolo tutela con la sua semplicità e piacevolezza di ubicazione (il vino rosso) tale scopo salutistico per assunzione moderata e continuativa.

La saggezza della massaia italiana nella propria ignoranza genuina domina la prosopopea dei molteplici masterchef moderni per appropriatezza salutistica, giocandosela con vegani ricercati culturalmente.

La leadership dell’affermazione italiana al vertice della piramide della salute mondiale è sicuramente rappresentata dalla contemporanea prospettiva di vita con lo stato della salute mentale.
La fragilità umana che considero rappresentante delo stato della salute mentale ci vede come il belpaese, ovvero l’incidenza di fragilità è considerevole ma straordinariamente più vivibile in Italia che in ogni altro paese al mondo, grazie probabilmente all’eredità culturale del considerare ancora il cittadino quale parte integrante della Comunità e di considerarlo quale persona sofferente nella propria dignità umana.

Insomma le basi storiche di un buon vivere in salute ci sono, ora abbiamo l’obbligo di investire per rivoluzionare in meglio la salute dell’uomo in Italia e nel Mondo, perchè il destino dei vincenti è di migliorarsi sempre.
"Per aspera ad astra"

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