Bari, operatori call center pagati a ore produttive: "Ecco perché vi dobbiamo tenere al telefono"
I lavoratori dei call center non smettono mai di lottare per i propri diritti e per migliorare le proprie condizioni lavorative. A combattere insieme e per loro, ci sono i sindacalisti, che a volte riescono a ottenere qualche conquista: da febbraio, come riporta La Repubblica, il contratto collettivo nazionale ha imposto un pagamento di 6 euro e 51 centesimi lordi all’ora. Le aziende si sono subito messe all’opera per rimediare a questo aumento salariale.
La FlipCall di Bitritto, in provincia di Bari, appartenente ad una grande multinazionale, è una di quelle: ha deciso che il pagamento non sarà più a ore, ma a ore produttive. I minuti, quindi, vengono calcolati dai sistemi informatici e divisi in quattro stati: conversazione, composizione, compilazione moduli post chiamata e pausa (obbligatoria per legge). Se invece i silenzi sono troppi, lo stipendio viene decurtato; l’unica consolazione sono le premialità per i risultati raggiunti. Alcuni videoterminalisti spiegano la nuova situazione: "In buona sostanza prima guadagnavamo circa cinque euro all'ora, a prescindere da come erano impiegati i 60 minuti. Da febbraio, invece, dobbiamo garantire di parlare con i clienti almeno il 60-70 per cento dell'ora, altrimenti ci tolgono una parte dello stipendio. Ed è per questo che tanti colleghi cercano a ogni costo di rimanere al telefono con gli utenti, anche senza averne necessità".
I sindacalisti della Slc Cgil però non ci stanno: “È un meccanismo illegale” e il loro coordinatore, Rocco Rossini, racconta come le condizioni in altre aziende dell’Italia siano anche peggiori: “Qualcuno viene pagato in base ai secondi secchi di conversazione, controllati da un cronometro. Siamo allo sfruttamento selvaggio”.
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