Gli assegni per le famiglie povere vanno solo agli immigrati
di Andrea E. Cappelli
A Milano nel 2015 gli assegni familiari Inps previsti come sussidio per chi ha tre figli minorenni sono stati assegnati per l’80% a degli stranieri. Ad annunciarlo è Alessandro Morelli, capogruppo leghista a Palazzo Marino, intervenuto durante il Consiglio comunale di lunedì scorso. Nel capoluogo lombardo, su un totale di 3.175 famiglie che due anni fa hanno staccato l’assegno da 1.800 euro circa, gli italiani sono circa 700; se a questo si sommano l’assegnazione di case popolari, assegni familiari di altro tipo, contributi allo studio e alla sanità, la questione si fa seria. «Stiamo parlando di un numero eclatante, che segna l’ennesimo campanello d’allarme di una situazione dalla quale è urgente uscire», dichiara Morelli, che prosegue: «Alla luce di questi dati possiamo capire come la frase “gli stranieri ci pagano le pensioni” sia una barzelletta».
Due le proposte dei leghisti sul tema: la prima prevede la creazione di un database - da parte del Comune - per capire quali prebende pubbliche siano assicurate ad ogni famiglia. Inoltre - considerato che il limite Isee per accedere all’assegno sopracitato è di 8.555 euro all’anno - il consigliere comunale del Carroccio presenterà una mozione per imporre al sindaco di intervenire sul governo e attuare le politiche necessarie per dare la priorità ai reali bisogni della città: «È evidente che a Milano è impossibile vivere mantenendo tre figli con una cifra così bassa, chiederemo che ci siano verifiche a campione su chi richiede di accedere a questi assegni. Chi ne ha realmente diritto potrà continuare a proporre le richieste, per gli altri ci dovranno essere punizioni gravi perché distolgono ingenti quantità di risorse a chi rispetta le regole».
Sulla questione interviene anche l’assessore del Municipio 9 Pellegrini (Ln): «Credo sia ora di cambiare rotta anche nei Municipi, preoccupandoci delle povertà autoctone e pensando a provvedimenti che non estromettano le famiglie italiane in stato di disagio». La questione fa il paio con la volontà dei leghisti in Regione di abolire il «fattore famiglia». Per il 31 gennaio è prevista la discussione in consiglio del ddl proposto dai consiglieri di “Lombardia popolare” che punta a istituire il «fattore famiglia lombardo» come criterio per l’accesso alle politiche regionali, basandosi sul numero dei figli e che integra l’Isee nazionale,impostato sul reddito. Un welfare basato sul numero dei figli rischia di «penalizzare i lombardi» rispetto agli extracomunitari quindi per il Carroccio si tratta di una «discriminazione al contrario». Interpellato sulla questione, l’assessore al Welfare Majorino afferma che «l’82% dei cittadini seguiti dai servizi sociali, secondo i nostri dati presentati in commissione, è composto da italiani. La polemica nei nostri confronti è quindi ridicola. Su INPS è ovvio che le politiche sulle famiglie numerose oggi premiano le famiglie straniere. Questo è un fatto che non riguarda il Comune, ma è inevitabile se ci si ancora al numero dei figli».
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