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lunedì 26 dicembre 2016

Questo ragazzo salverà Stasi? Quei cinque dettagli clamorosi

Delitto di Garlasco, i cinque elementi sul nuovo indagato Andrea Sempio


di Alessandro Dell'Orto 
e Cristiana Lodi



Andrea Sempio ha 28 anni, la barba incolta, il sorriso solare, un carattere introverso e gli occhi di tutti puntati addosso - curiosità, sospetti, comprensione - perché è entrato prepotentemente in uno dei casi di cronaca nera più complessi e controversi degli ultimi anni: l'omicidio di Chiara Poggi, la ragazza uccisa in casa la mattina del 13 agosto 2007. È lui l'ultimo colpo di scena di un giallo che secondo la giustizia avrebbe trovato un colpevole (l'ex fidanzato Alberto Stasi, in carcere a Bollate dopo la condanna a 16 anni), ma secondo i più ha ancora molto da raccontare.

Andrea Sempio è il nuovo indagato nell'ambito dell' inchiesta bis aperta a Pavia dopo l'esposto presentato dai legali di Alberto Stasi.

Un atto dovuto, questo, che per ora non significa nulla e che non deve far pensare a un nuovo colpevole, ma che però riapre un un questione che sembrava ormai chiusa. Ma come si è arrivati ad Andrea? Perché proprio lui? Sempio - che ha da poco fatto uno stage di due mesi in una società di comunicazione di Garlasco e ha avuto esperienze come insegnante di sostegno e a "Tre Italia" - era un amico di Marco, il fratello di Chiara, abitava proprio vicino a loro e frequentava la villetta di via Pascoli 8, muovendosi in bicicletta: secondo una perizia di parte alcune tracce del suo Dna sarebbero state trovate trovate sotto le unghie della ragazza uccisa.

L'ALIBI E IL PIGIAMA Ecco perché, al termine dell'indagine difensiva dei legali dello studio Giarda (che assistono la famiglia Stasi) insieme a una società di investigazioni, la Procura di Pavia ha aperto una seconda inchiesta accogliendo l'esposto della mamma di Alberto, Elisabetta Ligabò, e iscrivendo nel registro degli indagati proprio Andrea, che all'epoca dei fatti era da poco maggiorenne.

Nel corso degli anni Sempio era già stato interrogato due volte dai carabinieri, una pochi giorni dopo il delitto e l'altra l'anno successivo. Da chiarire, secondo l'indagine della difesa di Stasi, ci sarebbero però diversi elementi che all'epoca dei fatti vennero solo parzialmente vagliati dagli inquirenti. Uno di questi è l'alibi, che pur considerato solido presenterebbe alcune incongruenze: il ragazzo avrebbe mentito sui propri movimenti convinto di non venire smascherato, come peraltro inizialmente era avvenuto. Non solo. Sempre secondo la difesa Chiara avrebbe aperto al suo assassino in pigiama (venne uccisa vicino alle scale con un'arma rimasta misteriosa), segno che probabilmente era una persona conosciuta, e Andrea era di casa.

GLI ORARI E LA BICI Poi c'è la questione delle scarpe: il ragazzo avrebbe un numero di piede molto simile (tra il 42 e il 42,5) a quello dell'impronta (ritenuta poi dai giudici quella di Alberto Stati) rinvenuta in casa Poggi e ritenuta appartenente all'assassino di Chiara. Infine la bicicletta.

Andrea Sempio era solito girare in bicicletta e proprio la mattina dell'omicidio due testimoni affermarono di aver visto una bici (da donna) appoggiata sul muro di cinta della villetta di Chiara, proprio nel lasso di tempo ritenuto poi quello in cui la ragazza veniva uccisa. Cioè nel periodo compreso tra le 9.23 e le 10.20, orario in cui Stasi (fu lui poi a scoprire il cadavere della fidanzata e a chiamare i soccorsi) era a casa sua, intento a scrivere la propria tesi di laurea al computer.

Ora la Procura Generale di Milano ha trasmesso le carte alla Corte d' Appello di Brescia che aspetterà gli esiti dell'inchiesta di Pavia e poi, sulla base di questi, deciderà se sospendere l'esecuzione della pena inflitta a Stasi (in cella dal 12 dicembre del 2015: la Cassazione ha confermato la condanna dopo una vicenda processuale durata 14 anni e nel corso della quale era stato assolto anche due volte) e rifare il processo oppure rigettare la richiesta di celebrare un nuovo giudizio.

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