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mercoledì 14 dicembre 2016

Per la Raggi è finita, Grillo la ribalta Quando e in che modo se ne libera

Per Raggi è finita, Grillo pronto a ribaltarla: come e quando se ne libera


di Brunella Bolloli



Dimissioni a notte fonda, tra le lacrime, per l'assessore all'Ambiente del Comune di Roma Paola Muraro, indagata per reati ambientali: è stata la donna più attaccata della giunta, il bersaglio preferito delle opposizioni, anche se Virginia Raggi la considerava intoccabile. Fino a ieri quando, fiutata la tempesta mediatica che si sarebbe abbattuta sul Campidoglio e l'ira funesta del leader M5S Beppe Grillo (che oggi piomba a Roma per serrare i ranghi), la sindaca ha accettato le dimissioni della sua tecnica dei rifiuti e si è assunta le deleghe. Non ha revocato l'incarico, sia chiaro.

E il Pd è insorto. Sarà un interim breve, tuttavia, perché il Comune non può permettersi altri passi falsi e perché l'ambiente è sempre stato uno dei cavalli di battaglia dei Cinquestelle. Raggi, inoltre, ha già perso abbastanza pezzi da quando si è insediata sette mesi fa. Ora è in bilico pure il Dg di Ama, Stefano Bina, e metà Movimento ce l'ha con lei: «Ora sono cavoli suoi», dicono a microfoni spenti.

Nessuno, a parte Virginia, chiederà alla Muraro di ripensarci. In fin dei conti è stata la fine di un'agonia. Da quando è diventata assessore, più che affrontare il tema della pulizia di Roma è stato un fiorire di polemiche, compreso il frigogate e cioè il pasticcio dei rifiuti ingombranti, per non parlare del milione di euro incassato per le sue consulenze in Ama, che secondo i pm erano veri incarichi dirigenziali. Sotto accusa anche le telefonate con Salvatore Buzzi.

L'avviso di garanzia, spiegano i legali, è stato notificato all'assessora il 7 dicembre, il 21 sarà interrogata. Ci sono cinque capi d'imputazione nell'atto firmato dai pm Michele Prestipino, Paolo Ielo e Alberto Galanti e fanno tutti riferimento al periodo in cui Muraro era consulente. S'ipotizza una violazione dell'articolo 256 comma 4 della legge 2006 sui reati ambientali in concorso con altri quattro responsabili di singoli apparati degli impianti Tmb di Rocca Cencia e di via Salaria. La «Muraro ha operato una gestione dei rifiuti in violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni riguardanti la gestione degli impianti stessi per quanto riguarda le percentuali di trasformazione in Cdr, fos e scarti di lavorazione».

I dati, per l'accusa, rivelano troppe discrasie. Non solo. All'ex assessora viene contestata una «gestione non autorizzata di rifiuti speciali» e operazioni di smaltimento, recupero e termovalorizzazione non autorizzati. E se per l'accusa di abuso d'ufficio si va verso l'archiviazione, con le altre violazioni la sua posizione si è aggravata. «Sono estranea ai fatti», si difende lei. Ma il vertice M5S l'ha già scaricata.

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