"Così hanno provato a rovinarmi". Nicola Porro fa i nomi
Sette anni fa Nicola Porro, vicedirettore del Giornale, finì nei guai per una telefonata a Rinaldo Arpisella, portavoce dell'allora presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, in cui, scherzando palesemente, diceva che l'indomani avrebbero pubblicato un "super pezzo giudiziario sugli affaire della family Marcegaglia" e che "i segugi" del Giornale erano stati spostati "da Montecarlo" (dove il direttore del Tempo Gian Marco Chiocci, allora inviato del Giornale stava indagando sulla casa del cognato di Gianfranco Fini) "a Mantova", sede della società dei Marcegaglia. Ma ora è stato assolto.
I pm di Napoli Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli lo avevano accusato di violenza privata, di aver preparato un dossier per sputtanare la Marcegaglia. "Quando un pm chiede l'assoluzione e un giudice la concede, come in questo caso", dice Porro in una intervista al Tempo, "ci si sente straordinariamente sollevati. Felici. Si sono resi conto di quale fosse la realtà". Allora i giornali, racconta ancora, "mi spararono addosso con compiacimento e senza pietà". Massimo Teodori, ex Giornale passato a "quell'inutile quotidiano che si chiama Prima Comunicazione parlò di schizzi di merda". E poi Marco Travaglio, "secondo cui sguazzavo nella merda".
Ma è stata solo "una grande commedia degli equivoci". E ora resta il pentimento per quella telefonata: "Quante volte ho pensato sono veramente un cretino". Mentre la Marcegaglia rimane una "poverina che girava con l'aereo privato" e Woodcock un "magistrato favoloso".
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