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lunedì 29 agosto 2016

"Per carità non venire ad Amatrice" Così la sismologa ha salvato la figlia

"Per carità non venire ad Amatrice". Così la sismologa alla figlia



Avrebbe voluto raggiungere sua madre a Saletta, frazione di Amatrice, proprio la sera del 23 agosto, poche ore prima che il terremoto devastasse i comuni di quella zona. Valentina Gatti, studentessa di 27 anni, voleva raggiungere sua madre Tiziana Lo Presti, tecnica dipendente dell'ufficio sismico della Protezione civile che da qualche giorno era nel piccolo centro laziale per stare vicino a sua madre 91enne, ricoverata nell'ospedale del paese e sopravvissuta al sisma. A fermare però la ragazza sono state proprio le preghiere di sua madre, morta sotto le macerie del sisma: "Martedì in quel letto matrimoniale che è diventata la sua tomba dovevo esserci anch'io - ha detto la ragazza all'Ansa - Mia madre mi ha salvato la vita, martedì ha insistito come non mai perché rimanessi a Roma".

Non c'è spazio in questi casi per deliri da complottisti, quella di Tiziana può essere stata la semplice richiesta di una madre che voleva evitare un viaggio inutile a sua figlia. La ragazza studia musica e fa la cantante, sua madre non le aveva ancora detto nulla del recente ricovero della nonna, così Valentina le ha proposto di raggiungerla: "Lei stranamente ha insistito perché non andassi. Mi ha detto che dovevo studiare, che la mia auto era troppo malandata per fare tutti quei chilometri, di stare tranquilla. Domenica sarebbe tornata e insieme saremmo andate due giorni al mare. Sono state le ultime parole che mi ha detto al telefono". Valentina però sente in cuor suo che quella preghiera di non partire sia nata da una sorta di sesto senso materno: "Un presentimento? - si è chiesta la studentessa - Forse, non lo so. Sono cose inspiegabili. Lei che studiava i terremoti ne è rimasta vittima. Mia madre era stata un anno a L'Aquila dopo il terremoto e tornava a Roma solo per i fine settimana. Aveva aiutato i terremotati a recuperare i loro oggetti nelle case pericolanti e aveva lavorato nelle tendopoli. Mi diceva che era un'esperienza dura stare vicino a chi aveva perso tutto, ma era molto felice di poterli aiutare. Un'esperienza che le aveva fatto capire quanto era fortunata ad avere me. La chiamavano tutti 'Sorriso', perché era sempre allegra anche se la vita non era stata sempre generosa con lei". Qualche anno fa sua madre aveva fatto fare dei controlli sulla vecchia casa della nonna a Saletta: "le avevano detto che non era il massimo della sicurezza".

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