Profezia finale sul centrodestra: "Se fallisce lui, è tutto finito"
di Vittorio Feltri
Tutti, tranne i politici di professione, quelli che vivono in poltrona e campano di indennità, sanno che la politica ha scocciato gli italiani, tanto è vero che molti di loro pur di voltare pagina votano il Movimento 5 stelle. Non è un caso che a Torino e a Roma siano state portate in alto due signore pentastellate, la Appendino e la Raggi. Le quali se dovessero riuscire a fare meglio dei sindaci tradizionali che le hanno precedute avrebbero la possibilità di spopolare. Aspettiamo per giudicare i risultati della loro attività amministrativa. Rimane il fatto che il Pd e Forza Italia in questo momento sono in grande difficoltà. Negarlo sarebbe come ignorare la realtà.
Di Renzi non vogliamo parlare altrimenti ci accusano di essere renziani, quando invece siamo soltanto favorevoli alle riforme istituzionali benché non siano meravigliose. Diciamo che ci fanno meno schifo del nulla che finora è stato fatto per rinnovare la musica italiana, da decenni sempre la stessa, stonata rispetto alle esigenze di semplificazioni istituzionali dei cittadini. In questo momento il nostro interesse è per il centrodestra che si sta finalmente muovendo per uscire da uno stallo che dura dal 2010. Negli ultimi sei anni Berlusconi non ha fatto altro che procedere in retromarcia. Il suo gruppo si è sfasciato riducendosi ai minimi termini. Oggi viaggia intorno al 10 per cento, poco per tentare di ripigliarsi il potere. Se non che, recentemente, ad Arcore si è visto qualcosa di nuovo, abbiamo addirittura assistito a una specie di risveglio insperato. Silvio ha nominato proprio erede Parisi, un signore fino a poco tempo fa sconosciuto e poi balzato alla ribalta grazie alla battaglia per la conquista di Palazzo Marino a Milano. Parisi non è diventato sindaco per un soffio. Non importa. La sua performance ha comunque dimostrato che il centrodestra non è morto. Non appena il partito berlusconiano ha avuto un leader decente, quale appunto Parisi, ha dato segni di vitalità.
Significa che il fondatore del partito stesso ha finalmente capito che la soluzione del problema è nel manico e non nei manichini di cui egli si era circondato nella speranza fossero sufficienti per tenere testa a Renzi e a Grillo. Silvio, all' improvviso è sceso dal pero e anche dal melo e ha scelto quale timoniere Parisi, ossia l' uomo più dotato a sua disposizione. La qual cosa ha irritato la vecchia guardia, costituita da carampane e da vecchie cariatidi, ma ha restituito linfa a Forza Italia. Che, con la regia del quasi sindaco di Milano, risale la china e si ripropone quale pretendente al trono del governo.
Oddio, non ci facciamo molte illusioni, però non si sa mai. Soprattutto siamo convinti che il centrodestra sia all' ultima spiaggia: o c' è la fa Parisi a rilanciarsi o, nella mani degli attuali colonnelli sfiatati, fallirà miseramente. Auguriamo al temerario Stefano di mettere in riga la marmaglia che ha sotto di sé e lo incitiamo a darsi da fare con lo stesso spirito che gli ha consentito di spaventare Sala nei pressi della Madonnina. Gli italiani che detestano la sinistra politicamente corretta e idiota hanno bisogno di ritrovare una casa in cui rifugiarsi. Se non gliela offri tu, caro Parisi, rimarranno senza tetto. E chissà dove se ne andranno.
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