No al referendum, Renzi a casa. Lo scenario: due nomi per Palazzo Chigi
Una sola cosa, al momento, è certa sul referendum costituzionale di ottobre: comunque finirà, non torneremo a votare. Almeno non subito. Se vincerà il no, sussurrano in molti nei Palazzi romani, il presidente Mattarella troverà il modo di sostituire il (si presume) dimissionario Matteo Renzi e garantire una transizione a Palazzo Chigi. L'obiettivo è un ritornello che si ascolta dal 2013: le riforme. Nel caso specifico, occorrerà rivedere la legge elettorale e poi, finalmente, si tornerà al voto. Magari nel 2017 o forse nel 2018, a scadenza naturale di questa tribolatissima legislatura.
Il tecnico - Fuori Renzi, già, ma dentro chi? Il Giornale prova a fare due nomi. Uno è quello del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, candidatura giusta perché piace alla finanza e a Bruxelles e perché in qualche modo sarebbe anche un segno di continuità istituzionale. Padoan, suggeriscono, sarebbe un ottimo "scudo anti-spread" in quelli che si prevedono mesi caldissimi tra coda della Brexit e voti (euroscettici?) in Austria e Ungheria.
La carta Inps - Più politici (e per questo osteggiati) Carlo Calenda, neoministro allo Sviluppo economico, Dario Franceschini, Graziano Delrio e Andrea Orlando, moderati e democratici. Ma siccome Silvio Berlusconi ha già precisato che se cadrà Renzi "faremo un governo di larghe intese", il secondo candidato forte al ruolo di premier potrebbe essere il presidente Inps Tito Boeri., che tra l'altro piace più degli altri alla minoranza dem.
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