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mercoledì 15 giugno 2016

Sì alla Brexit? Un incubo per l'Italia "Le banche che rischiano il collasso"

Sì alla Brexit? Un incubo per l'Italia: "Le banche ora rischiano veramente il collasso, quali"



Mancano nove giorni al 23 giugno in cui il Regno Unito voterà sulla Brexit, l'uscita dall'Unione europea, e la tensione è già ai massimi livelli. Le drammatiche sedute in Borsa stanno lì a dimostrarlo. Drammatiche soprattutto nella nostra Piazza Affari, in grande affanno da inizio anno e ora in apnea con l'incombenza del voto. Per intendersi, nel 2016 ha lasciato per strada circa il 20% del suo valore, il doppio rispetto a Londra e Francoforte e molto di più rispetto al 13% di Madrid e, soprattutto all'8,8% di Londra. Un divario che si è ampliato nelle ultimissime giornate di contrattazioni: a pagar dazio il comparto bancario, con pesanti ribassi.

Le ragioni di quanto sta accadendo sono facili da comprendere, ed assai preoccupanti. A spiegarle, interpellato da Repubblica, ci pensa Carlo Gentini, ad di Nextam partner, società del risparmio gestito indipendente, il quale sottolinea: "Non c'è dubbio che proprio il peso preponderante delle banche sul nostro listino rende Piazza Affari più debole delle altre Borse. A questo bisogna aggiungere i prossimi appuntamenti elettorali, che potrebbero rilanciare l'instabilità politica. Il terzo elemento di difficoltà, per il nostro listino, è la forza dell'euro, che non aiuta le imprese che esportano".

Il cuore del problema, insomma, sono le banche, alle quali la vittoria del fronte Brexit potrebbe dare un colpo durissimo. Gregorio De Felice, capo economista del servizio studi di Intesa, spiega sempre a Repubblica: "In caso di Brexit tutto il comparto delle banche verrà colpito sotto un doppio profilo: ci sarà un effetto diretto, legato ai mercato finanziari, e uno indiretto, più legato ai timori di una minor crescita economica, che ha un impatto sui crediti in difficoltà". Insomma, da un punto di vista bancario, anche l'Italia teme la Brexit. E a temere più di tutti gli altri sono gli istituti alle prese con enormi problemi di liquidità: Banco Popolare e Veneto Banca in particolare. Fari puntati anche su Unicredit, alle prese con il difficile processo di selezione di un nuovo ad.

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