Renzi regala una speranza all'Italia: "Cosa dovete fare per mandarmi a casa"
"Andiamo a vedere da che parte sta il popolo su questa riforma, se i cittadini la pensano come coloro che urlano per il fallimento o per chi scommette sul futuro dell'Italia. Sono gli italiani il nostro punto di riferimento". Il premier Matteo Renzi lancia nuovamente la sfida all'opposizione, dentro e fuori il Parlamento, prendendo la parola al Senato prima del voto sulle riforme costituzionali. Il ddl Boschi è approvato a Palazzo Madama con 180 voti favorevoli, 112 contrari e un astenuto, e ora dovrà tornare alla Camera per il sigillo formale. Ma Renzi guarda già oltre e la promessa è sempre la stessa: "In caso di sconfitta al referendum trarremo le conseguenze". Vale a dire: lascerà la politica. Occasione più che ghiotta per chi (a destra e a sinistra) non lo vorrebbe più in campo.
"Non tocchiamo pesi e contrappesi" - "Questo è il giorno in cui nessuno credeva", esulta Renzi, decisamente agguerrito e non senza una vena polemica. "Noi non tocchiamo il sistema di pesi e contrappesi della Carta costituzionale - afferma il premier -. Questa riforma non incide sul ruolo della presidenza della Repubblica e degli organismi di contrappeso, questa riforma cerca di rendere meno ingessato il sistema parlamentare con delle procedure farraginose da cambiare". Da qui alla fine della legislatura, assicura, "sfrutteremo ogni minuto per fare il nostro meglio per tornare con l'Italia alla guida dell'Europa. Ci diranno che è impossibile ma noi andremo avanti". "I professionisti del fallimento ci dicono che tutto è impossibile, rifiutano lo stupore. Ma alla guida del Paese c'è una generazione che vuole cancellare la parola impossibile, noi accettiamo la sfida".
Grazie a Boschi e Napolitano - "Abbiamo restituito all'Italia il diritto al futuro", continua con enfasi il premier, secondo cui "oggi si chiude un percorso straordinario che ha segnato il cammino degli ultimi due anni che ha visto l'Italia fare cose che prima erano rimaste nella palude". Due i ringraziamenti particolari: "Al ministro Boschi per la sua straordinaria tenacia e determinazione" con cui si è impegnata "durante tutto questo lungo iter parlamentare" delle riforme costituzionali, e al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano: "Se non ci fosse stato il suo discorso nell'aprile del 2013 non ci sarebbe questa riforma e non sarebbe in piedi questa legislatura".
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