Ferrari, in Borsa entro la fine di ottobre: perché è un affare
di Sandro Iacometti
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Una holding olandese quotata a Wall Street. È questo il futuro del marchio italiano più famoso del mondo, che si appresta a sbarcare sul listino di New York tra una decina di giorni. Ieri Fca ha annunciato ufficialmente i dettagli tecnici per l' Offerta pubblica del Cavallino rampante. Ad andare in Borsa sarà la controllata New Business Netherlands NV, che prenderà il nome di Ferrari NV. Quest' ultima avrà il 100% della Ferrari Spa, attuale società italiana del gruppo. Fiat Chrysler, che ha in mano il 90% delle quote (il 10% è posseduto da Piero Ferrari) venderà 17,175 milioni di azioni ad un prezzo unitario compreso tra 48 e 52 dollari, l' offerta, destinata sia agli investitori istituzionali sia al retail, sarà completata da una greenshoe da 1,717 milioni di titoli. Il tutto fa circa il 10% del capitale. Il prezzo delle azioni, che saranno negoziate con la sigla simbolica RACE, è attualmente previsto tra i 48 e i 52 dollari. Se l' offerta dovesse fare il pieno l' incasso sarà tra i 906 e i 982 milioni di dollari (800-865 milioni di euro) che saranno tutti destinati a ridurre il forte indebitamento del gruppo.
Il prezzo massimo di vendita corrisponde ad una valorizzazione dell' azienda di circa 9 miliardi, leggermente inferiore ad alcune stime circolate negli scorsi mesi, ma comunque più vicina ai moltiplicatori del lusso (10-12 volte l' ebitda) che a quelli dell' automobile (4-5 volte). È proprio su questo accostamento del marchio Ferrari, oltre che sul numero di azioni offerte relativamente basso, che punta l' ad di Fca Sergio Marchionne per spingere il prezzo di vendita sulla parte alta della forchetta. Il road show negli Usa, partito ieri, farà tappa non a caso in tutti gli hotel più lussuosi degli States e di Londra prima di concludere il tour a Maranello.
Una volta completata la quotazione, che dovrebbe partire mercoledì 21, partirà una complessa operazione di riassetto societario, a colpi di scissioni e fusioni, dovuta sia a questioni di carattere fiscale sia alla necessità di Fiat Chrysler di separare nettamente l' azienda dal gruppo. Il capitale sarà inizialmente ripartito per l' 80% ad Fce, per il 10% a Piero Ferrari e per il restante 10% al mercato. Nei primi mesi del 2016 avverrà lo scorporo di Ferrari NV da Fca. L' 80% delle quote sarà infatti assegnato ai soci di Fiat Chrysler. L' azionariato finale vedrà Exor al 24% e Piero Ferrari al 10%. Il resto, 66%, sarà tutto destinato al mercato. Un flottante enorme, che consentirà comunque di mantenere saldo il controllo (poco meno del 50%) grazie alle leggi olandesi sui doppi diritti di voto. Solo al termine del rimpasto delle azioni, «eventualmente», come si legge nel prospetto, l' azienda potrebbe essere quotata anche a Piazza Affari. Alla guida del gruppo, che secondo le stime del management, chiuderà il terzo trimestre 2015 con ricavi consolidati netti tra 720 e 730 milioni di euro, Ebit tra 140 e 145 milioni, Ebitda tra 210 e 215 milioni, ci sarà sempre Marchionne, in qualità di presidente, e Amedeo Felisa come ad.
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