Renzi apre sulla riforma del Senato, Bersani esulta: "Così Verdini non serve"
"Così a vincere è il metodo Mattarella e Verdini non serve". L'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani esulta, all'indomani della decisione di Matteo Renzi di aprire alla minoranza dem in direzione sul tema della riforma elettorale. Il "lodo Tatarella", tecnicismo al limite della supercazzola, introdurrebbe la "designazione" (e non la elezione) dei futuri senatori, mossa giudicata da molti anti-renziani come una "apertura". "Se la proposta di Renzi è che il popolo sceglie i senatori e i consiglieri li ratificano, va bene", ribadisce Bersani intervistato da Repubblica.
"Renzi? Non vuole essere mio amico" - Lui lunedì alla direzione Pd non ha partecipato, preferendo restare a Modena per tra il lambrusco e i tortellini del Festival dell'Unità. Non mancano i commenti un po' velenosi sul premier, di cui non è mai riuscito a essere "amico fraterno". "Non so perché, forse lui non vuole. Io con tutti quelli che sono venuti dopo di me ho buoni rapporti. Il punto su cui forse non ci capiamo è che io non voglio nulla, se non il Pd come partito vero di centrosinistra. Se il Pd diventa il grande partito di centrosinistra che io sogno, allora poi mi riposo".
Nazareno al contrario - E qui torna in ballo lo spettro di Denis Verdini, l'uomo a cui Renzi potrebbe appoggiarsi in cerca di voti pesanti al Senato in caso di defezioni tra i senatori democratici. La "rinuncia" all'ex forzista creerebbe un corto circuito politico per certi versi ironico: Bersani e Silvio Berlusconi d'accordo almeno su una cosa, fare a meno di Verdini. Il "Patto del Nazareno" al contrario, contro chi quel patto l'ha creato e difeso a costo di rompere con il suo leader.
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