Cpl Concordia, parla l'ex consulente Francesco Simone: "Ho comprato vino e libri di D'Alema e la sua agenda si è subito liberata"
intervista a cura di Giacomo Amadori
Dopo trentanove lunghissimi giorni passati tra il carcere di Poggioreale e quello di Modena, Francesco Simone, ex consulente per le relazioni istituzionali della Cpl è tornato nella sua casa romana, dalla moglie e dalle due figlie piccole. Il gip di Modena, con parere favorevole della procura, lo ha liberato, sottoponendolo solo all’obbligo di dimora nella Capitale. «Anche per farmi riprendere il nuovo lavoro e accudire la prole» dice Simone a Libero. All’incontro è presente anche l’avvocato Michele Andreano, felice di aver riportato a casa il suo cliente: «Negli uffici giudiziari di Modena abbiamo trovato un’inaspettata attenzione agli atti, ma anche un rispetto per le regole e per i diritti sacrosanti della persona». Simone ci tiene a sottolineare l’umanità dei compagni di prigionia: «Purtroppo da quella cella buia non si vedeva il cielo e secondo me il cielo non si deve negare a nessuno, nemmeno ai peggiori criminali. Ora per fortuna sono tornato dalle mie bambine». Dietro alle sbarre ha riflettuto sui propri errori ed è arrivato alla conclusione che la principale fonte dei suoi guai siano state alcune «supercazzole» telefoniche e una certa «sboroneria» che potrebbe essere stata fraintesa dagli investigatori che lo intercettavano.
Però lei e la Cpl continuate a essere accusati di alcuni precisi reati.
«Per me quell’azienda resta un gioiello. Piuttosto bisognerebbe fare un ragionamento sull’evoluzione della cooperazione in Italia: siamo passati da una storia di assistenza, mutuo soccorso e solidarietà a un’attualità fatta di potentissime holding che utilizzano la legge sulla cooperazione per pagare meno tasse e avere dividendi defiscalizzati, oltre che per garantire il futuro dei parenti, in aziende e partecipate. Quello delle coop è diventato un sistema in gran parte nepotistico».
Lei ha ammesso di avere riportato in Italia 77mila euro di fondi neri della Cpl. A cosa servivano?
«Questo non lo so e non l’ho mai domandato. Mi aveva chiesto di farlo il presidente Roberto Casari e io, per amicizia e amore della Cpl, non ho detto di no. Non pensavo nemmeno di commettere un vero reato. Comunque non creda che sia in questo modo che sono state pagate eventuali tangenti ai politici. Oggi si utilizzano metodi più raffinati, come le consulenze, i subappalti, le assunzioni».
Quali erano i politici più insistenti?
«I big non erano mai troppo insistenti e il consiglio d’amministrazione si riuniva e deliberava i contributi in maniera trasparente e bipartisan».
Lei esclude episodi diffusi di corruzione, però è difficile credere che nel nostro ceto politico non ci siano i profittatori…
(Ride) «Beh, se devo essere sincero penso che qualche viaggetto gratis qualcuno se lo sia fatto. La Cpl ha una bella foresteria in uno dei quartieri più esclusivi di Buenos Aires. Più di un parlamentare ci ha passato le ferie. Ricordo un noto esponente del centrosinistra che ci ha trascorso le vacanze di Natale con la compagna».
Di chi sta parlando?
«Il nome non lo può scrivere perché non ho le ricevute di pagamento e lui potrebbe sostenere di aver acquistato il volo, anche se non credo che sia successo. In ogni caso, parlando di scrocconeria, il ceto peggiore è quello politico-amministrativo: sindaci, assessori, consiglieri comunali. Sono delle piattole. Domandano di tutto, dall’aceto balsamico, al contributo elettorale alla sponsorizzazione per la squadra di calcio del paese. Visto che la Cpl era proprietaria del Modena calcio, c’era persino chi chiedeva un provino per amici e parenti».
Tra i politici di levatura nazionale lei ha parlato di Massimo D’Alema. Ha detto che sa mettere le mani nella m…
«Io sono stato un grande ammiratore di Bettino Craxi e suo amico personale durante l’esilio tunisino. D’Alema con lui non è stato garantista e non ho motivo di difenderlo, ma è un politico vero, che si occupa di questioni concrete».
La Cpl ha versato alla sua fondazione ItalianiEuropei 60mila euro. Chi lo ha deciso?
«Il cda. Nel mondo della cooperazione D’Alema è ancora molto amato».
Come siete entrati in confidenza con il lìder Massimo?
«L’avevo conosciuto ai tempi in cui era ministro degli Esteri e io facevo il consigliere di Bobo Craxi alla Farnesina, ma i nostri rapporti si limitavano ai convenevoli. Poi, nel 2014, insieme con Casari ho partecipato a un paio di seminari di ItalianiEuropei e siamo andati nel suo ufficio, credo che fosse una visita di cortesia, alla vigilia del rinnovo dell’iscrizione alla fondazione».
Come nasce la trasferta a Ischia, nel feudo elettorale del sindaco Pd Giosi Ferrandino, arrestato con l’accusa di corruzione nell’inchiesta Cpl (avrebbe intascato mazzette per la metanizzazione dell’isola da parte della coop ndr)?
«Con Ferrandino, in tempi recenti, avevo instaurato rapporti amichevoli e quando venne a sapere che avevo incontrato D’Alema mi disse: “Perché non fissiamo un appuntamento pure per me, lo stimo molto anche se sono nel consiglio nazionale del Pd in quota Renzi…”. Io alzo il telefono e chiamo la segretaria della fondazione. Per me era facilissimo ottenere udienza a nome dell’azienda. A questo punto riesco a organizzare l’incontro e porto Giosi insieme con suo fratello Massimo nella sede di ItaliaEuropei. Ferrandino stabilisce subito un rapporto cordiale con D’Alema. Durante la visita abbiamo parlato della sua candidatura alle europee e anche del nuovo corso del partito. D’Alema si disse seccato per la “finta rottamazione” di Renzi».
Poi Ferrandino le chiede di portare D’Alema a Ischia per la sua campagna elettorale…
«Per questo contatto l’addetta stampa dell’ex premier, mi pare si chiami Daniela, e lei mi dice che la trasferta è impossibile, che il principale ha l’agenda piena. A questo punto ho il colpo di genio. Mi viene in mente che la moglie e i figli di D’Alema hanno un’azienda vitivinicola e penso di sfruttare la cosa. L’occasione capita alla presentazione al teatro Adriano di Roma del libro di D’Alema Non solo euro (era il 18 marzo 2014, ndr). Quel giorno è presente anche la moglie Linda Giuva che io conoscevo solo di vista. La invito a Ischia e le propongo di unire la presentazione del libro a quella dei loro vini. Alla signora l’idea piace subito e mi dice: “I week end di mio marito li gestisco io, vedrò di ritagliare un paio di giorni”».
In effetti il 10 e 11 maggio i due coniugi scendono a Ischia, ma prima voi comprate centinaia di libri e di bottiglie di vino. In un’intercettazione del 21 marzo 2014 lei chiama la fondazione per acquistare 500 copie del volume e ad aprile, come ha ammesso con Libero la stessa Giuva, la Cpl acquista altro vino della famiglia D’Alema…
«Dieci cartoni con sessanta bottiglie di rosso e di spumante li abbiamo portati a Ischia per la presentazione nell’albergo di Ferrandino, il resto lo abbiamo inserito nei cesti natalizi dei dipendenti o nella lista vini dell’albergo della Cpl di Concordia sul Secchia».
Ha fatto acquistare bottiglie e libri di D’Alema per riuscire a portare l’ex segretario dei Ds al cospetto di Ferrandino, ma sapeva che, secondo gli investigatori, i rapporti tra la Cpl e il sindaco non erano di semplice cordialità?
«Assolutamente no, anche perché non mi sono mai occupato dei problemi progettuali, gestionali e realizzativi delle reti del gas né a Ischia, né negli altri comuni».
Ma perché Ferrandino ci teneva tanto ad avere D’Alema a Ischia?
«Ne aveva bisogno perché il suo maggior competitor alle elezioni europee era Andrea Cozzolino, un dalemiano doc: Ferrandino cercava di coprirsi in quell’area per ridurre al minimo il danno».
La Cpl non ha acquistato solo il libro di D’Alema. Avete comprato anche quelli di Giulio Tremonti e Renato Brunetta, ex socialisti come lei…
«Per questo tipo di pubbliche relazioni ho sempre privilegiato il mio mondo di provenienza laico-socialista. Recentemente abbiamo presentato e acquistato l’ultima fatica editoriale di Claudio Martelli, un altro politico a cui mi legano stima e amicizia personale».
Che cosa farà adesso che non lavora più per la Cpl?
«Devo mantenere 4 figli e quindi qualcosa dovrò inventarmi. Probabilmente lo farò con dei progetti nel Maghreb, dove da molti anni amo lavorare. Mi sto occupando di turismo invernale per la terza età in Tunisia, sto organizzando la maratona di Cartagine e mi piacerebbe individuare opportunità per le imprese italiane nel Nord Africa. Ma vorrei rassicurare su eventuali pericoli di fuga i magistrati: io e la mia famiglia adoriamo Roma e l’Italia e non potremmo mai scappare da qui».
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