Svizzera, conti correnti, azioni, oro. Così ci si mette in regola
Ora che il governo Renzi ha siglato l'accordo con la Svizzera sul segreto bancario, bissato da quello con l'altro paradiso fiscale europeo Liechtenstein, cosa cambia per gli italiani che hanno un conto corrente o un deposito a Lugano o a Vaduz? Ecco la guida stilata da La Stampa sulle nuove regole fiscali.
1) Se il conto è regolare e i depositi e i relativi interessi sono sempre stati dichiarati al Fisco italiano non cambia nulla e non c'è niente da temere. Un conto si dice regolare quando ogni anno si dichiarano i capitali posseduti all'estero e gli interessi che producono, al pari degli gli immobili e i relativi redditi che questi producono, compilando il quadro RW della dichiarazione annuale. Prima l'obbligo scattava col superamento delle soglia dei 10mila euro, con l'introduzione della nuova legge la soglia è stata alzata a 15 mila euro.
2) I conti non in regola non sono più protetti dal segreto bancario e in qualsiasi momento l'Agenzia delle entrate potrà richiedere informazioni sui titolari dei conti. Dal 2018, poi, lo scambio di informazioni con la Svizzera sarà automatico.
3) Chi è in possesso di un conto illegale e vuole mettersi in regola può aderire alla voluntary disclosure entro il 30 settembre prossimo compilando l'apposito modulo. In questo modo potrà regolarizzare denaro, immobili, quote di partecipazione in società estero-vestite e lingotti d'oro. Farlo non è conveniente come lo scudo fiscale di una volta ma assicura un forte sconto sulle sanzioni amministrative accessorie, evita quelle penali e circoscrive l'accertamento agli ultimi 5 anni. Le imposte sul capitale detenuto illegalmente all'estero come sugli interessi che ha prodotto vanno però pagate per intero.
4) Chi non si mette in regola rischia sanzioni amministrative salatissime (fino al 300% del capitale) e il nuovo reato di autoriciclaggio (da 2 a 8 anni di reclusione). In ogni caso, da mesi ormai, le banche svizzere non accettano più capitali illeciti e pretendono che vengano sanati quelli già depositati.
5) Un evasore ormai non ha più molte alternative per "salvare" i propri capitali. Anche le principali piazze offshore come Montecarlo, Lussemburgo, Liechtenstein e Singapore, hanno firmato o stanno firmando accordi simili a quelli della Svizzera. Restano pochissimi paradisi fiscali: Dubai, Panama e qualche Paese caraibico.
6) Aprire un conto in Svizzera o in altri Paesi stranieri è ancora possibile a patto però di seguire e rispettare le regole dettate dal Fisco. Si può fare attraverso le filiali italiane (e non online), rispettando le regole di trasparenza italiane. E se fino a ieri chi voleva godere del segreto bancario doveva recarsi personalmente nella banca Svizzera per aprire un conto anche cifrato, ora l'anonimato non varrà più, e oltre al documento di identità occorrerà presentare la documentazione che attesta la produzione del reddito e giustifica l'apertura di un conto all'estero e nel caso si tratti di capitali che si è chiesto di sanare occorre produrre la documentazione che attesta l'avvio delle procedure di voluntary disclosure.
7) I cosiddetti frontalieri, sia italiani che svizzeri (finora non compresi negli accordi), saranno assoggettati a imposizione sia nello Stato in cui esercitano l'attività, sia nello Stato di residenza. La quota spettante allo Stato del luogo di lavoro ammonterà al massimo al 70% del totale dell'imposta normalmente prelevabile alla fonte. Il Paese di residenza dei lavoratori applicherà l'imposta sul reddito delle persone fisiche tenendo conto delle imposte già prelevate nell'altro Stato ed eliminando l'eventuale doppia imposizione. Il carico fiscale totale dei frontalieri italiani rimarrà inizialmente invariato e successivamente, con molta gradualità, sarà portato al livello di quello degli altri contribuenti.
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