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venerdì 1 agosto 2014

Lacrime da comunisti. Mentana e il vaffa ai compagni: "Ora piangete, ma intanto..."

L'Unità chiude ed Enrico Mentana le canta alla sinistra: "Quanta ipocrisia, Pd e Cgil che hanno fatto?"



Da "Hanno ucciso l'Unità" a "L'Unità è viva", nel giro di 24 ore. La notizia della chiusura dello storico quotidiano comunista, ex organo del Pci diventato con gli anni sbiadito riflesso del Pd, ha accomunato insospettabili fan del giornale fondato da Antonio Gramsci. Da sinistra a destra, giornalisti e firme tra le più svariate si sono prodigati nel salutare l'ultimo numero in edicola, in un profluvio di ricordi commossi, elogi e difesa della libertà di stampa (di cui l'Unità, essendo organo di partito, potrebbe a dirla tutta essere preso ad esempio solo parziale...). Ma c'è chi preferisce uscire dal coro. "Quanta ipocrisia nelle parole di circostanza per la cessazione delle pubblicazioni dell'Unità". Parola di Enrico Mentana, direttore del TgLa7 di certo non tacciabile di antipatie pre-costituite per il mondo della sinistra. Ed è proprio quel mondo, quello più ingessato e legato a vecchi schemi, che Mitraglietta mette nel mirino: "La Cgil si appella al Pd perché metta in campo tutto il suo peso per salvare il giornale - continua Mentana su Facebook -. Ma la Cgil ha cinque milioni e mezzo di iscritti, dieci volte esatte gli iscritti del Pd. Il partito ha però più di undici milioni di elettori, e soprattutto migliaia di eletti solo tra comuni capoluoghi, regioni e parlamento. Come si coniugano questi numeri con le ventimila copie dell'Unità? Volete salvarlo quel giornale? Ma se non lo comprate nemmeno...". 

Fin qui, in effetti, parlano i numeri. Anche perché, è la conclusione logica dell'intemerata di Mentana alla sinistra, la disintegrazione dell'Unità arriva in un momento d'oro per Matteo Renzi e i democratici: "La possibile salvezza dell'Unità sta proprio nei numeri di quella massa politica e sindacale, e partendo da quella domanda scomoda per Cgil, Pd e soprattutto per i redattori del giornale: perché (quasi) nessuno lo comprava più proprio nel momento del massimo risultato elettorale del centrosinistra?". Domanda da cui, oggi come oggi, ancora nessuno ha saputo trovare una risposta. Anche perché a sinistra si preferisce puntare il dito contro i possibili responsabili dello sfacelo: per qualcuno è colpa della dispendiosa gestione Veltroni, per altri (come la firma di Repubblica Valentini) la responsabilità è di quella a firma Concita De Gregorio, per altri ancora è dei lettori, troppo renziani. A quasi nessuno, soprattutto nella redazione di via Ostiense, è sorto il dubbio che, semplicemente, l'Unità degli ultimi cinque anni non piaccia più al mercato. Cioè a chi la deve comprare per leggerla.

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