Un anonimo imprenditore dice la sua sulla corruzione. Un male che sostiene sia inevitabile
di Luca Romano
Da vent'anni è a capo di un'azienda edile, che lavora in tutto il Lazio e a cui gli affari vanno discretamente bene. E non si scompone affatto per gli scandali legati alla corruzione di Expo e Mose.
Un imprenditore, che preferisce restare anonimo, ha raccontato all'AdnKronos la sua esperienza. "È soprattutto una questione di ipocrisia - dice -, c'è chi continua a scandalizzarsi di fronte a una realtà che noi imprenditori viviamo tutti i giorni: io ho un ufficio dedicato, una contabilità parallela, per le relazioni... chiamiamole relazioni istituzionali", per le bustarelle insomma.
Un sistema di pagamenti in denaro, prestazioni gratuite, agevolazioni dirette e indirette. "Ci sono le bustarelle, come avviene da sempre. Ma c'è anche il lavoretto per la villa di famiglia del capo dei vigili urbani, il lavoretto per il nipote del consigliere comunale... Non gli stai dietro se non ti organizzi con una struttura coerente con il resto dell'azienda". E così le spese per gli "aiutini" alla pubblica amministrazione diventano una voce di bilancio, "come gli investimenti in macchinari e i pagamenti ai fornitori".
Possibile farne a meno? L'imprenditore sostiene di no, ma "mon devi esagerare. Perchè va calcolato anche il rischio che qualcosa possa andare storto... E una cosa è patteggiare qualche mese da incensurato e un'altra è finire in galera".
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