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giovedì 8 maggio 2014

Reggio Calabria, arrestato l'ex ministro Scajola

Reggio Calabria, arrestato l'ex ministro Scajola



L’ex ministro dell’Interno e delle Attività Produttive, Claudio Scajola, è stato arrestato in un albergo a Roma dalla Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria che ha proceduto all’esecuzione di 8 provvedimenti restrittivi, emessi dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, Olga Tarzia, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia reggina, diretta dal Procuratore della Repubblica Dott. Federico Cafiero De Raho. Tra gli arrestati, oltre all’ex ministro, per cui l'accusa è di favoreggiamento, figurano personaggi legati al noto imprenditore reggino ed ex parlamentare Amedeo Matacena, pure colpito da un provvedimento restrittivo unitamente alla moglie Chiara Rizzo ed alla madre Raffaella De Carolis. Matacena è latitante, a seguito di condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. L'accusa per Scajola è di aver aiutato Matacena a sottrarsi agli arresti. Sono in corso numerose perquisizioni in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Calabria e Sicilia, oltre a sequestri di società commerciali collegate a società estere, per un valore di circa 50 milioni di euro. Imnmediate le dichiarazioni di Berlusconi che era in collegamento con Radio Capital: "Dolore per l'arresto di Claudio Scajola, non avevo sentore di questa inchiesta"

Fondi Lega Nord - È scaturito dalle indagini sui fondi neri della Lega Nord, di cui è figura chiave il faccendiere Bruno Mafrici, l’arresto di Claudio Scajola, eseguito stamane dagli uomini della Dia di Reggio Calabria. Grazie a un’intercettazione gli inquirenti sono venuti a conoscenza di rapporti fra l’ex ministro e la moglie di Matacena, Chiara Rizzo. La donna, secondo quanto sarebbe emerso, si adoperava per ottenere l’aiuto dell’esponente politico ai fini del trasferimento del marito, condannato con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, in Libano. Dalle indagini sarebbe emerso il ruolo di un’altra persona che avrebbe lavorato al trasferimento di Matacena nel paese dei cedri. Si tratterebbe dello stesso personaggio che avrebbe avuto contatti con Marcello Dell’Utri ai fini di una sua fuga nel paese mediorientale.

Le accuse a Matacena - Amedeo Matacena, l’ex deputato di Forza Italia latitante a Dubai dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa comminatagli dal Tribunale di Reggio Calabria, tentava di salvaguardare il suo patrimonio, sottoposto a sequestro, facendolo confluire in società fittizie, a cui capo c’erano suoi factotum. Si tratta dei destinatari di alcune delle otto ordinanze di arresto emesse dalla Dda di Reggio Calabria ed eseguite stamani dalla Dia. Gli uomini della Direzione investigativa antimafia reggina hanno finora individuato e sequestrato beni per 50 milioni di euro ma si tratterebbe solo di una parte dei capitali sulle cui tracce si stanno muovendo gli inquirenti che stanno cercando altre disponibilità di Matacena su conti esteri. Matacena è erede del patrimonio del padre Amedeo Matacena senior, fondatore di una società che gestisce i traghetti nello Stretto di Messina. Nella vicenda avrebbero avuto un ruolo anche la moglie di Matacena jr, Chiara Rizzo, e la suocera, Raffaella De Carolis.

Quadro indiziario grave - «Non esistono intoccabili. Tutti sono uguali davanti alla legge», ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, nel corso della conferenza stampa sull’operazione che ha portato all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola. «Un aspetto che colpisce tutti - spiega - è come una persona che ha ricoperto posizioni di vertice possa curarsi di altra persona condannata e che si è rifugiata all’estero per sottrarsi alla pena». «Al momento ci muoviamo su quadro indiziario grave e tale è stato ritenuto dal giudice che  emesso l’ordinanza», ha aggiunto Cafiero De Raho, nel corso della conferenza stampa. «Aspettiamo l’esito dei processi prima di gioire - ha detto il magistrato - ma è emerso un quadro indiziario grave nell’ambito di un’altra indagine nata con una prospettiva diversa». Il riferimento è alla complessa inchiesta «breakfast» sul riciclaggio di capitali della ’ndrangheta al nord. Scajola è accusato di «procurata inosservanza della pena» a beneficio di Matacena che, condannato a 5 anni di carcere con pena definitiva nell’ottobre scorso, avrebbe voluto riparare in Libano con il sostegno dell’ex ministro.

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