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mercoledì 28 maggio 2014

Le prime parole di Iovine pentito: «Soldi per corrompere tutti, anche i sindaci»

Le prime parole di Iovine pentito: «Soldi per corrompere tutti, anche i sindaci»


di C.D.M




Le dichiarazioni di 'O ninno, ex capoclan dei Casalesi: «Esiste una mentalità camorrista inculcata fin da giovani»


NAPOLI - «So benissimo dei delitti di cui mi sono macchiato. Ma la camorra non è l'unica responsabile». Sono queste le prime parole del neo-collaboratore di giustizia Antonio Iovine, detto 'o Ninno, uno dei vertici del clan dei Casalesi. Che ha aggiunto: «C'erano soldi per tutti in un sistema che era completamente corrotto», soldi anche per sindaci. Non aveva alcuna differenza il colore politico del sindaco perché il sistema era ed è operante allo stesso modo». Le dichiarazioni sono contenute nel verbale depositato per il processo dell'ex consigliere Pd Fabozzi.

«POLITICI CONNIVENTI» - «In questo ambito naturalmente - ha proseguito Iovine - si deve considerare anche la parte politica ed i sindaci dei Comuni i quali avevano l'interesse a favorire essi stessi e alcuni imprenditori in rapporto con il clan per avere dei vantaggi durante le campagne elettorali in termini di voti e finanziamenti». «Generalmente - continua 'o Ninno - io ero del tutto indifferente rispetto a chi si candidava a sindaco nel senso che chiunque avesse vinto automaticamente sarebbe entrato a far parte di questo sistema da noi gestito. Devo però anche dire che altre persone del clan potevano avere passione per la politica e comunque un interesse per un candidato piuttosto che per un altro».

INTERROGATORIO 7 GIUGNO - Il pm Antonello Ardituro ha anche chiesto che il pentito venga interrogato per riferire sui suoi rapporti con alcuni imprenditori imputati nel processo. Il collegio ha fissato l'interrogatorio per il prossimo 7 giugno. L'udienza in programma oggi non si è svolta a causa dell'astensione degli avvocati.

«MENTALITA' CAMORRISTA» - Esiste una «mentalità casalese inculcata fin da giovani», spiega ancora l'ex capoclan al magistrato. Si potrebbe definire «la regola del 5 per cento, della raccomandazione, dei favoritismi, la cultura delle mazzette e delle bustarelle che, prima ancora che i camorristi, ha diffuso nel nostro territorio proprio lo Stato che invece è stato proprio assente nell'offrire delle possibilità alternative e legali alla propria popolazione».

ATTACCO A LORENZO DIANA, SIMBOLO ANTIMAFIA - Prosegue: «Anche la parte politica che dovrebbe rappresentare la parte buona dello Stato è stata quantomeno connivente con questo sistema se non complice. Sicuramente era del tutto consapevole di come andavano le cose». Iovine ha citato l'esempio degli appalti per la refezione scolastica in numerosi comuni dell'agro aversano aggiudicati a un'impresa a lui legata. «Era noto a tutti - ha detto Iovine al pm - che quella era un'impresa di Antonio Iovine eppure nessuno si è mai opposto a questo sistema. Per esempio, a San Cipriano una personalità come Lorenzo Diana che pure ha svolto un'azione politica dura di contrasto alla criminalità organizzata facendo parte anche della commissione antimafia, ha permesso che noi continuassimo ad avere questi appalti anche quando erano sindaci Lorenzo Cristiano e Angelo Reccia della sua stessa parte politica. Il sistema - ha concluso - è andato avanti fino al 2008 e allo stesso modo nulla ha avuto da ridire il sindaco Enrico Martinelli che era invece del centrodestra».

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