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domenica 2 luglio 2017

PRONTEZZA DI RIFLESSI Il retroscena: a Strasburgo agguato a Berlusconi Lui se ne accorge, così frega i kapò europei / Guarda

Silvio Berlusconi a Strasburgo: il trucchetto per evitare Sarkozy


di Salvatore Dama




Un cerimoniale disattento (o fornito di eccessivo senso dell' ironia) mette seduto Silvio Berlusconi accanto a Nicolas Sarkozy. Siamo nella sala del Parlamento europeo di Strasburgo, dove si commemora la figura dell' ex cancelliere tedesco Helmut Kohl. Silvio ha riallacciato i rapporti con tutti i politici del vecchio continente, anche quelli che, nell' autunno 2011, brigarono per la caduta del suo governo. Tutti tranne uno: Sarkozy. Allora il Cavaliere se la deve giocare d' astuzia.

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Con rapida destrezza sostituisce il suo segnaposto con quello di Sara Netanyahu. Così nella seggiola accanto all' ex inquilino dell' Eliseo ci finisce la first lady israeliana. E lui è salvo dall' imbarazzo. Unica piccola disavventura di giornata.

Per il resto Berlusconi, a Strasburgo, ha respirato politica d' alta quota. Ritrovando molto statisti con cui è rimasto in ottimi rapporti. Si è soffermato a parlare con Bill Clinton, al quale ha ricordato che, nel '94, proprio quello con Kohl fu il primo incontro internazionale che il Cav ebbe da presidente del Consiglio. Sono passati 23 anni. E dei protagonisti dell' epoca l' unico che resta in attività è proprio Berlusconi. All' Europarlamento c' è anche Romano Prodi. Il Professore è stato evocato più volte nelle ultime settimane a sinistra come possibile federatore dell' area politica che Matteo Renzi ha spaccato. Ma l' ex premier non è detto che si presti. «Meglio se fa il nonno», lo ha sfottuto Silvio.

I due, a Strasburgo, si sono solo salutati, senza regalare altre perle. È filato liscio anche l' incontro con Angela Merkel. Il rapporto tra i due, guastato in passato da presunti apprezzamenti berlusconiani sulle rotondità della cancelliera, è tornato normale. Cordiale, si dice in questi casi. Già a Malta, al congresso del Partito popolare europeo, i due hanno avuto modo di parlare e chiarirsi. D' altronde l' elezione di Antonio Tajani alla presidenza dell' istituzione europea era stata il sigillo di una nuova stagione di collaborazione inevitabile. Forza Italia, nella geografia politica continentale, è un tassello importante per i popolari europei nella strategia di contenimento dei populisti. E il Berlusconi «europeista», al di là delle vicissitudini giudiziarie che lo hanno investito negli ultimi anni, rimane l' unico interlocutore italiano credibile.

Da parte sua, Silvio ha portato in dote la brillante prova del centrodestra alle Amministrative di giugno, della quale ha rivendicato buona parte del merito. Minimizzando il ruolo dei suoi compagni di viaggio. Soprattutto Matteo Salvini. Galvanizzato dalla giornata trascorsa in mezzo a quel po' po' di parterre, Silvio ha sorriso quando gli hanno raccontato dei nuovi attacchi del leader leghista. Magari è pure vero che «appartengo a un' altra era geologica», ma «ho esperienza e un patrimonio di relazioni che lui se le sogna». Quella che per Matteo è muffa, per Silvio è valore. Il Cav ha raccontato del suo pranzo a tu per tu con il premier russo Dimitri Medvedev, ironizzando sul fatto che il capo del Carroccio abbia dovuto fare «sei mesi di anticamera per incontrare Lavrov», il ministro degli Esteri russo. E «si è pure fatto arrestare nella Piazza Rossa», per aver srotolato uno striscione contro il referendum renziano. Tutto questo per dire che Berlusconi non ha nessuna fretta di chiarire con il suo alleato. Se ne parlerà dopo le vacanze. Non c' è premura. Anche il Presidente della Repubblica ieri ha confermato che le elezioni non sono dietro l' angolo. E che il governo arriverà alla fine della legislatura. Nel frattempo il leader di Forza Italia spera di poter riavviare il cantiere della legge elettorale con il Pd. Il suo desiderio è una legge proporzionale che non lo obblighi a siglare alleanze prima del voto.

LA DIFESA DELLA PATRIA 913commentiRiscossa italiana, nasce il partito anti-Islamizzazione "Arriveremo al 20%". E sapete chi c'è dietro? / Foto

Nasce il Partito italiano anti-Islam. Meluzzi: "Conosco bene i musulmani, ecco..."



Nasce il Partito italiano anti-islamizzazione, con l'obiettivo di arrivare entro pochi anni al 20% dei consensi. La risposta, ambiziosa e coraggiosa, al Partito islamico che sta prendendo forma intorno a Hamza Roberto Piccardo, ma anche alle politiche del governo come Ius soli e integrazione forzata, arriva da due giornalisti piuttosto noti: Alessandro Meluzzi, editorialista del Tempo, psicologo, docente universitario e famoso anche per i suoi interventi in tv, e il cronista del Giorno Stefano Cassinelli. 

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Come riferisce Il Tempo, il battesimo ufficiale avverrà il 4 luglio a Milano. "Il programma del Pai - spiega una nota - si sviluppa su vari temi che vanno dalla sicurezza al sostegno alle persone con disabilità, passando da immigrazione, ambiente, giustizia ed economia". Certo, il tema centrale è il rapporto tra Stato e Islam, "nella convinzione che l'intera questione debba essere gestita affidandosi al rispetto della Costituzione. Il Pai - si legge - mette al centro della sua attività il contrasto alla islamizzazione della società al fine di tutelare le norme e la cultura italiana", per salvaguardare "la libertà, la democrazia, la cultura e le tradizioni italiane nel rispetto di tutti".


"Conosco molto bene l'Islam - spiega Meluzzi al Tempo, - lo rispetto ma lo temo alle nostre latitudini perché l'Islam è una cultura forte, mentre la nostra è caotica e dissolta". C'è poi la questione demografica, ben espressa da un pensiero di Hasan al Turabi, capo dei Fratelli Musulmani: "Preventivava che gli uteri delle loro donne avrebbero colonizzato un Occidente ormai infecondo. Ogni musulmano ha più o meno quattro mogli, ognuna delle quali concepisce tre, quattro figli, e dunque i calcoli sono presto fatti". 

Terzo fattore, e forse il più importante oggi, l'immigrazione, "e senz'altro non possiamo assistere al fenomeno con l'inebetimento del buonismo e del politicamente corretto. Ho visitato molti Paesi islamici, dalla Turchia all'Iraq, dove sono stato durante la prima guerra del Golfo, e temo chela nostra civiltà sia completamente disarmata. Non ci sto al pericolo che i nostri valori possano imboccare la via dell'estinzione".

"Così è l'apocalisse nucleare" le carte dell'ammiraglio Usa Corea, può essere già tardi

L'ammiraglio Usa: "Corea del Nord in grado di colpire gli Usa già oggi"



La Corea del Nord sarebbe già oggi in grado di colpire la costa occidentale degli Stati Uniti, comprese grandi città come Los Angeles, San Francisco e Seattle. A dichiararlo, davanti alla commissione Difesa della camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, è stato l'ammiraglio di squadra navale James Syring, capo dell'Agenzia di difesa missilistica americana. Secondo Syring. Pyongyang ha già oggi il missile balistico in grado di trasportare fin là una testata nucleare. sempre secondo l'ammiraglio, in caso di attacco improvviso l'attuale sistema da 40 miliardi di dollari schierato a difesa degli Usa e basato su 36 missili intercettori basati in Alaska e California, poco potrebbe.

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Feltri imbestialito: "Gentiloni e i suoi? Sono dei ca..." Attacco atomico al Papa, quel vizietto coi nostri soldi

Migranti, Vittorio Feltri: "Siamo governati da cacasotto"


di Vittorio Feltri



L'annunciata chiusura dei porti è stata solo una burla. I barconi stracolmi di extracomunitari continueranno ad attraccare qui e a scaricare migliaia di neri. Il governo ha scherzato, e il Pd perderà voti in quantità.

Ha provveduto il ministro Delrio a dichiarare, interpretando il pensiero di Palazzo Chigi, che l'Italia non cesserà di ospitare chiunque decida di venire dalle nostre parti a farsi mantenere. Cari connazionali, rassegnatevi. L'esecutivo presieduto dal chierico Gentiloni è terrorizzato all'idea di agire in sintonia con le aspirazioni dei cittadini. Preferisce andare contro di essi pur di assecondare i desiderata, anzi, gli ordini della Ue che pretende da noi la disponibilità ad accogliere qualunque sfigato proveniente dall'Africa. Di respingere le navi straniere zeppe di migranti non se ne parla neanche. Delrio lo ha detto a chiare lettere: noi siamo buoni, non rinunciamo alla solidarietà e seguiteremo a ricevere i finti miserabili della terra, così il Papa sarà contento e i cattolici pauperisti, pure.

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Che bella notizia del cacchio ci tocca apprendere. Gli italiani sappiano pertanto che dovranno mettere mano al portafogli per l' eternità allo scopo di assicurare vitto e alloggio alle migliaia di persone che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste. Il pio Delrio e i suoi soci progressisti non sentono ragioni se non quelle vaticane: aiutare gli affamati, che poi tanto affamati non sono, poiché non appena posano piede sul nostro territorio, vengono fotografati in gruppo con il telefonino in mano, mostrando fisici atletici, direi palestrati, e sollevando dubbi sulle proprie condizioni di disagiati. Dubbi che accrescono ove si consideri che le persone in oggetto per venire qui hanno dovuto sborsare agli scafisti migliaia di euro. Forse non si tratta di feccia, bensì uomini e donne con redditi non trascurabili. La questione si ingarbuglia.

Il governo non blocca gli sbarchi perché teme le ritorsioni dell' Europa, la quale ci obbliga a ospitare cani e porci. Se esso disubbidisce ai diktat di Bruxelles è costretto a pagare multe salate. Non solo, ma a novembre, quando presenterà la manovra, cioè quella che un tempo si chiamava legge finanziaria, la Ue sarà severa e non concederà gli sconti di cui ha bisogno per sopravvivere. Ecco il punto.

Noi ci offriamo quali schiavi dell' Unione per un motivo banale: ci tremano le gambe all'ipotesi che i crucchi ci sbattano fuori dal consesso continentale, emarginandoci quali reietti. Non ci rendiamo conto che nessuno oserà mai espellerci dal bordello europeo, quand'anche ci ribellassimo ai suoi comandi, poiché un'Europa priva dell' Italia, dopo la fuga dell' Inghilterra, si ridurrebbe a poca cosa: cioè a Francia e a Germania e qualche satellite.

In altri termini, se noi mandassimo al diavolo la Merkel e Macron e chiudessimo i porti, dando il via a respingimenti senza paura di rimetterci la ghirba, nessuno, al di là di minacce gratuite, ci torcerebbe un capello. Lo vogliamo capire sì o no che la Ue se perde noi non vale più una cicca? Figuriamoci. Non ha radiato la Grecia che è un bidone, volete che scarichi la penisola, Paese fondatore indispensabile a tenere in piedi la baracca?

Il dramma è che Gentiloni e i suoi accoliti sono dei cacasotto incapaci di farsi valere e di rifilare ad altri coloro che puntano ad invaderci. Se avessero la schiena diritta avremmo già risolto da anni le questioni che ci angustiano. Invece ci facciamo intimidire anche dagli starnuti berlinesi e parigini. E teniamo aperti gli scali, accontentandoci degli applausi di Bergoglio, che non sgancia un euro per dare la pappa ai suoi amici del Terzo Mondo, visto che lui si pasce coi soldi del Primo.

sabato 1 luglio 2017

MASSIMA ALLERTA "Terra colpita da un asteroide, impatto devastante" La scienza: la fine dei nostri giorni, molto presto

"La terra verrà colpita da un asteroide", ecco la dichiarazione choc....



"Il rischio è molto più alto di quello che si crede - ha dichiarato Rolf Densing, studioso del Centro europeo operativo spaziale (ESOC) di Darmstadt - Prima o poi ci sarà un impatto rilevante". Gli asteroidi sono corpi celesti di varie dimensioni varie dimensioni che vagano per lo spazio e, talvolta, entrano in collisione con il pianeta terra. Il rischio secondo gli esperti è quello di non riuscire a neutralizzare l'asteroide prima dell'impatto con il terreno.

ECCO IL GELATO DEL FUTURO!

Un gruppo di bambini ha scoperto il gelato del futuro. Il risultato è sconvolgente! 



Infatti, il diametro degli asteroidi può estendersi fino a 140 metri, una dimensione tale da riuscire a causare danni enormi, se non la vera e propria distruzione del pianeta. Solitamente i corpi più piccoli si sbriciolano prima di arrivare al suolo, ma si teme di non avere strumenti adatti per riuscire a distruggere i più grandi.

COSA? Francia sotto choc, l'inquietante foto ufficiale di Macron: i dettagli rivelatori / Guarda

L'inquietante foto ufficiale di Macron: "Guardatela bene", i dettagli rivelatori



Una "inquietante" foto ufficiale. Emmanuel Macron piccolo Napoleone di Francia è criticatissimo dalla sinistra francese per aver scelto di convocare le Camere riunite non all'Eliseo, il palazzo del Presidente della Repubblica, ma alla Reggia di Versailles, quella del Re Sole e della monarchia. Come se non bastasse, i complottisti hanno analizzato il "santino" che il nuovo dominatore della politica francese si è fatto scattare una volta entrato in camera come presidente, facendo emergere dettagli significativi sulla persona-Macron e sulle sue ambizioni. Il giochino è affascinante, e aveva già mandato in delirio i complottisti di mezza Europa che si erano scandalizzati per il discorso del leader di En Marche subito dopo la sua elezione, con alle spalle la Piramide (massonica) del Louvre. 

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Nel ritratto ufficiale, spiega anche Repubblica, ci sono particolari da non sottovalutare. La finestra aperta alle sue spalle sui giardini dell'Eliseo: "Aria nuova a Palazzo", un cambio radicale rispetto al passato. I piedi sono ambiziosamente piantati nel terreno del mito repubblicano, però: il libro del padre della patria Charles De Gaulle aperto sulla scrivani, il simbolo altrettanto patriottico della statua del galletto, l'orologio d'oro. Ma Macron è uomo del presente e soprattutto del futuro: due smartphone lasciati non per caso davanti all'obiettivo del fotografo, nessun foglio sulla scrivania (mani libere dalla routine e dalle scartoffie burocratiche, suggerisce Repubblica). E poi c'è il dettaglio più sottile, la posa. Le mani appoggiate "virilmente" sulla scrivania, posizione da dominatore del futuro proprio e della nazione. Un uomo solo al comando, almeno fino alla prossima foto con Brigitte.

INTRIGHI DI POTERE Colpo di mano di Francesco, fa fuori l'uomo di Ratzinger: un terremoto in Vaticano

Colpo di mano di Papa Francesco, fa fuori l'uomo di Ratzinger: terremoto in...



Colpo di scena in Vaticano. Papa Francesco ha deciso di non rinnovare di altri cinque anni il mandato dell'attuale prefetto, il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, vicino all'ex papa Joseph Ratzinger, 70 anni. Un conservatore, dunque: era stato portato a Roma da Benedetto XVI che gli affidò il compito di guardiano della fede. 

Al suo posto papa Bergoglio ha scelto una figura diversa, l'attuale segretario della Congregazione, l'arcivescovo Luis Ladaria Ferrer. Spagnolo, gesuita, venne nominato da Benedetto XVI. 

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Papa Francesco «ha ringraziato il cardinale Gerhard Ludwig Muller alla conclusione del suo mandato quinquennale di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e di presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale, ed ha chiamato a succedergli nei medesimi incarichi Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Luis Francisco Ladaria Ferrer, gesuita, arcivescovo titolare di Tibica, finora Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede". Lo ha annunciato la Sala Stampa della Santa Sede.

Questa è l'ultima mossa di Papa Francesco prima di andare in vacanza. Resterà a S. Marta e quindi saranno ferie solo parziali. «Le Udienze Generali del mercoledì - annuncia la Sala Stampa - sono sospese per tutto il mese di luglio. Riprenderanno nel mese di agosto nell’Aula Paolo VI. L’unico appuntamento pubblico rimane l’Angelus della domenica. Le messe mattutine del Papa con gruppi di fedeli a Santa Marta sono sospese nei mesi di luglio e di agosto. Riprenderanno a metà settembre".