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venerdì 26 maggio 2017

ITALIANI IN VIAGGIO Carta di credito all'estero? Occhio, come ti truffano: il "dettaglio" per salvarsi

Bancomat e carta di credito all'estero, ecco le 10 regole per evitare le fregature



Per evitare truffe e raggiri quando si viaggia all'estero meglio usare bancomat e carte oppure i soldi contanti? Meglio pagare in euro o valuta locale? Ogni anno gli italiani che partono per viaggi di svago o lavoro, sono più di 15milioni e hanno tutti lo stesso problema: evitare di portare grosse somme di contante. Ma spesso usando carte di credito e bancomat si incappa in grosse commissioni, raggiri o truffe. Tra i rischi più elevati, quello che ti duplichino la carta. Che fare, dunque? Lo spiega una ricerca di Facile.it, che ha stilato un vademecum di 10 regole da seguire per non incappare in brutte sorprese.

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1. Consultare la banca prima di partire. Non tutte le carte attive in Italia possono essere usate all’estero e, inoltre, alcune possono essere abilitate, ma con limitazioni; per questo motivo, meglio verificare se la nostra carta è ammessa nel Paese in cui stiamo per fare le vacanze: meglio non rimanere oltre confine senza denaro.

2. Carte di credito o bancomat, quale scegliere? Con entrambi è possibile pagare e prelevare, ma per prelievo ha commissioni applicate variano notevolmente; per la carta di credito si aggirano in media intorno al 4%, per il bancomat sono pari a circa il 2%. Il secondo ha spesso un limite di utilizzo giornaliero o mensile che all’estero potrebbe variare rispetto all'Italia. 

3. Per il pagamento poche differenze. Per quanto riguarda i pagamenti effettuati presso l’esercizio commerciale non ci sono grosse differenze tra le due soluzioni; è possibile vedere applicati costi aggiuntivi legati al cambio in caso di valuta diversa.

4. Furto, clonazione o smarrimento, cosa fare? Il consiglio è uno solo: chiamare immediatamente la banca per bloccare la carta; l’istituto provvederà all'immediata disattivazione. Importante da sapere è che, se la carta rubata viene utilizzata prima della denuncia, possono essere addebitati fino a un massimo di 150 euro. Il denaro sottratto dopo la segnalazione verrà rimborsato. 

5. Non mi conviene cambiare i contanti all’aeroporto? No. Generalmente, utilizzare all'estero la carta per acquisti in valuta locale consente di ottenere un tasso di cambio più vantaggioso. Cerchiamo quindi di cambiare la minore quantità di valuta possibile e usare quel denaro solo dove non è accettata la carta.

6. Scegli la valuta locale. In caso di pagamento o prelievo in area extra-euro è consigliato scegliere di pagare in valuta locale; questo consente di evitare commissioni nascoste.

7. Con l’app, tutto sotto controllo. Scegliere una banca dotata di app per mobile consente di monitorare tutti i pagamenti in tempo reale.

8. Un SMS può salvare la situazione. Se non ti trovi a tuo agio con le app molti istituti consentono di attivare un servizio di alert che tramite SMS avvisa subito il cliente.

9. La vacanza finisce, ma i rischi continuano. Anche se siete tornati a casa meglio continuare a monitorare i conti; i malintenzionati possono agire anche a mesi di distanza dal furto dei dati; gli addebiti non autorizzati o le anomalie quindi potrebbero apparire dopo diverso tempo. Avvisare subito la banca. 

10. Quale carta dare ai figli che viaggiano da soli? La soluzione migliore è una carta prepagata. Si tratta di uno strumento di pagamento molto diffuso e garantisce la stessa praticità del bancomat con il vantaggio di avere un plafond limitato, così da tutelare da smarrimenti o spese folli.

SCANDALO "Sapete cosa ci ha chiesto per un'intervista?". Un massacro per Cecilia Rodriguez. E ora...

Cecilia Rodriguez chiede 2mila euro per un'intervista. Poi scompare



"A nostro malincuore dobbiamo annunciare il comportamento scorretto di Cecilia Rodriguez e Francesco Monte, che ci han preso in giro, prima il manager della Steve&More ha scritto questo Cachet di Cecilia Rodriguez per questo tipo di collaborazioni è di € 2.000,00. Ebbene si duemila euro per una intervista telefonica in radio: Assurdo!. Esordisce così l'amministratore della pagina radio Free Station in un post su Facebook. La stazione radio stava organizzando un'intervista di coppia per la sorellina di Belen e il suo fidanzato, Francesco Monte, ma i due non si sono presentati.

Il direttore Antonietta Napoletano, indignata per la faccenda, ha dichiarato a Fanpage: "Tutto ha avuto inizio con una mail inviata alla Steve&More di Stefano Monte, un'agenzia che cura degli artisti tra cui Cecilia Rodriguez. Abbiamo mandato un'e-mail sia all'agenzia, sia alla MeFui. Il primo marzo scorso abbiamo ricevuto la risposta di Stefano Monte, in cui ci informava che il cachet per l'intervista era di 2.000 euro. Noi abbiamo rifiutato. Poi il 14 marzo è arrivata la mail da MeFui, in cui ci davano il numero di Cecilia per richiedere l'intervista, così l'abbiamo chiamata". 

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La sorella di Belen ha prima chiesto di essere retribuita, in seguito ha ritrattato accettando di fare l'intervista gratuitamente, per poi sparire nel nulla. Infatti "l'abbiamo richiamata - ha proseguito il direttore - e ci ha detto che per Francesco andava bene lunedì alle 21.20. Le abbiamo inviato la locandina, ha visualizzato il messaggio ma non ha risposto. L'abbiamo chiamata più volte e lei ha continuato a non rispondere. Le avevamo chiesto di avvisarci in caso di contrattempie ha bloccato il numero di telefono sia mio che del mio collaboratore. Come staff di Radio Free Station ci siamo sentiti umiliati dalla richiesta e delusi dal comportamento di Cecilia Rodriguez e Francesco Monte".

Arriva lo tsunami sui prezzi delle nostre case Le banche ci rovinano: una mossa fa crollare tutto

Altra bomba sulle case: le banche svendono e il mercato crollerà


di Sergio Luciano



Una villa da 6 milioni di euro di valore che stava per essere svenduta a uno e mezzo, in un'asta giudiziaria e grazie a una perizia tecnica sballata. Un bravo avvocato che interviene in extremis, le carte si rimescolano e l'immobile, alla fine, è stato venduto al triplo: 4 milioni e mezzo. Storie di tutti i giorni in quest'epoca grama di crediti bancari «in sofferenza» e di esecuzioni immobiliari forzate, messe in atto dalle banche per rientrare almeno in parte dei loro soldi. Sarebbe un fenomeno doloroso ma in fondo anche giusto, se non fosse inquinato da una velenosissima speculazione. Fondi specializzati che raccattano a due lire i pegni che le banche hanno a garanzia dei crediti non rimborsati e non solo lucrano, su di essi, guadagni favolosi ma non liberano dal gioco del debito residuo i debitori. Doppio danno, insomma.

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«Sì, posso raccontare tutto», conferma l'avvocato Biagio Riccio, fondatore della Associazione Culturale Favor Debitoris (www.favordebitoris.it) «perché con i miei clienti faccio ormai anche delle battaglie di civiltà. In questo caso si è trattato di Adriano Fracassi, stilista e proprietario di negozi di abbigliamento, proprietario di un palazzo antico nel cuore di Brescia. Una villa di 4 piani, con un parco di 500 metri quadri, edificato in parte nel XV secolo e in parte nel XVIII, che è un tripudio di affreschi, fontane, mobili antichi, stucchi e decorazioni (opera dallo scenografo Eric Job). A seguito di una perizia sbagliata per ragioni misteriose, stava per essere battuto all'asta al prezzo irrisorio di un milione e 497mila euro. Era evidente la speculazione, in aggiunta alla generale ingiustizia del procedimento esecutivo. Ho fatto ristimare l'immobile che è stato correttamente valutato 6,6 milioni. Ho fatto istanza al tribunale perché l'asta fosse bloccata per "evidenti errori nella Ctu". Il giudice ci ha dato ragione, ha ordinato di ripetere la stima e il prezzo di vendita è salito a 4 milioni e mezzo. (3 volte il prezzo iniziale)». Storie del genere sono all'ordine del giorno, ma è un' eccezione che finiscano bene. Non tutti hanno al fianco un bravo avvocato.

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Non tutti riescono a difendersi, anzi. «Quel che è successo a Fracassi non è casuale, accade pure alle famiglie povere», commenta l'avvocato Riccio. «Il mondo delle esecuzioni immobiliari pullula di sciacalli. La vendita di beni a prezzi irrisori ha ormai generato un mercato parallelo aperto ad ogni genere di speculatori, anche i peggiori».

GLI SCIACALLI
«Indro Montanelli al tempo del terremoto dell'Irpinia scrisse un famoso articolo: quando calano gli sciacalli», aggiunge Riccio: «Per colpa dell' inerzia della politica che lascia, anche in questo campo, mano libera agli speculatori, si arriverà in pochissimi anni a 450.000 immobili in asta, il 3% delle case di proprietà. Nell'ambito delle aste immobiliari si è sviluppato un mercato ormai parallelo a quello imprenditoriale, con evidenti convenienze per chi acquista immobili all'asta. Questa speculazione sugli impoveriti inquina l'andamento dei prezzi normali, perché drena molta domanda che potrebbe confluire sul mercato ordinario e si ferma invece in attesa dell' asta della fortuna».

In pochi anni saranno comprati immobili con un esborso fra i 30 ed i 40 miliardi di euro: chi in Italia ha i soldi, spesso liquidi e contanti, per fare incetta di questo patrimonio a spese degli impoveriti? Perché nessuno si pone questa domanda?

Il meccanismo dell'esproprio strisciante è ormai rodato. Quando una banca avvia la procedura di esproprio giudiziario per liquidare un proprio pegno, il consulente tecnico di ufficio, nominato dal giudice, stabilisce il prezzo base, inferiore a quello di mercato. Di fatto, il giudice dell'esecuzione non sovrintende più all'espropriazione, ormai delegata. L'immobile viene posto all'asta per un valore irrisorio che, nel caso in cui non ci sia l'aggiudicazione immediata, subirà una falcidia del 20%, ad ogni ulteriore chiamata d' asta.

Un bene che vale 200mila euro viene venduto, dopo cinque aste deserte, a meno di 50mila euro. C'è un articolo di legge (art. 586 c.p.c.) che dovrebbe impedire tutto questo e il giudice potrebbe bloccare soprusi evidenti, ma non capita quasi mai. Quindi il debitore non solo perde il proprio bene, ma questo esproprio - seguito da una svendita - non genera mai un introito sufficiente a cancellare il suo debito, che gli resta addosso come una maledizione impedendogli o complicandogli molto il rientro del mondo degli affari.

DOPPIO AFFARE
Inoltre, una recente norma di legge stabilisce che i creditori (e lo fanno quasi esclusivamente le banche) possono farsi assegnare direttamente il bene posto all'asta, che poi rivendono tramite le agenzie immobiliari a prezzi raddoppiati, concedendo anche un mutuo al potenziale compratore. Così le banche lucrano due volte: perché rivendono il bene al doppio (rientrando del loro mutuo originariamente concesso e non rimborsato) e perché concedono un altro mutuo al nuovo compratore. Una legge tutta dalla parte dei creditori «In questo modo il mercato immobiliare non si riprenderà mai davvero in Italia», dice Attilio Simeone, avvocato della Consulta nazionale antiusura: «Il vero prezzo degli immobili vero non è più fissato dal mercato ma dalle svendite immobiliari. Le fondazioni antiusura intervengono come possono per proteggere il debitore da quel che gli capita dopo l'esproprio, il ricorso agli usurai. Ma il problema ha ormai raggiunto un livello di assoluta gravità sociale».

Malore per Laura Biagiotti, tragico bollettino dei medici: "Morte cerebrale", il dramma

Laura Biagiotti, "morte cerebrale dopo l'arresto cardiaco"



Morte cerebrale per Laura Biagiotti. Ad annunciarlo è il bollettino medico dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, dove mercoledì sera la stilista 73enne è stata ricoverata dopo aver subito un arresto cardiaco nella sua villa romana. "Le manovre rianimatorie, avviate a quanto riferito già prima che la paziente giungesse in ospedale e poi ripetutamente effettuate presso il nostro Pronto Soccorso - spiegano i medici - hanno consentito la ripresa dell'attività cardiaca, ma il quadro clinico e gli accertamenti effettuati attestano un grave danno cerebrale di tipo anossico. La signora Biagiotti è ricoverata in Terapia Intensiva in condizioni gravissime e stanno per essere avviate le procedure per l'accertamento strumentale della condizione di morte cerebrale", conclude il bollettino medico.

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La sentenza che rovina la vita Clamoroso: perché e quando ti possono ritirare la patente

Ritiro della patente, la sentenza del Tar del Lazio: ritiro anche per lievi infrazioni



Perdere la patente? Non è mai stato così facile. Anche quando non viene contestata al guidatore alcuna responsabilità o infrazione. È quanto stabilisce una recente sentenza del Tar della Toscana, la quale conferma che per essere sottoposti alla procedura di revisione della patente e, quindi, rischiare di perderla basta commettere un banale incidente, anche senza feriti e senza che vi siano infrazioni contestate a carico dell'automobilista.

La bizzarra fattispecie viene messa nero su bianco con il pronunciamento 681 del 12 aprile, pubblicato il 12 maggio 2017, con il quale il Tar ha respinto il ricorso di un automobilista contro il provvedimento di revisione proposto dalla Motorizzazione Civile di Pisa in seguito all'investimento di un pedone, senza conseguenze fisiche per quest'ultimo.

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Nel dettaglio di questa vicenda, il pedone era balzato all'improvviso fuori dal marciapiede: i carabinieri intervenuti sul luogo dell'incidente non avevano contestato all'automobilista alcuna infrazione. Il collegio di Firenze, confermando gli orientamenti del Tar di Venezia e del Piemonte, ha poi chiarito: "I provvedimenti di revisione della patente di guida non presuppongono l'accertamento di una violazione delle norme sul traffico o di quelle penali o civili, ma sono adottati in dipendenza di qualunque episodio che giustifichi un ragionevole dubbio sulla persistenza dell'idoneità psicofisica o tecnica alla conduzione dei veicoli a motore''.

Dunque, prosegue la sentenza, è da ritenersi "irrilevante la circostanza che i Carabinieri, intervenuti sul posto del sinistro, non abbiano elevato alcuna sanzione a carico del ricorrente mentre l'investimento di un pedone può logicamente fondare tale dubbio". L'automobilista implicato nella vicenda, dunque, dovrà sottoporsi alla revisione della patente, con un nuovo esame di teoria e di pratica, procedura che normalmente scatta quando vengono persi tutti i punti della licenza di guida.

"Se sei qui, è solo perché..." Pugnalata senza precedenti: il siluro di Renzi a Gentiloni

Renzi a Gentiloni, il retroscena: "Se sei qui è perché ti ho messo io in lista"



L'accordo sulla riforma della legge elettorale pesa come una spada di Damocle sulla testa del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Che cosa farà il premier se quell'accordo andrà definitivamente in porto? Che ne sarà di lui se non ci saranno più ostacoli per andare al voto? Che ci sia fretta di chiudere la partita, sciogliere le Camere e convocare le elezioni è sempre più chiaro sia da sponda Pd che da quella di Forza Italia. Lo stesso Silvio Berlusconi, come ricorda un retroscena del Corriere della Sera, non perde occasione per rassicurare Renzi ad ogni suo momento di nervosismo che "è necessario tornare finalmente alle urne". E Renzi non ammette opinioni contrarie, visto come ha bacchettato il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio dopo la sua sortita: "il voto non è merce di scambio".

Il modello che si starebbe imponendo nell'accordo in stile Nazareno bis è quello tedesco, dove il leader del partito che vince le elezioni va a fare il premier. Se poi Forza Italia cambierà idea su questo, Renzi non potrà mai saperlo, ma è costretto a fidarsi. Il segretario Pd non ha molte scelte alternative, visto che intorno a sé la platea di chi non vuole anticipare il voto si sta facendo sempre più larga. Ne è una riprova l'ovazione raccolta da Carlo Calenda che davanti agli industriali ha semplicemente detto, in sostanza, che prima di votare bisogna lavorare per evitare l'esercizio provvisorio e mettere in sicurezza le banche.

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Si sta così creando una sorta di "partito di Gentiloni" che apprezza il premier in carica per i suoi modi di sicuro più accomodanti e meno irruenti di chi abitava palazzo Chigi prima di lui. Di questa popolarità Renzi ne è fin troppo consapevole, così come è consapevole della fedeltà di Gentiloni al segretario del suo partito. Per star sicuro però Renzi ha voluto mandare un messaggio esplicito all'attuale premier, ricordandoli che "sono stato io a metterlo in lista alle passate elezioni - riporta il Corriere - perché Bersani lo aveva depennato". 

Debora Serracchiani, il matrimonio è finito. E ora... Pene d'amore: quel suo segreto (molto) intimo

CIÒ CHE ANCORA NON SAPEVATE Debora Serracchiani, dopo il matrimonio finito un nuovo fidanzato: il segreto delle sue pene d'amore


di Melania Rizzoli



«Un giorno, dopo 24 anni insieme, mi ha comunicato che se ne andava, che non mi amava più e che si era innamorato di un’altra. Non è stato facile per me, ero sconvolta, anche perché non avevo avuto da lui alcun segnale di crisi, o forse io ero troppo assorbita per accorgermene, e comunque l’interruzione del rapporto con mio marito è avvenuta in un modo che non mi sarei mai aspettata». Così Debora Serracchiani ha raccontato in un’intervista a “Vanity Fair” la sua sofferta separazione dal coniuge, dopo cinque anni di matrimonio e venti di convivenza, aggiungendo di aver rinunciato anche a un figlio che lui non desiderava, e di essersene pentita, perché: «Quando devi fare tutto da sola quello che prima facevi in coppia, penso alle vacanze ma anche alla spesa al supermercato, se avessi un figlio oggi mi sentirei meglio».

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Di storie così è pieno il mondo, ma leggere queste parole nelle intime dichiarazioni della presidente della Regione Friuli Venezia-Giulia, con la quale sono stata spesso critica, me l’hanno resa più simpatica e umana, e il suo racconto mi ha colpito, primo perché non è facile confidare le delusioni d’amore con tanta dolorosa sincerità, e poi perché in quelle righe ci sono scritte molte verità comuni delle nostre vite frenetiche, sempre in corsa, senza soste ristoratrici o di riflessione.

Non avvertire che un rapporto sentimentale si sta spegnendo come una candela liquefatta e arrivata alla fine, vuol dire non sentire nemmeno il puzzo del fumo, vuol dire essere troppo distratti, assorbiti da altro, dal lavoro, dal raggiungimento dei propri obiettivi o concentrati sulle proprie ambizioni, tutte cose verso le quali indirizziamo le nostre energie ed attenzioni, a discapito delle persone che ci sono accanto, la cui presenza viene data per scontata come un albero radicato nel giardino di casa, senza accorgerci che invece non è così.

Considerare gli uomini forti abbastanza e preparati culturalmente e logisticamente ad un continuo impegno delle donne fuori casa è sempre un errore, perché per molti di loro rinunciare alle attenzioni quotidiane che una volta gli venivano riservavate, viene percepito come una forma appunto di disattenzione e in seguito di disamore.

La lontananza fisica della persona amata, infatti, in un primo momento viene accettata, sopportata e giustificata, ma alla lunga viene colpevolizzata di egoismo e menefreghismo, ci si sente trascurati, e inevitabilmente, nelle lunghe notti solitarie, si ricerca il calore perduto in altri focolari, più gratificanti e in grado di soddisfare il bisogno di contatti fisici e di amore.

Le nostre relazioni oggi si consumano soprattutto nei cellulari, con messaggi virtuali che, anche se intensi o erotici, non riescono a trasmettere il calore di un abbraccio, la profondità di uno sguardo, il profumo della pelle o il brivido di un bacio sulle labbra. Inoltre, non avere la minima percezione che la persona con la quale condividiamo la vita si sta allontanando, e manifestare sorpresa quando scopriamo che ha fatto le valigie, significa aver perso completamente quella intimità, quella confidenza e quella complicità che una volta si avevano in comune, e non accorgersi che il rapporto si era da tempo consumato sotto i nostri occhi chiusi o rivolti altrove, è ancora peggio, per l’evidente distanza e distacco che si è contribuito a creare senza rendercene conto.

In genere si dice che quando una coppia scoppia, la colpa non è mai di uno solo o di tutti e due, ma di tutti e tre. E però la terza persona che si inserisce in un rapporto logorato non ha alcuna responsabilità, perché viene accolta e invitata ad entrare in una stanza già disabitata, per colmare un vuoto consolidato e non più recuperabile, dove del profumo amoroso precedente non esiste più nemmeno l’odore.

L’amore, si sa, è un sentimento forte e delicato, che ha bisogno di passioni e di carezze, che impone generosità e dedizione, che pretende attenzioni e gesti dimostrativi, che chiede pensieri e parole, perché se è vero che quando ci colpisce ha radici robustissime; queste, se non vengono innaffiate di continuo, si rinsecchiscono, iniziano a scricchiolare sottoterra, mettendo in pericolo di vita l’intero albero, che un giorno qualunque crolla all’improvviso, si schianta senza nemmeno una folata di vento premonitrice, abbattendosi su di noi e su tutte le nostre illusorie certezze.

L’amore quando non è alimentato si affloscia, si sgonfia di intensità e lentamente perde la sua potenza e la sua pulsione, la sua passione scende a livelli di rischio, trasformandosi dapprima in affetto e poi in un sentimento vuoto, insipido, inutile, non più dolce e gratificante, diventando spesso amaro o addirittura irritante.

Comunque la triste storia di Debora Serracchiani ci regala non una, ma due belle morali. La prima è che esistono ancora gli uomini che hanno il coraggio della verità, che ti rivelano limpidamente di essersi innamorati di un’altra guardandoti negli occhi, senza inventare storie penose o umiliarti con ridicole scuse. La seconda è che dell’amore non si può fare a meno, perché la stessa protagonista di questo racconto oggi sta affrontando «un’esperienza di coppia nuova» che le ha regalato nuovamente la felicità. Anche perché se all’amore non si rinuncia mai, quando viene meno lo si ricerca di continuo, essendo ancora un bisogno insopprimibile dello spirito, una irresistibile necessità per riempire la solitudine del nostro cuore, per tenere in vita l’unico sentimento che ci rende vitali, senza il quale ci si sente svuotati e incompleti, privi di entusiasmo, apatici e non motivati, robotizzati nel tran tran quotidiano come degli automi senz’anima.

E anche perché di uomini in cerca d’amore ce ne sono tanti, basta guardarsi attorno.