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venerdì 26 maggio 2017

"Se sei qui, è solo perché..." Pugnalata senza precedenti: il siluro di Renzi a Gentiloni

Renzi a Gentiloni, il retroscena: "Se sei qui è perché ti ho messo io in lista"



L'accordo sulla riforma della legge elettorale pesa come una spada di Damocle sulla testa del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Che cosa farà il premier se quell'accordo andrà definitivamente in porto? Che ne sarà di lui se non ci saranno più ostacoli per andare al voto? Che ci sia fretta di chiudere la partita, sciogliere le Camere e convocare le elezioni è sempre più chiaro sia da sponda Pd che da quella di Forza Italia. Lo stesso Silvio Berlusconi, come ricorda un retroscena del Corriere della Sera, non perde occasione per rassicurare Renzi ad ogni suo momento di nervosismo che "è necessario tornare finalmente alle urne". E Renzi non ammette opinioni contrarie, visto come ha bacchettato il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio dopo la sua sortita: "il voto non è merce di scambio".

Il modello che si starebbe imponendo nell'accordo in stile Nazareno bis è quello tedesco, dove il leader del partito che vince le elezioni va a fare il premier. Se poi Forza Italia cambierà idea su questo, Renzi non potrà mai saperlo, ma è costretto a fidarsi. Il segretario Pd non ha molte scelte alternative, visto che intorno a sé la platea di chi non vuole anticipare il voto si sta facendo sempre più larga. Ne è una riprova l'ovazione raccolta da Carlo Calenda che davanti agli industriali ha semplicemente detto, in sostanza, che prima di votare bisogna lavorare per evitare l'esercizio provvisorio e mettere in sicurezza le banche.

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Si sta così creando una sorta di "partito di Gentiloni" che apprezza il premier in carica per i suoi modi di sicuro più accomodanti e meno irruenti di chi abitava palazzo Chigi prima di lui. Di questa popolarità Renzi ne è fin troppo consapevole, così come è consapevole della fedeltà di Gentiloni al segretario del suo partito. Per star sicuro però Renzi ha voluto mandare un messaggio esplicito all'attuale premier, ricordandoli che "sono stato io a metterlo in lista alle passate elezioni - riporta il Corriere - perché Bersani lo aveva depennato". 

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