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domenica 27 novembre 2016

Il 14enne napoletano convertito all'Islam L'anti-terrorismo lo tiene sotto controllo

Napoli, il ragazzino di 14 anni che si è convertito alla Islam



Un ragazzo di quattordici anni, italiano, battezzato secondo i precetti della Chiesa Cattolica, oggi, apparentemente dal nulla, si è convertito all'Islam e alla Jihad, trasformandosi nel nuovo Karim Abdul. Il giovane non nasconde il suo amore per il Corano e, da bravo musulmano, si attiene alle regole della sua nuova religione, pregando cinque volte al giorno, evitando gli eccessi dovuti alla sua giovane età e diffondendo la parola di Allah a chiunque voglia ascoltarlo. La Digos di Napoli sta tenendo sotto controllo la situazione, confrontandosi più volte con le maestre, nonostante il giovane Abdul non abbia dato prova di episodi di violenza né di altri atteggiamenti ugualmente preoccupanti: è un alunno modello, forse un po' troppo "solitario" rispetto ai suoi coetanei.

Ciò che preoccupa le forze dell'ordine è come sia avvenuto il reclutamento del giovane italiano, sicuramente tramite un forum virtuale o social, ma chi abbia effettivamente fatto entrare il ragazzo in queste pagine di discussione "occulte" non è dato da sapere. I genitori, originari di Napoli, non si spiegano la conversione ma, in ogni caso, hanno deciso di non lasciar solo il proprio figlio in questo momento importante, anzi lo seguono con maggior attenzione e così fanno anche i paesani che hanno assunto un atteggiamento protettivo nei suoi confronti, evitando di alzare polveroni inutili ma dannosi per la sicurezza psico-fisica del ragazzo.

Primo NO dei Giudici bocciano la riforma degli statali Ecco cosa cambia per il referendum

Bocciata la riforma della pubblica amministrazione


di Francesco De Dominicis




Due anni di lavoro (buttati, almeno in parte) per farsi bocciare la riforma della pubblica amministrazione dalla Corte costituzionale. Che poi era uno dei fiori all'occhiello del governo di Matteo Renzi. Ma i giudici di palazzo della Consulta l'hanno ritenuta illegittima (in quattro punti) poiché lede l'autonomia delle regioni su dirigenti, società partecipate, servizi pubblici locali e organizzazione del lavoro. Il ministro Marianna Madia - che ha curato la regia del provvedimento - si era limitata a chiedere, per conto del governo, solo un parere agli enti territoriali. E invece, dice il Giudice delle leggi, era necessaria una intesa formale. Ovvero un provvedimento licenziato dalla Conferenza Stato-regioni. Sotto tiro sono finiti, nel dettaglio, i decreti attuativi che - a questo punto - vengono rimessi in discussione e sottoposti a un iter condiviso fra palazzo Chigi e il «territorio».

Per il governo si tratta senza dubbio di un duro colpo. Tuttavia, il premier prova a evitare lo schiaffo e a cavalcare la sentenza in suo favore. Proprio questo tipo di pronunce - quelle che dirimono le controversie tra «pezzi» dello Stato (centrale e locale) sulle competenze legislative - confermerebbero quanto sia importante la riforma costituzionale che sarà votata col referendum del prossimo 4 dicembre. La pronuncia «dimostra che siamo un Paese bloccato». E ancora: «Noi avevamo fatto un decreto per rendere licenziabile il dirigente che non si comporta bene e la Corte ha detto che siccome non c' è intesa con le regioni, avevamo chiesto un parere, la norma illegittima. E poi mi dicono che non devo cambiare le regole del Titolo V». Ma il premier sbaglia, sbotta Susanna Camusso. Per il segretario generale della Cgil «questa sentenza non c'entra nulla con la riforma del Titolo V. Le affermazioni di Renzi mi sembrano strumentali, a meno che non si voglia entrare a gamba tesa sui poteri delle regioni. Ma se uno è dirigente regionale, rimane tale».

Che cosa ha sbagliato il governo e quali principi costituzionali sono stati calpestati lo spiega un passaggio della sentenza della Corte costituzionale: quando «non è possibile individuare una materia di competenza dello Stato cui ricondurre, in via prevalente, le norme impugnate, perché vi è, invece, una concorrenza di competenze, statali e regionali, relative a materie legate in un intreccio inestricabile, è necessario che il legislatore statale rispetti il principio di leale collaborazione e preveda adeguati strumenti di coinvolgimento delle regioni (e degli enti locali), a difesa delle loro competenze» si legge nelle motivazioni.

Torniamo ai contenuti stangati. La sentenza di ieri della Corte tocca anche il decreto sui licenziamenti lampo per i cosiddetti furbetti del cartellino. Provvedimento che è già legge e in vigore da luglio: ma è stata dichiarata l' illegittimità costituzionale anche per quanto riguarda il meccanismo attuativo dell' articolo sul riassetto del pubblico impiego. Si tratta di un capitolo della delega ancora non attuato tranne che per il punto sui furbetti. Ancora poco chiari gli effetti della dichiarazione di incostituzionalità su questo punto.

La sentenza non è piaciuta a Linda Lanzillotta. A giudizio del vicepresidente del Senato, se «la Corte impone l'intesa con le regioni sulla riduzione delle società per azioni e la dirigenza, il cambiamento non si farà mai». Renato Brunetta analizza alcuni effetti della pronuncia della Corte.

«Alcuni decreti - ha spiegato il presidente dei deputati di Forza Italia - sono stati già emanati (società partecipate e servizi pubblici locali), mentre quello più discusso della dirigenza dovrebbe essere promulgato domani, altrimenti la delega scade». Di qui un interrogativo rivolto al Quirinale: «Che fa ora il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella? Firma un decreto legislativo con una legge delega dichiarata incostituzionale?».

Parla di «sentenza storica» Luca Zaia, il governatore del Veneto che aveva impugnato la riforma Madia. «Siamo stati l' unica regione d' Italia a portare avanti le nostre convinzioni. Il centralismo sanitario governativo ha ricevuto un duro colpo e noi, tanto per fare un esempio concreto, continueremo a nominare i direttori generali della nostra sanità invece che doverli scegliere all'interno di una terna nazionale dove poteva esserci anche qualche responsabile di certi sfasci in giro per il Paese».

Pure i Cinque Stelle, con Luigi Di Maio, si sono aggregati, in serata, a quanti hanno sparato contro il governo e contro la maggioranza che hanno dimostrato di essere «una banda di incompetenti:» ha dichiarato il vicepresidente della Camera. Sorridono anche i sindacati dei dirigenti che avevano criticato la riforma. L'Unadis fa sapere che definirà «azioni imminenti a difesa della categoria e del Paese».

Grillina impazzita: travolta dagli insulti Cosa ha osato scrivere su Castro / Guarda

La grillina impazzita: travolta dagli insulti. Cosa ha osato scrivere su Castro



Delirio totale della grillina Carla Ruocco che ha postato sul suo profilo Twitter una foto di Fidel Castro e Gianroberto Casaleggio insieme paragonando così il Lider Maximo al guru del Movimento 5 stelle. "Nessun vero rivoluzionario muore invano", ha scritto la Ruocco. Ma è stata subito insultata dal popolo social. "Uno è un leader rivoluzionario, l'altro il vostro padrone, capo e datore di lavoro... non confondiamo la Storia con il Nulla", attacca Lino. "Ma che c...o c'entra il guru con Fidel?Ma vi costa tanto aprire un libro? Oramai siete sempre meno credibili", scrive un altro. "Ma che te sei pippata le scie chimiche stamani?".

sabato 26 novembre 2016

Grillo in corteo inciampa e cade a Roma: la frase con cui gela la Raggi / Guarda

Beppe Grillo inciampa e cade: "Raggi, ripariamo queste buche?"



"Mettiamo a posto queste buche, sindaco di Roma?". A parlare è Beppe Grillo e l'effetto è ancora più comico: il leader del Movimento 5 Stelle è alla testa del corteo grillino nella Capitale contro il referendum quando, come testimoniato da Franco Bechis via Twitter, è inciampato in una buca in via Ostiense ed è caduto rovinosamente a terra. Una volta rialzatosi, si è prontamente (e ironicamente) rivolto alla sindaca Virginia Raggi, che dei 5 Stelle è uno dei volti più rappresentativi. 

Al di là del siparietto, la giornata è tutta all'insegna del "No". "È un voto di pancia, di sentimento, la mente ti confonde. La Costituzione come l'hanno trasformata non si capisce", spiega Grillo, reggendo un palloncino rosso a forma di cuore tra cori come Io dico no e Beppe Grillo core de Roma. Su Matteo Renzi il suo giudizio è lapidario: "È come una bolla di sapone", mentre la riforma costituzionale "ci porta indietro di 20 anni".

"Matteo è solo un irresponsabile...." Il ministro si sfoga (alle sue spalle)

Il retroscena, Franceschini si sfoga: "Matteo è irresponsabile"



Chiedere a Matteo Renzi di tenere i tonin bassi nel pieno della campagna elettorale è come pretendere di fermare il vento con le mani, giusto per citare uno degli slogan tanto in voga alla Leopolda. Ci aveva provato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso mercoledì, quando ha chiamato Renzi al Quirinale chiedendogli di tenere un "comportamento ragionevole".

Da quel faccia a faccia Renzi è tornato a Palazzo Chigi con la fronte corrucciata e la testa bassa, ha provato a mandare segnali distensivi, in particolare dentro il suo partito, e ha ribadito che anche in caso di vittoria del No, riporta il Giornale, avrebbe dato disponibilità a restare al suo posto, tutto in nome della stabilità contro gli speculatori dei mercati brutti e cattivi.

La tregua è durata appena un giorno, perché già venerdì scorso Renzi è tornato carico a pallettoni ad ogni dichiarazione: "chi vuole la palude e un governo tecnico vota 'no", ha ripetuto mentre lo Spread tornava a 190 punti, soglia record da maggio 2014. Dai toni duri alle minacce il passo è stato breve, con Renzi tornato spavaldo ad agitare lo spettro delle dimissioni in caso di sconfitta al referendum.

L'ennesima battaglia all'arma bianca del premier però stavolta ha fatto saltare i nervi anche a uno dei suoi ministri più mansueti come Dario Franceschini. In una serie di capannelli in Transatlantico, il ministro si sarebbe sfogato: "Matteo è un irresponsabile. Lo è pensare di chiamarsi fuori se vince il 'no'".

Boldrini, la vendetta su chi insulta Nomi e frasi agghiaccianti / Guarda

Boldrini, vendetta su chi insulta: pubblica su facebook frasi e nomi



"Vi mostro solo alcuni messaggi tra quelli insultanti ricevuti nell'ultimo mese. Ho deciso di farlo anche a nome di quante vivono la stessa realtà ma non si sentono di renderla pubblica", scrive su Facebook Laura Boldrini spiegando la decisione di pubblicare tutte le offese che subisce sui social network, ormai pieni "di volgarità, di espressioni violente e di minacce, nella quasi totalità a sfondo sessuale". Una scelta presa proprio in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne: "Ho deciso di farlo perché troppe donne rinunciano ai social pur di non sottostare a tanta violenza. Ho deciso di farlo perché chi si esprime in modo così squallido e sconcio deve essere noto e deve assumersene la responsabilità". 

In un altro messaggio inviato inviato al convegno - sempre sul tema - alla Corte di Cassazione la presidente della Camera, continua: "Nel nostro Paese ogni due giorni una donna viene uccisa per mano di chi avrebbe dovuto amarla. È un dato gravissimo che spiega come il fenomeno della violenza di genere non sia emergenziale ma strutturale". Per la Boldrini è necessaria una "vera e propria rivoluzione culturale, capace di proporre un cambiamento profondo nel comune modo di pensare, parlare, guardare". "Nel celebrare questa giornata noi tutti, cittadini e istituzioni, dobbiamo riaffermare l’impegno a porre fine a questo fenomeno ancora drammaticamente presente nella nostra società. Non si può parlare di raptus: gli uomini che uccidono le donne quasi sempre le hanno già perseguitate o hanno praticato violenze contro di loro. Tutti elementi che mostrano come questo fenomeno sia culturale e affondi le sue radici in persistenti stereotipi che ripropongono l’immagine di una donna lontana dalla realtà: spesso una donna oggetto della quale si può fare quello che si vuole".

Marcianise (Ce): Ci siamo Manca poco I mercatini di Natale al Castello di Loriano

Marcianise (Ce): Ci siamo Manca poco Il Natale al Castello di Loriano 


Dal 16 al 26 dicembre 2016, a Marcianise, al Castello di Loriano, andranno in scena i Mercatini di Natale, con tante luci e musica natalizia. Tanti eventi e tantissimi spettacoli per bimbi e adulti. Il Mondo di Babbo Natale, laboratorio artistico Elfi, Coro Gospel, Musical, Magic Show, il Pony magico e tante altre sorprese. Non mancare.