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domenica 25 settembre 2016

Brunetta viene umiliato anche da Parisi: "Quando lo vedono...". Demolito così

Brunetta viene umiliato anche da Parisi: "Ogni volta che lo vedono...". Demolito così



Renato Brunetta continua a menar fendenti contro Stefano Parisi, il "papa straniero" di Forza Italia del quale rifiuta la leadership. In un'ultima frase, al vetriolo, ha definito Parisi "una quinta colonna, un cavallo di Troia" il cui obiettivo sarebbe "rompere e dividere il centrodestra e Forza Italia". La replica del diretto interessato non si sarebbe fatta aspettare, e viene riportata dal quotidiano La Stampa, secondo il quale dall'entourage di Parisi avrebbero commentato: "Ogni volta che vanno in tv (Brunetta e altri colonnelli di Forza Italia, ndr) fanno perdere voti. Gli anatemi contro Parisi fanno capire chi rappresenta il rinnovamento e chi teme per la sua poltrona".

Beppe Grillo cancella Dibba e Di Maio Il monologo violento: "Comando io"

Di Battista e Di Maio cancellati, il violento monologo di Beppe Grillo: "Perché adesso comando io"



Dal raduno a Cinque Stelle di Palermo, Beppe Grillo assesta un colpo da ko a chi, nel M5s, aveva ambizioni di leadership a tutto tondo. Sul palco, ribadisce quanto detto prima del suo intervento iniziale: "Il leader politico sono io, punto e basta". Grillo, infatti, ha gridato nel microfono al popolo pentastellato che "sì, sono rientrato". "Avevo fatto un passo indietro, ma ora sono qua". Nel momento più difficile, insomma, Grillo riprende le redini del movimento, ridimensionando in modo netto le figure di Luigi Di Maio ed Alessandro Di Battista.

Al cuore del suo intervento, Grillo ci è arrivato dopo un preambolo dedicato a Gianroberto Casaleggio (in settimana, le voci su un loro litigio poco prima che Casaleggio morisse". "Certo che mi manca, manca a tutti. Ci sentivamo cinque volte al giorno. Eravamo dei sognatori, lui ci ha lasciato la vita. E io ho l'ulcera", ha affermato il leader del M5s. E dunque, ora che uno dei due sognatori non c'è più, ora che il Movimento scricchiola per le difficoltà romane, è Grillo a tornare al centro della scena. A riprenderselo, quasi con violenza, quel centro della scena, urlando e arringando il suo popolo.

Nel corso del suo discorso, un riferimento alle Olimpiadi dopo il rifiuto della Roma pentastellata ai giochi del 2024: "Le Olimpiadi una volta fermavano le guerre, ora le accendono tra noi. Non cadiamo in questa trappola".

In serata, per la prima volta, dopo un intervento di Di Battista e di Di Maio, sul palco è apparso anche Davide Casaleggio, che ha affermato: "Non sono qua a sostituire mio padre, sono qua a ricordarlo, ricordare il suo sogno, portare avanti il suo progetto che si chiama Rousseau". E ancora: "I partiti stanno tenendo lontani i cittadini dalle decisioni importanti, con Rousseau rimettiamo cittadino al centro". Un brevissimo intervento, pochi concetti, e un saluto alla folla Cinque Stelle, alla quale si è rivolto con voce e movenze che a molti hanno ricordato quelle del padre.

sabato 24 settembre 2016

Caivano (Na): La "Rivoluzione Dolce" del Capogruppo Gaetano Ponticelli

Caivano (Na): La "Rivoluzione Dolce" del Capogruppo di Forza Italia, Gaetano Ponticelli


di Giulio Costa


Gaetano Ponticelli
Capogruppo Forza Italia

La parola Rivoluzione, di per se, è una parola forte cruenta e poco si addice ad un uomo "dolce" come Gaetano Ponticelli. Un consigliere che ha dimostrato la sua signorilità in questi ultimi mesi alla guida della città e che non è mai caduto nel tranello della provocazione. Si fa per dire, provocazione. Perchè più che provocazione è stato un vero e proprio linciaggio continuo. Argomenti poco "politically correct" e che assolutamente niente avevano a che fare con l'agone politico. Un modo di fare importato dagli Stati Uniti e che ha già mostrato, nelle scorse elezioni, che non paga affatto, anzi. Gaetano Ponticelli, invece, ha sempre porto l'altra guancia. Quella del confronto. Mai quella dello scontro. Chiedendo di scendere sul piano principale che un amministratore di alto livello offre: il proprio operato. Quello che la politica chiede. Parlare dei risultati per discutere. E la risposta non è venuta dai "politicanti" rottamati in toto dai caivanesi. Guarda caso proprio quel giudizio invocato da tutti, quello delle urne, che ha chiarito i fumi nella testa dei tanti che di confronto si sono riempiti la bocca ma che nei fatti buttavano solo veleni. Una Rivoluzione. I cittadini che decidono. Liberi delle solite contumelie, dai legacci del voto di scambio, del gioco del chiedere al politico di turno per campare. I caivanesi hanno deciso. Stanchi delle parole a vanvera e dal chiasso sostituito al dialogo. Stanchi di decenni di promesse. Sotto i loro occhi il "Davide contro Golia" di Ponticelli contro la vecchia nomenklatura. Una bocciatura sul campo della vecchia generazione di politici. Tutti insieme contro il "solo" Ponticelli e i nuovi volti che avanzavano in silenzio. Solo? Macchè, La sua grande intuizione quella di avere cercato la gente ed avere ottenuto il loro appoggio. Il caivanese non è fesso. Il caivanese non è ignorante come citava qualche scrivano. Quando serve mostra i suoi di "muscoli". Quelli di una comunità stufa di soprusi e bugie. Una Rivoluzione, Dolce. Il Castello che diventa parte attiva del territorio. La Città è veramente cambiata nonostante gli ultimi accadimenti hanno lasciato male sperare, grazie alle eredità disastrose delle precedenti amministrazioni. Questa la vera politica che paga. Se la misuri col metro trovi 80 metri di punti percentuali di distacco, oltre a quelli classici. La politica vecchia è stata disintegrata, con essa Movimenti che più che Movimenti attivi sembrano Movimenti di pancia. Adesso è tempo di alzare le maniche e costruire il nuovo. 

A FONDO PERDUTO UN DORIS CUORE D'ORO Il suo gesto generosissimo Quanti soldi ai terremotati

Terremoto, Banca Mediolanum stanzia quasi 1.300.000 euro a 53 suoi clienti



C'è banca e banca. C'è Etruria che truffa i suoi correntisti e poi ne rimborsa solo una parte e solo in parte. E poi c'è banca Mediolanum. Che non solo non truffa i suoi clienti (e chi mancherebbe), ma addirittura distribuisce a fondo perduto 1.259.000 a 53 di loro. Sono, nella sfortuna nera del terremoto che li ha colpiti, quelli che nelle zone del sisma dello scorso 24 agosto hanno la fortuna di essere clienti della banca fondata da Ennio Doris. In media, fanno 23.754 euro ciascuno, anche se ovviamente qualcuno riceverà di più e qualcuno di meno in base ai danni subiti.

Spiega lo stesso Doris in una intervista al quotidiano "Il giornale": "Quando ci sono terremoti, normalmente per gli indennizzi occorre aspettare per valutare il danno definitivo finchè scosse e crolli non cessano del tutto, e possono passare settimane o anche mesi. Per questo, abbiamo deciso di effettuare una valutazione in base alle dichiarazioni pro-veritate dei danneggiati in modo da erogare rapidamente la liberalità. Oggi distribuiamo 1.259.000 euro a 53 nostri clienti, ma abbiamo anche raddoppiato a 2 milioni lo stanziamento iniziale previsto in un milione".

"Così hanno provato a rovinarmi" Nicola Porro fa i nomi: devastante

"Così hanno provato a rovinarmi". Nicola Porro fa i nomi



Sette anni fa Nicola Porro, vicedirettore del Giornale, finì nei guai per una telefonata a Rinaldo Arpisella, portavoce dell'allora presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, in cui, scherzando palesemente, diceva che l'indomani avrebbero pubblicato un "super pezzo giudiziario sugli affaire della family Marcegaglia" e che "i segugi" del Giornale erano stati spostati "da Montecarlo" (dove il direttore del Tempo Gian Marco Chiocci, allora inviato del Giornale stava indagando sulla casa del cognato di Gianfranco Fini) "a Mantova", sede della società dei Marcegaglia. Ma ora è stato assolto. 

I pm di Napoli Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli lo avevano accusato di violenza privata, di aver preparato un dossier per sputtanare la Marcegaglia. "Quando un pm chiede l'assoluzione e un giudice la concede, come in questo caso", dice Porro in una intervista al Tempo, "ci si sente straordinariamente sollevati. Felici. Si sono resi conto di quale fosse la realtà". Allora i giornali, racconta ancora, "mi spararono addosso con compiacimento e senza pietà". Massimo Teodori, ex Giornale passato a "quell'inutile quotidiano che si chiama Prima Comunicazione parlò di schizzi di merda". E poi Marco Travaglio, "secondo cui sguazzavo nella merda".

Ma è stata solo "una grande commedia degli equivoci". E ora resta il pentimento per quella telefonata: "Quante volte ho pensato sono veramente un cretino". Mentre la Marcegaglia rimane una "poverina che girava con l'aereo privato" e Woodcock un "magistrato favoloso".

La Raggi ha scelto l'assessore: disastro "Uomo del Pd" e "amico della Casta"



La Raggi ha scelto l'assessore al Bilancio: è il magistrato Tutino, nominato dal Pd



Sarà Salvatore Tutino l'assessore al Bilancio del Comune di Roma. L'annuncio ufficiale da parte della sindaca grillina Virginia Raggi potrebbe arrivare già oggi o al massimo domani. Tutino è un magistrato della Corte dei Conti, dove è approdato su richiesta della stessa Corte dopo che per alcuni anni aveva collaborato con i magistrati contabili da esterno sui temi della contabilità pubblica. Tutino è anche un economista e un esperto di questioni fiscali. Ha a lungo collaborato con il Cer (Centro Europa Ricerche) ed è stato direttore del Secit, Servizio centrale ispettivo tributario. Ancora aperta, ma in via di chiusura, invece, la partita dell'assessorato alle Partecipate.

La poltrona maledetta - Il magistrato raccoglierà la breve eredità di Marcello Minenna, il dirigente Consob dimessosi il primo settembre, dopo neanche due mesi di mandato, insieme alla capo di gabinetto Carla Raineri. Una poltrona tribolatissima, visto che anche l'ex procuratore generale della corte dei Conti del Lazio Raffaele De Dominicis, in predicato di diventare assessore, è stato silurato dai 5 Stelle perché indagato dalla procura di Roma per l'accusa di abuso di ufficio. Nel frattempo si sarebbe sulla buona strada anche per l'assessore alle Partecipate, da individuare in seguito allo spacchettamento della delega annunciata dalla sindaca: si tratterebbe di un alto rappresentate delle forze dell'ordine, il cui nome resta top secret.




Alessia Morani‏@AlessiaMorani 
00.19 23 settembre 2016
Il nuovo assessore di #Raggi sarebbe questo signore che il #m5s definisce "esponente della casta amico del #Pd" ? #Tutino #stellecadenti

Un documento choc sui 5 Stelle: così la Appendino asfalta la Raggi

Il documento choc sui Cinque stelle. Così la Appendino asfalta la Raggi Verità pentastellate



Chiara Appendino e Virginia Raggi. Una sindaco di Torino, l'altra di Roma. Entrambe pentastellate e giovani, chi tra le due vince il confronto? Secondo un sondaggio di Nicola Piepoli per La Stampa, vince la Appendino. Ma vediamo nel dettaglio le risposte date ai test.

Primo: confronto umanistico. Rispetto all'umanità, alla capacità di comunicazione, al valore relazionale, Chiara Appendino vince con il 63%, Virginia Raggi si attesta invece al 45%.

Secondo: il rapporto con la città. Domande tipo: E' vicina alla gente? E' preparata? Pensa al futuro della città? Chiara Appendino raccoglie il 59% di sì, Virginia Raggi il 49%.

Terzo: il profilo politico. Ha iniziato bene il suo mandato? Ha scelto bene la sua squadra? Potresti votarla? In questo caso la differenza tra le due è abissale: Chiara Appendino è al 61%, Virginia Raggi al 35%. Insomma, a differenza dei romani, i torinesi sono nettamente più soddisfatti del loro sindaco.

Infine, per quanto riguarda il gradimento e la fiducia, ancora una volta ha la meglio la Appendino. Batte la Raggi 56% a 42% come gradimento e 64 a 45 come fiducia.