Visualizzazioni totali

domenica 27 settembre 2015

Paura all'inter, grave incidente d'auto per un giocatore: ecco come sta

Inter, incidente d'auto per Danilo D'Ambrosio: è sotto osservazione




Grande paura per Danilo D'Ambrosio, terzino dell'Inter che ieri, dopo l'allenamento con la sua squadra, si è trovato coinvolto in un incidente automobilistico di ritorno dagli allenamenti di  Appiano Gentile all'altezza di Turate sulla strada Milano-Como. E' stato un grande spavento, ma le conseguenze sono state minime. Il giocatore verrà comunque tenuto sotto osservazione per fare tutti i controlli necessari. D'Ambrosio salterà la partita contro la Fiorentina. 

LA LIBIA CI FA LA GUERRA La pesante accusa di Tripoli La Farnesina: "Tutto falso"

Libia, capo del Parlamento: il boss dei migranti ucciso dagli italiani, la Farnesina smentisce




Il presidente del Parlamento parallelo di Tripoli, Nouri Abu Sahmain, ha accusato le forze speciali italiane di essere dietro all’uccisione di Salah al-Mashkout, considerato uno tra i più importanti boss del traffico di migranti in Libia. La notizia è resa nota dal quotidiano britannico The Guardian. Nel dare la notizia il quotidiano Libya Herald aveva precisato che non sarebbero stati identificati i componenti del commando autore dell’attacco letale, nel quale hanno perso la vita anche gli otto uomini della scorta di Mashkout, un ex ufficiale dell’Esercito sotto il regime di Muammar Gheddafi. Stando al The Guardian, gli assalitori erano armati di pistole e sarebbero stati perfettamente addestrati. Sahmain è legato al governo rivale rispetto a quello internazionalmente riconosciuto, che ha sede a Tobruk.

La replica - "È tutto falso". Lo sottolineano all’Adnkronos fonti militari italiane replicando alla notizia, rilanciata da alcuni media, secondo cui forze speciali italiane sarebbero coinvolte nell’uccisione a Tripoli di Salah al-Mashkout, considerato uno dei boss del traffico di esseri umani a Zuwara, da dove partono i barconi che attraversano il Mediterraneo diretti in Europa. A puntare il dito contro gli italiani anche il presidente del Congresso libico, Nuri Abu Sahmain, che, in una nota citata dal britannico "Guardian", ha sostenuto che al-Mashkout è stato ucciso da uomini delle forze speciali del nostro Paese. Abu Sahmain, originario anche lui di Zuwara, ha detto che conosceva personalmente al-Mashkout e che era a capo di un’amministrazione rivale al governo di Tobruk, quello riconosciuto dalla comunità internazionale. Una fonte della Nato ha detto allo stesso quotidiano che nessuno dei militari dell’Alleanza è coinvolto nell’attacco che haportato alla morte di quello che era considerato un boss dei trafficanti.

sabato 26 settembre 2015

"Quel dossier sexy di Verdini..." Porno complotto, l'ultima soffiata

Stefano Caldoro: "Denis Verdini mi avvertì del sexy-dossier che mi riguardava"




Riavvolgiamo il nastro fino al 2010, quando Stefano Caldoro si candidava alle regionali in Campania. Vinse, Caldoro, nonostante una falsa notizia su uno scandalo sessuale che lo riguardava. Una balla spaziale. Una notizia che finì su un blog, per poi fare il giro d'Italia. Ora, dallo stesso Caldoro, arrivano importanti dichiarazioni: un mese prima della pubblicazione del falso dossier, spiega, "incontrai in Parlamento Verdini, che aveva con sé dei fogli, mi parlò di uno scandalo di carattere sessuale simile a quello che aveva coinvolto Marrazzo". Così a Roma, nel corso del processo per la P3: la deposizione di Caldoro, parte offesa in un filone del processo, rende così attuale un caso di cinque anni fa. Secondo lui, Verdini, sapeva di quel dossier e cercò in qualche modo di aiutare e difendere l'allora candidato governatore. Sul caso, Caldoro afferma che secondo lui ancora non è possibile individuare "il mandate di quel dossier che avrebbe potuto costarmi la candidatura". E ancora, su Verdini, spiega: "Gli dissi di stare tranquillo, che erano fesserie. Verdini mi rispose che mi credeva ma che doveva comunque informare Berlusconi. Non so come Verdini ebbe quelle carte ma io non persi la calma. Quando circa un mese dopo quell'incontro un blog pubblicò le notizie, presentai la denuncia".

ESAMI MEDICI 7 VOLTE PIÙ CARI Vai dal dentista? Ti costa 1.200 euro

Sanità, medici in rivolta contro il decreto di Beatrice Lorenzin: "A rischio il diritto alla salute"




Il decreto sanità, tra limitazione degli esami inutili e tutela dei pazienti. Continua a far discutere il provvedimento firmato dal ministro Beatrice Lorenzin, che per 208 esami stabilisce delle regole di erogabilità molto più stringenti rispetto a quelle attuali, con sanzioni previste per i medici che li prescrivono inutilmente. Il risultato è che per sottoporsi a questa serie di esami, al di fuori dei nuovi parametri fissati per decreto, si dovrà pagare per intero la prestazione o rivolgersi al privato, così che molte persone potrebbero trovarsi nella condizione di dover rinunciare a curarsi.

Gli esami - Tra le prestazioni colpite dalla scure dei tagli, ci sono esami radiologici e medicina nucleari, fondamentali nella diagnostica e le cure dentistiche. Ma anche esami di controllo abbastanza comuni, come le prove allergiche e i livelli di colesterolo.

I medici - I medici di famiglia sono in rivolta e minacciano lo sciopero se il decreto non verrà rivisto. Gli oppositori sostengono che il provvedimento leghi loro le mani, esponendoli a sanzioni e mettendo così a rischio il diritto alla salute. I dottori fanno riferimento alla necessità, in determinate circostanze, di ricorrere a esami per escludere patologie e per ottenere la corretta diagnosi. Inoltre, secondo i medici, questa politica distrugge la cultura della prevenzione e a lungo andare questo porterà un aumento dei malati e un conseguente aggravio per la spesa sanitaria.

La replica - Il ministero si difende parlando di un ricorso eccessivo agli esami indicati; il provvedimento va nella direzione dell'efficienza, senza penalizzare i pazienti, perché le regole fissate per erogare gli esami sono, secondo il ministero, adeguate alle necessità.

Gossip di Dagospia: sapete con chi va a letto il principe Emanuele Filiberto?

La soffiata di Dagospia: Emanuele Filiberto flirta con Fiammetta Cicogna




Pare, scrive Dagospia, che la bella attrice francese Clotilde Courau sia molto triste e si scoli fiumi di champagne per le continue scappatelle del marito Emanuele Filiberto. L'ultima conquista del principe, così si vocifera, sarebbe l'incantevole Fiammetta Cicogna. Sembra che i due - che si sono incontrati alle sfilate della moda milanese - si siano già dati un appuntamento in Svizzera dove vive lui e dove vive anche il fidanzato milionario di lei Carl Hirschmann che, al momento, ha un problemino con la giustizia elvetica

Clamoroso alla sfilata: c'è Miriam Leone, poi arriva Charlotte Casiraghi. Le due si incrociano (e finisce male)

Charlotte Casiraghi alla sfilata di Gucci, scappa indignata dal vestito e da Miriam Leone





Charlotte Casiraghi è arrabbiatissima. Il soggiorno a Milano è stato terribile, e una "misteriosa ragazza" le ha rubato la scena durante le sfilate. È andata così, almeno stando al racconto di Dagospia. Prima Charlotte è stata parcheggiata all'hotel Four Seasons. Poi, ecco che Charlotte è stata costretta - povera lei! - a indossare un abito di Gucci che proprio non le piaceva. A strisce rosa, rosse e nere con cintura rossa e scarpe abbinate. Un abito particolare (nella foto), che alla principessina non piaceva, affatto. Ma se non lo avesse indossato, Gucci la avrebbe tenuta fuori dalla sfilata. Così Charlotte si è rassegnata, e via con l'abito. Ma solo dopo sarebbe arrivato il "colpo di grazia". Non solo nessuno l'ha elogiata per il look, ma tutti sono stati sedotti da un'altra, la "ragazza misteriosa" una ragazza bella e provocante. Come riporta Dagospia, pare che Charlotte abbia chiesto chi fosse "quella ragazza seducente" che attirava tutti gli sguardi. "Si chiama Miriam Leone - le ha detto un'amica -. Si dà da fare in tv. La conoscono tutti per le scene erotiche che ha girato (nella fiction 1992)". Alla Casiraghi è bastato questo e, senza farselo ripetere due volte, ha girato i tacchi e se n'è andata.

Arriva lo studio scientifico sull'Ikea: l'effetto che fa sulle coppie (e perché)

Ikea e l'analisi degli psicologi: perché è il cimitero delle coppie felici


di Giordano Tedoldi 



Una giornalista della rivista americana Atlantic, Corinne Purtill, ha svelato il mistero del perché una visita all’Ikea, per una coppia, può essere l’inferno. Ha sentito una mezza dozzina di psicologi che le hanno spiegato che, non appena si varcano le porte di un qualunque negozio del colosso svedese, le funzioni superiori cerebrali si disattivano e regrediamo a comportamenti primitivi del genere «combatti o fuggi». Colpa di un ambiente da sogno, immacolato, un Eden arredato in mobili di legno chiaro che riproduce rivalità non inferiori a quelle tra Adamo e Eva tentati dal serpente: «la casa idealizzata, linda, elegante e spaziosa che vi accoglie nello showroom diventa la mappa di un incubo relazionale». La zona cucina porta alla mente la volta che lei (o lui) ha cucinato un piatto immangiabile, la camera da letto risuscita il tedio sessuale, quella dei bambini discussioni educative e competizioni del tipo «so io che cosa gli piace». Scegliendo poi gli articoli dalla apparentemente infinita offerta, è facile notare il cattivo gusto dell’altro (ovviamente rapportato al buon gusto proprio) e ci si finisce per domandare: come ho potuto pensare di vivere con una persona che preferisce il tavolino da caffè Lack al Klingsbo? Ma l’analisi degli psicologi si concentra in particolare sul cruciale momento del montaggio. È lì che il preteso egualitarismo della coppia moderna entra in crisi. Difatti per montare un cassettone Hemnes, nonostante le istruzioni mostrino un pupazzetto asessuato e senza dubbio decerebrato che riesce in pochi istanti nell'impresa, ci vuole un certo impegno e lavoro di squadra. Come in ogni équipe che funzioni, ci vuole un capo e un assistente. Ma ecco che il capo spana la vite, oppure non trova la rondella, oppure non capisce le istruzioni, e allora ecco l’assistente che, percependo una certa insicurezza da parte del leader e scorgendo un varco per rovesciarne il potere, gli fa notare che la rondella ce l’ha nel cavo della mano, e quello assentendo pieno di vergogna si rimette all’opera, innervosito, commettendo il fatale errore che porterà la coppia a discutere dei suoceri, delle spese, infine dell’irredimibile destino di sofferenza su questo opaco atomo di male che è il pianeta terra. «Ikea - ha detto la comica americana Amy Poehler - è la parola svedese per litigio». Il consiglio degli psicologi è, quando si fa l'esperienza Ikea, dagli acquisti al montaggio all'uso, di non cadere nella trappola di dare la colpa di tutto ciò che non va all'altro. Prendersi la propria quota di responsabilità: se lui o lei ha scelto di mettersi in casa un mobile da caffè orrendo, in qualche modo un po’ è anche colpa propria. Lo studio però ha un limite tipicamente americano: attribuisce la causa delle tensioni al mancato lavoro di squadra, o a un ego troppo preponderante e perciò facilmente frustrato dall’incapacità a connettere due giunti. Sottovaluta il fattore ansiogeno tipico di questo mondo di mobili e arredi e tovagliette e candele profumate e polpettine e pentole e così via all'infinito, che, ambiguamente, sembrano tutti un identico oggetto. L’idea dell’uomo massa che va a fare la spesa nel negozio massa. La finta libertà di scegliere i prodotti, quando in realtà si è sotto la più rigida schiavitù di precisi budget di spesa. L’idea che la famiglia fosse la realizzazione di un sogno, si infrange contro quei nomi svedesi che suonano come il gergo di un pensiero unico.