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giovedì 25 giugno 2015

Allarme in Vaticano: rischio scisma "La mossa che il Papa non deve fare"

Papa Francesco, il vaticanista Messori: "Se la Chiesa condanna Medjugorje rischia lo scisma"




La Chiesa cattolica rischia uno scisma. E' il vaticanista Vittorio Messori, via Huffingtonpost.it, a mettere in guardia Papa Francesco. Perché se scisma sarà, sarà per colpa dell'intransigenza del Pontefice su Medjugorje: "Se si sconfessassero non i vescovi ma le apparizioni - scrive Messori -, addirittura temo qualcosa come uno scisma, perché Medjugorje ha rappresentato in questi anni il maggior movimento di masse di una cattolicità malridotta, dopo il Concilio". In Vaticano si attende a ore il verdetto sulle apparizioni mariane nel santuario bosniaco, dopo che nei giorni scorsi lo stesso Papa aveva condannato il "business delle apparizioni". "A Medjugorje - è la tesi del vaticanista - molta gente ha ritrovato la fede oppure ha rafforzato una fede un po' impallidita". Proprio per timore di una "rivolta dei fedeli", secondo Messori il verdetto di Francesco sarà "interlocutorio".

Expo, la fregatura di Putin all'Italia La beffa: "Sembra Asiago" ma...

La Russia all’Expo con i tarocchi dei formaggi italiani


di Attilio Barbieri 


Quando si dice Zar: il padiglione della Russia all'Expo e pensato su misura per le ambizioni imperiali di Vladimir Putin. Imponente. Faraonico. Capace, sicuramente, di colpire il visitatore con un ingresso frutto dell'incontro tra due superfici concave, la fronte del palazzo e una pensilina a specchio aggettante che copre una quindicina di metri. Il risultato è di grande effetto, anche se non è difficile scorgervi una vena di megalomania che attraversa come un filo rosso l'intero installazione. Quale sia l'aria che si respira da queste parti lo chiarisce da subito un cartello posto appena dopo la gigantesca parete a vetri da cui si entra: «La Russia è il Paese più grande del mondo, ha opportunità uniche e un enorme potenziale per garantire la sicurezza alimentare del genere umano». Niente di più, niente di meno. Bisogna riconoscere che agli ex compagni la chiarezza non manca. Sono pronti a farsi carico di risolvere la sfida su cui si incentra l’esposizione universale. Quella di sfamare il pianeta.

L’itinerario nel padiglione si snoda su due livelli. Al netto del bar dove si servono a ora fissa gli assaggi (a me sono toccate delle improbabili aranciate russe) il piano terra è occupato da monitor giganteschi che magnificano il ruolo decisivo del paese eurasiatico nelle scoperte: dalla tavola periodica degli elementi alla selezione delle sementi e di importanti varietà vegetali. Insomma: si deve agli scienziati e ai ricercatori russi buona parte dei progressi compiuti dall’umanità negli ultimi duecento anni. E chissà, forse anche prima.

Al secondo piano vengono i pezzi forti del padiglione. Il percorso si apre con una serie di cartelli che spiegano come e perché bonificare i terreni inquinati dai pesticidi. Un messaggio rivolto, in particolar modo, ai Paesi in via di sviluppo, africani in testa che hanno usato a mani basse molecole altamente pericolose. Gli immancabili ricercatori ex sovietici hanno messo a punto dei microorganismi in grado di rendere nuovamente coltivabili le terre trattate con sostanze tossiche. Che finiscono nella frutta e nella verdura ivi coltivata. Le mele sono al primo posto nella top 10 fra i frutti «che presentano la maggior quantità di pesticidi». Ma non serve disperarsi. «Un giovane gruppo di ricercatori russi», si legge in un cartello posto alla fine del percorso, «ha sviluppato e brevettato due preparati biologici, Terrabakterin e Akvabakterin, per la pulizia dell’acqua e del suolo da pesticidi persistenti». I due prodotti si basano su ceppi di batteri capaci di digerire le sostanze tossiche. Rendendo nuovamente potabile l’acqua e coltivabili le terre.

Ma è verso la fine dell’itinerario che arriva la vera perla della presenza russa. Nella sala dedicata al Tatarstan, la terra dei tartari, una repubblica autonoma della federazione russa la cui capitale, Kazan, dista 300 chilometri da Mosca. In una teca di cristallo posta quasi al centro della sala, ci sono le eccellenze lattiero casearie della regione. Panna acida ma soprattutto formaggi. Tanti. Freschi e stagionati. Con la crosta e in vaschetta. «È una regione rinomata proprio per questi prodotti», spiega una hostess, «che sono famosi in tutta la Russia». Ma qui arriva la vera scoperta: quasi tutti i formaggi sono dei tarocchi del made in Italy. Il più grande, che ricorda vagamente nella forma un Asiago, si chiama Prego. «Italian style», recita una scritta. «Original italian recipe», ricetta originale italiana, una seconda. Non può mancare il tricolore: un gagliardetto bianco, rosso e verde sovrasta il loro. Altro giro, altro regalo. La giostra dei falsi è ben fornita. Al ripiano superiore fanno bella mostra alcune vaschette con un brand che è tutto un programma: «Solo Formaggio». In questo caso, oltre al nome, evocativo di una specialità fatta in Italia, la bandierina italiana compare addirittura nel logo.

In realtà la Russia è letteralmente invasa dai tarocchi del Belpaese. Formaggi, prosciutti, vini: secondo i dati che circolavano fino a un paio d’anni fa negli ambienti diplomatici e del nostro Ice, sarebbero più di 1500 questi falsi marchi italiani. Ma ci vuole un bel coraggio a portare dei tarocchi tartari all'Expo, in Italia. E spacciarli per eccellenze russe.

Registra i medici durante l'anestesia e li ascolta al risveglio: finisce male

Usa, un uomo registra i medici che lo insultano durante l'operazione: ottiene 500 mila dollari di risarcimento




Chissà cosa dicono tra loro medici e infermieri mentre il paziente è addormentato durante un'operazione chirurgica. La curiosità è venuta anche a un uomo di Richmond, negli Stati Uniti, che ha dovuto affrontare il bisturi del chirurgo per una colonscopia. Prima di cadere nel sonno dell'anestesia, l'uomo ha acceso il telefonino e registrato tutto quello che veniva detto in sala operatoria. Così ha scoperto che l'anestesista Tiffany M. Ingham dire: "Dopo 5 minuti ho voluto dargli un po' di pugni" e poi "Ha la tubercolosi nel pene". Una volta sveglio e tornato a casa, l'uomo ha ascoltato la registrazione e ha deciso di denunciare i medici, ottenendo un risarcimento di mezzo milione di dollari.

mercoledì 24 giugno 2015

Il governo taglia le detrazioni fiscali: quali rimangono e che cosa cambia

Riforma del fisco, verso il taglio delle detrazioni: quali rimangono e cosa cambia




La riforma del Fisco slitta a venerdì e potrebbe portare con sé una bruttissima sorpresa: il taglio alle detrazioni. La corsa è contro il tempo, visto che il 27 giugno scade la delega concessa dal Parlamento al governo per mettere a punto i decreti attuativi della riforma. Di sicuro, salta la revisione del catasto perché il rischio era di massacrare alcune categorie di proprietari immobiliari, facendo avvertire il tutto come "un aumento della tassa sulla casa", come ha spiegato lo stesso premier Matteo Renzi.

Il "micidiale corto circuito" - Il rinvio a venerdì, ha aggiunto, è dovuto alla necessità di "limare i testi" per evitare un secondo caso "salva-Berlusconi" (ricordate la legge sulle frodi fiscali depenalizzate sotto al 3% approvata all'insaputa di molti ministri e poi cancellata in fretta e furia?), ma secondo molte fonti giornalistiche dietro al pastrocchio si celerebbe, per dirla con le parole del Messaggero, "un micidiale corto circuito" tra i consulenti economici di Palazzo Chigi e il Ministero dell'Economia, con tanto di incomprensioni fin dentro al Ministero del Tesoro. Progetti distinti di riforma e nessun confronto tra le parti, con il risultato di un drammatico stallo. Tensione alle stelle anche tra il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il consigliere economico delegato alle questioni fiscali Vieri Ceriani, a cui Padoan avrebbe imputato una gestione troppo personalistica.

Le novità in arrivo - Tra le novità previste dal testo, salvo modifiche dell'ultim'ora, ci sarebbe una norma che introduce stabilmente nella legge di stabilità il monitoraggio sulle "tax expenditures", gli sconti fiscali concessi ai contribuenti: quelli in vigore da oltre 10 anni, se non espressamente confermati o ridotti dalla legge di Stabilità, saranno automaticamente cancellati. Le uniche detrazioni "salvate" dovrebbero essere quelle sul lavoro dipendente, le pensioni e i mutui per la prima casa. I soldi risparmiati con il taglio delle detrazioni, giurano dal governo, finiranno in un fondo per ridurre le tasse. Di fatto, dunque, le detrazioni dovranno essere riviste ogni anno, con il rischio che in caso di conti ballerini (ipotesi sempre molto, troppo probabile) ogni 12 mesi ne salti qualcuna.

Caivano (Na): Monopoli dice no alla nuova stazione dei rifiuti

Caivano (Na): Monopoli dice no alla nuova stazione dei rifiuti 



di Gaetano Daniele



Simone Monopoli
Sindaco di Caivano 

Il Sindaco di Caivano, Simone Monopoli, blocca l'area destinata, secondo una richiesta protocollata il giorno 17 Giugno scorso, due giorni dopo l'insediamento dello stesso, da una società privata di Casoria “Stiamo - spiega il sindaco Simone Monopoli in una nota - innanzitutto verificando se nell’area interessata esistano le condizioni legali per impiantare la stazione di stoccaggio. Comunque,  in attesa della Via (Valutazione Impatto Ambientale) che ci deve giungere dalla Regione Campania, siamo contrari all’installazione di ogni tipo di impianto che tratta spazzatura sul territorio, anche in ottemperanza alla moratoria ambientale votata dal consiglio comunale nel 2012, l’iter purtroppo è partito a dicembre, quanto non avevamo contezza di ciò”. La richiesta era stata avanzata appunto, da una società di Casoria, a raccogliere rifiuti nella Zona Asi di Pascarola. 

Intervista Esclusiva - La profezia del guru di Putin: Russia, Usa, Ue e il "disastro"

Russia, parla Dugin, il guru di Putin: "Isis strumento degli Usa, stiamo andando verso il disastro"


Intervista a cura di Sebastiano Caputo


Già professore all’Università di Mosca, Alexander Dugin è politologo e filosofo russo tra i più vicini al Cremlino. Lo abbiamo intervistato in occasione della presentazione svoltasi ieri a Milano del libro Rinascita di un Impero. La Russia di Vladimir Putin (Circolo Proudhon Edizioni) organizzata dal quotidiano online L’Intellettuale Dissidente e dall’Associazione Culturale Lombardia-Russia presidiata da Gianluca Savoini. 

In questo momento storico si parla molto di sanzioni alla Russia. Lei le vive sulla sua pelle perché ha delle difficoltà a viaggiare nei Paesi alleati degli Stati Uniti. Per quale motivo? 

«Le sanzioni contro di me sono in vigore negli Stati Uniti ma non ancora in Europa. Vedremo col passare dei mesi o degli anni cosa succederà. È importante perché io sono il primo uomo che è stato sanzionato dagli americani per le sue idee: per i miei pensieri, per le mie dichiarazioni. Io non faccio parte di nessun gruppo terroristico, sono un intellettuale. Questo è emblematico. La democrazia liberale arriva in un momento di contraddizione: nel nome della libertà di espressione si sanzionano le personalità che esprimono opinioni diverse dal Pensiero unico. L’Occidente condanna i totalitarismi, eccetto il terzo totalitarismo, che è quello liberale che censura nel nome della libertà di pensiero e di espressione. La nostra è una realtà orwelliana, o peggio, viviamo nel “migliore dei mondi” di Huxley: il nostro è un totalitarismo soft».  

Dall’altra parte, anche Vladimir Putin ha stilato una lista di personalità non gradite. Tra queste vi è anche un intellettuale, se così possiamo chiamarlo: Bernard-Henry Levy… 

«Si tratta di una provocazione. Bernard-Henri Levy è un mio nemico diretto. Ha fatto una lezione intera a Kiev contro il mio libro La quarta teoria politica. Ha criticato le mie idee, è a favore del governo golpista ucraino, appoggia il nazionalismo e il liberalismo russofobo. Le sanzioni non sono solo contro di lui, ma anche contro altri personaggi come il leader dei Verdi francesi Daniel Cohn Bendit. Putin ha quindi ricambiato, si tratta di una risposta alle sanzioni. In più i nomi nella lista non sono intellettuali ma vere e proprie spie...». 

Vladimir Putin è stato tagliato fuori dall’ultimo G7, ma in compenso Matteo Renzi lo ha accolto festosamente a Milano quando è venuto a visitare l’Expo. Non c’è una schizofrenia in questo atteggiamento?  

«La volontà di escludere la Russia dal G7 è stata puramente simbolica. Pensate che il summit divenne G8 dopo il crollo del muro di Berlino con la presa del potere di Boris Elstin, il quale ha tradito allora la Russia. Il suo invito è legato alla perdita di sovranità del nostro Paese. Quando la Russia con Putin ha riacquistato maggiore sovranità è stata tagliata fuori. Per i russi questa non è di un’umiliazione ma un premio».  

E riguardo alle sanzioni economiche europee che opinione si è fatto?  

«Credo i Paesi europei abbiano tutte le ragioni per continuare a cooperare con la Russia. Per motivi economici, energetici, finanziari, industriali e commerciali, le sanzioni non giovano ai loro interessi. Le società europee non possono comprendere il perché di queste sanzioni, non ci sono basi economiche. Eppure i vertici di Bruxelles, tutti i capi europei, sono schizofrenici. Da una parte hanno interesse a cooperare con i russi, dall’altro invece non sono liberi per colpa della volontà statunitense per cui c’è una situazione di equilibrismo. Il mondo unipolare diretto da Washington ci porta al disastro e Matteo Renzi è ostaggio di queste relazioni internazionali».  

Quali sono le conseguenze per noi italiani, un Paese storicamente legato alla Russia?  

«È il Nord dell’Italia che paga soprattutto questa politica delle sanzioni. Di meno, invece, la Russia che ha rapporti commerciali anche con il mercato asiatico. Penso all’export italiano legato all’agricoltura, all’artigianato, ai prodotti industriali».  

Parliamo di politica internazionale. Lei sembra convinto che ci sia un collegamento tra gli Stati Uniti e l’Isis. 

«È evidente che il fondamentalismo islamico è stato manipolato fin dall’inizio dagli americani. Inizialmente è stato lo strumento per la lotta ai movimenti islamici filo-sovietici, poi è stato il pretesto e il nemico perfetto per le battaglie degli Stati Uniti in Medio Oriente, così dalla guerra in Afghanistan in poi. Credo che l’Isis non sia una realtà omogenea, all’interno ci sono diverse correnti, e una di queste è legata a doppio filo con gli Stati Uniti, ci sono documenti che lo dimostrano tra questi anche quelli di Edward Snowden. La politica estera americana tradizionalmente governa attraverso il caos e l’Isis fomenta questo caos».  

Il fondamentalismo islamico è stato affrontato dal governo russo negli anni della guerra in Cecenia. In che modo? Come possiamo noi europei sconfiggere l’Isis?  

«La Russia ha utilizzato una strategia delle divisioni tra un Islam tradizionale, euroasiatico, un islam politico, artificiale e antitradizionale, antisufista. Facendo questa divisione noi siamo riusciti a separare due rappresentazioni appoggiando l’islam tradizionale, garantendo molte libertà ai capi tradizionali. Detto ciò, i musulmani tradizionali hanno ricevuto più di quello che immaginassero. Anche il potere, la libertà di introdurre le leggi islamiche nella società, come nella Cecenia; ma il prezzo era quello di lasciare l’islam radicale, politico, atlantista. Questa è la doppia anima dell’islam, esistono correnti tradizionalisti e correnti pro-americane e pro-saudite che sono pericolose».  

Nel Caucaso fa presa l’Isis sui musulmani? 

«Al Nord del Caucaso ci sono piccoli gruppi legati all’Isis, ma non i numero tale da mettere in pericolo la nostra sicurezza. L’Islam tradizionale riconosciuto in Russia fa la guerra a queste frange».

Recentemente nei Paesi Baltici c’è un dispiegamento delle forze militari della Nato. Sempre al Nord dell’Europa, nei Paesi Scandinavi, la Russia ha ammonito il governo svedese qualora dovesse entrare nella Nato. Cosa sta succedendo da quelle parti? 

«Gli americani spingono l’Europa alla guerra con la Russia. Giocano sui rancori e i risentimenti storici tra il nostro Paese e i Paesi dell’Est europeo. La Russia non ha interesse in questo conflitto e vuole evitarlo a tutti i costi». 

Da Palazzo Chigi alla poltrona dell'Unità "L'uomo-frana" nuovo direttore

Erasmo D'Angelis sarà il nuovo direttore del quotidiano l'Unità




Il segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, ha deciso di mettere un suo uomo di fiducia alla guida del quotidiano L'Unità che dal prossimo 30 giugno tornerà in edicola. La scelta è caduta letteralmente su Erasmo D'Angelis, già in forze a Palazzo Chigi ma con un ruolo decisamente lontano dal giornalismo, ma forse le competenze finora maturate lo hanno preparato alla nuova missione. Il nuovo direttore del giornale fondato da Antonio Gramsci finora si è occupato di frane e smottamenti come Capo dell'Unità di missione del governo contro il dissesto idrogeologico. Renzi aveva provato a mollare la direzione del quotidiano al senatore della sinistra Pd Gianni Cuperlo, che si era guardato bene dall'accettare. Tramata anche l'ipotesi comunque più gradita alla sinistra Dem di scegliere l'ex vicedirettore del giornale, Vladimiro Frulletti, anche in segno di continuità con la passata gestione. Giornalista professionista, D'Angelis è ritenuto figura chiave molto vicina all'ex sindaco di Firenze. Prima delle frane, D'Angelis si è occupato di tubi e acqua come presidente dell'azienda pubblica toscana Publiacqua.