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lunedì 26 gennaio 2015

Aereo greco si schianta su base Nato 10 morti in Spagna, coinvolti italiani

Spagna, F-16 greco si schianta contro base Nato: 10 morti e 13 feriti





Dieci persone sono morte e altre 13 sono rimaste ferite, tra cui 9 italiani, nello schianto di un caccia F-16 greco sulla base aerea della Nato a Los Llanos, nella Spagna centrale vicino ad Albacete. Lo ha reso noto il ministero della Difesa spagnolo, precisando che sette dei feriti sono in condizioni gravi. Il generale Francisco Javier García Arnáiz, capo di stato maggiore dell'aeronautica, si è subito recato alla base, sede di una scuola di addestramento della Nato. L'incidente sarebbe avvenuto in fase di decollo, quando durante una manovra di esercitazione l'aereo sarebbe andato fuori controllo schiantandosi sulla pista e colpendo alcuni velivoli parcheggiati. Fonti della Difesa hanno riferito che i piloti dell'F-16 sono fra i morti e che dei 13 feriti sette sono gravi, cinque sono in prognosi riservata e uno è stato dimesso. Nella zona sono intervenuti elicotteri di soccorso, ambulanze e vigili del fuoco.

Il naufragio, la fuga, i morti Per Schettino chiesti 26 anni

Per Schettino chiesti 26 anni di carcere





A conclusione della requisitoria durata ben tre giorni, ala procura della Repubblica di Grosseto ha chiesto 26 anni di carcere per il comandante della Costa Concordia, affondata all'isola del Giglio il 12 gennaio 2012. Nell'incidente, per il quale Schettino è l'unico imputato a processo, morirono 30 persone e altre decine rimasero ferite. Nove anni sono stati chiesti per il naufragio colposo, 14 per l'omicidio colposo e 3 per l'abbandono della nave. "Che Dio abbia pietà di Schettino perché noi non possiamo averne alcuna" aveva concluso la requisitoria il pm Stefano Pizza. I tre sostituti procuratori Maria Navarro, Alessandro Leopizzi e Stefano Pizza hanno parlato per 15 ore, hanno ricostruito le varie fasi del naufragio e le responsabilitá del comandante Francesco Schettino.

Quirinale, Renzi ha paura del Pd: "Scheda bianca per i primi tre voti"

Matteo Renzi: "Per il Colle il Pd voterà scheda bianca alle prime tre votazioni"





Matteo Renzi entra a gamba tesa sulla corsa al Colle. Il premier rompe il silenzio e fa sapere che il Pd "voterà scehda bianca ai primi tre scrutini". Di fatto Renzi vuole arrivare al quarto scrutinio quando basterà la maggioranza semplice per eleggere il Capo dello Stato. Una mossa quella del premier che di fatto forza i giochi e prova d imporre un suo candidato unico. Il Pd voterà scheda bianca alle prime tre votazioni. Lo ha annunciato il premier Matteo Renzi all’assemblea dei deputati alla Camera indicando il metodo per eleggere il Capo dello Stato. "Crediamo nel Pd, luogo di discussione", sono state le parole del segretario con cui ha aperto l’assemblea dei deputati . Chi non condivide il nome del candidato alla Presidenza della Repubblica "dovrà dirlo apertamente". I nomi dei candidati alla presidenza della Repubblica "non li facciamo perché poi decidano altri", ha precisato. Alle prime tre votazioni servono 672 voti su 1009. Mentre dalla quarta in poi ne serviranno solo 505: ovvero la maggioranza semplice.

La mossa - Di fatto in questo modo Renzi vuole tagliare fuori i candidati di bandiera per evitare la conta alle prime tre votazioni ed evitare figuracce dentro il partito. Così sale la temperatura dentro il Pd. La mossa di Renzi prova a stanare i dissidenti e il loro candidato che fa riferimento alla minoranza dem. Indicando al partito di votare scheda bianca chi non sarà d'accordo dovrà comunque indicare il nome del candidato permettendo ai renziani di contare chi dentro al Nazareno rema contro il candidato del premier. Insomma di fatto il presidente verrà eletto alla quarta votazione. Ma Renzi non si fida più del suo stesso partito. E questo è forse il punto su cui dovrebbe riflettere di più il premier. 

Renzi fa fuori la civatiana Lanzetta Via dal governo, ecco dove la spedisce

Renzi licenzia la civatiana Lanzetta (furiosa), e la regala alla Calabria





Quando ha ricevuto la telefonata del presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, che le spiegava: “Ho parlato con Matteo Renzi e mi ha dato il via libera. Ti ho inserita nella lista degli assessori della mia giunta”, Maria Carmela Lanzetta ha immediatamente realizzato di essere stata licenziata dal posto che attualmente occupa, da ministro degli affari regionali. Pur furiosa con il presidente del Consiglio che manco le aveva fatto una telefonata, non si è ribellata, e non se l’è presa con il povero Oliverio che le darà la poltorna da assessore per le riforme, la cultura e l’istruzione della Regione Calabria. Ma ha chiesto un faccia a faccia a Renzi. Un po’ umiliata in effetti la ministra licenziata si sente. Lei, da sempre legata a Pippo Civati, fu tirata da Renzi dentro il suo governo un po’ per cercare di portare a miti consigli l’ex compagno di rottamazione, un po’ per sbeffeggiare Civati: “vedi che se voglio porto via con nulla i tuoi?”. Civati ci restò male, e ne fece all’epoca una questione di educazione: “Matteo poteva almeno farmi una telefonata”, disse. Chissà se questo confino deciso in fretta e furia della ministra in Calabria non abbia ancora una volta le stesse ragioni: una vendetta di Renzi per il Civati che amoreggia con Nichi Vendola, visto che la Lanzetta era rimasta nella sua area politica. Di certo il premier libera una poltrona in un momento in cui può servire a mille giochi. Perchè anche quella poltroncina può avere il suo peso nella complicata partita per il Quirinale

Ecco perchè da noi Silvio e Renzi tifano per Tsipras: lo scenario...

Ecco perchè Renzi e Berlusconi tifano Tsipras





Di là dall'adriatico la faccia sorridente del leader della sinistra greca Alexis Tsipras. Di qua i volti tirati e stanchi dei vari Bersani, Cuperlo, Civati, vendola. Il paragone tra le fotografie delle due sinistre lo fa "Il giorno", accompagnadolo con un editoriale nel quale Andrea Cangini sottolinea come la nascita di un partito di sinistra "alla Tsipras" anche in Italia sarebbe ben lungi dal preoccupare i due manovratori del momento, Renzi e Berlusconi. E, anzi, sarebbe il motore per la nascita di un nuovo bipolarismo. Da una parte ci sarebbero, appunto, i Vendola cui la sinistra del Pd magari tramite l'intervento decisivo di D'Alema, passerebbe una bella fetta di voti. Dall'altra, "finalmente", il partito della Nazione. Renzi e Berlusconi, infatti, di fronte al ri-sorgere di una sinistra vera e forte, avrebbero l'alibi definitvo per dare vita a quel partito di centro-destra che al primo (Renzi) consentirebbe, spiega Cangini, di mantenere le redini del comando in Parlamento e al secondo (berlusconi) di vivacchiare ancora un po'. Senza più fraintendimenti o "patti del Nazereno " da tenere più o meno segreti, ma con un unico partito alla luce del sole. Che poi si chiami davvero "Della Nazione" a quel punto sarebbe solo una questione secondaria.

"Sei mesi, poi diremo addio all'Euro" Così la Grecia spara su Bruxelles

Il consigliere di Tsipras: "Sei mesi di tempo o addio all'Euro"





La Grecia si è svegliata sotto la bandiera rossa di Syriza. La sinistra di Tsipras ha vinto le elezioni e ora si gioca una partita delicata per ottenere la maggioranza assoluta fissata a 151 seggi per poter governare da sola. Ma Tsipras non dovrà fare i conti solo con i probabili alleati per un governo di coalizione, dovrà fare i conti anche con l'Europa che da ieri sera è in stato d'allerta per la vittoria del partito antiausterity di Tsipras. Pochi minuti dopo la comunicazione dei risultati del voto, la Bundesbank ha subito avvertito il premier in pectore greco: "Gli impegni vanno rispettati, solo così la Grecia potrà ottenere gli aiuti della Troika". Un messaggio chiaro che ha fatto subito lievitare il livello dello scontro. Tsipras ha risposto che quello di ieri sera è stato un voto "contro l'austerità" e che "la Troika è alle spalle, rappresenta il passato". Il prossimo 28 febbraio però scade il programma di aiuti ad Atene da parte della Troika e dunque Tsipras dovrà avere le idee chiare su come impostare la sua partita con Bruxelles e Francoforte. 

L'avvertimento - Ma il borsino ellenico fa segnare in ascesa le quotazioni di una politica anti-euro da parte del nuovo governo. Così il consigliere di Tsipras, Costas Lapvistas non usa mezzi termini in un'intervista al Corriere della Sera: "I soldi in arrivo servono solo a pagare gli interessi. Non ce li vogliono dare? Bene noi abbiamo diversi modi per finanziarci fino a giugno-luglio. Poi se la situazione non dovrebbe risolversi andremo per la nostra strada e addio euro". Una frase che pesa come un macigno e che rischia di surriscaldare la temperatura già alle stelle nelle cancellerie europee. Insomma la Grecia è pronta a tutto e l'Euro questa volta rischia di saltare in aria. 

Sondaggio, Renzi in caduta libera Silvio col turbo blocca pure Salvini

Sondaggio Demos, Renzi fiducia sotto il 50%





L'ultimo sondaggio di Demos per l'Atlante Politico, pubblicato da Repubblica,  dà il Pd che ha perso qualcosa rispetto a un mese fa, sopra il 36%, Tutti gli altri seguono a grande distanza. Per primo, il M5s che non arriva al 20%. Forza Italia, dopo il declino degli ultimi mesi, è risalita di oltre due punti. Ora è vicina al 16% (15,8%). Ma, soprattutto, lascia indietro la Lega di Salvini ferma al 13%.Il Patto del Nazareno fa bene, molto bene, a Berlusconi in termini politici. Crea certamente più problemi di consensi al governo e al premier: secondo l' Atlante Politico di Demos, infatti, il gradimento del governo sarebbe sceso al 42% e la fiducia nei confronti di Matteo Renzi al 46%. Un calo di 4 punti in un mese. Ma di oltre 10, rispetto a settembre e di quasi 30% rispetto a giugno. La riforma del lavoro e l'approvazione dell'Italicum con i voti decisivi di Forza Italia non ha avuto l'effetto di far aumentare il grandimento per Renzi che è anche dilaniato dalle dissenso interno al Pd che mal sopporta, anzi non tollera, l'asse con il Cav. Il gradimento di Berlusconi fra gli elettori del Pd è, infatti, limitato al 12%. Fra gli altri leader - per grado di "sfiducia" - lo supera solo Grillo. "Semmai - si legge su Repubblica -  è interessante osservare come lo stesso Nichi Vendola disponga, nella base democratica, di un consenso ridotto: 23%. Simile a quello di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Anche se il leader di Sel è tra i riferimenti del nuovo soggetto politico di sinistra a cui guardano i parlamentari e i militanti del Pd in polemica e dissenso con Renzi - e il suo PD (R)". La sinistra del Pd ancora non attrae e non allarga il consenso.