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mercoledì 19 febbraio 2014

Senato approva dl carceri, ora è legge

Senato approva dl carceri, ora è legge


Con 147 voti a favore e 95 contrari, nessun astenuto, il Senato della Repubblica ha approvato, in seconda lettura, il decreto che per venire incontro al problema del sovraffollamento delle carceri, introduce una riduzione controllata dei detenuti. Hanno votato contro Lega Nord, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Sel. Il provvedimento, definito "svuota carceri" dalle opposizioni, è così convertito in legge a due giorni dalla sua decadenza. Secondo Antigone, l'Associazione a tutela dei detenuti, con la nuova legge la popolazione carceraria potrebbe diminuire di 60 mila unità in pochi mesi. Tra le misure "Il Garante dei detenuti" che vigilerà sul rispetto dei diritti umani nelle carceri e nei Cie. Il braccialetto elettronico di controllo sarà la regola, mentre la detenzione domiciliare riguarderà le pene, anche residue, non superiori a 18 mesi con l'esclusione delle condanne per i delitti gravi. L'affidamento in prova ai servizi sociali è consentito per pene, anche residue, fino a 4 anni. Sconti di pena, non per chi ha domiciliari o affidamenti in prova, salgono da 45 a 75 giorni ma solo per i più meritevoli. 

In Streaming la rissa di Grillo con Renzi

In Streaming la rissa di Grillo con Renzi


E' durato solo dieci minuti lo l'incontro tra Renzi e la delegazione del Movimento 5 Stelle guidata da Grillo. Nell'incontro, trasmesso in streaming, Grillo ha parlato continuamente e ha attaccato il premier incaricato senza dargli possibilità di articolare qualsiasi ragionamento. "Sono qui solo perchè me l'hanno chiesto", rimarca il leader del Movimento 5 Stelle al termine delle consultazioni. Grillo a Renzi aveva detto: "Non ho tempo per te, non sono democratico con voi". E ancora: nel Movimento 5 Stelle "non c'è democrazia. Io voglio una dittatura sobria". 

Luciana Littizzetto e la solita battutina-frecciatina sulla città di Napoli. Leggi

Luciana Littizzetto e la solita battutina-frecciatina sulla città di Napoli....

10 miliardi delle vecchie lire per 5 giorni di lavoro, mentre
la disoccupazione è alle stelle e l'economia dell'Italia
ha sforato il 3%. Professionalità a parte, più che il
Festival della canzone italiana, sembra il festival di chi
offre di più. E' la battutina è solo l'inizio......



Ci risiamo. Nel corso del Festival di Sanremo sul palco dell’Ariston la città di Napoli finisce sulla bocca di Luciana Littizzetto. L’attirice, come al solito, è un vulcano di battute (se fa ridere o meno questo lo lasciamo al libero arbitrio della gente) ma finisce esplodendo una battuta poco felice sulla città partenopea.


La presentatrice stava intervistando il pallanuotista Amaurys Perez, giocatore cubano che indossa la cuffietta napoletana, e spara la battuta: “Tu sei cubano e ora giochi a Napoli, sono più buoni i sigari cubani o le Camel di contrabbando?“. Questa la frase che secondo noi, se è vero che non è offensiva nel senso stretto del termine, mette ancora una volta in vetrina i luoghi comuni e i pregiudizi che si hanno sulla nostra città.
Poteva dire tante cose, anche scherzare su qualche vizio di noi napoletani, non ci saremmo certamente offesi. Ma perchè parlare delle sigarette di contrabbando? Di per sè la battuta sembra poca cosa ma il continuo centellinare frasi di questo tipo in tv e sui mass media alimenta l’immagine negativa che al Nord e nel resto del mondo si ha di Napoli.

In Italia 48 mila senza dimora

In Italia 48 mila senza dimora 


Sono circa 48 mila i senza dimora in Italia secondo l'ultimo censimento elaborato nel 2011 da Istat, FioPSD, Caritas italiana e Ministero del Welfare. Il servizio più utilizzato è la mensa: l'89,4%, 9 persone su 10, si mette in fila per un pasto caldo; il 72,1% ricorre alle mense e il 63,1% a servizi di docce ed igiene personale (tra questi sono di più gli stranieri maggiormente costretti a dormire in luoghi di fortuna. Gli italiani invece ricorrono più frequentemente degli stranieri ai servizi sociali: in media sono più anziani, molti dichiarano di stare male o molto male e infatti si rileva nettamente come la salute dei senza dimora italiani mediamente peggiori anche a parità di età. 

Grillo a Sanremo: Tutta colpa della Rai

Grillo a Sanremo: Tutta colpa della Rai 


Nel suo comizio improvvisato davanti al Teatro Ariston di Sanremo, Beppe Grillo ha attaccato la Rai. "Oggi la Rai è la maggiore responsabile del disastro politico, economico e sociale del Paese". "Voglio far capire alla gente che non è più la Rai dei nostri padri. Questo è un Paese precario come la vostra informazione", ha aggiunto Grillo rivolto ai giornalisti. Alla domanda se avrebbe ripetuto le sue critiche in sala: "Sono spettatore, non interferisco nel programma". In precedenza su Twitter: "Sono davanti all'Ariston. Mi hanno minacciato: se entro e provo a parlare mi denunciano". 

Più di 60 mila commercianti e artigiani a Roma contro le "tasse": "A rischio pace sociale"

Più di 60 mila commercianti e artigiani a Roma contro le "tasse": "A rischio pace sociale"


"Siamo più di 60 mila, arrivati da tutta Italia". Artigiani e commercianti in piazza a Roma per la manifestazione di Rete Imprese Italia, a cui aderiscono Cassartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. "Senza impresa non c'è Italia. Riprendiamoci il futuro", lo slogan. "Vogliamo che il 2014 diventi l'anno di svolta". Il presidente di turno di Rete Imprese, Venturi, nel suo intervento dal palco di Piazza del Popolo, ha lanciato l'allarme: "Ben 372 mila imprese hanno chiuso nel 2013. Un'enormità". Il prossimo governo ascolti "l'enorme malessere", il nuovo premier "ci deve convocare, noi non molleremo". Insomma, la mobilitazione generale delle piccole e medie imprese che rappresentano il 94% del tessuto produttivo del Paese-Italia, ha detto basta. 

martedì 18 febbraio 2014

"Caro John, nipote di...": lettera di una ragazza disoccupata a Elkann „"Caro John, nipote di...": lettera di una ragazza disoccupata a Elkann“

"Caro John, nipote di...": lettera di una ragazza disoccupata a Elkann „"Caro John, nipote di...": lettera di una ragazza disoccupata a Elkann“ 

"Caro John, nipote di...": lettera di una ragazza disoccupata a Elkann
Claudia Rizzo, 29enne palermitana, risponde al presidente della Fiat che nei giorni scorsi aveva dichiarato: "Molti giovani non trovano lavoro perché stanno bene a casa". "Non ho un cognome come il suo...vivo ancora a casa con i miei, che ringrazio per avermi dato la possibilità di studiare..."

di Claudia Rizzo


"Caro John, nipote di...": lettera di una ragazza disoccupata a Elkann
PALERMO - "Il lavoro c'è, ma i giovani non hanno ambizione. Stanno bene a casa". Le parole di John Elkann, presidente Fiat, nei giorni scorsi avevano sollevato un polverone. Poi c'era stata la parziale retromarcia del rampollo di casa Agnelli ("volevo incoraggiare i giovani").
Claudia Rizzo è una ragazza palermitana di 29 anni: come tanti ragazzi della sua età, ha una laurea in tasca e tanti lavoretti e stage alle spalle. Non un lavoro stabile, non una casa di proprietà. Claudia ha scritto una lettera di risposta al presidente della Fiat, inviandola alla redazione di PalermoToday. Eccola in versione integrale:
Caro John Elkann,
quando l'altro ieri ho letto le sue parole ho sentito il bisogno di pubblicarle immediatamente su facebook con una frase siciliana abbastanza volgare a commento. Mi sono scusata perché generalmente non amo esprimermi con certi termini in pubblica piazza, ma un’amica mi ha fatto riflettere che anche lei, con quello che ha detto riferendosi ai giovani disoccupati (il 40%, una cifra non da poco), è stato molto volgare, probabilmente anche più di me.

Vede, caro Elkann, io ho 29 anni e vivo ancora a casa con i miei, che ringrazio per avermi dato la possibilità di studiare (dato che purtroppo ancora oggi, nel 2014, non è un diritto che appartiene a tutti) e di avere ogni giorno un piatto caldo a tavola. Il vivere con loro, per quanto li ami, non mi fa stare bene o a posto con la mia coscienza e la mia voglia di rendermi indipendente, né mi fa essere meno ambiziosa. Il mio vivere con loro è una fortuna e una necessità allo stesso tempo. Una fortuna perché, a differenza di molti, mi posso permettere una famiglia che mi sostenga e che mi faccia da ammortizzatore sociale in un Paese che non ne possiede molti; una necessità perché, nonostante mi sia laureata nel 2009, abbia un master, varie certificazioni, stage a volontà e brevi esperienze lavorative alle spalle, ancora non ho trovato un lavoro vero che mi dia la possibilità di abbandonare la casa dei miei e “costruirne” una mia.
Già, perché il mio cognome è Rizzo: un cognome a cui sono fortemente legata ma che non rimanda a nessuna famiglia miliardaria, a nessun nonno fra i più importanti imprenditori d’Italia (il mio era un contadino), a nessuna altolocata élite torinese. Sarà forse per questo che a 21 anni non sono stata inserita nel CDA dell’azienda che sta lasciando a piedi migliaia di lavoratori? Sarà forse per questo che non ho avuto la possibilità di fare esperienze di lavoro importanti in giro per il mondo? Sarà forse per questo che continuo a non poter scegliere il mestiere per il quale ho studiato e a dovermi invece accontentare di quello che passa il convento (pur di evitare di chiedere sempre soldi ai miei)? Sarà forse per questo che ho passato giorni davanti a un computer a pigiare un tasto nella speranza di poter accedere a un tirocinio bandito per i cosiddetti Neet per soli 400 euro al mese (ecco come ci aiuta lo Stato)? Sarà forse per questo che ho accettato un lavoro dove mi pagavano 2,50 euro all’ora, ho fatto volantinaggio vestita da Babbo Natale per un supermercato o la posteggiatrice per un giorno?
No, ovviamente è perché sono una parassita che sta bene a casa di mammà e che non ha ambizioni. Come me milioni di persone, come me tutti quegli amici che, dalla Sicilia, con una laurea in mano e dei sogni mai realizzati, sono scappati in cerca di fortuna: c’è chi ha pulito i bagni degli ostelli scozzesi, chi si trova a Londra a servire ai tavoli, chi a Milano in cerca di stabilità, chi sta per partire perché ha perso il lavoro in nero e non ha più i soldi per pagare un affitto.
Non mi sembra di raccontarle nulla di nuovo, perché questo accade ormai da anni a migliaia e migliaia di giovani. Però a questo punto mi viene da chiederle: quanti curricula ha mandato nella sua vita? Quante non risposte ha ricevuto? Quanti “grazie, la terremo in considerazione, ma al momento non assumiamo” si è sentito dire? Quante volte ha dovuto abbandonare la sua città, la sua famiglia e i suoi amici perché non riusciva a guadagnare abbastanza? Quanti lavoretti ha svolto per sostenersi gli studi? Quante volte ha dovuto accettare dei compromessi perché le serviva un lavoro per aiutare i suoi genitori in difficoltà? Quante volte ha dovuto rinunciare ai suoi sogni perché non si poteva permettere di sognare? Quante volte ha pensato “non ce la farò mai a costruirmi un presente, un futuro, una famiglia”? Quante volte è stato licenziato ed è stato lasciato solo? Quante volte è stato cassintegrato perché la sua azienda ha deciso di delocalizzare? Quante volte ha visto passare davanti a lei un raccomandato “figlio o amico di”?
La prego di contare, sarà bravo dato che è un ingegnere plurititolato, e di dare una risposta sincera a tutti quei bamboccioni choosy che si ostinano ancora a voler vivere nel proprio Paese a delle condizioni che minano qualsiasi tipo di dignità, da quella emotiva a quella esistenziale, da quella lavorativa a quella morale. La prego di avere la decenza di chiedere scusa per le volgarità che le sono uscite dalla bocca, di non offendere chi ce la sta mettendo tutta e non ci riesce perché il Paese è pieno di “figli o amici di”, la prego di guardare alla sua immensa fortuna e ringraziare di essere nato nel posto giusto nella famiglia giusta. Perché, vede, forse al contrario suo sarò una bambocciona choosy, poco ambiziosa e che si culla nella casa di mamma e papà, ma almeno, a differenza sua, ho l’umiltà di riconoscere molte mie fortune (in un mondo pieno di disuguaglianze) e di non giudicare gli altri.