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venerdì 23 giugno 2017

"Patatine fritte uguale cancro" l'agghiacciante diktat Ue, che cosa ci obbligano a fare

L'Unione europea vuol cambiare anche le patatine fritte



L'Unione europea ha deciso di metter bocca anche sulle patatine. In particolare su quelle secondo la ricetta belga (il Belgio è una delle patrie delle fritte), che prevede una doppia frittura: prima da crude per ammorbidire l'interno e poi da cotte per una perfetta doratura esterna. Il tutto, secondo la ricetta tradizionale, nel grasso bovino (da quelle parti non è che l'olio vada per la maggiore...).

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Da Bruxelles è arrivata la proposta di obbligare la sostituzione della prima frittura con una bollitura, per ridurre la formazione (durante la doppia frittura) dell'acrilamide, un a sostanza che l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare ha definito cancerogena e pericolosa soprattutto per i bambini.

Apriti cielo: il ministro belga del Turismo Ben Weyts ha scritto un accorato appello al commissario europeo delle politiche alimentari Vytenis Andriukaitis per lamentarsi del provvedimento: "Di fatto, bandirebbe le frites, un patrimonio nazionale insieme al cioccolato, e danneggerebbe la nostra tradizione gastronomica". "Nessuno vuole eliminare le patatine belghe - ha fatto sapere un portavoce della Commissionee Ue - vogliamo però fissare delle regole per obbligare gli operatori della ristorazione e dell’industria a ridurre l’acrilamide nel cibo, nel rispetto delle tradizioni culinarie di ogni Paese dell’Unione care anche al presidente della commissione Jean Claude Juncker".

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L'attesa prova costume di Chiara De Felice, studentessa di origine salernitana, è finalmente arrivata. La giovane, chiaradieffe su Instagram, fa sognare il web con le sue curve perfette, supera a pieni voti, e senza filtri, il vaglio dei suoi followers sui social. La De Felice si racconta attraverso la sua seguitissima pagina Twitter dove pubblica le sue fotografie oppure tweet decisamente sarcastici. 

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LA CASSAZIONE Clinica degli orrori di Milano, sentenza ribaltata Tutto da rifare per il chirurgo

Clinica Santa Rita, la Cassazione: no all'ergastolo per Brega Massone


Clinica Santa Rita, la Cassazione: no all'ergastolo per Brega Massone

No all'ergastolo per Pier Paolo Brega Massone, l’ex primario del reparto di chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano. Lo ha deciso la prima sezione penale della Cassazione che ha annullato con rinvio "limitatamente al dolo omicidiario" la sentenza con cui la Corte d’appello di Milano, il 21 dicembre 2015, aveva condannato il medico accusato di quattro omicidi volontari in relazione alla morte di altrettanti pazienti da lui operati e di un’ottantina di casi di lesioni.

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I giudici d’appello-bis dovranno quindi riqualificare il reato di omicidio volontario e rideterminare la pena, da cui sarà escluso anche un episodio di lesioni dichiarato prescritto dalla Cassazione. Brega Massone sta già scontando una condanna definitiva a 15 anni e mezzo di reclusione per decine di casi di lesioni ai danni di pazienti, oltre alla truffa al sistema sanitario nazionale per avere eseguito interventi inutili o dannosi "a scopo di lucro".

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Chi deve ottenere o rinnovare il passaporto, farà bene a controllare di essere in regola con i pagamenti di cartelle esattoriali o multe. Eventuali "lacune" nel pagamento delle infrazioni, infatti, possono compromettere le pratiche e far saltare i programmi delle vacanze.

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La legge 1185 del 1967, relativa proprio alle norme sui passaporti, all'art. 3 stabilisce che, tra gli altri, "non possono ottenere il documento coloro che debbano espiare una pena restrittiva della libertà personale o soddisfare una multa o ammenda, salvo per questi ultimi il nulla osta dell'autorità che deve curare l'esecuzione della sentenza, sempre ché la multa o l'ammenda non siano già state convertite in pena restrittiva della libertà personale, o la loro conversione non importi una pena superiore a mesi 1 di reclusione o 2 di arresto".

giovedì 22 giugno 2017

39° CONGRESSO NAZIONALE SIE Lenzi: “Endo-Libro, la mission della nuova endocrinologia 2.0

Lenzi: “Endo-Libro, la mission della nuova Endocrinologia 2.0


di Eugenia Sermonti



L’Endocrinologia come modello per tutte le altre specialità; una disciplina 2.0 che diventa un punto di riferimento in medicina, puntando sempre più su giovani endocrinologi, assistenza, formazione e su una sempre più stretta collaborazione con il Ssn per contenere i costi ed evitare gli sprechi. E a supporto di questi obiettivi arriva l’Endo-Libro 2017, il primo Libro Bianco dell’antichissima e insieme nuovissima endocrinologia italiana, un vero e proprio stato dell’arte della disciplina, realizzato con l’obiettivo di trainarla verso gli scenari futuri. Di questo e di molto altro si parla fino a sabato 24 giugno a Roma, al 39° Congresso Nazionale della Società Italiana di Endocrinologia (Sie). Una vera e propria agorà specialistica che vede riuniti tutti i maggiori rappresentati dell’endocrinologia nazionale e internazionale. «Volevamo una endocrinologia profondamente rinnovata e abbiamo tutti lavorato per adeguare al terzo millennio i connotati della nostra disciplina, al di là della componente scientifica che è sempre stata di riconosciuta eccellenza - afferma il professor Andrea Lenzi, presidente Sie - il congresso nazionale celebra proprio questo rinnovamento e il decollo dell’endocrinologia 2.0 che si traduce in un nuovo modello declinato su tre aspetti: modello di formazione, per creare oggi uno specialista capace di assorbire l’evoluzione tecnologica, sociale ed economica del Paese; modello di gestione della sanità pubblica, con uno specialista che offre il meglio della salute e al contempo riduce i costi attraverso percorsi diagnostici-terapeutici assistenziali (Pdta) ben controllati; modello di specialità, collaborante con altre discipline del sapere medico e con il Servizio Sanitario Nazionale ma costruisce anche una nuova didattica formativa».

PERCHÉ È IMPORTANTE INTEGRARE LA VITAMINA D?

Recenti studi hanno rilevato una diminuzione dei livelli di Vitamina D nella popolazione europea. Le principali cause? Minore esposizione al sole ed impoverimento della dieta.



L’endocrinologia 2.0 sarà forgiata sull’eccellenza della formazione e della ricerca italiana, suffragata dal 3° posto nel mondo, dopo Stati Uniti e Regno Unito, per impact factor nella produttività di studi scientifici, nell’ultimo periodo esaminato, che va dal 1996 al 2014. Una crescita culturale e scientifica che deve supportare la crescita di questa disciplina dal punto di vista clinico e delle nuove competenze di cui si occupa, che includono patologie di rilievo sociale come ad esempio l’obesità, l’osteoporosi, la disfunzione della fertilità e della sessualità di entrambi i sessi, le malattie e i tumori rari in endocrinologia, ma anche l’endocrinologia estetica, dello sport, del genere che tutte assieme si realizzano in quella medicina del benessere che, anche grazie agli endocrinologi italiani, è una realtà con solide basi scientifiche. Ma qual è lo scenario attuale dell’endocrinologia? Dal ‘libro bianco’ emergono dati importanti, tra cui l’epidemiologia attuale delle patologie endocrino-metaboliche in Italia, che fa emergere la reale e ineludibile necessità di specialisti in endocrinologia, malattie del metabolismo e andrologia. Si stima infatti che almeno un cittadino italiano su due presenti un problema endocrinologico.

La patologia tiroidea, inclusi i noduli, interessa il 20-25 per cento degli adulti, la sindrome dell’ovaio policistico quasi il 10 per cento delle donne in età fertile, l’ipogonadismo maschile, l’infertilità e la disfunzione erettile il 10-15 per cento degli uomini adulti fino a punte che superano il 50 per cento nella terza età. L’obesità è presente in circa il 10-15 per cento della popolazione e le dislipidemie nel 20-25 per cento. Il diabete è sempre più diffuso e la sua prevalenza è di oltre il 6 per cento. Dall’VIII Report Health Science della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (anno 2013-2014) – citato nell’Endo-Libro, si evince che i disordini endocrino-metabolici, nel loro complesso, facciano parte delle condizioni morbose che hanno determinato il maggior numero di contatti in Medicina generale (circa il 12 per cento).

Un dato positivo che si legge nell’Endo-Libro è relativo all’offerta formativa delle Università italiane. In Italia si contano 38 sedi formative e la scuola di specialità in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo risulta essere nelle prime 5 tipologie richieste dai neolaureati fra le 50 esistenti. Alle attività formative assistenziali e di ricerca descritte nel Libro Bianco collaborano in questo momento in Italia 48 professori ordinari; 81 professori associati; 70 ricercatori a tempo indeterminato; 26 ricercatori a tempo determinato; 450 specializzandi; 500 dottorandi ed assegnisti di ricerca; 4.500 colleghi specialisti; e circa 6.000 altri specialisti o medici generalisti che dichiarano di svolgere attività in ambito endocrino-metabolico-andrologico. Quattro le azioni portate avanti in questi ultimi anni dalla Sie e di cui si dibatte anche nelle giornate congressuali: la forte spinta all’internazionalizzazione della società scientifica, con la conquista di una presidenza italiana alla guida della società europea con il professor Andrea Giustina, e una decina di premi ricevuti in campo internazionale dai soci; le politiche per facilitare l’adesione degli giovani specializzandi con due anni di affiliazione gratuita e 20 euro di iscrizione che hanno portato ad un aumento del 40 per cento di soci under 40; la ridefinizione dei confini del sapere con apertura a collaborazioni importanti con altre Società scientifiche dai ginecologi ai pediatri ai geriatri agli internisti;una didattica al passo con i tempi per formare uno specialista endocrinologo, ‘orologiaio’ della medicina, capace di percorrere 40 anni di attività professionale seguendo e adattandosi all’evoluzione dei tempi e della società.

Le quattro giornate di lavoro prevedono 5 letture magistrali, quella di apertura di Paolo Sassone Corsi celebre ‘cervello’ italiano prestato alla California e parla di un tema attualissimo: la cronobiologia; 24 simposi di 90 minuti ciascuno, 5 simposi di 60 minuti, 20 incontri tra esperti, clinici, debate e pro e contro della durata di 60 minuti; 12 sessioni di oral communication, più di 40 sessioni di poster discusse con l’autore e moderatori esperti. 

"E' una malattia che uccide" L'annuncio choc dei medici Morto un bambino di 6 anni

Monza, morto bambino di 6 anni per il morbillo



E' morto "per complicanze polmonari e cerebrali da morbillo, il piccolo di 6 anni che si trovava nel reparto di rianimazione dell'Ospedale San Gerardo di Monza". Lo ha annunciato l'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera. "La storia di questo piccolo affetto da leucemia è l'esempio di come la cosiddetta immunità di gregge sia fondamentale per la protezione di coloro che, per la loro malattia o per lo stato di trattamento in cui si trovano, non sono protetti, anche quando fossero vaccinati dal morbillo così come da altre malattie infettive".

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"Il piccolo - ha spiegato l'assessore - era affetto da una Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA), malattia che oggi ha una probabilità di guarigione in oltre 85% dei casi con forme simili. In data 15 marzo, per il sospetto di infezione da morbillo (diagnosi confermata il 16 marzo), è stato trasferito in terapia intensiva per il peggioramento progressivo del quadro polmonare con necessità di assistenza respiratoria. E' stato intubato e successivamente è iniziata l'assistenza mediante Ecmo per insufficienza cardiaca o respiratoria, proseguita fino alla data di oggi". 

"Ci tengo a sottolineare - ha concluso l'assessore - come solo l'immunità di gregge, cioè la vaccinazione di oltre il 95% dei bambini, sia l'unica strada per tutelare soggetti immunodepressi o che hanno contratto malattie come nel caso del piccolo del San Gerardo, che per queste ragioni non possono vaccinarsi". 

Sconvolta Beatrice Lorenzin, ministro della salute. "È dolorosissimo commentare la morte del bimbo di 6 anni a Monza, che si sarebbe probabilmente salvato dalla leucemia, ma che il morbillo ha ucciso perché essendo malato non poteva essere vaccinato. Succede, come dice la scienza, quando manca l'immunità di gregge". Prosegue la Lorenzin: "Bisogna rispettare la medicina e le verità scientifiche per fare il bene dei nostri figli. Sono vicina ai genitori e al loro immenso dolore".

Carlo De Benedetti, la decisione definitiva Questa volta è la fine. Terremoto a Repubblica...

Gruppo Stampa-Repubblica, De Benedetti lascia la presidenza al figlio Marco



Carlo De Benedetti ha deciso. Dopo undici anni lascia la guida del gruppo editoriale Gedi, nato dalla fusione del gruppo L’Espresso con La Stampa-Secolo XIX di John Elkann e Carlo Perrone.

Secondo quanto annunciato a margine di un convegno che si è tenuto mercoledì a Torino, il nuovo presidente sarà il figlio dell’ingegnere Marco De Benedetti. Il patron, che ha 83 anni, lascia l’ultimo incarico che detiene nel gruppo dopo aver trasferito il controllo ai tre figli, Marco, Rodolfo e Edoardo quattro anni fa.

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Secondo quanto si apprende, il nome di Marco potrebbe essere proposto in un cda straordinario dal fratello maggiore Rodolfo che presiede la controllante Cir ed è azionista di riferimento del gruppo Gedi. In ambienti del gruppo si fa notare che questo passaggio completerebbe il ricambio generazionale in atto da anni anche nelle altre società del gruppo.

Secondo un retroscena del Fatto Quotidiano di oggi, dietro la decisione dell'Ingegnere non ci sarebbero solo le 81 primavere ma anche la delusione per l'andamento del quotidiano La Repubblica. Tutta la stampa italiano perde terreno ma il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari è particolarmente sofferente. Secondo i dati Ads, nell' aprile 2016 il giornale vendeva 212mila copie, scese a 181mila a marzo 2017 e a 177mila in aprile. Il diretto concorrente, il Corriere della Sera negli stessi periodi raggiunge 208mila ad aprile di un anno fa, poi 200mila a marzo scorso e 201mila ad aprile.

Molti danno la colpa della crisi a uno uno smarrimento identitario del giornale simbolo della sinistra italiana. Sempre secondo il Fatto, De Benedetti avrebbe voluto lasciare il timone al consigliere Ezio Mauro, che però non avrebbe accettato.