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mercoledì 14 giugno 2017

"Grillo? Da quando ha perso il defunto Casaleggio..." La tragica verità di Vittorio Feltri: come lo disintegra

Vittorio Feltri: "Perché il bullo Beppe Grillo è caduto"


di Vittorio Feltri



Grillo ha commentato la catastrofe elettorale del Movimento 5 stelle con una frase sorprendente: la nostra - ha detto - è una lenta crescita. In realtà è stato un rapidissimo crollo in un momento che pareva favorevole ai grillini, sempre presenti nel dibattito politico. Vari editorialisti sostengono che il terreno amministrativo non è mai stato favorevole ai pentastellati.

Anche questo non è vero. Lo scorso anno infatti a Roma - non a Velletri - essi vinsero con le mani in tasca, imponendo con largo margine di consensi Virginia Raggi in Campidoglio. Identico successo registrarono a Torino dove batterono di brutto Fassino eleggendo la Appendino. Due sindaci che in maniera diversa si sono rivelati incapaci di ricoprire decentemente il ruolo assegnato loro. Probabilmente la sconfitta di ieri è dovuta in buona parte al sostanziale fallimento delle due signore insediatesi tra l’entusiasmo generale.

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Se aggiungiamo che Grillo ha perso l’appoggio del defunto Casaleggio senior e che si è distinto per bullismo, guidando con mano malferma i suoi epigoni, da Di Maio a Di Battista (per tacere altri nomi) non mi pare difficile capire le ragioni della catastrofe alle urne. Può darsi che il partito fondato dall’ex comico si riprenda, nessuno può saperlo, ma è un dato che da quest’ultima consultazione esso ne sia uscito con le ossa rotte. Il centrodestra invece esulta perché è andato al ballottaggio in 77 comuni, alcuni importanti. Auguriamo a Berlusconi che ciò sia il preludio di un prossimo trionfo alle politiche. Tuttavia nei suoi panni saremmo cauti. D’altronde Silvio non può ignorare che Forza Italia non è in grado di sfondare se non si allea con Salvini e con la Meloni.

Bisogna che questo tipo di coalizione rimanga intatto, il che è difficile (non impossibile), anche in futuro, quando si tratterà di rinnovare il Parlamento. Il leader dei nordisti è stato chiaro: per cementare l’alleanza è necessario che si adotti il sistema maggioritario, altrimenti non se ne farà niente. Identico problema si presenta al centrosinistra. Per ora il Pd è ancora in vantaggio, però non in misura tale da garantire una maggioranza di governo. Quindi anche Renzi bisogna che rimetta insieme i cocci progressisti se intende essere competitivo. Siamo alle solite. La politica italiana o rinuncia alla propria vocazione a spezzettarsi, e si rassegna a trovare unità di intenti in gruppi solidi e compatti, oppure seguiterà a generare caos e incertezze.

martedì 13 giugno 2017

Puglia, la strage sfiorata Altro scontro tra treni: terrore puro in Salento

Puglia, scontro tra treni in Salento: dieci feriti



Tragedia sfiorata in Salento: alle 17.30 di martedì 13 giugno due treni si sono scontrati mentre stavano viaggiando in direzione opposta sulla linea gestita dalle Ferrovie Sud-Est, a pochi chilometri da Galugnano e San Donato, cittadine in provincia di Lecce. Dieci passeggeri sono rimasti feriti in modo non grave. Sul posto sono immediatamente intervenuti i carabinieri, la polizia e le ambulanze del 118 per prestare i primi soccorsi ai feriti. Al momento sono ancora da accertare le cause dell'incidente. Una tragedia sfiorata a meno di un anno dalla strage ferroviaria in Puglia, quando il 12 luglio 2016, nell'agro tra la stazione di Andria e la stazione di Corato, a poco più di 50 chilometri della ferrovia Bari-Barletta, si sono schiantati due treni causando la morte di ventitré persone e il ferimento di altri cinquanta passeggeri.

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COME? Clamoroso al Quirinale, mai visto prima: toh, chi è il corazziere che fa la guardia a Mattarella / Foto

Quirinale, il primo corazziere nero della storia



Di origini brasiliane, adottato quando aveva un anno da una coppia siciliana insieme alla sorellina più grande, una passione per l’Arma e per lo sport e un sogno: diventare corazziere. A 27 anni è il primo corazziere di colore nella storia. E la sua carriera è resa ancor più particolare per il fatto che questo ragazzo alto un metro e novantasei, dopo il debutto ai festeggiamenti per l’anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri lo scorso 5 giugno, è stato scelto per il picchetto d’onore in alta uniforme per la visita di Papa Francesco al presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale di qualche giorno fa. Una storia a lieto fine per un ragazzo che ha dato il meglio di se per realizzare il suo sogno.

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"Vi dico chi è davvero Silvio Berlusconi" Parla la Carfagna, bomba sul centrodestra

LA LEADER SILENZIOSA Mara Carfagna: "Silvio Berlusconi il leader del centrodestra". Il messaggio a Matteo Salvini e Giovanni Toti



All'indomani del voto alle elezioni amministrative, parla Mara Carfagna, uno dei leader "silenziosi" è più carismatici di Forza Italia. Lo fa in un'intervista a La Stampa il cui assunto di fondo è tanto semplice quanto complesso da realizzare: uniti si vince. "Il centrodestra unito vince - sottolinea -. Ma senza Forza Italia il centrodestra non esiste, soprattutto al sud e al centro". Secondo Mara, "dopo anni di renzismo spinto è necessario dare delle risposte. Girando in lungo e in largo l'Italia ho percepito una grande voglia di centrodestra e una rinnovata fiducia nel presidente Berlusconi".

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Dunque, quando le si ricorda che Matteo Salvini rivendica il risultato del primo turno e la leadership del centrodestra, la Carfagna attacca: "Per tornare ad essere competitivi - premette -, per tornare a governare, la ricetta vincente è sempre la stessa: più visione e meno divisione. Non si governa con gli ultimatum. Si governa mettendo da parte personalismi e raccogliendo la domanda di unità che ci arriva dagli elettori di centrodestra". Dunque, commentando il trionfo di Emmanuel Macron in Francia, attacca in modo ancor più diretto il leghista, pur senza nominarlo: "Io credo che in Francia i cittadini europei abbiano premiato l'esperienza, la competenza, ma anche la capacità di essere innovativi. Questa è la formula che Forza Italia propone da sempre di applicare. Al salto nel buio di Marine Le Pen, i francesi hanno preferito un candidato nuovo che si presentava con una ricetta tradizionale. Bisogna riformare ma non rottamare".

Infine, la Carfagna "blinda" Berlusconi, spendendo per lui parole pesantissime. Le si chiede se Giovanni Toti, governatore della Liguria, come sembra, possa ambire alla leadership. "Toti ha fatto un buon lavoro - spiega -. Se lui aprirà la questione della leadership dovreste chiederlo al diretto interessato. Di certo, noi abbiamo una leadership salda ed autorevole che è quella di Silvio Berlusconi. Immaginare di costruire la leadership del centrodestra contro Berlusconi o senza di lui significa vivere di illusioni". Il messaggio, chiarissimo, è stato consegnato. Sia a Toti sia a Salvini.

ESCLUSIVA POZZUOLI - ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2017 La parola al Prof. Dott. Marco Plutino

Intervista al Prof. Marco Plutino



di Gaetano Daniele



Prof. Dott. Marco Plutino
Docente in Diritto Costituzionale Università di Cassino

Professore l’altro ieri si è votato. Abbiamo letto tante analisi. Manca la nostra.

Va bene, non voglio sottrarmi a questo rito.

Chi ha vinto e chi ha perso.

Le analisi ovviamente convergono su alcuni dati innegabili. E’ andata decisamente male ai Cinque Stelle, benino a Pd e al centro-destra se unito. Ma il diavolo, come sempre, sta nei particolari.

Cioè?

Cioè bisogna scendere più a fondo. Questo è solo il pelo dell’acqua.

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Facciamolo.

Allora si potrebbe iniziare dicendo che la strategia dei partiti di consentire la moltiplicazione delle liste civiche può portare alla vittoria ma ha un prezzo molto alto. Non mi riferisco al fatto che a conti fatti il primo partito è il Pd con il 16% dei voti nazionali. No, chiaro che è un dato sottostimato. E neanche parlo delle difficoltà di sindaci sostenuti da dieci e più partiti in consiglio. Nel modello locale questo elemento ha un peso molto relativo. Mi riferisco alle conseguenze sistemiche per tutto il paese. Il livello locale è ormai quasi completamente autonomo dal livello nazionale. Un’Italia neo-feudale. 

Infatti i leader hanno girato pochino.

Diciamo pure niente. Un po’ per la pausa di personalizzare le elezioni, che è rimasta dopo il referendum del 4 dicembre, un po’ perchè oggettivamente la presenza dei leader non rappresenta un valore aggiunto, se non forse per Lega e Movimento Cinque Stelle.

Si è parlato di buona salute del Pd, salvo alcune realtà, e del centro-destra.

Ho letto analisi che non condivido appieno. La salute del centro-destra sarebbe in una coalizione ammucchiata con la Lega. Alle amministrative può andare, a livello nazionale molto meno, almeno come credibile prospettiva di governo. Invece il centro-destra al Sud non va bene. Sarà anche una riprova che la Lega è importante ma alle elezioni politiche senza Sud non si va da nessuna parte. E comunque non è solo il fattore Lega ma anche una questione interna al centro-destra. In Campania il centro-destra praticamente non esiste più, salvo qualche roccaforte. Erano tutti duelli tra sindaci di sinistra-sinistra, centro-sinsitra, sinistra, trasfughi e così via. Sono venuti meno i notabili cui Berlusconi lasciava mano libera (i Cosentino, i Nespoli, ora Cesaro e così via). Chi è rimasto è passato dall’altra parte, così come i trasfughi del Pd sono rimasti a sfidare il Pd. E’ tutta una cosa Pd contro tutti o tutti alleati del Pd. Naturalmente questo spesso sfigura anche le espressioni locali del Pd o comunque le formule di governo. Ma questo dipende da due fattori: la curiosa teorizzazione del partito “a porte aperte”, cioè il partito-taxi, e il modello del sindaco basato su elezione diretta e premio, dove l’esigenza suprema della vittoria al primo turno incentiva ammucchiate: una forma di reazione preventiva al rischio del cappotto al secondo turno ad opera delle ammucchiate contrapposte. Alla fine resta solo il sindaco, e poi è tutto un blob. Anche per questo le riconferme non sono più tanto scontate come nei primi anni.

I Cinque Stelle però non sembrano in grado di inserirsi in questi giochi per vincere.

Anche perché rifuggono dalle ammucchiate e quindi la dimensione locale non è per loro, non solo - come si dice - per lo scarso radicamento ma per l’assenza di una politica di alleanze. Quindi la variabile è una sola: se l’amministrazione funziona viene confermata, altrimenti il sindaco uscente non stravince ma arranca e lì possono vincere anche i Cinque Stelle, con una ammucchiata anti-Pd, se riescono a imporsi come seconda forza al primo turno. Perciò sindaci pur bravissimi, come Figliolia a Pozzuoli, non hanno voluto rischiare con quella che si chiama in politologia la coalizione minima necessaria. Necessaria e sufficiente per vincere. Rischio troppo alto, anche alla luce dell’incognita rappresentata dal voto di opinione M5S. Poi, alla luce dei fatti, quel sindaco ha stravinto e possiamo dire che la coalizione fosse troppo ampia. Ma nessuno vuole sperimentare l’effetto Fassino.

Effetto Fassino?

Effetto Fassino. Governi benino ma te ne vai a casa, come accadde al povero Fassino. Capitò nella tempesta perfetta ma, ripeto, fu un ballottaggio e al primo turno fece l’errore di andare con poche liste (quattro in tutto) non riuscendo a chiudere la partita. E’ vero che lo tsunami del Movimento Cinque Stelle è passato, ma M5S resta forte. Inoltre è un movimento anti-politico che prende di mira soprattutto i fallimenti della politica nazionale, quella che si occupa di globalizzazione, europa, migranti, pensioni, lavoro. I sindaci fanno un altro mestiere e la gente lo sa.

Mi ha incuriosito che lei diceva che prenderanno molti voti alle politiche. Lo dice sulla base di questa analisi generale?

Ho qualche elemento in più, di prima mano. Non mi pare se ne sia parlato a livello nazionale. Leggere bene i dati va bene. Seguire uno spoglio però è un’attività a cui ogni politologo non dovrebbe mancare. Sinceramente non so se l’analisi dei flussi possa arrivare a tanto, ma vedere le schede una ad una fa emergere dato che l’analisi dei flussi può non essere in grado di rilevare. L’analisi dei flussi parla di aggragati con dati fermi, le schede hanno - diciamo - una loro vita individuale, ed io ho visto che perfino dove la gente è soddisfattissima dell’amministrazione comunale c’è una voglia notevole di votare Cinque Stelle.

Da cosa si desumerebbe?

Le faccio un esempio di prima mano. Il sindaco della mia città, una città media, quindi non semplicissima da governare è in pratica il sindaco più votato d’Italia. Un sindaco rieletto (andrebbe fatta questa distinzione, perché essere rieletti non è più tanto semplice), quindi giudicato su quello che ha fatto. Ha superato il 70%. Dove c’è buongoverno non vince l’antipolitica. Ok?

Giusto. Quindi?

E quindi il Movimento Cinque Stelle, praticamente inesistente sul territorio, ha preso due consiglieri comunali (dei quattro dell’opposizione) e quasi il 10%. Non è una cosa difficle da spiegare? Capisco una percentuale fisiologica attorno al 3% o massimo al 5%, ma il di più è esattamente l’ombra nazionale che investe la dimensione locale. E da quel che vedo, non a caso, si registra al Sud molto più che al Nord, dove le percentuali del M5S sono effettivamente più basse sia per il minore malcontento sia per la maggiore forza del centro-destra. Non vorrei esagerare, ma mi sfuggono le ragioni per votare i Cinque Stelle nel comune dove risiedo, se non per un rispettabile sentimento di partito. Ma non a caso hanno preso poche preferenze individuali quindi sarebbe pur sempre voto di opinione, un’opinione che è sempre più intesa come sostregno attivo e appartenenza.  Una gran quantità di elettori ha voluto dare uno dei due voti a loro. O solo al Presidente, il classico voto disgiunto a loro favore, se prevaleva nel cittadino la dimensione personalistica del voto al consigliere. O alla sola lista, e qui balza l’assenza frequente di indicazioni di preferenze, se - come appariva ragionevole dopo cinque anni di buona amministrazione - si voleva esprimere un voto al bravo sindaco uscente. Ad esempio il loro candidato sindaco ha preso, se non ricordo male, 600 voti più della lista: un quarto di voti in più, proprio dove era meno sensato votare un sindaco loro. Ciò vuol dire solo che in un comune in cui le indicazione di preferenza ai consiglieri rasentano il 90%, il sindaco più votato d’Italia, forse il miglior sindaco campano in questo momento, è stato sacrificato da quei cittadini. Oppure, ripeto, è avvenuto anche l’inverso, il disginto a favore del sindaco uscente: voto la lista M5S pur riconoscendo che il sindaco merita la riconferma. Nessuna altro partito può vantare dinamiche simili. Per me sono segnali politici nazionali. Il M5S è quindi andato male ma non è tutto, se si legge tra le righe.

Quindi è ancora forte. 

Senza dubbio. Innanzitutto non ha civiche e alleati. E’ un partito con una forte identità, che è il suo pregio e limite. Infatti anche in questo disastro, sul piano di una mera contabilità di sindaci e ballottaggi, si consolidano come secondo partito perché Pd e vecchio personale del Pdl donano sangue alle civiche. Dubito però che cresceranno una leva di amministrratori capaci. Il loro è un progetto nazionale, anche se nasce come proposta di democrazia dal basso. Se falliscono a livello nazionale non resterà nulla a livello locale, perché quel voto di cui ho detto, un voto di opinione, sparirà. La mia idea è molto chiara: non hanno le caratteristiche di mentalità politiche adatte a governare bene. Sono integralisti, moralisti, complottisti, studiano poco anche perché cercano solo conferme, hanno troppi preconcetti. Sono tratti di psicologia collettiva fondativi del movimento.

Quindi le prossime elezioni saranno la madre di tutte le battaglie?

Intendiamoci. Anche se per loro sarà più difficile che nel 2013, perché allora Berlusconi era stordito. Ora è sempre meno credibile ma si è ripreso da quel biennio orribile e deciso a dar battaglia. Più del Pd è Berlusconi la variabile per tenere bassi i Cinque Stelle. Cinque stelle che esistono per i fallimenti degli altri partiti ma anche e soprattutto perché Berlusconi ha sequestrato il centro-destra e la destra è implosa. Una situazione anomala. Poi i Cinque Stelle hanno una grande contraddizione.

Quale? 

Nascono come non partito contrario ai partiti, ma non possono più restare troppo diversi né diventare simili agli altri. La risposta sarebbe semplice: diversi per quel che serve al paese. Ma è proprio quello che hanno di meno: la competenza per governare. Sul quel piano sono veramente diversi. Peggiori, precisamente.

Addirittura.

Mi segua. Lasciamo pure stare i casi di malgoverno dei Cinque Stelle. Riflettiamo su questo turno di amministrative e traiamo la conclusione dalla mia analisi. Se le persone non si sognano di prenderli sul serio nella realtà locali dove, almeno potenzialmente, sono conosciuti, cittadini tra cittadini, come potrebbero invece essere affidabili a livello nazionale, con una scala di problemi ben diversi, con la necessità di una classe dirigente, ovviamente, ben altrimenti attrazzata e allo stato sostanzialmente imperscrutabile? Mistero. Però intanto i cittadini prenotano il voto a loro per le politiche. L’italiano è fatto così. Però è un campanello d’allarme. 

LA SPACCATURA "Colpa di Grillo, è solo un..." I 5 Stelle? Scordateli così: da Casaleggio parte il siluro

M5s, la crisi di nervi. I fedelissimi di Casaleggio accusano Grillo: "Un casinaro"



Grillini sull'orlo di una crisi di nervi, o forse oltre. Dopo le comunali deludenti, dentro al Movimento 5 Stelle è partito il processo di tutti contro tutti. Sotto accusa sono finite le sindache Virginia Raggi e Chiara Appendino, molti contestano la gestione immatura di Luigi Di Maio, troppo concentrato sulla legge elettorale e poco sul territorio e i programmi. Il big emiliano Massimo Bugani, molto vicino a Gianroberto e Davide Casaleggio, sostiene che la causa dei pessimi risultati sia nel limite di doppio mandato che obbliga i 5 Stelle a candidare perfetti sconosciuti. Un dogma sacro, per molti grillini duri e puri.

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Ma il termometro della crisi schizza alle stelle quando si parla di Casaleggio Junior e Beppe Grillo. Il leader sul blog prova a ribaltare la frittata: "Gongolate sulla fine del Movimento, ma vi illudete. Noi in crescita, lenta ma costante". La verità è che secondo i fedelissimi di Casaleggio addossano le responsabilità proprio sul comico-capopopolo, definito come riporta Il Giornale "il casinaro che ha portato a questo crollo, magari prevedibile, ma non per questo ingestibile". Sotto accusa i metodi di selezione dei candidati, con al centro il pasticciaccio di Genova. E in questo senso è significativa la telefonata, di cui riferisce sempre Il Giornale, tra Davide Casaleggio e Alice Salvatore, la "leader" dei 5 Stelle in Liguria. Una telefonata piuttosto gelida.

Caserta: La Cantante professionista Marianna Miry a "Pomeriggio 5 di Barbara D'Urso"

 Continuano i successi di Marianna Miry che il 16 Giungo sarà ospite a "Pomeriggio 5 di Barbara D'Urso" con l'organizzatore Avella




di Gaetano Daniele





La Cantante professionista, Marianna Miry, dopo le ultime partecipazioni VIP, tra le quali Sanremo "Una voce per sognare", e dopo il grandissimo successo ottenuto a Roma al "Festival degli Artisti", classificandosi prima, grazie all'Agenzia Morelli e Formia, ritorna sulla scena. E questa volta volando a "Pomeriggio 5 di Barbara D'urso". L'appuntamento attesissimo è previsto per il 16 Giungo con l'organizzatore Avella. 

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