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lunedì 10 aprile 2017

MASSIMA ALLERTA La foto che condanna a morte il Papa L'allarme dei servizi segreti / Guarda

Visita di Papa Francesco in Egitto: l'allarme dei servizi segreti



La visita di Papa Francesco in Egitto è molto pericolosa, gli attentati di domenica 9 aprile sono solo l'ultimo segnale perché gli 007 da tempo hanno lanciato l'allarme. Addirittura il 7 marzo scorso Rumiyah, il giornale ufficiale dello Stato islamico aveva pubblicato in rete un numero monografico sui personaggi che frenano la guerra santa con le immagini dell'incontro tra Bergoglio e Ahmad Al Tayyib.

E adesso, a due settimane dalla partenza, questi attentati sono un chiarissimo messaggio. Il viaggio del Papa, scrive il Messaggero, è anche contrassegnato da un un'allerta dovuta a indicazioni precise rilevate dagli 007. La visita prevede infatti un incontro tra il pontefice e il patriarca copto, Tawadros II, sfuggito per miracolo a una delle due esplosioni e, soprattutto, un colloquio con il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al Tayyib, leader spirituale dell'Islam sunnita, nemico dell'Isis

Il romeno premiato da Renzi: brutale Così insulta Salvini e Grillo / Guarda

Primarie Pd, Renzi premia il militante italo-romeno. Lui: "Fai vedere chi è il capo", e insulta Matteo Salvini e Beppe Grillo


Chiama Beppe Grillo "dittatore", Matteo Salvini "sciacallo" e a Matteo Renzi dice: "Fai vedere chi è il capo". Lui è Nicolae Galea, giovanissimo attivista Pd italo-romeno del Lazio che Renzi, alla convenzione nazionale democratica, ha voluto premiare come il militante più attivo. L'ex segretario ha fatto partire ufficialmente all'Hotel Ergife la sua campagna elettorale e ha puntato tutto sulla sua nuova App (che Galea su Facebook esalta, ovviamente) per mobilitare le truppe. I renziani esultano, e a giudicare dalle reazioni di Galea l'esercito di Matteo sembra ben armato e molto agguerrito, soprattutto con gli sfidanti Andrea Orlando e Michele Emiliano. Quel "fai vedere chi è il capo", all'orecchio dei non renziani, potrebbe suonare un po' minaccioso. L'ordine dell'ex premier al suo staff è chiaro: via al bombardamento social e mediatico, anche via mail. E niente sconti a nessuno. Nemmeno all'infortunato Emiliano, che alla vigilia aveva abbozzato la richiesta di rinviare il voto nei gazebo per permettergli di girare l'Italia. "La macchina è già in moto", ha tagliato corto Guerini. Al governatore della Puglia non resta che la carrozzina, alla faccia di chi chiede un Pd "più umano".

Hanno visto Igor, retroscena horror: perché non hanno potuto sparargli

Caccia a Igor, il retroscena horror: "Perché non abbiamo potuto sparargli"



Cecchini, 800 agenti che lo cercano palmo a palmo nella palude della Bassa, posti di blocco: nelle campagne tra Budrio e Ferrara è caccia a Igor Vaclavic "il russo", che forse russo non è ma slavo. E che di sicuro ha ammazzato il barista Davide Fabbri e, 7 giorni dopo, il guardiapesca Valerio Verri, oltre ad aver ferito gravemente la guardia giurata Marco Ravaglia. E ora è psicosi tra i casolari, dove la gente del posto che lo conosce bene ("Pensavamo fosse un ladro di polli") lo aspetta con i fucili e il terrore in corpo.

Come riporta Repubblica, nella notte tra sabato e domenica gli agenti lo hanno visto per tre volte, gli hanno intimato "alt" e sparato in aria e poi lo hanno visto fuggire tra canali, canneti e boschi. I carabinieri non hanno potuto sparare ad altezza uomo, troppo alto il rischio di ferire mortalmente gli altri colleghi sparsi nel giro di poche centinaia di metri. "Non c'erano le condizioni", spiegano. Igor vive all'addiaccio, trova riparo in capanni degli attrezzi, si ciba di frutta e verdura rubata negli orti. Lo faceva anche prima di diventare un "Rambo" emiliano. Minacciava i contadini con arco e frecce. Naif? No, spietato: "Non mi ha fatto male, ma mi ha terrorizzato", ha ricordato una sua vittima. Il suo obiettivo sarebbe arrivare sull'Adriatico, per poi tornare nella ex Jugoslavia da dove, probabilmente, arriva. È noto all'Interpol, la sua nazionalità sarebbe serba ma utilizza da tempo diversi nomi e documenti falsi. Pronto a tutto e armato fino ai denti, con due pistole e soprattutto decine di munizioni. Per catturarlo sono arrivati reparti speciali da tutta Italia, compresi i "cacciatori" che in Calabria trovano i rifugi dei latitanti in Aspromonte. Ma la palude, la "riserva naturale", è casa sua, e non sarà facile.

Trump lo minaccia? Pioggia di morte: Kim, una nuova Hiroshima in 15 minuti

Trump lo minaccia? Pioggia di morte: Kim, una nuova Hiroshima in 15 minuti



Quando Kim Jong-un ha paura, rischia di diventare ancora più imprevedibile e irrazionale. E ora, di paura, ne ha tanta. L'accelerazione di Donald Trump, che ha inviato la portaerei Vinson al largo della Corea del Nord con il suo gruppo d'attacco, potrebbe essere interpretata dal regime di Pyongyang non come una mossa di "deterrenza", ma come una vera e propria dichiarazione di ostilità. D'altronde, il confine è molto labile e il dittatore Kim da mesi sembra cercare il pretesto giusto per sfoderare le sue armi, con conseguenze devastanti.

Come ricorda il Corriere della Sera, Pyongyang dice di aspettare gli americani al varco, "perché noi abbiamo poderosi muscoli militari con una forza nucleare al centro". Almeno 20 ordigni nucleari (con un nuovo test previsto tra il 15 e il 25 aprile), più missili a corto e medio raggio, cannoni e lanciarazzi schierati sul 38° Parallelo puntati contro la Corea del Sud e il Giappone. La capitale del Sud, Seoul, dista appena 50 chilometri e Kim ha puntato contro i suoi 20 milioni di abitanti circa 10mila pezzi d'artiglieria e lanciarazzi. Se ogni cannonata, sottolinea il Corriere, "portasse 20 libbre di esplosivo ad alto potenziale (9 chili circa), con una cadenza di cinque colpi al minuto per pezzo, su Seoul pioverebbero 1.000 tonnellate di esplosivo ogni 60 secondi". Risultato: in un quarto d'ora si arriverebbe all'equivalente della bomba di Hiroshima, senza radiazioni nucleari ma magari con gas chimico.

Per il regime sarebbe la fine, con reazione internazionale immediata e terrificante, ma il mondo entrerebbe in una nuova fase. Anche perché, come ricordava Lucio Caracciolo sull'Espresso, il vero obiettivo di un Kim sempre più disperato non sarebbero più i Paesi vicini, ma direttamente la California, con mezzi tecnologici che tra qualche mese potrebbero veicolare le testate nucleari sulla costa americana e polverizzare Los Angeles e San Francisco. Scenari da The Day After e Guerra fredda, ma sempre meno fanta-politica. Anche per questo, forse, Trump ha scelto di agire subito. 

GRILLO ASFALTATO M5s, sentenza-terremoto: la toga cancella il candidato

M5s, Marika Cassimatis vince il ricorso contro Beppe Grillo




"Sì, abbiamo vinto". Marika Cassimatis ha confermato all'Agi la decisione del tribunale di Genova, che nel caso del ricorso contro Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle, ha deciso di dare ragione alla vincitrice delle comunarie per la scelta del candidato sindaco a Genova: annullate, dunque, le due decisioni con cui la docente di geografia veniva esclusa dal partito e con cui Luca Pirondini, attuale candidato sindaco, è stato scelto per correre alle elezioni col simbolo del Movimento.

L'omicidio di Avetrana sarà una fiction Chi farà Sarah Scazzi, dove andrà in tv

L'omicidio di Avetrana sarà una fiction. Chi farà Sarah Scazzi, dove andrà in tv



Sono già iniziate le riprese per la docufiction sul delitto di Avetrana, il paesino in provincia di Taranto dove è stata uccisa Sarah Scazzi. Nella vicina Manduria è arrivata una troupe con tecnici e regista che dovranno realizzare il progetto commissionato da Mediaset. La storia dell'omicidio di Sarah andrà in onda a Terzo Indizio, il nuovo programma di Barbara De Rossi su Rete Quattro. Un lavoro che, secondo lo spirito del programma, proverà a raccontare con la partecipazione di attori professionisti i misteriosi rapporti familiari tra la giovane Scazzi, le cugine e gli zii basando la docufiction sui processi che hanno già attraversato i tre gradi di giudizio.

“Diabete e obesità sono patologie sociali legate anche all’istruzione”

“Diabete e obesità sono patologie sociali legate anche all’istruzione”


di Eugenia Sermonti



Sono parole poco incoraggianti quelle con cui Renato Lauro, presidente dell’Italian barometer diabetes observatory (Ibdo) foundation, illustra il rapporto ‘Diabetes atlas’ dell’International diabetes federation (Idf): “secondo il recente rapporto, il diabete causa 73 morti al giorno in Italia, quasi 750 in Europa. Il dato è tanto più allarmante se si considera che gli italiani che soffrono di diabete sono circa l’8 per cento della popolazione adulta. Inoltre, tenendo conto della correlazione tra diabete e obesità, una condizione spesso sottovalutata che nel nostro Paese colpisce 4-5 abitanti su 10, e del loro trend di aumento negli ultimi anni, possiamo definire diabete e obesità come una pandemia, con serie conseguenze per gli individui e la società in termini di riduzione dell’aspettativa e della qualità della vita, e che comporta notevoli ricadute economiche. Si tratta quindi un’emergenza sanitaria che necessita di una attenzione specifica da parte dei decisori politici, affinché considerino in tutta la sua gravità questo fenomeno”. Nella piena convinzione che la raccolta e la condivisione di informazioni, alla base del confronto e dei processi decisionali, possano contribuire a ridurre il peso clinico, sociale ed economico che queste malattie rappresentano e potranno rappresentare, Ibdo foundation pubblica annualmente un report in grado di offrire una fotografia non parziale della situazione del diabete e dell’obesità a livello mondiale, nazionale e regionale. La decima edizione dell’Italian diabetes & obesity barometer report dal titolo ‘Facts and figures about type 2 diabetes and obesity in Italy’ è stata presentata a Roma alla Camera dei Deputati nel corso di un incontro promosso dall’onorevole Daniela Sbrollini, vice presidente della XII commissione affari sociali e sanità della camera dei deputati, che ha sottolineato quanto sia stato fatto finora nella lotta contro diabete e obesità nel nostro paese ma anche come molto resti ancora da fare, assicurando il proprio impegno personale e quello delle istituzioni in questa importante sfida.

Il ‘Barometer report’ - coordinato dal professor Domenico Cucinotta e che da quest’anno vede per la prima volta la sinergia con l’Istituto nazionale di statistica (Istat) - vuole attivare il confronto e le riflessioni istituzionali sui grandi temi che riguardano il diabete e l’obesità nel nostro paese, come testimoniato anche dal presidente dell’Istat, il professor Giorgio Alleva nell’introduzione al volume. La collaborazione con Istat si rivela quanto mai fondamentale proprio per la forte connotazione sociale che caratterizza il diabete e l’obesità e per l’importanza degli stili di vita per la loro prevenzione, elementi questi che "spingono Istat, da diversi anni, a raccogliere dati da molte fonti su queste patologie e descrivere le caratteristiche e i comportamenti delle persone che ne sono affette” spiega Vittoria Buratta, direttore centrale per le statistiche sociali e il censimento della popolazione di Istat.

Nello specifico, parlando di caratterizzazioni sociali del diabete, emerge che questa malattia è più frequente tra le persone con basso titolo di studi: “nella popolazione adulta, eliminando l’effetto dell’età, un laureato ha un rischio di ammalarsi di diabete quasi tre volte più basso di chi ha solo la licenza elementare, per le donne lo svantaggio tra le meno istruite è ancora più elevato” dice Roberta Crialesi, dirigente del servizio sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia dell’Istat. Dalle rilevazioni Istat 2015 emerge come la disuguaglianza sociale sia particolarmente accentuata a partire dai 45 anni. Tra i 45 e i 64 anni la prevalenza del diabete è del 2,9 per cento tra i laureati, del 4 per cento tra i diplomati, mentre raggiunge il 9,8 per cento tra coloro che hanno al massimo conseguito la licenza elementare. Forte il legame con gli stili di vita: la prevalenza di diabete è pari al 15,1 per cento tra le persone obese - solo il 3,6 per cento tra i normopeso - e all’8,6 per cento tra chi non pratica attività fisica, rispetto al 1,7 per cento tra coloro che praticano abitualmente una attività sportiva. Anche per quanto riguarda l’obesità e il sovrappeso sono marcate le differenze rispetto al titolo di studio conseguito: tra le persone con almeno la laurea le persone sovrappeso e obese sono il 32,8 per cento, quota che sale al 42,8 per cento tra i diplomati e al 52,7 per cento tra chi ha la licenza media, per raggiunge il 60,4 per cento tra quanti hanno conseguito al massimo la licenza elementare. Tale andamento si osserva in tutte le fasce di età, sia per gli uomini che per le donne. “Il diabete è decisamente una patologia ‘sociale’ dal momento che, per la sua elevata prevalenza, coinvolge di fatto la popolazione intera - dice Cucinotta - nel nostro paese infatti considerando i più di 3,5 milioni di persone con diabete noto, i circa 1,5 milioni che non sanno di averlo e i 4,5 milioni con prediabete, ne risulta che quasi 10 milioni di italiani devono fare i conti o sono comunque destinati a fare i conti con questa patologia e a questi vanno aggiunti i loro familiari. Tra 10 anni, in ogni famiglia italiana vi sarà una persona con diabete o un soggetto prediabetico”.

Il ‘Barometer report’ offre una analisi approfondita dell’impatto di diabete e obesità nel mondo, in Europa e in Italia: nel mondo sono 415 milioni le persone affette da diabete e sono 5 milioni i morti all’anno per cause legate al diabete, uno ogni 56 secondi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) il 58 per cento dei casi di diabete mellito è attribuibile all’obesità. Le persone adulte in sovrappeso nel mondo sono 1,9 miliardi, il 39 per cento della popolazione. Per valutare la dimensione del problema basti pensare a questo: chi pesa il 20 per cento in più del proprio peso ideale aumenta del 25 per cento, rispetto alla popolazione normopeso, il rischio di morire di infarto e del 10 per cento il rischio di morire di ictus, mentre, se il peso supera del 40 per cento quello consigliato, il rischio di morte per qualsiasi causa aumenta di oltre il 50 per cento, per ischemia cerebrale del 75 per cento e per infarto miocardico del 70 per. Alla luce di queste condizioni la mortalità per diabete aumenta del 400 per cento. In Europa 59,8 milioni di persone adulte sono affette da diabete, malattia concausa di oltre 677 mila morti l’anno. Oltre il 50 per cento degli uomini e delle donne in Europa è in sovrappeso, e circa il 23 per cento delle donne e il 20 per cento degli uomini sono obesi. Preoccupante il problema dall’obesità infantile - 1 bambino di 11 anni su 3 è sovrappeso o obeso - soprattutto se si considera che oltre il 60 per cento di quelli sovrappeso prima della pubertà saranno sovrappeso nella prima età adulta, con tutte le conseguenze che ne derivano. Tra i paesi europei con la situazione più preoccupante l’Irlanda dove le stime prevedono nel 2030 la quasi totalità – 91 per cento degli uomini e 83 per cento delle donne - degli adulti in sovrappeso . In Italia il diabete colpisce 3,27 milioni di persone - una su 18 - a cui va aggiunto circa 1 milione di persone che non sanno di avere la malattia. Il diabete e le malattie correlate hanno causato quasi 75mila morti nel 2015. Sovrappeso e obesità colpiscono 1 italiano su 10 e l’Italia risulta ai primi posti in Europa per obesità infantile con percentuali più alte nelle regioni del centro e del sud.