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giovedì 6 aprile 2017

Vittorio Feltri contro Rai3: "Stufi delle lezioni di chi non sa"

Vittorio Feltri contro Rai3: "Stufi delle lezioni di chi non sa"


di Vittorio Feltri



Ieri mattina su Rai 3 è andato in onda, come sempre nei giorni feriali, un programma denominato pomposamente Agorà, termine sconosciuto a chi non abbia appreso almeno i rudimenti del greco antico. Vuol dire piazza.

Poi c'è un vocabolo composto, agorafobia, che significa timore degli spazi ampi. Già questo fa capire quale sia la mentalità dei colleghi che lavorano, anche bene, per il canale televisivo nato apposta per soddisfare la presunzione della sinistra politica. La quale ama il popolo ma detesta la popolazione, da cui cerca di rimanere distante. Niente di grave, molto ridicolo.

Nella stagione in corso, il conduttore è Gerardo Greco, persona civile, garbata benché imbevuta di pregiudizi e un po' superficiale. Ve lo dimostriamo.


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Sintetizzo. Nella puntata di martedì 4 aprile, egli ha affrontato vari temi, tra i quali la violenza, abbastanza di attualità e soprattutto sfruttata dai media per allarmare oltre misura gli italiani. Commentando uno degli ultimi fatti di cronaca nera, Greco si è lanciato in una considerazione talmente sciocca da aver stupito perfino me, avvezzo da mezzo secolo e oltre a udire in tivù e a scrivere, di fretta, cose non perfettamente verificate. Questa: se la brutalità avanza nel nostro Paese e scorre abbondante il sangue degli innocenti, ciò è dovuto anche a titoli di quotidiani improntati ad aggressività quanto quelli di Libero, il giornale da me fondato 17 anni orsono, di cui il bravo conduttore ha mostrato prontamente la prima pagina. A caratteri cubitali vi si leggeva: "Voglia di sparare", riferito al vistoso aumento delle richieste in parecchie regioni di porto d'armi, 150 mila di più rispetto agli anni passati. Una semplice statistica elevata a notizia, non banale, visto che si sta discutendo a livello parlamentare di cambiare la legge relativa alla legittima difesa, oggi lacunosa, favorevole ai criminali e punitiva nei confronti delle vittime di grassazioni.

Ma Greco, poveraccio, impegnato a dirigere l'orchestra dei pifferai, non aveva letto il testo dell'articolo - troppa fatica - e neppure l'occhiello e il sommario, pertanto non poteva aver afferrato il concetto sopra esposto. Come i bambini e i vecchi presbiti senza occhiali si era limitato a leggere le parole grandi, e ha pensato che la nostra redazione al completo sia animata dal desiderio di premere il grilletto. Cosicché, da alunno negligente, quindi da bocciare, anziché fare una chiosa sulla aumentata voglia di sparare degli italiani ai delinquenti, egli si è messo di buona lena a sparare su Libero. Nei suoi panni andrei a nascondermi, invece lui stamane sarà ancora lì in studio a concionare e a spargere cazzate urbi et orbi, in ossequio al principio che bisogna dare addosso a chi fa informazione corretta, come noi, e non si inginocchia con ipocrisia al politicamente corretto, cioè il vizio di edulcorare il linguaggio senza badare al significato che esso esprime.

Lo stesso vizio d'altronde caratterizza l'Ordine inutile dei giornalisti che processa il direttore responsabile di Libero, Senaldi, e me, dato che mi chiamo Feltri e non Pinco Pallino, per un titolo innocuo dedicato alla vicenda del Campidoglio, ossia: "Patata bollente". Che non è piaciuto al Colonnello, ma è stato gradito ai caporali. Sissignore, signor Colonnello. Siamo ai suoi piedi. Fuoco.

Vedete quest'uomo? Ci fa votare ora Addio Gentiloni, perchè è tutto finito

Senato, Affari costituzionali: Renzi battuto, a rischio la maggioranza


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Terremoto nella maggioranza al Senato: l’elezione a presidente della Commissione Affari Costituzionali di Salvatore Torrisi, senatore di Alleanza Popolare, è suonata come uno schiaffo al Partito Democratico che aveva avanzato il nome di Pier Giorgio Pagliari e come un avvertimento al governo guidato da Paolo Gentiloni. Immediata la reazione del Nazareno i cui vertici si apprestano a chiedere un incontro con il presidente del Consiglio, e con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Una mossa che suona come l’inizio di una crisi politica, visto che quanto accaduto in Commissione Affari Costituzionali del Senato, luogo dal quale dovrà passare la nuova legge elettorale, evidenzia il momento di tensione che vive la maggioranza e la scarsità dei numeri su cui può contare il Partito Democratico. La seconda conseguenza di quanto accaduto in Senato è lo scambio di accuse tra le forze politiche alla ricerca del responsabile di quello che i dem chiamano già un tradimento. Il Movimento 5 Stelle sottolinea che Pagliari è stato "impallinato" da un terzo dei voti della maggioranza, 5 su 16. "Noi non abbiamo rotto nessun patto", avvertono alcuni senatori di Alleanza Popolare: "Non c’è stato alcun accordo, e anche con la presenza di Ala Pagliari non sarebbe passato. È una questione interna al Pd e a quella parte della maggioranza che non ha voluto votare Pagliari", aggiungono.

Fonti parlamentari dem sottolineano che "con questa mossa, nei fatti, si blocca la legge elettorale", il più importante dei temi su cui il governo Gentiloni ha ottenuto la fiducia in Parlamento. Le stesse fonti sottolineano come ci si trovi davanti a un "grande accordo di Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Ncd e scissionisti" che ha "fatto a pezzi l’accordo di maggioranza eleggendo Torrisi, uomo di Alfano, contro il candidato Pagliari. Secondo fonti parlamentari, oltre a due senatori di Ala che non hanno partecipato al voto e ad una scheda bianca, sarebbero stati due senatori dem a votare contro l’indicazione del partito. "Oggi sono nate larghe intese in Senato per non fare la legge elettorale", conferma il senatore renziano Andrea Marcucci: "Mdp, Forza Italia, M5S ed i centristi hanno eletto il loro presidente nella commissione affari costituzionali, con l’obiettivo di consegnare l’Italia al proporzionale". A tirare direttamente in ballo gli scissionisti di Mdp è la senatrice dem Francesca Puglisi: "Erano talmente contrari al Patto del Nazareno che al Senato hanno votato il candidato di Alfano, a braccetto con Berlusconi e Grillo".

La legge elettorale riemerge come tema incandescente al Senato, e non a caso ha avuto un impatto nell’elezione del centrista Salvatore Torrisi alla presidenza della prima commissione del Senato, chiamata ad occuparsene quando sarà stata licenziata da Montecitorio. E se nella maggioranza le fibrillazioni sono particolarmente intense, come si vede nel confronto a distanza soprattutto tra Pd e Mdp, nemmeno Forza Italia è immune da qualche scossone. Secondo quanto apprende l’Adnkronos da fonti di palazzo Madama, infatti, starebbe circolando un documento aperto alla firma dei senatori azzurri e volto a raccomandare al capogruppo Paolo Romani di mantenere ben ferma la barra sulla proposta proporzionalista di Forza Italia, quale formalizzata alla Camera. Al momento sarebbero una trentina i senatori di Forza Italia firmatari del documento, preoccupati dalla possibilità che il gruppo a palazzo Madama rischi di sbilanciarsi sulla proposta Pd di ritorno al sistema elettorale del Mattarellum.

"Se perdo io..." Renzi, la frase suicida Il mistero, scoppia il caos dentro il Pd

Matteo Renzi ci ricasca, il giallo dell'intervista: "Se perdo me ne vado"


Risultato immagine per matteo renzi disperato

Perdo? Me ne vado. Possibile che Matteo Renzi ci sia cascato di nuovo? La frase, pronunciata mesi e mesi prima del referendum dello scorso 4 dicembre, quando ancora veleggiava sull'onda dei precedenti successi, gli è di fatto costata la presidenza del Consiglio. Non pago, Renzi l'avrebbe sparata di nuovo in una intervista concessa a Panorama che sarà in edicola il 6 aprile.

Dopo le anticipazioni che sono uscite online, l'ex premier è andato al contrattacco: "Con tutta l'amicizia per Andrea Marcenaro, non ho mai detto ciò che Panorama ha riportato. Non l'ho detto e stavolta non l'ho nemmeno pensato. Gli ho spiegato a pranzo per un'ora perché non ho mollato e a questo punto non mollerò mai". L'autore dell'intervista, da parte sua, ribadisce di aver fedelmente riportato il colloquio con l'ex capo del governo: "Questa volta sarei tornato alla politica solo con i voti". Senza voti niente impegno politico? "Mi pare evidente". A me pareva scontato. Non vedo dove sia la notizia, né lo scandalo". Il tormentone pare appena iniziato. Per Renzi, l'incubo del 4 dicembre pare davvero non finire mai.

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mercoledì 5 aprile 2017

Caivano (Na): TREMANO POLITICI E FUNZIONARI? Blitz della Guardia di Finaza al Comune

TREMANO POLITICI E FUNZIONARI? Blitz della Guardia di Finaza al Comune


di Angela Bechis



Blitz della Guardia di Finanza negli uffici di Via De Gasperi, a Caivano. Gli uomini delle fiamme Gialle, hanno portato via fascicoli e documentazione riguardante gli affidamenti diretti del servizio di nettezza urbana che, secondo radiomarciapiede, partiti con la Giunta Falco, ancora al Palo con la Giunta Monopoli. Difatti, al vaglio degli inquirenti ci sarebbero i troppi affidamenti diretti data da quest'ultima. Ed è proprio questo il punto. Capire il perché di tutti questi affidamenti diretti. Da precisare che già mesi addietro furono ascoltati diversi consiglieri comunali che denunciarono il sistema delle proroghe adottato sinora dall'amministrazione a guida Simone Monopoli. Da forti indiscrezioni, questa volta, le Fiamme Gialle, sarebbero intervenute dopo una circostanziata denuncia di un alto dirigente del Comune e ci sarebbe appunto una forte agitazione dietro le mura del Castello.

MARIA, SUICIDA A 24 ANNI  Il suo cognome pesa troppo  Chi era e perché lo ha fatto

Suicida a 24 anni: il cognome mafioso pesa troppo, i suoi amici la isolano



Si chiamava Maria Rita Logiudice, aveva 24 anni e si è suicidata. A spingerla al gesto estremo potrebbe essere stato il fatto di aver confidato ad alcuni colleghi della sua facoltà di avere, tra i parenti, alcuni uomini di uno dei clan più potenti della 'ndrangheta a Reggio Calabria. Maria Rita, infatti, era la nipote di Nino "Il Nano" e di Luciano, mente imprenditoriale del clan. Ma soprattutto, come ricorda Repubblica, era la figlia di Giovanni, condannato in appello a 16 anni di carcere per mafia.

Maria Rita ha parlato di questi aspetti della sua vita privata ad alcuni amici, e secondo quanto affermato dal fratello e dal fidanzato storico agli inquirenti, lei sarebbe rimasta emarginata, sola, esclusa. Quel cognome le veniva fatto pesare come un'onta, ingiusta. Un quadro, quello del suicidio dovuto all'isolamento, che secondo Federico Cafiero de Raho, procuratore capo della Dda che sta seguendo la vicenda, è assolutamente plausibile. "È un episodio gravissimo che deve toccare la coscienza di tutti. Siamo tutti responsabili di questa tragedia", ha affermato De Raho.
E così, a 24 anni, Maria Rita si è gettata nel vuoto da un balcone. E non è tutto. L'avvocato della famiglia, Renato Russo, ha chiesto che venga eseguita un'autopsia, perché "la sera prima del suicidio la madre l' ha vista alterata, per questo teme che qualcuno abbia potuto drogarla senza che lei se ne rendesse conto". L'esame tossicologico, dunque, potrebbe dare qualche risposta in più, anche se forse i contorni di questa terribile vicenda sono già stati delineati.

Ladri in casa, li ammazza tutti e tre:  sapete che fine farà questo ragazzo?

Oklahoma, entrano i ladri in casa e li ammazza tutti e tre a colpi di fucile: non sarà nemmeno indagato



Negli Stati Uniti la legittima difesa è un concetto assoluto, inviolabile. E lo dimostra una vicenda che arriva dall'Oklahoma, dove un ragazzo ha ucciso tre rapinatori, uno alla volta, tre giovani malviventi che si erano introdotti nel cuore della notte all'interno della casa dei suoi genitori forzando la porta della cucina. Li ha ammazzati, tutti e tre, con un fucile semiautomatico AR-15. A sparare è stato Zacarhy Peters, 23 anni, senza alcun precedente e, come rivela Il Giornale, studente modello al Tulsa Community College. E per quelle tre vittime, per i tre ladri che ha ucciso all'interno di casa sua, non riceverà né un avviso di garanzia né men che meno dovrà andare a processo. Il procuratore capo della contea di Wagoner, nell'Oklahoma, mister Brian Kuester, di comune accordo con lo sceriffo locale ha deciso di scagionare il diretto interessato da ogni accusa poiché ha agito per legittima difesa e poiché Zachary ha regolare porto d'armi. L'unica indagata della vicenda è tal Elisabeth Marie Rodriguez, 21enne, la quale ha organizzato la rapina facendo poi da "palo" ai tre amici.

"ORA INIZIA LA GUERRA" Kim spara un altro razzo Trump parte per ucciderlo

"ORA INIZIA LA GUERRA" La Corea del Nord lancia un altro missile. Gli Stati Uniti: "Abbiamo parlato abbastanza"



La Corea del Nord ha lanciato un altro missile balistico a medio raggio nel Mar del Giappone, proprio alla vigilia del vertice tra Stati Uniti e Cina che avrà tra gli argomenti centrali la questione del programma nucleare di Pyongyang. Il lancio è avvenuto intorno alle 6.40 ora locale e il missile ha volato per circa 60 chilometri, riporta l'agenzia Yonhap citando fonti militari sudcoreane.

"La Corea del Nord ha lanciato un missile nel Mar del Giappone da un sito situato vicino a Sinpo, nella provincia di Hamgeyong, questa mattina", ha riportato l'agenzia sudcoreana citando fonti degli Stati Maggiori Riuniti. Anche il comando Usa nel Pacifico ha detto di aver registrato il lancio di quello che considerano essere un missile balistico nordcoreano a medio raggio KN-15. "Gli Stati Uniti hanno parlato abbastanza della Corea del Nord" la lapidaria dichiarazione diffusa da Rex Tillerson. "Non abbiamo altri commenti da fare", ha poi aggiunto il segretario di Stato americano.

"E' una grave provocazione alla sicurezza nazionale del Giappone e qualcosa che noi non possiamo tollerare" ha commentato il primo ministro giapponese Shinzo Abe affermando che il Giappone "condanna con forza" il nuovo lancio missilistico della Corea del Nord. "E' una chiara violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite", ha poi aggiunto. Il lancio è avvenuto alla vigilia dell'atteso incontro tra Donald Trump e Xi Jinping che si svolgerà domani in Florida durante il quale si prevede che il presidente americano farà pressioni sul leader cinese affinché la Cina avvii pressioni economiche su Pyongyang per convincerla a fermare il programma nucleare e missilistico.

In un'intervista al Financial Times il presidente americano ha detto che, in caso contrario, gli Stati Uniti sono pronti ad agire da soli. "Se la Cina non risolverà il problema della Corea del Nord, lo faremo noi, questo è tutto quello che posso dirvi", ha affermato Trump.