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mercoledì 22 marzo 2017

Come ha umiliato i poliziotti feriti: vergogna-De Magistris, altro sfregio 

Napoli, Luigi De Magistris nega la solidarietà ai poliziotti feriti: l'ultimo sfregio



Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris non smette mai di stupire. Sempre negativamente, per altro. L'ultima dell'ex magistrato: negare la solidarietà agli agenti feriti durante gli scontri dell' 11 marzo. Lunedì 20 marzo il Consiglio comunale di Napoli - si legge su Il Tempo - ha approvato con 27 voti favorevoli (e quattro astenuti) la modifica al regolamento statutario che fa del capoluogo partenopeo una "città di pace". Bene, peccato che nella stessa aula e nel corso della stessa seduta il Consiglio ha votato (maggioranza e Movimento 5 stelle) contro gli ordini del giorno per impegnavano la giunta a formulare la solidarietà agli agenti feriti negli scontri nati come contestazione alla presenza di Matteo Salvini a Napoli.

De Magistris si è detto dispiaciuto e ha giustificato il voto di spiegando che era stato associato in modo strumentale alla delibera. "Alcuni consiglieri hanno provato a strumentalizzare la delibera cercando di legarla alla manifestazione contro Salvini e alle violenze successive", ha detto. Immediate le reazioni (furiose) dell'opposizione. Come quella di Mara Carfagna (responsabile di Forza Italia in Campania) che ha definito De Magistris "un uomo di parte, non di pace".

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martedì 21 marzo 2017

POLITICA LOCALE, GAETANO PONTICELLI F.I: "Diavolo e acqua santa? Meglio "RE" all'inferno o servo in paradiso"?

Il Capogruppo di Forza Italia Gaetano Ponticelli ai nostri microfoni: "Meglio "RE" all'inferno o servo in paradiso"?



di Angela Bechis


Gaetano Ponticelli
Capogruppo  Forza Italia

Il potere logora chi non ce l'ha. Sull'intelligenza di questa frase attribuita ad Andreotti non avevamo dubbi, sulla sua veridicità sì. Così il Capogruppo di Forza Italia, Gaetano Ponticelli, ai nostri microfoni de il Notiziario sul web. E sull'attuale situazione politica locale, nota: "Con l'arrivo dell'estate le accozzaglie o le impepate di cozze vanno di moda, resto fermo sulle mie posizioni, offrendo il mio pieno appoggio al Sindaco Simone Monopoli, nonostante abbia dato spazio a pseudo alleanze che non solo non portano da nessuna parte, ma addirittura controproducenti per il Paese. Evidentemente - continua Ponticelli - qualcuno, pur di restare aggrappato a qualcosa, si è addirittura inventato di far salire sul carro del vincitore il nulla. Che ben venga anche il nulla l'importante andare avanti come nulla fosse. Ho le spalle larghe e non mi lascio assolutamente intimorire da quisquilie create ad hoc da chi grazie alla politica è riuscito ad ottenere anche tornaconti personali poi finiti male. Carnevale è passato, si pensi a Pasqua. Il mio invito al Sindaco è di pensare al Paese come bene stiamo facendo fino ad oggi".

Insomma, Ponticelli non le manda di certo a dire, ma soprattutto non cade alle ridicole e trapassate frecciatine che vengono dal "nulla"!.


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Politica e malaffare PARTITO NELLA BUFERA Soldi, tessere, ordini dall'alto La tegola pazzesca su Renzi

Salvatore Buzzi: "Su ordine del Pd comprai 220 tessere del partito"



Era la penultima giornata di deposizione al processo nell'aula bunker del carcere di Rebibbia. Salvatore Buzzi, accusato insieme ad altri 36 imputati di aver costituito un'associazione mafiosa a Roma con lo scopo di gestire appalti e affari in combutta con gli ambienti politici della Capitale (l'inchiesta vede anche altri 100 indagati, tra i quali molti politici). Il colpo di scena è arrivato quando l'avvocato di parte civile del Pd ha chiesto a Buzzi di spiegare perchè in interrogatori precedenti avesse riferito di "soldi in nero per le primarie" del Pd. Buzzi, infatti, ha risposto che "ce lo chiese il Pd, noi demmo 140 voti a Giuntella, che era sostenuto da Umberto Marroni e Micaela Campana, e 80 a Lionello Mancini, dell'area di Goffredo Bettini". Buzzi ha spiegato che i dipendenti della sua cooperativa "29 giugno" furono invitati a iscriversi in tutte le sedi, al costo di 20 euro a tessera pagati direttamente da Buzzi. "A me l'hanno chiesto direttamente Campana e Marroni, mentre Bettini l'aveva chiesto a Guarany, che era il mio vice, quindi non c'era grande differenza". In tutto fanno 220 tessere del Pd comprate da Buzzi su ordine dei compagni capitolini.

"La seconda casa a Montecarlo" Fini e la Tulliani, la frase pazzesca

"Vogliamo una casa a Montecarlo, ce la compri?". Fini, le carte che lo inguaiano




Una seconda casa a Montecarlo per Gianfranco Fini. Nelle carte dei pm che indagano su suo cognato Giancarlo Tulliani, per cui hanno richiesto l'arresto, un passaggio poco chiaro nella testimonianza dell'ex deputato Pdl Amedeo Laboccetta, grande accusatore di Fini, fa nascere un dubbio: l'ex leader di Fli e la sua compagna Elisabetta Tulliani avrebbero chiesto tramite Tulliani al "re delle slot" Francesco Corallo di acquistare e "regalare" alla famiglia una casa nel Principato. È quella stessa lasciata in eredità ad Alleanza nazionale dalla contessa Colleoni? O Laboccetta si riferisce a un altro immobile?


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Laboccetta nel suo racconto è assai dettagliato. La casa, del valore di 8 milioni di euro, Corallo l'avrebbe dovuta scegliere tramite un'agenzia immobiliare di fiducia del Consolato italiano a Monaco. L'ex deputato, arrestato a dicembre per associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla sottrazione fraudolenta del pagamento delle imposte, insieme allo stesso Corallo, ha spiegato ai pm: "Siamo nel 2008 ed ero già deputato, nel corso di un pranzo da Fortunato al Pantheon. Giancarlo Tulliani, anche a nome di sua sorella Elisabetta e di Gianfranco Fini, informò Corallo e me che doveva aiutarli a comprare una casa a Montecarlo. Dopo un attimo di stupore, Corallo gli disse che una cosa del genere gliela dovevano chiedere direttamente gli interessati. Poco dopo andammo negli appartamenti della Camera: eravamo Giancarlo Tulliani, Elisabetta, Fini, Corallo e io. Fini disse che lui ed Elisabetta desideravano una casa proprio a Montecarlo e aggiunse testualmente: Siamo certi che vorrai aiutarci a esaudire questo nostro desiderio". "Fini - sottolinea Laboccetta - chiese a Corallo di accompagnare il cognato. Fu chiaro che volevano che a pagare fosse Corallo".

Segue viaggio ("pagato da Corallo") a Montecarlo, dove per tre giorni Laboccetta e Tulliani cercano la casa: "Tulliani mi fece vedere una serie di appartamenti molto belli, con vista mare, e molto costosi (per un valore di svariati milioni di euro). Corallo prese tempo, non volendo deludere le aspettative di Fini e a me disse che il prezzo era troppo elevato. Accompagnai Tulliani al nostro Consolato italiano a Montecarlo e lo presentai al console come cognato del presidente della Camera. Abbiamo chiesto se potessero darci riferimenti di una immobiliare di fiducia e ci venne dato un bigliettino con indirizzo. Lo prese Tulliani, ma non so se poi ha avuto contatti con l'agenzia o abbia comprato qualche casa. Della casa di Montecarlo della contessa Colleoni non sapevo nulla".

Il dubbio, dunque resta. Come restano i dubbi dei pm sull'attendibilità di Laboccetta, che potrebbe essere mosso da risentimento personale nei confronti di Fini (che intanto ha deciso di querelarlo). Di sicuro, però, gli inquirenti sono certi dell'attività criminale del cognato dell'ex presidente della Camera.

Tulliani disperato, la telefonata a papà "Ho paura, se torno...": la dura verità

Giancarlo Tulliani a telefono: "Se vengo in Italia, non posso tornare a Dubai"



Giancarlo Tulliani è irreperibile e ufficialmente latitante. Il cognato di Gianfranco Fini, indagato anche lui nella stessa inchiesta insieme alla moglie Elisabetta e al suocero Sergio, è infatti a Dubai e ha così evitato l'arresto come ordinato dal gip Simonetta D'Alessandro per il reato di riciclaggio a causa dei rapporti illeciti con il "re delle slot" Francesco Corallo, in carcere da dicembre per una evasione fiscale da centinaia di milioni euro.

Giancarlo Tulliani, dopo essere stato indagato, ha venduto il famoso appartamento di Montecarlo e si è trasferito a Dubai. Nell'ordinanza cautelare, riporta La Stampa, si dà poi conto di diverse conversazioni telefoniche tra i Tulliani da cui emerge la volontà di Giancarlo di allontanarsi dall'Italia per evitare guai. Il 6 gennaio 2017, infatti, Giancarlo chiama suo padre Sergio e parlando dei soldi bloccati spiega che "non vuole tornare in Italia perché ha paura di non poter più ritornare a Dubai", e spiega al padre che "l'avvocato gli ha detto di tornare in Italia, ma lui non vuole assolutamente". E tutti temendo di essere intercettanti stanno molto attenti quando parlano al telefono. 

"Arrestate Tulliani": Fini, hai capito? Così il cognatino sfugge alle manette

Fini, altra batosta: ordine d'arresto per il cognato Giancarlo Tulliani




Un'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata firmata dal gip Simonetta D'Alessandro nei confronti di Giancarlo Tulliani per il reato di riciclaggio nell'ambito dell'inchiesta sui rapporti (ritenuti illeciti) della famiglia con il re delle slot Francesco Corallo. Il genero dell'ex presidente della Camera Gianfranco Fini, anche lui indagato per lo stesso reato, è risultato però irreperibile: è residente da tempo nel Dubai e il provvedimento restrittivo, sollecitato dal pm Barbara Sargenti e dall'aggiunto Michele Prestipino, non è stato eseguito. 

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Lele Mora ha deciso: scende in politica Il nome del suo movimento (e chi c'è)

"Ricomincio dalla politica: è già pronto un movimento"




Lele Mora, ex agente dello spettacolo condannato per evasione fiscale, bancarotta fraudolenta e favoreggiamento della prostituzione, ha scontato la sua pena in carcere ed ora vuole ricominciare, ma lontano dal mondo dello spettacolo. Ai microfoni di Radio Cusano Campus ha raccontato di come nell’ultimo periodo il gossip sia morto e di come tante persone abbiano cercato di prendere il suo posto durante la sua assenza. “Tutti si spacciavano per nuovi Lele Mora, ma erano autisti o orfani di Lele Mora che provavano ad imitarmi, ma in realtà non hanno combinato nulla. Fare l'agente non è una cosa semplice: creare un artista, farlo diventare un personaggio è un lavoro vero, che non si improvvisa", ha spiegato Mora.

E adesso, scendere in politica è il suo nuovo obiettivo. Mora ha rivelato di aver già pronto un movimento tutto suo. "Non voglio candidarmi, neanche potrei essendo residente in Svizzera. Ho già programmato un movimento che scenderà in campo tra un po', con persone meravigliose. Ho voluto tutti giovani affianco a me, con meno di 40 anni e tutti laureati. Il movimento si chiamerà Libertà e Onestà e punterà ad aiutare chi ha bisogno. Siamo un Paese alla disperazione. Il movimento che farò io darà una casa a tutti, da mangiare bene per tutti, una pensione uguale per tutti, di almeno mille euro".


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