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domenica 5 febbraio 2017

Magic Johnson fa sognare l'Nba: il clamoroso ritorno ai suoi Lakers

Nba, Magico Johnson torna ai Los Angeles Lakers: sarà assistente



Magic Johnson torna con i Los Angeles Lakers. La franchigia gialloviola ha annunciato che Johnson, 58 anni, sarà assistente della presidente Jeanie Nuss. «Farò tutto quanto in mio potere per aiutare i Lakers a tornare al loro giusto posto tra le squadre d’elite di Nba, ha detto Johnson, vincitore di 5 campionati Nba con i losangelini.

Napoli in versione rullo compressore: asfalta 7-1 il Bologna

Serie A, Bologna - Napoli 1-7: Hamsik da record, meglio di Maradona



E' un Napoli da record: la squadra di Maurizio Sarri travolge con un incredibile 7-1 il Bologna al Dall'Ara e almeno per 24 ore si porta al secondo posto in classifica alle spalle della Juventus davanti alla Roma. Una prestazione scintillante quella degli Azzurri, di fronte c'è da dire ad un Bologna imbarazzante. Protagonisti assoluti Dries Mertens e Marek Hamsik. Il belga con la tripletta di questa sera si porta a quota 16 gol in campionato, scavalcando in un colpo solo Icardi, Higuain e Dzeko. Hamsik a sua volta arriva a quota 9 gol, strizzando l'occhio alla doppia cifra e superando il mitico Sallustro nella classifica all time dei marcatori azzurri. Di Insigne la settima rete del Napoli, si toglie una soddisfazione anche Reina parando un rigore. Napoli che segna per la prima volta nella sua storia 7 gol in trasferta, battuto un record dei tempi di Maradona. Il Real Madrid deve iniziare a preoccuparsi.

Sarri vuole dimenticare in fretta il pari interno con il Palermo e schiera una formazione con Diawara in cabina di regia, affiancato da Zielinski e Hamsik. Il tridente offensivo è composto da Callejon, Mertens e Insigne. In panchina si rivede dopo quattro mesi Milik. Primo tempo ricchissimo di emozioni, con un Bologna molle e poco motivato vista la situazione ormai tranquilla di classifica. Per gli attaccanti del Napoli è una manna dal cielo poter scorrazzare indisturbati nelle praterie concesse dalle larghe maglie della difesa rossoblu. Dopo sei minuti gli azzurri sono già avanti di due gol: sblocca il risultato Hamsik con un colpo di testa in diagonale su cross di Callejon dalla destra. Dopo due minuti raddoppia Insigne, abile a finalizzare un micidiale contropiede innescato da una splendida apertura di Zielinski. Dopo il tris sfiorato da Callejon, il Bologna si desta dal torpore. I rossoblu hanno l'occasione di riaprire la partita con un rigore concesso per fallo di mani in area di Callejon. Dal dischetto, però, Destro si fa ipnotizzare da Reina. La partita diventa improvvisamente vibrante quando nel giro di cinque minuti vengono espulsi prima Callejon per doppia ammonizione e poi Masina per fallo su Mertens lanciato a rete. Sulla punizione dal limite il belga fulmina ancora Mirante per il 3-0. Sussulto d'orgoglio del Bologna che accorcia le distanze al 36' con un colpo di testa di Torosidis su respinta corta di Reina su tiro di Krejci. Prima dell'intervallo, però, ancora Mertens innescato dall'ottimo Zielinski infila in contropiede la rete del 4-1.

Il secondo tempo è poco più di un allenamento per la squadra di Sarri, pericolosa ancora in avvio con lo scatenato Mertens e con Hamsik. Il Bologna prova a salvare almeno l'onore, sfiorando la rete di nuovo con Torosidis. Il Napoli però quando attacca è devastante, con Hamsik e Mertens in serata di grazia. Lo slovacco firma la tripletta personale con altri due gol in meno di cinque minuti. Il primo è la fotografia della prestazione del Bologna: Gastaldello passa la palla a Mertens, il belga salta come birilli i difensori rossoblu e serve Hamsik che batte Mirante all'incrocio. Marekiaro si ripete poco dopo con un altro destro dal limite all'incrocio. Nel recupero è Mertens a chiudere i conti con la rete del definitivo 7-1. Bologna inguardabile.

"Raggi, sai dove te ne devi andare?" Feltri, pietra tombale su Virginia

Raggi, sai dove te ne devi andare? Feltri, pietra tombale su Virginia


di Vittorio Feltri



Virginia Raggi ci fa tenerezza. È diventata sindaco di Roma per disperazione. Non la sua ma quella dei romani che avrebbero votato chiunque, quindi anche lei, pur di togliersi dal Campidoglio gli arruffoni che vi avevano stabilito fissa dimora per motivi alimentari. La povera ragazza, non avendo capito lo spirito che aveva indotto gli elettori a sceglierla, si è convinta di aver conquistato lo scranno per meriti personali, ignoti a tutti, forse anche a lei stessa. Nessuno infatti fino alla sua proclamazione conosceva Virginia, avvocatina di primo pelo, gradevole d'aspetto ma totalmente priva di buona o cattiva reputazione. Una giovane donna che poteva essere una commessa dell' Esselunga, una insegnante di matematica o un' impiegata della regione.

Coloro che ne hanno visto la faccetta pulita hanno provato simpatia per la candidata e l'hanno sommersa di suffragi. Ma sì, prendiamoci questa qui che almeno non sarà una ladra né una mafiosa.

Ed eccola sul trono municipale con l'aria smarrita e felice di una che abbia azzeccato la schedina del Superenalotto. I primi giorni furono di festa. I grillini esultarono di fronte alla dimostrazione che i cittadini avevano preferito una fanciulla senz'arte, ma di parte, ai soliti mestieranti della politica, buoni a sgraffignare, a spartirsi il bottino e a considerare l'amministrazione quale un pozzo cui attingere denaro e privilegi. Virginia pareva la Madonna pellegrina, girava da una emittente all' altra, ammirata e applaudita da chiunque, incluso chi non le aveva regalato il consenso. Il paragone era con Marino, trasformato in pochi anni da medico di livello a parcheggiatore abusivo e compilatore di note spese taroccate. In realtà Marino era una brava persona, benché sprovveduta, poi assolto e di nuovo indagato, un capro espiatorio. Tra costui e la Raggi, fu preferita la signora in ragione dell' esigenza di respirare aria fresca. Mi pare di assistere alla scena. Il romano entra in cabina elettorale. Non c'è anima che lo veda. E lui, guardingo, osserva la scheda e ridacchiando fra sé traccia la croce sul nome di Virginia, poi fa il gesto dell' ombrello, contento di averlo messo in quel posto alla casta. Dopo di che la sindaca, non essendo capace di fare la sindaca, si rende subito ridicola facendosi fotografare sul tetto del Campidoglio in compagnia di un giovanotto, Salvatore Romeo. Ma che cacchio ci fanno quei due lassù? Già, saperlo. Da questo momento in poi iniziò il rapido declino dell' avvocatina che inanellò una serie di ingenuità degne di una suora laica desiderosa di vivere oltre i confini della parrocchia. Fine dell' idillio tra Virginia e i suoi supporters.

Adesso anche i compagni di partito la considerano una iattura e vorrebbero togliersela dai piedi. Succede sempre così: chi sale troppo in fretta e brucia le tappe, velocemente ricade nella polvere. Nella polvere adesso la Raggi annaspa. Non ha fatto niente di orrendo, ma questa è una aggravante. Avesse rubato tre milioni di euro sottraendoli metti a una cooperativa, qualcuno avrebbe detto: ammazza che drittona. Invece è stata interrogata dalla magistratura nell'ambito di una inchiesta su una polizza da 30mila euro a lei intestata dal compagno di tetti. Al quale è stato triplicato lo stipendio per effetto di una promozione lampo. Sono cifre da barboni in una vicenda da straccioni. Difficile difendersi da accuse serie, difficilissimo proteggersi da accuse riguardanti somme che possono ingolosire soltanto gentarella. Non abbiamo voglia di impallinare per questa robetta suor Virginia, ma la preghiamo di andare a nascondersi. Una sindaca di questo genere non può essere al vertice della Capitale, le conviene tornare nell' ufficio legale a fare le fotocopie.

SARÀ UN'APOCALISSE Il documento horror sull'euro: cosa scrive il colosso italiano

Il documento horror sull'euro:  cosa scrive il colosso italiano




Quello che sta per fare la banca Unicredit dal prossimo lunedì non è mai stato tentato finora da nessuno in Italia. Nessuno almeno aveva mai avuto né la necessità, né la capacità di proporre ai suoi soci un aumento di capitale da 13 miliardi di euro. Un passo enorme che si porta appresso un'altra prima volta storica che sta facendo discutere nel mondo del credito italiano ed è contenuta nella nota di sintesi approvata dalla Consob, quella in cui sono elencati tutti i "fattori di rischio", come riporta il Giornale.

Ce n'è uno che più potrebbe preoccupare rispetto agli altri ed è "l'uscita di uno stato membro dall'euro". Una prospettiva di quel genere apre una serie di incognite su come potranno essere gestite "le attività e passività correnti denominate in euro" del Paese. E non viene escluso neanche che quell'evento possa portare alla "disgregazione dell'area euro".

A quel punto la situazione generale rischierebbe di risentirne in modo irreversibile, perché "potrebbe essere accompagnata dal deterioramento del contesto economico e finanziario nella Ue e potrebbe avere un effetto negativo rilevante sull'intero settore finanziario, creando nuove difficoltà nella concessione di prestiti sovrani e alle imprese e comportando notevoli alterazioni delle attività finanziarie sia a livello di mercato sia a livello di retail". Uno sfacelo quindi dal quale non sarebbe risparmiato neanche l'istituto di credito.

sabato 4 febbraio 2017

ADDIO ALLA LEGA NORD La svolta ora è a un passo: Salvini, il (clamoroso) futuro

Addio Lega Nord e Padania: il futuro no-euro, così Matteo Salvini può vincere


di Paolo Becchi



Pochi giorni fa, da Milano, Salvini, in un convegno seguitissimo anche in streaming, ha indicato uno degli aspetti fondamentali della battaglia politica dei prossimi mesi: l’uscita dall’euro. È un messaggio chiaro, un obiettivo che egli ha indicato come prioritario per le sorti del Paese. Non vi è dubbio che sarà questo uno degli argomenti della prossima campagna elettorale. Prossima ma non imminente, dopo il ripensamento di Renzi, che certifica la sua attuale debolezza. Napolitano ha colpito ancora. Che Paese straordinario il nostro dove a dettare la linea è un ex Presidente della Repubblica golpista che avrebbe dovuto essere messo in stato di accusa per alto tradimento e attentato alla Costituzione. È bastata una sua parola per portare Renzi a più miti consigli e far fuori ancora una volta Grillo. Sono loro i veri perdenti di questa aggrovigliata fase politica. Che Grillo continui ad aumentare nei sondaggi truccati poco importa.

Grillo vuole estendere quanto previsto dalla Consulta alla Camera anche per il Senato. E poi al voto subito, già in primavera, rischiando anche il caos del dopo voto. Non c’è dubbio che la proposta di Grillo possa accelerare i tempi per avere una nuova legge elettorale, e quindi per andare al voto presto, ma Grillo ha posto una condizione, quella di togliere i capilista bloccati (tanto per il suo partito verranno «bloccati» tutti i candidati e non solo i capilista), che né Renzi né Berlusconi accetteranno mai. Inoltre perché mai i partiti dovrebbero accettare questa proposta e non «resuscitare» il Mattarellum, che metterebbe in seria difficoltà il M5S? Insomma, non è detto che la partita sulla legge elettorale si chiuda subito e facilmente.

Questo ritardo nella corsa al voto avrà effetti negativi per Renzi e Grillo, ma non per Salvini, anche se fa bene a chiedere elezioni subito, per dimostrare che non è certo lui a tirarsi indietro. Chi perde di più da un rinvio del voto anticipato è Renzi, che verrà cucinato a fuoco lento dal suo stesso partito. Se poi dovesse anche perdere il nuovo referendum sul Jobs Act proposto dalla Cgil si presenterebbe alle elezioni come un vecchio pugile suonato, sempre che non venga sostituito. Tutto ciò a che fare con la tattica.

Ma Salvini, a Milano, ha posto un obiettivo strategico, mettendo nell’agenda politica al primo posto la battaglia, che è anche la battaglia di questo giornale, per l’uscita dall’euro. In questo modo ha già mandato un messaggio che vale per tutta l’Italia: l’euro fa male tanto al Nord quanto al Sud. Un veneto quanto un siciliano oggi possono essere accomunati da uno scopo comune, perché l’euro uccide entrambi. Salvini ha capito che, oggi, la lotta per l’indipendenza della Padania si è trasformata nella lotta per l’indipendenza dell’Italia dai diktat dell’Unione Europea, che oramai come mostrano anche le ultime decisioni mirano soltanto a colonizzare l’Italia come già di fatto è avvenuto per la Grecia. Bossi non lo ha capito, ma non può dimenticare le condizioni in cui aveva lasciato il suo partito e la «resurrezione» che è avvenuta con Salvini, che sta tentando di trasformarlo in un partito sovranista-identitario, nazionale, senza peraltro rinunciare all’originario messaggio federalista. Per realizzare questo progetto ci vuole tempo, ecco perché un ritardo nelle elezioni può essere addirittura utile alla Lega.

Questa è oggi la grande paura di tutti, da Renzi a Grillo: che si formi nel Paese, oltre il centro-destra moderato che fa comodo ad entrambi, un nuovo schieramento «sovranista», in grado di strappare consensi al M5S e far tornare al voto molti astensionisti. Grillo, in particolare, teme che quel vento caldo che arriva dall’America e che sta già invadendo la Francia possa giungere anche in Italia. Una vittoria del Front National darebbe infatti una forza dirompente alla Lega. Inoltre, più il tempo passa e più gli italiani capiranno che una eventuale vittoria del M5S porterà in Italia quello stesso caos che già governa Roma. E poi diciamolo con franchezza: cosa hanno fatto in questa legislatura i parlamentari pentastellati? Del loro programma non sono riusciti a realizzare niente. Non sono neppure riusciti a portare a casa il reddito di cittadinanza: si presenteranno alle nuove elezioni politiche senza la verginità che avevano nel 2013 e a mani vuote, pur avendo avuto un grande numero di parlamentari. Ma ritorniamo alla Lega. Tattica, strategia, ma ci vuole anche un programma.

La Lega deve divenire «nazionale». C’è bisogno, in vista delle prossime elezioni, di una Lega Federale, una Lega che non sia soltanto Lega «Nord». E ora sappiamo che c’è anche il tempo per farlo. Basterebbe mettere al primo posto del proprio programma politico il conseguimento, attraverso metodi democratici, della perduta sovranità nazionale dell’Italia nei confronti dell’Unione Europea e la modifica dell’ordinamento dello Stato italiano in senso federale. C’è bisogno di un simbolo che sia uguale da Nord a Sud, che valga nelle roccaforti padane come in Campania o nelle isole. La Lega inoltre non ha più un giornale cartaceo, ma se vorrà veramente competere con la potenza di fuoco che sta già preparando il M5S dovrà almeno trasformare Radio Padania libera in una tv di libera informazione che parli all’intero Paese: Italia Libera. E se alla fine si dovesse andare verso un sistema elettorale proporzionale non truccato la Lega farebbe bene a correre da sola, pura e dura come quella delle origini, ma disponibile dopo il voto ad alleanze politiche che abbiano quale condizione fondamentale la condivisione dell’uscita dall’Euro. Hic Rhodus, hic salta.

Uno sfregio senza precedenti al Papa Roma travolta da questi manifesti / Foto

A Roma i manifesti che lo attaccano: "Dov'è la tua misericordia?"



"A France', hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l'Ordine di Malta e i Francescani dell'Immacolata, ignorato cardinale... ma n'do sta la tua misericordia?". Questa la frase che campeggia su diversi poster, apparsi nel corso della notte a Roma. Un attacco frontale a Papa Francesco, raffigurato in una foto che lo presenta arcigno e accigliato. Sotto, la frase in romanesco. Sul manifesto non ci sono né sigle né simboli, una circostanza che fa sospettare che sia opera di "conservatori anonimi" che criticano la linea di Bergoglio, considerata in diversi ambienti di eccessiva apertura.

Il big-Pd: "Renzi dimettiti domani" Il tradimento: ora è finita? / Guarda

Gianni Cuperlo contro Matteo Renzi: "Dimettiti subito, poi le primarie"



Nuovo siluro per Matteo Renzi dai suoi compagni di partito. "Al segretario un consiglio fraterno, cerca il bene della tua comunità, dimettiti domani e convoca il congresso". Lo ha chiesto Gianni Cuperlo nella sede del Pd. "Così ci potremo misurare tutti non solo Renzi, su una serie di sconfitte".

Nel corso di un lungo intervento dedicato in larga parte all'analisi del trumpismo e ai rischi che questo comporta per tutto l'Occidente, Cuperlo ha esortato, di fronte ad un mondo che cambia, tutto il centrosinistra a ricostruirsi e soprattutto ha auspicato che il Pd si rifondi. "Per troppo tempo ognuno di noi ha parlato ai propri - ha sottolineato ex presidente del Pd - ma un partito così è destinato a spegnersi presto".

Insomma, dopo l'appoggio al "sì" nella campagna referendaria, l'ex presidente del Pd "torna all'ovile", riavvicinandosi all'ala sinistra del partito, quei Bersani e D'Alema che chiedono a gran voce congresso e primarie, pena la scissione. Cuperlo, da par suo, cerca di frenare sulla rottura, spingendo Renzi a un nuovo passo indietro. L'ex premier è sotto assedio.