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sabato 4 febbraio 2017

"Non ci sono dubbi, è la mucca pazza" Italia, torna il terrore: dove si muore

Roma, morte sospetta: "È mucca pazza, non ci sono dubbi"



È morto mercoledì sera, al Policlinico di Tor vergata, un ingegnere elettronico di 62 anni per un sospetto contagio di mucca pazza. L'uomo si era recato in ospedale qualche settimana prima con i primi sintomi del morbo, come la vista sdoppiata e le difficoltà di memoria. Entrato in ospedale il 5 gennaio, riporta Il Messaggero, solo cinque giorni più tardi era stato portato nel reparto di neurologia: le sue condizioni, peggiorate in breve, mostravano i primi segni del morbo come la demenza e improvvisi attacchi epilettici. La salma, ora custodita presso l'istituto nazionale per le malattie infettive di Lazzaro Spallanzani, sarà sottoposta all'autopsia che potrà così confermare o meno il morbo di Creutzfeldt-Jacob, di cui la mucca pazza è una variante, ancora senza cura.

Da una prima risonanza ed encefalogramma sarebbero già evidenti i buchi con sostanza biancastra nell'encefalo, tipici della meningoencefalite spongiforme. I familiari non hanno dubbi sull'esito dell'autopsia, come spiega una cugina dell'ingegnere, medico chirurgo del Gruppo San Raffaele di Milano: "I risultati del prelievo del liquor cefalorachidiano effettuato nei primi giorni di degenza e inviato a Verona sono arrivati il giorno prima della morte e non hanno lasciato spazio a dubbi, evidenziando il prione (una proteina alterata) del morbo. Mio cugino è morto mercoledì sera alle nove tra le mie braccia, circondato dall'amore infinito della moglie e dei due figli, una femmina e un maschio, poco più che ventenni. Ma com'è possibile morire ancora, nel 2017, di mucca pazza? Perché la ricerca si è fermata o non viene incoraggiata? Perché ci siamo dovuti sentire dire da medici impotenti che non c' era nulla da fare per salvare la vita di un uomo intelligente e brillante come lui? Per questo vogliamo denunciare l' accaduto perché non cali l' attenzione su questa malattia".

Boom Arriva la Boschi all'università, piovono insulti: l'attacco feroce contro Maria Elena

Polemiche alla Normale di Pisa dopo un invito a Maria Elena Boschi



Neanche a Pisa hanno intenzione di accogliere con calore Maria Elena Boschi. La sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio è stata invitata dal prestigioso ateneo per la giornata mondiale contro le mutilazioni femminili. In un annuncio sulla pagina Facebook della Normale viene spiegato che la Boschi è stata invitata per offrire "una prospettiva contemporanea e con uno sguardo al futuro".

La faccenda però non è andata giù a tantissimi studenti. Per qualcuno, riporta il Corriere della sera, la Boschi non avrebbe il "curriculum da Normale". Ma per altri quello sarebbe l'ultimo dei problemi: "Degna persona per far da portavoce ai diritti! - ha commentato un'utente, Anna Salvietti - Diritti dei risparmiatori?". Altri la buttano sul ridere: "Con l'occasione - ha scritto Frnaco Fiorentino - verrà proiettato il film 'Mio Dio come sono caduto in basso', buona visione!".

Raggi da Mentana, ora vuota il sacco: "Io dimettermi? Ecco cosa ho deciso"

Virginia Raggi vuota il sacco da Mentana: "Dimissioni? Ecco cosa ho deciso"



"Assolutamente no": Virginia Raggi risponde così alla domanda sulle sue possibili dimissioni, alla registrazione di Bersaglio Mobile di ieri sera in onda su La7.  "Io voglio credere alla buona fede, credo abbia commesso una grande leggerezza", dice a Enrico Mentana. "E' un problema, non andrò più al bar": ironizza così con Mentana in merito alla chat "Quattro amici al bar" con Romeo, Marra e Frongia durante Bersaglio Mobile andato in onda su La7.

"Credo che le difficoltà che abbiamo affrontato in questi mesi avrebbero sfiancato un toro. Non posso dire di non averci pensato, ma abbiamo un grande progetto per Roma, che i romani hanno scelto, credo meriti rispetto", ha detto la Raggi.

Berlusconi si allea con la Boldrini Retroscena, che cosa c'è dietro

Silvio si allea con la Boldrini: retroscena, cosa c'è dietro


di Salvatore Dama



La finestra elettorale di giugno chiude il primo battente. La Commissione Affari Costituzionali accoglie la proposta delle opposizioni, in primis Forza Italia. Il dibattito sulla legge elettorale sarà avviato non prima di conoscere le motivazioni con cui la Consulta ha giudicato incostituzionali alcune parti dell'Italicum. La relazione della Corte suprema è attesa per il 7 febbraio. Ma potrebbe slittare a fine mese. Ciò rallenta i tempi. E gela le ambizioni di chi chiede il voto subito. Già a giugno. E come si fa? L'iter parlamentare dovrebbe concludersi nel giro di due mesi, operazione ardua in assenza di un ampio accordo tra i partiti. Che al momento stenta a decollare. Anche il patto tra i "voto subito" inizia a vacillare. Il Movimento 5 Stelle si è subito sfilato. L'intesa con i dem prevedeva di estendere il sistema elettorale della Camera (come modificato dalla Consulta) anche al Senato.

Operazione facile e indolore, agli occhi di Matteo Renzi (quello che ha più fretta di tutti), e rispettosa del monito quirinalizio: Sergio Mattarella ha infatti invitato tutti a scongiurare l'ipotesi di arrivare al voto con meccaniche elettorali distinte per i due rami del Parlamento. Ma Beppe Grillo, attraverso il suo blog, ha subito rilanciato, chiedendo di eliminare anche i capilista bloccati "salvati" dai giudici costituzionali. Mettere mano alle liste, però, significa aprire il vaso di Pandora. Rimettere tutto in discussione. Allora, accantonato il patto con i "velocisti" (Lega, Fratelli d' Italia, grillini), il Partito democratico torna a bussare alla porta di Forza Italia. Offrendo una modifica alla legge molto gradita a Silvio Berlusconi: l'assegnazione del premio di maggioranza non già alla lista, ma alla miglior coalizione. Ciò, nell' ottica berlusconiana (un po' meno in quella renziana), serve a rendere meno ostica la scalata al 40% e a complicare la vita dei grillini, che notoriamente non stipulano alleanze per non diluire la propria "purezza" antisistemica. A destra, invece, cadrebbe la necessità di confluire in un cartello elettorale ai più indigesto. Si tratterebbe "solo" di rimettere in piedi l' alleanza tradizionale tra Fi, Lega e FdI. Senza mescolarsi in un listone unico.

Però Forza Italia va a passo di marcia. Non ha fretta di tornare al voto. Attende che Berlusconi torni candidabile. L offerta del premio di maggioranza alla coalizione non è detto che basti a convincere il Cavaliere ad anticipare la data del voto. E questo costringerebbe il segretario del Pd a rivedere il proprio calendario. Ma Renzi è irremovibile, dicono. È pronto a celebrare le primarie del Pd a marzo pur di non rinunciare al voto di primavera. A quel punto, ragiona, la minoranza interna non avrebbe più alibi per chiedere di temporeggiare. Denis Verdini lancia una sua proposta di mediazione, convinto di poter mettere nuovamente d' accordo Renzi e Berlusconi come ai tempi del Nazareno. La proposta di Ala è un Mattarellum modificato, con il 50 per cento di seggi assegnati in collegi uninominali e un 50 per cento con il proporzionale, prevedendo un premio di maggioranza che assicuri la governabilità.

Nazareno? Il problema è stato sollevato l'altra sera ad Arcore durante il vertice di Forza Italia. Silvio è aperto alla trattativa, ma non vuole passare come il protagonista dell' inciucio, come sta tentando di veicolare Matteo Salvini. «Non ci sarà alcun accordo elettorale preventivo tra Pd e Forza Italia», ha assicurato il Cavaliere, perché «se andiamo al voto con un'intesa prendiamo il 6%...». L'ex premier punta su una coalizione tradizionale di centrodestra.

Poi, dopo il voto, ognuno per conto suo. Berlusconi, come rivela l'Agi, affila le proprie armi dialettiche e si dice pronto a lavorare con animalisti e pensionati per rispolverare alcuni cavalli di battaglia già noti: pensioni minime, dentiere gratis e spese veterinarie detraibili.

venerdì 3 febbraio 2017

Insegue tre ladri, muore un poliziotto Rissa letale con un moldavo: due in fuga

Tragico inseguimento, agente a terra. Rissa letale: due in fuga



L'agente di polizia Francesco Pischedda, di 29 anni, è morto ieri sera a Colico, in provincia di Lecco, dopo essere caduto in una scarpata nel corso di una colluttazione a seguito dell’inseguimento di un furgone. Poco dopo le 20, Pischedda e il suo collega nella voltante ha intercettato un veicolo sospetto, che non si è fermato all’alt degli agenti. L’inseguimento è durato diversi chilometri, poi il furgone in fuga ha urtato il new jersey ed è finito al centro della strada.

Gli uomini a bordo del veicolo sono scappati a piedi e nell'inseguimento Pischedda ha bloccato uno dei fuggitivi, un uomo di origine moldave. Altri due complici invece sono riusciti a scappare. Nel corso della colluttazione entrambi sono caduti in una scarpata, ma l’agente è morto poche ore dopo all'ospedale di Lecco per le gravi lesioni e le fratture riportate. L’agente scelto, in polizia dal 2009, era in servizio alla sottosezione di Bellano, in provincia di Lecco. Nato a Imperia, Pischedda lascia la compagna e la figlia nata lo scorso aprile.

Terrore a Parigi, l'attacco al Louvre: "Allah akbar", militare apre il fuoco

Parigi, uomo armato al Louvre: militare apre il fuoco



Ancora terrore a Parigi. Un militare ha aperto il fuoco contro un uomo che lo ha aggredito a colpi di machete all'ingresso del museo del Louvre. L'uomo, che ha urlato "Allah Akbar" tentando di entrare all'interno del museo, e aveva con sé una valigia. Il militare avrebbe riportato una "ferita leggera al cuoio capelluto" mentre secondo alcuni media francesi l'aggressore sarebbe "seriamente" ferito a una gamba. Secondo Le Figaro, i militari aggrediti sarebbero invece quattro, due dei quali leggermente feriti. Secondo quanto si è appreso, i militari avrebbero tentato di respingere l'aggressore con tecniche di "corpo a corpo", ma di fronte all'impossibilità di fermarlo hanno poi aperto il fuoco, sparando cinque colpi. Poco dopo è stata fermata una seconda persona, "con atteggiamento sospetto", che però pare non avesse nulla a che fare con quanto accaduto.

È stato il prefetto di polizia Michel Cadot ad affermare che l'uomo ha gridato "Allah Akhbar". Cadot ha aggiunto: "Abbiamo a che fare con un attacco di un individuo chiaramente aggressivo e che ha rappresentato una minaccia diretta. Siamo portati a credere che volesse realizzare un attentato terroristico". Dunque ha spiegato che"c'era anche un secondo individuo con un comportamento sospetto, e che è stato arrestato, ma per ora non sembra esserci un legame tra l'individuo e l'attacco".

Per la prima volta, dunque, finisce nel mirino del terrorismo il centro storico di Parigi, il primo arrondissemente, che è stato completamente isolato dai militari. Gli artificieri hanno successivamente verificato che nella borsa portata dal terrorista non vi era traccia di esplosivi. Il ministero dell'Interno, su Twitter, ha parlato di "un evento di grave sicurezza pubblica in corso" e ha chiesto di dare la "priorità all'intervento delle forze di sicurezza e di soccorso". I 250 visitatori del Louvre usciranno in gruppi da dieci appena la zona sarà sicura.  

"Relazione sentimentale: la prova" Era lui l'amante della Raggi? / Foto

Virginia Raggi, la polizza di Romeo: "Relazione sentimentale"



Dice che non vuole dimettersi, Virginia Raggi, travolta dall'indagine e dall'assicurazione sulla vita della quale Salvatore Romeo l'avrebbe nominata beneficiaria. Una polizza di cui, afferma, "non sapevo niente" e che per i magistrati non è uno strumento di corruzione. L'ex capo di segreteria (si è dimesso lo scorso 17 dicembre), insomma, la avrebbe stipulata senza dirle nulle (eppure, putacaso, poco dopo sarebbe arrivata la nomina in Campidoglio). Ma ora, a rendere ancor più torbidi e inquietanti i contorni della vicenda, ci si mette quanto riporta Il Fatto Quotidiano (che, insieme a L'Espresso, è stato poche ore fa il primo a dare la notizia della Polizza): secondo quanto si apprende, Romeo avrebbe scritto "relazione sentimentale" nella clausola dell'assicurazione "a sua insaputa".

Quest'ultima notizia, se confermata, porrebbe l'intera vicenda sotto una luce diversa. Fermo restando la presunta buona fede della Raggi, dietro alle sue scelte sarebbe semplice ipotizzare che ci siano ragioni differenti rispetto a quelle politiche. Si ricorda che Romeo era dipendente comunale, diventato poi capo della segreteria politica della Raggi nel luglio 2016, con relativo aumento di stipendio (triplicato). Inoltre, si apprende che Romeo avrebbe intestato alla Raggi due assicurazioni (sette, in totale, i beneficiari). Da par suo, nel corso dell'interrogatorio avvenuto ieri, alla lettura della causale la Raggi si sarebbe messa a ridere affermando che la "relazione sentimentale" fosse completamente falsa.