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giovedì 26 gennaio 2017

A gennaio debutta in farmacia la cannabis terapeutica italiana

A gennaio debutta in farmacia la cannabis terapeutica italiana


di Matilde Scuderi



Cannabis statale per uso terapeutico da gennaio nelle farmacie italiane: una notizia che apre la strada ad un cambiamento sostanziale nella gestione dei farmaci cannabinoidi in Italia. Ad oggi infatti la cannabis medica - ammessa nella terapia di alcune patologie sin dal 2007 - viene importata dall'Olanda, situazione che comporta costi considerevoli e lunghi tempi di attesa - dettati dalla burocrazia riguardante l'importazione dei farmaci - per i malati che decidono di avvalersi di questa tipologia di trattamento. La produzione di cannabis italiana non solo permetterebbe di risolvere i problemi pratici che si pongono ai pazienti, ma consentirebbe anche una certezza maggiore sulle specifiche del prodotto, che nel nostro paese viene selezionato in modo da contenere più cannabidiolo (cdb) che tetraidrocannabidiolo (thc) - rispettivamente la componente che consente il rilassamento muscolare e il principale composto psicoattivo contenuto nella cannabis - in modo da seguire rigorosamente i protocolli europei per i famaci

Secondo Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni (Alc) rimangono tuttavia degli aspetti che potrebbero essere ulteriormente migliorati: “Finalmente un primo passo è arrivato, nonostante la cannabis medica in Italia sia ammessa in terapia ad oggi la sua disponibilità è tutt’altro che effettiva, e ciò in ragione di costi, ostacoli burocratici, ma soprattutto resistenze ideologiche: medici, farmacisti e operatori sanitari non sono informati su questa terapia e non ne conoscono i benefici né la liceità, limiti che potrebbero tuttora tradursi in un permanente ostruzionismo nelle prescrizioni”. Oltre alla difficoltà di prescrizione, Alc lamenta il non allineamento delle regioni italiane relativamente alle leggi regionali sull'erogazione di cannabis terapeutica, e quindi la sostanziale disomogeneità tra le diverse zone del nostro paese. “Ci sono i presupposti perché la produzione aumenti nei prossimi anni” - aggiunge Marco Perduca, coordinatore della campagna Legalizziamo!, promossa dall’Alc - “Noi continueremo a batterci per questo, confortati dalle dichiarazioni del Ministero della Salute che riconosce le proprietà analgesiche della pianta per patologie che implicano spasticità, come la sclerosi multipla. La cannabis infatti può aiutare nel trattamento di molteplici patologie, mi viene in mente il trattamento delle malattie nervose ma anche il glaucoma, come il suo impiego può essere importante anche nel contrasto agli effetti collaterali di chemioterapia e radioterapia”.

"Quell'hotel non doveva esistere" Bechis da brividi: cosa ha scoperto

"Quell'hotel non doveva esistere" Bechis da brividi: cosa ha scoperto


di Franco Bechis
@FrancoBechis



La delibera - sia pure infarcita di omissis - è nero su bianco nel bollettino ufficiale della Regione Abruzzo, ed è firmata dal geometra Enrico Colangeli, che nel 2007 era il responsabile del servizio tecnico urbanistico del comune di Farindola, provincia di Pescara. È lì che inizia la storia dell' hotel Rigopiano che tragicamente si è interrotta con la valanga del 18 gennaio scorso. In quella delibera si raccontava in premessa che il 20 gennaio del 2007 la ditta Del Rosso srl di Pescara aveva presentato domanda di inizio lavori per la «realizzazione di un centro benessere e strutture portanti in legno a servizio dell' hotel Rigopiano in comune di Farindola» in variazione al «vigente strumento urbanistico». La deroga veniva chiesta perché il progetto del super resort era «in contrasto con il vigente Prg in quanto la zona interessata risulta agricola».

Per quel motivo alcune associazioni di ambientalisti e una di consumatori guidata a livello provinciale da Domenico Pettinari (che anni dopo sarebbe diventato esponente locale di spicco del M5s) avevano provato in ogni modo a bloccare quel progetto, presentando denunce ed esposti che uno dopo l' altro però venivano archiviati. Il comune di Farindola concesse quindi la deroga necessaria, e approvò nella zona agricola la nuova edificazione, che si accompagnava alla ristrutturazione di quell' albergo esistente dagli anni Settanta, ma ormai abbandonato. Così da lì a pochi mesi il sindaco di Farindola avrebbe firmato pure la licenza chiesta dalla Del Rosso srl per iniziare l' attività di esercizio alberghiero e gestire 9 camere singole, 27 doppie, 2 triple e 4 quadruple, avendo l' hotel ricevuto i nulla osta necessari dalla Asl di Pescara per l' autorizzazione sanitaria e l' ok dei vigili del fuoco di Pescara (13 marzo 2008), limitato al rilascio del certificato di prevenzione incendi.

IL TAGLIO DEL NASTRO
Era però l' ok del comune quello che contava, così l' inaugurazione - il taglio del nastro- del nuovo Hotel arrivò qualche mese prima della sua effettiva apertura, nel maggio 2007. Perché a quella data era stato ristrutturato ed aperto (e gestito degli stessi protagonisti) anche lo storico rifugio di Rigopiano, il Tito Acerbo, che per un decennio era restato chiuso. E a tagliare quel nastro arrivò niente meno che il presidente del Senato dell' epoca, Franco Marini, che era abruzzese, e riempì di lodi l' idea di costruire lì - dove lui da giovane andava a fare salutari passeggiate - un polo turistico-ricettivo che avrebbe dato posti di lavoro e attirato capitali e curiosità anche dall' estero su quella zona di Abruzzo. Nonostante il gran can-can politico che si fece e la benedizione di quella che in quel momento era la seconda autorità dello Stato, l' avventura dell' hotel Rigopiano non fu felicissima fin dal primo giorno. Il progetto si allargò più del dovuto, nel bilancio 2007 la Del Rosso scrisse che non ce l' avrebbe fatta da sola finanziariamente, e che sarebbe stato necessario firmare una operazione di lease-back con primaria compagnia di leasing. Cosa che fu fatta, firmando un contratto con la A-leasing di Treviso.

FALLIMENTO
Poco più di un anno dopo però la Del Rosso sarebbe finita in procedura fallimentare, e l' hotel Rigopiano avrebbe cambiato un bel po' di volte proprietà. Prima fu ceduto al prezzo simbolico di 50mila euro alla Mountain Park resort srl di Emira De Acetis. Poi risulta un contratto di vendita alla stessa A-leasing (che successivamente l' ha trasferito alla A-Real Estate), impugnato però dal curatore fallimentare che lo ritiene non valido. Dalla Mountain Park è così stato trasferito prima alla Gran Sasso resort srl, e poi alla Gran Sasso resort spa nata dalla scissione della prima, ed entrambe di proprietà di Bruno Di Tommaso, l' amministratore della famosa e-mail che lanciò il drammatico Sos a comune, provincia e prefettura prima che arrivasse la valanga.

TUTTO IN FAMIGLIA
Alle Gran Sasso Resort era però affidata la sola gestione dell' albergo da parte della curatela fallimentare in cambio di un affitto di bene per 3.600 euro al mese. Ma quella girandola di passaggi dell' hotel che fu costruito in deroga e benedetto da Marini, in realtà non fecero grandissima strada. Lo ha scoperto il legale della società municipale pescarese che forniva l' acqua al Rigopiano, la Aca. Non era mai stata pagata, e nonostante molte lettere di richiesta, vantava un credito di 438mila euro con la Del Rosso (andò pure a staccare la fornitura in loco e scoprì che quelli avevano un allaccio clandestino alternativo). La società subentrata - la Mountain Park, era della De Acetis, moglie di uno dei Del Rosso che amministravano la società fallita. Il Di Tommaso che lo ha ricevuto in gestione era nipote della De Acetis e quindi pure parente dei Del Rosso. Tutto all' interno della stessa famiglia, dunque.

CAUSE E MUTUI
E da anni oggetto di una ragnatela di cause incrociate: la curatela nei confronti della A-Leasing, quest' ultima nei confronti della Caripe che aveva concesso un mutuo di 2 milioni di euro per la ristrutturazione dell' hotel (e a sua volta si sostituiva a un mutuo di 1 milione originariamente concesso da BPCI). Nessun controllo preventivo approfondito sul territorio dove era situato l' albergo, e nessuna assicurazione contro i rischi di disastri naturali come quello capitato. Chiunque vinca quelle cause non avrà poi nulla in mano.

Regeni, l'accusa del generale italiano: così è stato tradito da una donna

Regeni, l'accusa del generale italiano: così è stato tradito da una donna



Si aggiungono nuovi sospetti sull'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto il 25 gennaio dello scorso anno in missione accademica per l'università di Cambridge. Il generale dei Carabinieri Mario Mori ha puntato il dito contro chi ha spinto Regeni a svolgere il suo lavoro in condizioni di scarsa sicurezza: "Era uno studente che svolgeva un lavoro assegnato da una università inglese - ha detto il generale intervistato dalla Zanzara - Ma a Londra chi ha assegnato la ricerca a Regeni in Egitto è una professoressa, Abdelrahman, di origine egiziana e vicina alla Fratellanza musulmana, ostile all’attuale governo. Lei voleva scandagliare la situazione egiziana, ma sono metodi dei servizi segreti inglesi che fanno svolgere certe attività a imprenditori e altre persone. Lui era inconsapevole, ma chi lo ha mandato lo ha mandato nella bocca del leone, la professoressa non poteva non saperlo”. Mori ritiene di sapere bene di cosa sta parlando, certi tipi di operazioni di intelligence in passato sarebbero stati svolti anche dall'Italia, coordinati da lui stesso: "Le ho fatte anch'io - ha confermato - Se mando uno dei miei agenti è più difficile, ma se utilizzo persone come Regeni sono facilitato".

Regeni avrebbe quindi portato avanti il suo lavoro di indagine in assoluta buonafede, non capendo quindi cosa stesse accadendo alle sue spalle, soprattutto dopo aver ricevuto quella strana richiesta di denaro da parte del sindacalista egiziano: "È stato venduto - ha aggiunto Mori - ed è stato fatto ritrovare per una lotta di fazioni all'interno del governo egiziano".

Il trans e il finto rapimento a New York Lapo, la svolta clamorosa al processo

Lapo Elkann, finto sequestro: la procura di New York fa cadere tutte le accuse



La procura di New York fa cadere le accuse a carico di Lapo Elkann per smulazione del proprio sequestro. Era in programma ieri a Manhattan la prima udienza del processo legato all’episodio dello scorso 29 novembre, quando il nipote di Gianni Agnelli venne arrestato e poi rilasciato dalla polizia di New York. Elkann era volato negli Usa per il Thanksgiving di giovedì 24 novembre e avrebbe passato due giorni con una escort transgender consumando alcol e droga in un appartamento della Grande Mela. Una volta finiti i soldi, l’imprenditore, titolare della azienda di occhiali alla moda Italia Indipendent, avrebbe inscenato un rapimento per ottenere un 'riscatto' dalla famiglia di 10mila dollari. Oggi la clamorosa svolta nella vicenda. Lapo rischiava da due a dieci anni di carcere.

Dago-soffiata sulla Santanchè: crac Cosa e a chi è disposta a vendere/ Guarda

Santanchè pronta a cedere i suoi giornali a Cairo: ma lui li vuole a zero euro



Che Daniela Santanchè coi suoi giornali sia in difficoltà è cosa nota da tempo. Neppure lo sbarco in borsa della sua società editoriale "Visibilia" ha portato i frutti sperati. E la partnership con la socia in affari Paola Ferrari è alla frutta. Ora il sito di news e gossip dagospia.com rivela che la Pitonessa starebbe cercando di liberarsi del malloppo. E che per farlo avrebbe contattato nientemeno che urbano Cairo, patron del Corriere della sera e uno che di periodici se ne intende eccome. Sempre secondo quanto afferma il sito di Roberto D'Agostino, Cairo i giornali della Santanchè (Ciak, Pc professionale, Novella 2000 e Visto) sarebbe pure disposto a prenderseli, convinto evidentemente che sotto la sua guida possano tornare a far soldi. O che la residua concorrenza alle sue, di testate dello stesso genere, possa così essere cancellata. Ma a zero euro. Per questo, a oggi, la trattativa sarebbe in stallo.

Ora nasce il governo Salvini-Grillo Il documento (e le cifre) sul voto

Ora nasce il governo Salvini-Grillo. Il documento (e le cifre) sul prossimo voto



La sentenza della Corte costituzionale ha di fatto bocciato due cardini dell'Italicum, il ballottaggio e il premio di maggioranza così generoso per chi supera il 40% dei voti, restituendo una legge elettorale "suscettibile di immediata applicazione". Questo vuol dire che la legge in vigore adesso potrebbe portare il Paese al voto già con la prossima finestra elettorale tra marzo e giugno. I deputati sarebbero eletti alla Camera con un sistema proporzionale, allo stesso modo i senatori al Senato. In teoria quindi sarebbe soddisfatta anche la condizione richiesta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di avere un sistema omogeneo per l'elezione dei due rami del Parlamento.

Gli scenari che si pongono davanti ai partiti ora sono due: andare subito al voto con la legge frutto della sentenza della Consulta, o trattare per esempio sulla proposta - caldeggiata dal Partito democratico - di ripristinare il Mattarellum. Nel primo caso l'eventuale premio di maggioranza andrebbe alla lista che supera il 40%, nel secondo alla coalizione. In quest'ultimo caso sarebbero sul piede di guerra i grillini, da sempre contrari a qualsiasi alleanza con altre forze politiche.

Che si usi il Consultellum o il Mattarellum, i partiti non potranno fare a meno di stringere alleanze, viste le cifre raccolte dalle forze politiche negli ultimi sondaggi. In particolare prendendo ad esempio quello di Emg Acqua, diffuso dal TgLa7 di Enrico Mentana, le probilità più alte di ricevere l'onere per la formazione di un governo dovrà spettare al Pd. Il partito di Renzi è attestato al 31,7%, sotto quindi la soglia per il premio di maggioranza. A quel punto il Pd potrebbe scegliere la strada delle larghe intese, cercando l'alleanza con Forza Italia all'11,1%: in Parlamento ci sarebbe una maggioranza molto larga, ma la stabilità del governo non sarebbe assicurata nel medio periodo.

Nel caso in cui il Parlamento decidesse di rimaneggiare la legge elettorale, spostando per esempio il premio di maggioranza alla coalizione che supera il 40%, potrebbero trarne particolare vantaggio i partiti di centrodestra. A quel punto, Forza Italia, Lega nord e Fratelli d'Italia avrebbero tutto l'interesse a convergere su una coalizione indubbiamente più omogenea e politicamente coerente, attestata dal sondaggio Emg Acqua al 28,7%, appena quattro punti sotto il Pd. Ne trarrebbe gioco utile chi rappresenta forze politiche meno forti, per esempio Giorgia Meloni con Fratelli d'Italia, che diventerebbe il vero ago della bilancia nel risultato finale.

Non può essere del tutto trascurato lo scenario che vedrebbe vincente il M5s. Dai sondaggi, i grillini viaggiano sul 29.2%, una cifra che li colloca tra i possibili vincitori, anche se rischiano di non avere speranze di formare un governo senza una solida maggioranza in Parlamento. L'unica via possibile rimarrebbe un'alleanza con la Lega nord al 13,6%, un patrimonio elettorale che garantirebbe una quantità di parlamentari sufficiente per convincere il Quirinale. 

Berlusconi, adesso è addio alla politica La decisione che lo fa fuori per sempre

Silvio Berlusconi, se si vota subito dice addio per sempre al Parlamento



La decisione della Consulta è arrivata, con la precisazione che la legge elettorale così modificata (no al ballottaggio, sì al premio di maggioranza per chi arriva al 40%) è immediatamente applicabile. Ovvero, con la nuova versione dell'Italicum si potrebbe andare subito a votare, già prima dell'estate. Una tempistica che potrebbe significare l'addio definitivo di Silvio Berlusconi a un ritorno in Parlamento, dopo l'estromissione subita nel 2012 come conseguenza dell'applicazione della Legge Severino. Il ricorso del Cav alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, infatti arriverà, forse, entro fine 2017. Il presidente della Corte ne ha parlato appena pochi giorni fa a una trasmissione radiofonica della Rai, definendo la cosa "non impossibile". Parole che ridarebbero speranze a berlusconi qualora si andasse a votare nell'autunno di quest'anno o magari a primavera 2018, alla naturale scadenza della legislatura in corso. Ma appare assai poco probabile che la pronuncia da Strasburgo arrivi con tempi tanto rapidi da permettere al Cav di correre per una elezione questa primavera, o anche a giugno. E se davvero, al di là delle parole, davvero dovesse prevalere tra le forze politiche, la volontà di andare a elezioni "il prima possibile", berlusconi sarebbe spacciato.