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giovedì 26 gennaio 2017

"Quell'hotel non doveva esistere" Bechis da brividi: cosa ha scoperto

"Quell'hotel non doveva esistere" Bechis da brividi: cosa ha scoperto


di Franco Bechis
@FrancoBechis



La delibera - sia pure infarcita di omissis - è nero su bianco nel bollettino ufficiale della Regione Abruzzo, ed è firmata dal geometra Enrico Colangeli, che nel 2007 era il responsabile del servizio tecnico urbanistico del comune di Farindola, provincia di Pescara. È lì che inizia la storia dell' hotel Rigopiano che tragicamente si è interrotta con la valanga del 18 gennaio scorso. In quella delibera si raccontava in premessa che il 20 gennaio del 2007 la ditta Del Rosso srl di Pescara aveva presentato domanda di inizio lavori per la «realizzazione di un centro benessere e strutture portanti in legno a servizio dell' hotel Rigopiano in comune di Farindola» in variazione al «vigente strumento urbanistico». La deroga veniva chiesta perché il progetto del super resort era «in contrasto con il vigente Prg in quanto la zona interessata risulta agricola».

Per quel motivo alcune associazioni di ambientalisti e una di consumatori guidata a livello provinciale da Domenico Pettinari (che anni dopo sarebbe diventato esponente locale di spicco del M5s) avevano provato in ogni modo a bloccare quel progetto, presentando denunce ed esposti che uno dopo l' altro però venivano archiviati. Il comune di Farindola concesse quindi la deroga necessaria, e approvò nella zona agricola la nuova edificazione, che si accompagnava alla ristrutturazione di quell' albergo esistente dagli anni Settanta, ma ormai abbandonato. Così da lì a pochi mesi il sindaco di Farindola avrebbe firmato pure la licenza chiesta dalla Del Rosso srl per iniziare l' attività di esercizio alberghiero e gestire 9 camere singole, 27 doppie, 2 triple e 4 quadruple, avendo l' hotel ricevuto i nulla osta necessari dalla Asl di Pescara per l' autorizzazione sanitaria e l' ok dei vigili del fuoco di Pescara (13 marzo 2008), limitato al rilascio del certificato di prevenzione incendi.

IL TAGLIO DEL NASTRO
Era però l' ok del comune quello che contava, così l' inaugurazione - il taglio del nastro- del nuovo Hotel arrivò qualche mese prima della sua effettiva apertura, nel maggio 2007. Perché a quella data era stato ristrutturato ed aperto (e gestito degli stessi protagonisti) anche lo storico rifugio di Rigopiano, il Tito Acerbo, che per un decennio era restato chiuso. E a tagliare quel nastro arrivò niente meno che il presidente del Senato dell' epoca, Franco Marini, che era abruzzese, e riempì di lodi l' idea di costruire lì - dove lui da giovane andava a fare salutari passeggiate - un polo turistico-ricettivo che avrebbe dato posti di lavoro e attirato capitali e curiosità anche dall' estero su quella zona di Abruzzo. Nonostante il gran can-can politico che si fece e la benedizione di quella che in quel momento era la seconda autorità dello Stato, l' avventura dell' hotel Rigopiano non fu felicissima fin dal primo giorno. Il progetto si allargò più del dovuto, nel bilancio 2007 la Del Rosso scrisse che non ce l' avrebbe fatta da sola finanziariamente, e che sarebbe stato necessario firmare una operazione di lease-back con primaria compagnia di leasing. Cosa che fu fatta, firmando un contratto con la A-leasing di Treviso.

FALLIMENTO
Poco più di un anno dopo però la Del Rosso sarebbe finita in procedura fallimentare, e l' hotel Rigopiano avrebbe cambiato un bel po' di volte proprietà. Prima fu ceduto al prezzo simbolico di 50mila euro alla Mountain Park resort srl di Emira De Acetis. Poi risulta un contratto di vendita alla stessa A-leasing (che successivamente l' ha trasferito alla A-Real Estate), impugnato però dal curatore fallimentare che lo ritiene non valido. Dalla Mountain Park è così stato trasferito prima alla Gran Sasso resort srl, e poi alla Gran Sasso resort spa nata dalla scissione della prima, ed entrambe di proprietà di Bruno Di Tommaso, l' amministratore della famosa e-mail che lanciò il drammatico Sos a comune, provincia e prefettura prima che arrivasse la valanga.

TUTTO IN FAMIGLIA
Alle Gran Sasso Resort era però affidata la sola gestione dell' albergo da parte della curatela fallimentare in cambio di un affitto di bene per 3.600 euro al mese. Ma quella girandola di passaggi dell' hotel che fu costruito in deroga e benedetto da Marini, in realtà non fecero grandissima strada. Lo ha scoperto il legale della società municipale pescarese che forniva l' acqua al Rigopiano, la Aca. Non era mai stata pagata, e nonostante molte lettere di richiesta, vantava un credito di 438mila euro con la Del Rosso (andò pure a staccare la fornitura in loco e scoprì che quelli avevano un allaccio clandestino alternativo). La società subentrata - la Mountain Park, era della De Acetis, moglie di uno dei Del Rosso che amministravano la società fallita. Il Di Tommaso che lo ha ricevuto in gestione era nipote della De Acetis e quindi pure parente dei Del Rosso. Tutto all' interno della stessa famiglia, dunque.

CAUSE E MUTUI
E da anni oggetto di una ragnatela di cause incrociate: la curatela nei confronti della A-Leasing, quest' ultima nei confronti della Caripe che aveva concesso un mutuo di 2 milioni di euro per la ristrutturazione dell' hotel (e a sua volta si sostituiva a un mutuo di 1 milione originariamente concesso da BPCI). Nessun controllo preventivo approfondito sul territorio dove era situato l' albergo, e nessuna assicurazione contro i rischi di disastri naturali come quello capitato. Chiunque vinca quelle cause non avrà poi nulla in mano.

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